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Colnago premiato dalle Nazioni Unite «Bici per la Terra»

22.12.2021

A 13 anni, Ernesto Colnagoper poter lavorare alla fabbrica di biciclette Gloria di Milano come saldatore, modifica la data di nascita sui documenti, tanta è la passione per il ciclismo. Saldatore, e poi montatore. E nel 1954, quando apre una piccola bottega a Cambiago, 5 metri per 5, suo papà taglia un gelso di proprietà per fabbricare il banco da lavoro: i soldi sono quelli che sono, bisogna arrangiarsi. Da allora Colnago ha scritto la storia del ciclismo ed è diventato uno dei simboli del made in Italy più vincenti e apprezzati nel mondo. E non poteva che sublimarsi nel rapporto con Enzo Ferrari, con il quale parlava in dialetto milanese: «Voglio solo cose belle, all’altezza delle Ferrari», gli intimava il Drake. Nascono così le biciclette con il marchio del Cavallino negli anni d’oro di Montezemolo e Schumacher; poi l’amicizia con Giorgio Squinzi, il signor Mapei. Non c’è grande del mondo che non abbia pedalato su una Colnago, nemmeno il Papa. E le intuizioni… Molto spesso fissate nella notte, con una matita, su un piccolo taccuino che tiene ancora sul comodino a fianco del letto.

A quasi 90 anni, che festeggerà il 9 febbraio, Ernesto Colnago si è emozionato ancora: stavolta il premio arriva direttamente da una delle agenzie dell’Onu. Le sue bici hanno unito il mondo e le Nazioni Unite lo premiano con il World Bicycle Day, il riconoscimento legato alla giornata mondiale della bici (si celebra il 3 giugno): viene consegnato a chi, con la propria attività, ha lavorato per la promozione e lo sviluppo di questo nobile mezzo di trasporto. C’è una filosofia che va ben oltre il semplice riconoscimento: il premio esalta la consapevolezza dei benefici sociali che derivano dall’uso della bicicletta, e Colnago, oltre alle migliaia di vittorie in tutti i Paesi del mondo (celebri quelle con le formazioni dell’Unione Sovietica nell’era dei blocchi
contrapposti: Est e Ovest), ha ridisegnato e migliorato la bici. Pensate all’utilizzo del carbonio nel telaio, che sembrava un’eresia, e invece Colnago convinse i fiamminghi come Museeuw a usarla sul pavé della Roubaix: ne vinse 5 su 6 consecutive. Da Fiorenzo Magnia Eddy Merckx, Beppe Saronni, Franco Ballerinie adesso Tadej Pogacar, lo sloveno che nel 2020 gli ha portato la prima maglia gialla (incredibile!) della sua storia: «Ogni era ha il suo campione, ogni campione ha una Colnago», ripete Ernesto.

«La bicicletta è utile a tutti noi per rendere il pianeta Terra sempre più bello e salutare – spiega Colnago -. Sono onorato di ricevere questo riconoscimento, che mi inorgoglisce e al tempo stesso mi commuove. Oggi la mia creatura è di proprietà di un Fondo di investimento mondiale, ma la storicità, la memoria e la tradizione di quello che ho costruito in settant’anni di lavoro resteranno custodite e continueranno a vivere nel Museo che è nelle mani di un Colnago, mio nipote Alessandro. Questo riconoscimento delle Nazioni Unite è uno dei premi più belli che ho ricevuto nella mia lunga e fortunata carriera, e resterà nello scrigno dei ricordi di un’azienda che è entrata nella storia del ciclismo».

 

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Articolo pubblicato su La Gazzetta dello Sport il 22/12/2021

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