“Ma quale moda o turismo, il 55 per cento del Pil italiano proviene dalla manifattura. Siamo il 6° paese al mondo, regioni come Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna sono in testa agli indici europei. La nostra ricchezza è davanti ai nostri occhi, abbiamo il dovere di non disperderla”. Non solo per non disperderla ma per capitalizzarne al massimo le potenzialità, il Politecnicno di Milano ha progettato “Made in Italy 4.0”. “Il nostro Competence Center – continua Marco Taisch, ordinario presso il Dipartimento di Ingegneria Gestionale e delegato del Rettore al Placement – sarà punto di riferimento nazionale per la manifattura discreta con l’obiettivo di fornire alle imprese gli strumenti necessari per diventare fabbriche 4.0. E’ impensabile fare business senza queste nuove competenze, sarebbe come per un professionista non avere una mail o un telefono”. “Made in Italy 4.0” vede coinvolte trentanove imprese (provider tecnologici, integratori di sistema, consulenti, esperti della formazione, industrie manifatturiere) che hanno affiancato Inail e i quattro atenei lombardi (oltre a Politecnico di Milano, Università di Bergamo, Università di Brescia e Università di Pavia).
Se ho una piccola impresa e devo adeguarla alle logiche della manifattura digitale, in che modo potrà essermi utile il Competence Center?
Il Competence Center prevede la creazione di uno spazio fisico in cui saranno presenti tutte le nuove tecnologie di produzione: impianti, macchine, dispositivi 4.0 funzioneranno come in una vera e propria fabbrica. Un visitatore avrà l’impressione di entrare in un’azienda in fase di produzione. Seguiremo il modello della teaching factory, l’operaio che arriva qui viene messo di fianco a un formatore direttamente nella linea di produzione.
Quante persone potranno essere formate?
Abbiamo stimato che nei prossimi tre anni arriveremo a formare 1600 persone, parliamo di lavoratori e non di colletti bianchi, per un totale di 86mila ore formazione e 400 progetti di trasferimento tecnologico. E’ la formazione il valore aggiunto. Un imprenditore le macchine può comprarle, ma per formare una persona a utilizzarle servono poi degli anni.
Trasformazione digitale può significare tante cose, come fa il titolare di una piccola azienda a sapere di quali strumenti abbia effettivamente bisogno?
Quello dell’analisi dei bisogni di innovazione è un aspetto essenziale. Se ho un’azienda che vuole avviare un processo di trasformazione digitale, mi faccio infatti due domande: sono pronto a usare queste tecnologie? In quale processo queste tecnologie mi danno più valore aggiunto? Oggi le imprese sono un po’ tirate dalla giacchetta da fornitori che possono spingere in direzioni non sempre utili all’azienda. Per aiutare gli imprenditori a dare una risposta a queste domande abbiamo avviato già nel 2017 “Dreamy 4.0”, un questionario con 200 domande che raccoglie tutte le informazioni necessarie per permettere di fare diagnosi. Uno screening fatto da un ente certificatore terzo e indipendente è un servizio che aiuta a fare la differenza.
Dove si insedierà il Competer Center?
In area Bovisa, già caratterizzata dalla presenza della Joint Platform appena inaugurata con la Tsinghua University di Pechino e di PoliHub, il nostro acceleratore che ospita 113 realtà imprenditoriali (idee in accelerazione, startup e aziende). Sarà un grande polo industriale non solo per il sistema lombardo, ma per il sistema Italia.