Opere disegnate per governare l’acqua, produrre energia, migliorare lo spostamento di merci e persone. Sono questi i soggetti delle immagini in bianco e nero selezionati dagli Archivi Salini-Impregilo che, attraverso il volume “Cyclopica”, narrano la storia di oltre un secolo del lavoro, della tecnica, dell’ingegno e della passione per realizzare grandi opere infrastrutturali.
I profili e le sagome degli operai rappresentano l’unità di misura per comprendere la vastità dell’insieme e la rappresentazione della collettività. Tra le pagine si contano più di 257 dighe e impianti idroelettrici, comprese la diga di Koysha in Etiopia e quella di Rogun in Tagikistan, che una volta inaugurata sarà la più alta del mondo, quindi 7.230 km di ferrovie e linee metropolitane, dalla Transiraniana del 1930 agli ultimi tratti dell’Alta Velocità, fino alla ferrovia sotterranea di Perth in Australia, ai 1.450 km di tunnel, compreso il Fréjus e ai 350 km di viadotti e ponti.
Sfogliando la pubblicazione, che si trasformerà in una esposizione alla Triennale di Milano dal 1 maggio al 3 giugno, emergono storie, tradizioni, persone. L’uomo è il punto focale di tutti i progetti e, accanto a lui, l’evoluzione della tecnologia e delle grandi opere e le comunità che si sono formate intorno ai siti e ai cantieri.