A che punto si trovano le città italiane nel percorso di trasformazione verso il modello smart city? Può il PNRR agevolare tale processo? Quale ruolo può recitare il sistema industriale italiano? Quali strategie stanno implementando i gestori delle reti italiane per la transizione energetica? Quali infrastrutture e servizi per ottimizzare una produzione di energia diffusa? Quali servizi per lo sviluppo delle comunità energetiche?
Sono alcune delle questioni affrontate dal workshop del 27 giugno, terzo ed ultimo di una serie di tre, tesocome nelle occasioni precedenti a favorire il più ampio dibattito tra i Cavalieri del Lavoro, partendo dalla condivisione delle esperienze dei discussant invitati ad intervenire: Fulvio Conti, Presidente FIEE SGR e Presidente SGI, Domenico Favuzzi, Presidente e Amministratore Delegato Exprivia, Maurizio Marchesini, Presidente Marchesini Group e Vice Presidente Confindustria Nazionale. Introduce i lavori Maurizio Sella, presidente della Federazione e coordina Franco Bernabè, Presidente Acciaierie d’Italia.
Le nuove tecnologie digitali e di telecomunicazione, quali Internet of Things (IoT), reti 5G, intelligenza artificiale e big data, combinate con le energie da fonti rinnovabili, si configurano come gli elementi essenziali per garantire il funzionamento di una città intelligente.
È attraverso il loro diffuso impiego, infatti, che diviene possibile ottimizzare le infrastrutture, i servizi e le reti, orientandole verso una maggiore efficienza e sostenibilità, soprattutto alla luce del peso che rivestono i grandi centri urbani nel presente, destinato ad aumentare ulteriormente nei prossimi anni. Il modello di smart city, tuttavia, richiede un significativo tasso di innovazione, anzitutto da parte delle amministrazioni pubbliche, chiamate a definire programmi in grado di proiettare le città nel futuro, adottando soluzioni coerenti. Il cittadino, da parte sua, destinato a diventare sempre di più parte integrante di un processo che tende ad ampliarne la tradizionale accezione di utente-consumatore, per tenere conto anche del crescente ruolo di produttore di energia pulita. Per favorire la transizione verso la città intelligente anche le reti, infine, dovranno compiere un salto di qualità, con investimenti capaci di assicurare autonomia energetica, flessibilità nella gestione dei consumi e un elevato grado di digitalizzazione della connettività.
“Realizzare smart cities – ha sottolineato il presidente Sella – implica l’ottimizzazione dei seguenti aspetti: connettività, sicurezza e mobilità. Anche la partecipazione attiva dei cittadini può aiutare a raggiungere un modello di smart city, in quanto la stessa cittadinanza può suggerire decisioni pubbliche utili alla comunità”. Due fattori necessari, ha continuato il presidente della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro, affinché una città si possa definire smart sono la sicurezza, intesa come sviluppo tecnologico, e lo smartworking, che consentirebbe una riduzione degli spostamenti e dell’inquinamento da traffico. Vivere in una smart city ha evidenti vantaggi rispetto alle città dove non sono applicate nuove tecnologie.
“Le implicazioni della transizione energetica – ha spiegato Bernabè – sono un tema quanto mai attuale e, dopo l’approvazione del RePowerEU, è nato il dibattito tra chi ritiene il piano troppo ambizioso e chi vorrebbe accelerare la transizione per liberarsi dalla fornitura russa di gas il prima possibile. In ogni caso, a causa del piano di razionamento bisogna aspettarsi un autunno di sacrifici.
Le modalità di distribuzione dell’energia hanno subito un’evoluzione nel corso del tempo. Inizialmente, il mondo dell’energia elettrica era centralizzato, prodotto da pochi grandi impianti dove l’organizzazione unitaria era la regola. Ora il sistema energetico segna una proliferazione dei punti di produzione, con una conseguente complessità maggiore nella gestione della rete. Oltre ai punti di produzione decentrati, un elemento sempre più rilevante sono gli accumuli, vale a dire l’energia erogata su richiesta.
In un contesto energetico sempre più incerto, sarà fondamentale una capacità predittiva e di simulazione di una serie di fenomeni metereologici. Il problema della manutenzione predittiva si può risolvere tramite la diffusione di predittori intelligenti e di smart rooms.
“Le reti – ha evidenziato Conti – sono un elemento fondamentale da rafforzare per lo sviluppo del sistema energetico del Paese. Il potenziale sviluppo della rete dipende dal raggiungimento di una maggiore connettività, ottenibile grazie all’applicazione del 5G che permetterebbe sistemi come lo smart parking e forme di e-mobilities.
Le smart cities rappresentano un concetto vincente, tramite le quali si riuscirebbe in un unico sistema ad avere servizi tradizionali più efficienti e una maggiore funzionalità per il trasporto urbano e per lo smaltimento dei rifiuti. Ad oggi, un comune su tre ha avviato almeno un progetto di smart cities nell’ultimo triennio. Anche il PNRR prevede stanziamenti rilevanti per la transizione digitale del sistema, con 6 miliardi destinati al 5G e 13,4 miliardi per lo sviluppo delle tecnologie per le imprese.
“L’efficienza energetica – ha detto Favuzzi – passa per gli interventi di riduzione delle emissioni in ambito industriale e civile. Gli investimenti per ottimizzare l’efficienza energetica nelle industrie erano aumentati negli anni precedenti al covid, per poi subire un rallentamento nel biennio 2020-2021, e ora una nuova ripresa guidata dal rincaro delle risorse energetiche e dall’approvvigionamento”.
Nel PNRR si fa riferimento alla sostenibilità/transizione energetica-digitale. Nessuno di questi temi può essere affrontato senza menzionare le tecnologie digitali, ormai indispensabili per le loro capacità di raccogliere grande quantità di dati in rete attraverso il 5G.
Una delle tecnologie più promettenti è il cosiddetto Building information Modeling, vale a dire l’insieme dei software che consente la digitalizzazione di infrastrutture complesse (es. rete di trasporto, piccola smart city, ospedale) di cui si avvia una progettazione digitale. Di uguale importanza sono le tecnologie smart assistent, ossia tutte quelle realtà virtuali che permettono la gestione da remoto degli assets e dello scambio di dati.
Per velocizzare la transizione digitale è utile non lasciare in disparte le piattaforme già in uso, migliorandole con una serie di sistemi e algoritmi che permettano di sviluppare criteri di efficientamento.