Consegnate questa mattina al Quirinale le onorificenze dell’Ordine “Al Merito del Lavoro” ai venticinque Cavalieri nominati il 2 giugno scorso dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
“Sviluppo economico ed equità sociale – ha detto Antonio D’Amato, Presidente della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro, alla presenza del Capo dello Stato e del ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi – non sono in contrapposizione, ma sono indissolubilmente legati fra loro. Senza sviluppo economico, non si possono creare le risorse necessarie per rendere il nostro Paese più equo, più coeso, più giusto e più solidale. D’altro lato, senza equità non possono sussistere quelle condizioni di contesto e di pace sociale indispensabili perché ci sia libera impresa in libero Paese. Tutto ciò si può realizzare solo con buoni imprenditori capaci di fare buona impresa. Ed è questo, per ciascuno di noi, il significato più profondo dell’onorificenza di cui siamo insigniti”.
Per il Presidente D’Amato, “oggi possiamo finalmente guardare al presente e al futuro prossimo con qualche segnale di fiducia in più rispetto a quanto non sia accaduto negli ultimi anni. Cominciamo a intravedere una prospettiva, sia pure ancora timida, di crescita della ricchezza nazionale e di una ripresa dell’occupazione e delle attività produttive. Dobbiamo saper cogliere l’inversione di tendenza del quadro macroeconomico e rendere ancora più incisivo il processo di riforme necessario per restituire al Paese quella capacità di competere che abbiamo perso ormai da troppi anni. Dobbiamo recuperare e incrementare la produttività del sistema industriale e l’efficienza dell’apparato pubblico. Dobbiamo recuperare i ritardi che ancora segnano in modo vistoso ampie aree della nazione, ritardi che frenano una possibilità piena di sviluppo economico e civile”.
Non è sufficiente, per il Presidente della Federazione dei Cavalieri del Lavoro, procedere con un passo ordinario, “ma – ha aggiunto – dobbiamo avanzare più velocemente degli altri. Se non facciamo tutto questo presto e bene, le distanze si accresceranno ulteriormente diventando incolmabili”.
“Il nostro – ha concluso – è un grande Paese, invidiato e ammirato nel mondo per la sua storia, le sue tradizioni, la sua cultura. L’eredità che abbiamo ricevuta dai nostri padri rappresenta una grande responsabilità. Ma è, al tempo stesso, una straordinaria ricchezza innanzitutto di cultura e di valori, con i quali costruire un presente e un futuro in grado di dare ai nostri figli speranza e opportunità. Il nostro è un grande Paese, ma dobbiamo essere noi i primi a esserne consapevoli”.
Nel corso della cerimonia, è stata consegnata anche la Medaglia del Presidente della Repubblica agli Alfieri del Lavoro, ossia ai 25 migliori studenti delle scuole superiori d’Italia insigniti del Premio istituito dalla Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro. Quest’anno i Dirigenti scolastici hanno segnalato 1.393 studenti meritevoli. Il voto medio dei migliori, sulla base dell’intero percorso di studi alle superiori, va dal 9,57 al 10. Tutti hanno ottenuto la lode all’esame di Stato. Tra i 25 neo Alfieri, 14 maschi e 11 femmine, 10 provengono dal Nord, 6 dal centro, 8 dal Sud e le Isole e uno dall’estero. Ventitré hanno studiato in istituti statali e due nelle scuole paritarie. In particolare, 13 sono diplomati allo Scientifico, 5 al Classico, 3 al Linguistico, uno in Scienze Umane, uno al Commerciale, uno al Tecnico e uno al Professionale. Quattordici di loro hanno deciso di iscriversi a una facoltà dell’area Medica-Scientifica, 4 a Ingegneria, 3 a una facoltà dell’area Umanistica, 2 a quella Economica e uno a quella Giuridica.