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DA SOLO NON BASTA, Serve azione di sistema | Civiltà del Lavoro 3/2024

30.01.2025

Non sarà la panacea di tutti i mali (o i ritardi) del Sud, ma probabilmente potrà dare un grande contributo allo sviluppo del Sud del Paese. Il Ponte sullo Stretto è l’opera per eccellenza della quale nel nostro Paese si discute da più tempo e ad Andrea Giuricin, economista dei trasporti all’Università Bi cocca di Milano, abbiamo chiesto un parere sulla validità dell’infrastruttura dal punto di vista economico.

Professore, come può essere valutato il progetto del Ponte sullo Stretto nel quadro dell’economia dei tra sporti del nostro Paese?
La nostra economia vede delle aree del Paese, in parti colare le regioni del Sud Italia, che hanno un prodotto interno lordo pro-capite a parità di potere di acquisto inferiore del 30/40% rispetto alla media europea. Questo elemento fa ben comprendere come in queste aree vi siano problemi economici non indifferenti e che l’infrastrutturazione da parte dello Stato possa aiutare a portare maggiori investimenti privati in queste regioni. Chiaramente, non è possibile pensare che una singola opera possa risolvere tutti i problemi esistenti, ma la politica ha anche il ruolo di fare opere pubbliche che possano migliorare la connettività di certe regioni.
Infine, c’è da considerare non il singolo ponte, ma anche tutte le infrastrutture, in particolare nel settore ferro viario, che si stanno realizzando sia in Sicilia che in Calabria, per creare un sistema ben collegato al resto d’Italia. Esiste un traffico passeggeri e merci sufficiente per giustificare un investimento di questa portata? Probabilmente, se guardiamo soltanto l’aspetto eco nomico, la domanda non è in grado di ripagare l’intera opera tramite pedaggi ferroviari e pedaggi autostradali. Per questo motivo io parlo non solo di opera economica, ma anche sociale, perché l’insieme delle opere (ponte e sistemi stradali e ferroviari in Calabria e Sicilia), possono aiutare a migliorare l’infrastrutturazione del Sud Italia in generale e possono avere un impatto sulle economie regionali.

I critici del Ponte sostengono che le risorse necessarie per costruirlo (13-15 miliardi di euro attualmente) sarebbero meglio utilizzati per migliorare il sistema viario e ferroviario di Sicilia e Calabria. Sono critiche fondate?
In realtà c’è da dire che i diversi governi, tramite il Piano nazionale di ripresa e resilienza e non solo, hanno deciso di investire molte risorse sulle opere viarie e ferro viarie di Sicilia e Calabria. La Palermo-Catania-Messina è un’opera ferroviaria enorme, che permetterà di avere connessioni veloci in aree importanti della regione e di collegare anche il futuro ponte in maniera molto più efficace.
Nella stessa Calabria, in collegamento anche con la Campania, si sta lavorando già alla velocizzazione della Saler no-Reggio Calabria e in questo modo si potranno avere buoni collegamenti veloci tra la Sicilia, Napoli e Roma.

A suo giudizio, sarebbe possibile attirare investimenti privati per finanziare almeno in parte il ponte, attraverso un “project financing”, in cambio della gestione dei pedaggi?
I privati possono avere un ruolo nella costruzione di queste opere, anche se bisogna dire che in Italia i rischi sono molto elevati. Parlo di rischi per l’incertezza esistente nel nostro sistema, che di fatto blocca (o rallenta) la costruzione delle infrastrutture, ma anche l’arrivo di capitali. Riuscire a fare un cambiamento del nostro sistema giudiziario, per renderlo più certo e veloce, paradossalmente potrebbe avere un effetto positivo anche sugli investimenti e sull’arrivo di capitali privati nelle costruzioni delle grandi opere.

Il ponte rientrerebbe nel collegamento europeo Ber lino-Palermo: sarebbe possibile ottenere fondi euro pei per realizzarlo?
Le reti Ten-T sono gli assi portanti dello sviluppo delle grandi opere europee. Si pensi al corridoio Mediterraneo e alla Torino-Lione Ferroviaria, la famosa Tav. Per quest’opera si sono ottenuti importanti finanziamenti europei, così come in altri paesi diverse opere sono state finanziate dall’Unione europea.
Per il ponte è sicuramente possibile ottenere fondi europei rilevanti, ma bisogna anche riuscire a spendere al meglio questi fondi europei: troppo spesso abbiamo visto come, pur in presenza di fondi, vi sia stato poi un problema nella capacità di spesa.
L’esistenza di questa infrastruttura potrebbe aumentare il traffico merci tra la Sicilia e il continente e sostenere lo sviluppo dell’economia e dei por ti siciliani? Indubbiamente avere un’opera che migliora l’efficienza logistica di un’area importante dell’Italia è rilevante. Il traffico merci può sicuramente aumentare, anche se gli effetti maggiori potrebbero essere per camion e treni che avrebbero più facilità di movimento. Dal punto di vista dei porti, io credo che l’attrattività possa passare tramite una sempre maggiore efficienza degli stessi.

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