Primo nella graduatoria stilata dal ministero dello Sviluppo Economico, il Centro di Competenza guidato dal Politecnico di Torino rappresenta “la più grande scommessa per la ripresa economica e sociale del territorio” sottolinea il rettore Guido Saracco. “Torino cresce meno delle altre grandi città industriali del Nord, non possiamo continuare a formare ingegneri per poi vederli assumere tutti in multinazionali. Il Centro di Competenza è una grande occasione per invertire la rotta”.
Politecnico e Università di Torino progettano la formazione in simbiosi con le imprese. Un cambiamento culturale prima ancora che metodologico o tecnico.
E questo è forse l’aspetto più importante del piano Industria 4.0. Nella catena del valore l’ultimo miglio, quello che serve per far atterrare le idee più innovative sul mercato, è sempre il più difficile. Noi stiamo lavorando per creare le condizioni utili a renderlo agevole. Una delle novità su cui questa nuova infrastruttura votata all’innovazione di prodotto verrà misurata è legata proprio alla vocazione a svolgere attività di sviluppo che, partendo dai risultati della ricerca di base, siano rivolte alla produzione o alla certificazione.
C’è un modello cui vi siete ispirati nella progettazione di “Manifacturing 4.0”?
Sì, stiamo cercando di costruire una filiera simile a quella tedesca, dove università e dipartimenti sviluppano tecnologie fino alla fase di prototipizzazione. Penso agli istituti Fraunhofer. Se in laboratorio riesco a sviluppare una cella fotovoltaica innovativa di pochi centimetri, devo avere a disposizione una struttura che un passo dopo mi consenta di produrre un pannello fotovoltaico di due metri potenzialmente pronto per il mercato. Questa struttura rientra tra le priorità del Competence Center.
Torino vuol dire eccellenza nell’industria automobilistica. Sarà così anche in futuro?
Mobilità sostenibile, sviluppo di nuovi sistemi propulsione, auto intelligenti, tutte le traiettorie più significative dell’automotive saranno l cuore pulsante del polo torinese. Così come dedicheremo molte delle nostre risorse all’aerospazio, altro settore molto radicato in Piemonte. In questi ambiti, il Centro di Competenza permetterà di realizzare un ampio programma di attività attraverso lo sviluppo di tecnologie come la robotica collaborativa, l’ingegneria dei materiali, tra cui acciai innovativi e leghe leggere, l’uso di tecnologie Ict come IoT e Big Data.
Lei alla guida di un Politecnico, gli ingegneri che formate hanno delle specializzazioni elevate, forse anche “troppo” nel senso che spesso ci scontra con il paradosso per cui le aziende cercano addetti con competenze ingegneristiche mirate. E così?
Noi continueremo a formare ingegneri di altissimo livello, naturalmente. Detto questo è vero che ci sono esigenze specifiche da parte delle aziende. Sempre sul modello tedesco, siamo al lavoro con l’Unione Industriali per la progettazione di un corso simile alle Hochschule, una triennale concepita per formare ingegneri con maggiori competenze pratiche, direttamente inseribili nel tessuto produttivo popolato in grandissima parte da pmi.
Terminata la fase delle istruttorie, è tempo di passare ai fatti. Entro quanto tempo saranno pronte i laboratori per il trasferimento tecnologico?
Entro tre anni potremo toccare con mano questa nuova realtà di interscambio tra ricerca e mercato.
Dove?
Lo stiamo decidendo in queste settimane, le aree candidate sono due: Mirafiori e la zona dell’ex Alenia. Non posso ancora sbilanciarmi, entro autunno ufficializzeremo la scelta.
Articolo pubblicato sul n.3/2018 Civiltà del Lavoro
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