Sostenibilità è oggi la parola d’ordine delle maggiori realtà aziendali italiane. Tra queste, il gruppo Ima è stato antesignano nel muoversi in questa direzione sforzandosi di far aderire alla sua linea di pensiero anche tutta la sua grande filiera produttiva. Fondata nel 1961, Ima è leader mondiale nella progettazione e produzione di macchine automatiche per il processo e il confezionamento di prodotti farmaceutici, cosmetici, alimentari, tè e caffè. Una leadership che oggi poggia soprattutto su criteri, appunto, di sostenibilità. «In Ima calcoliamo l’impronta carbonica (Carbon Footprint) in termini di Co2eq rendicontando sia secondo le categorie di emissioni del Ghg Protocol (emissioni di gas a affetto serra), sia secondo le caratteristiche dello standard Iso 14064-1», spiega il presidente e a.d. del gruppo Alberto Vacchi.
«Grazie a questo monitoraggio delle emissioni, il gruppo ha potuto formulare una strategia per il loro contenimento e la loro diminuzione. Sono stati implementati e programmati differenti interventi in un piano di riduzione dei consumi energetici e di auto-produzione e fornitura di energia pulita». Ima serve attività industriali impegnate in prima linea sul tema della qualità della vita delle persone e dell’ambiente, dal settore Pharma al Food, all’Electric mobility, comparti pilastri e pionieri nella domanda di sostenibilità e che richiedono standard elevati a tutti i fornitori. «Imprese e consumatori vogliono anche dai comparti della filiera coperti da Ima certificazioni e misure della sostenibilità delle attività», afferma il presidente Vacchi.
«Per noi si tratta di una sfida tecnologica molto impegnativa ed onerosa. E imperativo evitare operazioni di greenwashing e cercare le vie per un packaging davvero responsabile. Nella pianificazione delle sue strategie, il gruppo Ima tiene conto delle implicazioni economiche, sociali e ambientali per garantire l’equilibrio tra competitività, sostenibilità ambientale appunto e responsabilità sociale». «Tenendo conto degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu pervisti nell’Agenda 2030 una rilevanza particolare è attribuita all’obiettivo numero 9: Costruire un’infrastruttura resiliente e promuovere l’innovazione e una industrializzazione equa, responsabile e sostenibile. Nel 2021 abbiamo investito 61 milioni di euro (3,6 % dei ricavi) in ricerca e innovazione e ci siamo impegnati a potenziare la rete di laboratori OpenLab con la costituzione di un nuovo laboratorio negli Stati Uniti, che andrà ad affiancare quello Ima a Ozzano dell’Emilia e quelli Ilapak di Lugano ed Arezzo. L’ ampliamento di questa rete punta a favorire una sempre maggiore comprensione delle esigenze locali in tema di sostenibilità, con l’obiettivo di sviluppare materiali da imballaggio ecologici».
E per gli anni a venire?
«Stiamo considerando di estendere il confine delle emissioni ridotte e/o compensate anche alle emissioni indirette», conclude l’amministratore delegato. «In linea con il Green Deal europeo, stiamo individuando target climatici basati sulla scienza (Science Based Targets) e valutando la relativa fattibilità delle azioni da porre in essere per il loro raggiungimento. Si tratta di obiettivi che permetterebbero di ridurre l’impronta ecologica e tendere nel tempo alla completa decarbonizzazione».
Articolo pubblicato il 24 novembre da MF