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COLLEGI EUROPEI: skills per essere competitivi Intervista a Gian Luca GIOVANNUCCI di Cristian Fruschetto | Civiltà del Lavoro 2/2024

24.09.2024

Articolo pubblicato nella rivista n.2/2024 di Civiltà del Lavoro

Sviluppare life skills che aiutino gli studenti ad affrontare i rapidi cambiamenti del mondo del lavoro. In concreto: capacità di adattamento, resilienza, creatività. In un contesto universitario in rapida evoluzione, il presidente di EucA – European University College Association, Gian Luca Giovannucci, illustra l’importanza crescente della formazione integrale e delle life skills nel panorama educativo europeo. Attiva dal 2008, EucA è impegnata nella promozione di attività internazionali per lo sviluppo delle competenze degli studenti, contribuendo significativamente all’internazionalizzazione dell’istruzione superiore europea. Giovannucci esplora i vari aspetti dell’offerta educativa di EucA, evidenziando l’impiego di metodologie innovative per preparare gli studenti a una formazione di eccellenza.


Presidente, quali sono gli obiettivi di EucA?

EucA organizza e promuove una grande varietà di attività internazionali per arricchire la formazione degli studenti e promuovere la formazione professionale dei professionisti che lavorano per loro (nel mondo definiti professionisti degli Student Affairs and Services-SAS): scambi di best practices, formazione a carattere internazionale di alto profilo, eventi, advocacy presso le Istituzioni internazionali per dare maggior visibilità al lavoro di SAS. La vision è di rendere l’internazionalizzazione parte del lavoro quotidiano nella European Higher Education. Le aree di azione sono: cittadinanza attiva, Student Affairs and services, mobilità internazionale, sviluppo delle competenze (skills) per essere competitivi nel mondo del lavoro.


Cosa si intende per formazione di “eccellenza”?

Una formazione che promuova la crescita integrale, olistica si dice talvolta: cioè non solo dal punto di vista accademico, ma anche psicologico, relazionale, sociale, degli studenti, aiutando ciascuno a sviluppare i propri talenti: far crescere quelli già posseduti, acquistarne di nuovi. Una formazione focalizzata non sull’acquisizione delle cosiddette hard skills, le competenze professionali insegnate in Università, quanto piuttosto delle life (o soft) skills: specialmente quelle relative agli aspetti relazionali e di problem solving. Nell’ottica di maggiori possibilità di trovare più facilmente e rapidamente il proprio ruolo nel mondo del lavoro.


Qual è il Paese europeo che mostra più attenzione al modello dei Collegi e qual è la situazione in Italia?

EucA è nata nel 2008 e, in questi anni, abbiamo lavorato in 17 Paesi europei. Da questo punto di osservazione privilegiato, mi sembra di poter affermare che almeno negli ultimi dieci anni in molti luoghi è cresciuta l’attenzione per residenze universitarie che non offrano solo vitto e alloggio, ma una formazione complementare indirizzata allo sviluppo delle life skills. Italia e Spagna vantano forse la tradizione più antica (i Collegi di merito in Italia e i Colegios Mayores in Spagna), ma in molti altri Paesi si stanno sviluppando progetti di residenzialità di eccellenza.


Secondo l’ultimo report “Future of jobs report 2023”, condotto dal World Economic Forum, il 44% dei lavoratori dovrà cambiare le sue competenze, per la crescente importanza della risoluzione di problemi complessi sul posto di lavoro, con forte impatto ovviamente sulla formazione. Nei prossimi 5 anni, è previsto che il 23% dei posti di lavoro subisca cambiamenti. Qual è la risposta dei collegi europei a questo cambiamento così radicale?

Come già accennato, i Collegi europei da sempre hanno a cuore la formazione di life skills che aiutino gli studenti ad affrontare i rapidi cambiamenti cui si fa riferimento nel Rapporto del Wef. Ogni Collegio decide quali life skills promuovere e in che modo, ma i risultati, anche di indagini fatte da terze parti, ad esempio, sui Collegi di merito italiani, sono molto confortanti.


In che modo EucA favorisce lo scambio di esperienze e di modelli tra i collegi universitari europei?

Attraverso eventi internazionali rivolti a senior student leaders: abbiamo promosso negli ultimi due anni un Bootcamp nel quale i partecipanti hanno potuto conoscere e confrontarsi su tradizioni, modelli organizzativi e pratiche di coinvolgimento nella vita collegiale. Nonché a professionisti degli SAS: la più importante è la European Conference for Student Affairs and Services-Ecsas, in collaborazione con Naspa, la più grande rete di SAS al mondo. Nel 2024 si terrà a Malta la sesta edizione.


