La centrale mobile di sterilizzazione che tritura e vaporizza rifiuti ospedalieri infetti, grande quanto un container, che può essere collocata nel piazzale della struttura sanitaria e da lì direttamente caricata per essere portata allo smaltimento. E poi la macchina che, per la prima volta nella storia della produzione cartaria di tissue, unisce sia la fase di trasformazione della carta che quella di impacchettamento di rotoloni, carta igienica fazzoletti. Brevetto dopo brevetto, Fabio Perini, una delle menti ingegneristiche più brillanti della Toscana, non cessa di creare in tanti settori della meccanizzazione nei quali operano le società controllate dalla sua holding, Faper di Lucca, che porta le iniziali del suo nome.
Noto in tutto il mondo per aver inventato quel sofisticato meccanismo capace di permettere ad uno skipper di condurre da solo un veliero di grandi dimensioni (il prestigioso brand Perini Navi non è più suo), Fabio Perini è oggi il patron di un gruppo, Faper appunto, interamente dedicato ai mercati internazionali con presenza diretta o indiretta in Nord e Sud America, Medio ed Estremo Oriente, dove fornisce localmente servizi ai clienti di 80 Paesi, vanta un patrimonio e asset gestiti di oltre 300 milioni di euro
con più di 400 persone, può contare su 200 brevetti. Tra le ultime invenzioni c’è Together, la macchina per il tissue prodotta e commercializzata da Futura, una delle società del gruppo Faper.
«È una macchina rivoluzionaria – spiega il ceo di Futura, Piero Cecconi – Riunisce in un solo apparato sia la trasformazione e il taglio della carta tissue che il confezionamento di rotoli e degli altri prodotti, operazioni fino ad oggi compiute da due distinte macchine collegate a distanza da nastri trasportatori. Per le aziende significa efficienza e risparmi sotto diversi profili: impiego di minor spazio occupato nello stabilimento, decine di metri di nastri di trasporto che non servono più, ridotta necessità di manutenzioni e forza lavoro che sarà chiamata a svolgere attività più qualificata ma anche risparmi nel project managing, perché a gestire il progetto integrato sarà un solo staff e non due. Come azienda, inoltre, possiamo attivare sinergie di staff di natura commerciale in fase di vendita delle macchine», aggiunge il capo azienda di Futura che fattura oltre 60 milioni di euro grazie alla produzione variabile di 15-20 macchine all’anno, e può contare su 150 dipendenti di cui 125 a Lucca e gli altri 25 nelle due filiali in America e Brasile che sono terminal e commerciale e svolgono servizi tecnici di assistenza ai clienti. Questa e altre innovazioni, sia di prodotto che di processo, sono frutto della collaborazione con Pluisline, società di Bologna di cui Futura ha appena acquisito il controllo al 100% attraverso un aumento di capitale, attiva nelle tecnologie del packaging tissue.
La Sterili-Station, versione ridotta alle dimensioni di un container, è invece invenzione di un’altra società del gruppo Faper, Cisa, che dopo averla commercializzata in varie parti del mondo l’ha portata adesso anche all’attenzione degli ospedali italiani e presentata recentemente alla Fiera del Levante di Bari. Si tratta di un deposito tecnologico che può essere collocato all’interno delle aree ospedaliere e che accoglie i rifiuti ad alto rischio infettivo. La centrale tritura, vaporizza e sterilizza i rifiuti al loro ingresso nel deposito, subito, prima che periodicamente un mezzo trasporti la grande “scatola” alla sede di smaltimento. Stessa messa in sicurezza, attraverso la sterilizzazione, è assicurata immediatamente ai carrelli di trasporto dei rifiuti che vengono lavati e disinfettati al passaggio in un apposito tunnel.
Grazie alla triturazione, che riduce di otto volte il volume dei rifiuti, il container può raccogliere scarti per tre mesi prima di essere accompagnato allo smaltimento con costi di trasporto che si riducono del 75%. Ma l’aspetto fondamentale, ai tempi del Covid, è la sicurezza, data dalla immediata sterilizzazione dei rifiuti, nel luogo dove si generano. Basso impatto ambientale, alto risparmio economico, ridotto rischio di contagio sanitario.
«Da sola la Sterili-Station risponde alle principali difficoltà cui le strutture ospedaliere devono fare fronte, ovvero stoccaggio di rifiuti ospedalieri a rischio infettivo, trasferimento verso centri dedicati (pochi in Italia) di trattamento, alti costi di smaltimento e semplifica la gestione: mentre i rifiuti sanitari pericolosi, raccolti come tali ogni giorno, al massimo ogni cinque giorni devono essere avviati prevalentemente a incenerimento, con la centrale di sterilizzazione in loco è possibile stoccare il materiale inertizzato fino a tre mesi», spiega Antonio Veronesi amministratore delegato di Cisa, che conta su 85 dipendenti in Italia, 70 in Brasile e vanta un indice di investimento in ricerca e sviluppo in crescita annuale dell’8%.
Altre tre invenzioni di Cisa hanno come obiettivo la sicurezza degli ambienti ospedalieri: il Tracecare, software per il governo del risk management all’interno della centrale di sterilizzazione; un robot che si muove autonomamente in ogni parte dell’ospedale e con una specifica luce UV sanifica le superfici; i varchi d’ingresso sanificati posizionati agli ingressi dell’ospedale che misurano la temperatura, distribuiscono gel disinfettante e disinfettano le suole delle scarpe.