Aldo Braca il lavoro diverte ancora molto, nonostante i 74 anni d’età. Del resto, la sua Bsp Pharmaceuticals, che ha fondato a Latina nel 20o6 e di cui è tutt’oggi presidente e amministratore delegato, è un’eccellenza made in Italy riconosciuta a livello globale nel campo dei farmaci oncologici innovativi. Non è stato sempre un imprenditore. Ma è stato sempre nel settore, manager delle grandi multinazionali: 3o anni in Bristol-Myers Squibb, come responsabile degli stabilimenti di produzione nel mondo, poi un passaggio in Patheon (oggi di proprietà di Thermo Fisher Scientific) per sviluppare il ramo Europa della compagnia. A 55 anni, la svolta. Decide di mettersi in proprio, rilevando un impianto di Latina che la Tetra Pak voleva chiudere. Lo riconverte, perché la sua intenzione è restare nella farmaceutica e le sue fiches le vuole giocare sull’innovazione in campo oncologico. Una strada con diversi ostacoli, perché «dopo poco tempo mi sono accorto che in Italia e in Europa non c’era mercato per noi — racconta —. Per questo motivo ci siamo rivolti agli Stati Uniti. In pochi mesi abbiamo ottenuto collaborazioni per tre prodotti. E da lì è partita la nostra storia».
La scalata
Circa 15 anni dopo, Bsp Pharmaceuticals — oltre a essere una delle imprese top di settore che hanno partecipato venerdì scorso all’incontro di Corriere della Sera e ItalyPost sui Champions — è un’azienda internazionale che si occupa di sviluppo e produzione di farmaci anti-tumorali innovativi per conto delle principali multinazionali e biotech farmaceutiche del mondo, dagli Usa al Giappone, ma con una forte vocazione locale. La scelta di stabilirsi a Latina non è stata casuale. Nei decenni precedenti, in questa zona, diverse multinazionali avevano aperto stabilimenti produttivi, creando un vero e proprio polo farmaceutico innovativo e un patrimonio di conoscenze e competenze che sono tornate utili a Braca e alla sua azienda. «Da tempo a Latina sono presenti aziende attive nella metalmeccanica, nell’elettronica e nelle tecnologie complesse, con un taglio farmaceutico — dice —. Una ricchezza enorme, che rischiava di perdersi: noi abbiamo voluto valorizzarla e questo ci ha portato vantaggi competitivi». Bsp Pharmaceuticals, che nel 2021 ha fatturato 236 milioni di euro provenienti solo dall’export, è così diventata leader di mercato nel suo segmento. A settembre, durante il World Adc Summit di San Diego — uno degli eventi di punta del settore — l’azienda ha ricevuto, per il settimo anno consecutivo, il riconoscimento come «miglior fornitore al mondo di servizi alla comunità oncologica nel ramo della ricerca d’avanguardia». Una testimonianza della crescita dell’azienda, avvenuta anche durante le fasi più acute della pandemia: «Abbiamo conquistato quote importanti di mercato durante il 2020, in cui la domanda di farmaci anti-tumorali da parte delle cliniche è diminuita — spiega Braca —. Alcuni competitor si sono fermati o non sono stati in grado di garantire un servizio efficiente, e noi siamo intervenuti a supporto di quei prodotti che iniziavano a mancare». I prossimi passi di Bsp Pharmaceuticals sono già delineati.
I piani
In programma non ci sono né diversificazioni di mercato, né collaborazioni con società italiane ed europee. Prosegue invece la crescita verticale attraverso l’ampliamento del sito produttivo di Latina, già in parte completato, con cui l’azienda vuole estendere la propria produzione a nuovi farmaci and-tumorali. «All’inizio ci siamo focalizzati sulla prima linea di trattamento, ovvero la produzione di farinaci chemioterapici innovativi che riescano ad attaccare solo le cellule malate — spiega Braca —. Poi, quando ci siamo resi conto di avere un portafoglio clienti importante abbiamo deciso di assisterli anche nella seconda e terza linea di trattamento, quella immunologica, che attiva il sistema immunitario per neutralizzare le cellule “cattive” rimaste in circolazione e che potrebbero creare metastasi o complicazioni». I piani dell’azienda sono ambiziosi e guardano a un orizzonte lontano: entro dieci anni Bsp vuole raggiungere i 600 milioni di fatturato attraverso la costruzione di nuovi impianti, gli investimenti in ricerca e sviluppo (che rappresentano circa il 15 per cento dei ricavi) e l’assunzione di personale qualificato. Anche se, per mantenere e accrescere la posizione di leadership, Braca non esclude altre operazioni. «Per il futuro dovremo studiare qualcosa di diverso, come ad esempio la quotazione in Borsa — conclude —. Abbiamo bisogno di rendere l’azienda ancora più grande in termini di dimensioni per competere con maggiore forza sui mercati internazionali».
Articolo pubblicato il 31 ottobre da L’Economia