Quali soft skills ritiene essenziali per gli studenti universitari oggi e come EucA incorpora l’acquisizione di queste competenze nei suoi programmi?

Quelle che consentono agli studenti di affrontare al meglio la transizione nel mondo del lavoro. Obiettivamente rispetto al 2013, quando uscì un famoso Report di McKinsey sul divario in Europa tra l’insegnamento universitario e ciò che il mondo reale del lavoro richiede, sono stati fatti alcuni passi in avanti; ma la distanza da colmare è ancora forte. Posso affermare che tutte le attività di EucA per studenti hanno l’obiettivo esplicito di far acquisire o almeno progredire in qualcuna delle life skills oggi più richieste. Il “come” dipende dal tipo di attività e dall’età dei partecipanti. Ma EucA prevede in ogni attività qualche persona del proprio staff esperta e programma, dunque, un lavoro per lo sviluppo di almeno una life skill, quali leadership, team working, public speaking, networking. E ancora, capacità di analizzare i dati a disposizione, curiosità, adattabilità ed emotional intelligence.


Secondo un recente rapporto dell’Area studi di Mediobanca, l’investimento del nostro Paese nell’educazione terziaria è pari solo all’1% del Pil, contro l’1,3% della media Ue e l’1,5% della media Ocse. Dal suo punto di vista c’è un’emergenza da risolvere sul tema della formazione universitaria?

Certamente! Tranne rare eccezioni, prevalentemente in Università private, lo studente di fatto è lasciato solo. Ciò, soprattutto all’inizio del percorso universitario, per molti può costituire un ostacolo molto difficile da affrontare. Avevamo accolto con grande interesse la proposta che ci fossero “tutor” a disposizione degli studenti, ma non esiste ancora quasi da nessuna parte. Così come non esistono o quasi sportelli di aiuto per i problemi di mental health che, come è noto, stanno crescendo rapidamente nella popolazione giovanile della Generazione Z, anche come conseguenza della pandemia di Covid-19. Negli Usa, ma anche in altri Continenti, invece, questi servizi sono molto presenti e ben curati. Infine, anche l’orientamento al mondo del lavoro è poco sviluppato nella maggior parte delle Università. Sono consapevole che si tratta di temi che hanno bisogno di investimenti economici cospicui per essere risolti, ma se non si investe sulla formazione dei giovani, si rischia di assistere alla fuga dei migliori verso altri Paesi, fenomeno sempre più in aumento, e il conseguente impoverimento del capitale umano del Paese.


Quali feedback ha ricevuto dagli studenti riguardo la formazione complementare offerta nei collegi di EucA?

Sempre molto positivi: agli studenti interessano moltissimo le attività internazionali, perché li aiutano a maturare più in fretta, a creare un network internazionale di contatti che serviranno per il futuro, a prepararsi meglio per entrare nel mondo del lavoro. Sono ulteriori ore dedicate alla loro formazione, ma le apprezzano molto e non si dispiacciono di sacrificare tempo libero da dedicare ad altro.


Ci sono progetti o iniziative che EucA sta pianificando per il prossimo anno?

Come ogni anno EucA pianifica attività ricorrenti: study visit in grandi città europee per visitare le grandi aziende (Microsoft, LinkedIn, P&G, Kpmg), visite alle istituzioni europee (Parlamento, Commissione) e alle città sedi delle principali Istituzioni internazionali (Oms a Ginevra, Bce a Francoforte, Bei in Lussemburgo).


Da un’indagine svolta sui destini professionali dei laureati del Collegio Lamaro Pozzani, i tempi di inserimento sono risultati straordinariamente brevi: in meno di un mese, 6 neolaureati del Collegio su 10 hanno già un lavoro. Sono dati in linea con quelli degli altri Collegi Europei?

Non abbiamo dati così accurati su tutti i nostri membri. Ma la media dei Collegi italiani di Merito, dei quali il 90% è membro di EucA, è in linea con il dato riportato. Secondo l’indagine realizzata tre anni fa da European House of Ambrosetti per la rete italiana dei Collegi di Merito-Ccum, il 97,5% degli studenti trova lavoro entro un anno e di questi un’alta percentuale entro 3 mesi, oltretutto proprio nel campo relativo agli studi realizzati. Questi ultimi, va anche evidenzi

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