Era il gennaio del 2011 quando con una conferenza sull’arena veniva annunciata la sponsorizzazione del Colosseo da parte di Diego Della Valle e del Gruppo Tod’s. Oggi come la ricorda? «Ricordo che all’inizio si sono tanto accapigliati politicamente, quando in realtà c’era poco da accapigliarsi. Era un’operazione indiscutibile. Era un lavoro che andava fatto per il bene del monumento. Adesso passiamo lì davanti e vediamo questo splendore».
Oggi ancora un traguardo della sua scesa in campo, con il restauro dei sotterranei del Colosseo. Che effetto le fa?
«Questa è una giornata di ripartenza per il Paese. Per la cultura ma anche per l’economia. Un incentivo a far tornare il turismo. Ma è anche un messaggio al nostro mondo imprenditoriale: ragazzi diamoci da fare, l’Italia è piena di monumenti bellissimi che hanno bisogno di essere restaurati, cerchiamo di prenderli tutti come fossimo dei tutor».
Quanto conta oggi il supporto di un privato al patrimonio statale?
«Molto. E bene che ogni grande impresa prenda sotto la propria ala un grande monumento, e che una piccola impresa si dedichi al monumento più piccolo, a livello nazionale ma anche locale. Insomma, facciamo innescare un meccanismo per cui entro due o tre anni l’Italia viene rimessa a posto. Diamo un contributo nostro, senza dover solo aspettare il governo. Sosteniamo il nostro Paese».
Il momento è giusto?
«Sì, anche perché il governo farà la sua parte: nel Recovery Fund hanno parecchi fondi da destinare al mondo delle belle arti e al turismo. Questo è un paese che ha beni irripetibili. Se è messo nella condizione di funzionare, è imbattibile. Il turismo sono le cupole, è Roma, il Colosseo, ma anche i borghi, da Nord a Sud. Dobbiamo essere consapevoli che occupandoci di questi beni, da Parma a Genova, non stiamo facendo solo cultura, ma stiamo parlando di business e industria».