Paolo Merloni punta sulla trevigiana Human Bio Innovation con un nuovo aumento di capitale per la start up trevigiana che ha sviluppato e brevettato una tecnologia in grado di trasformare un rifiuto come i fanghi di depurazione in materiali rinnovabili nella completa assenza di emissioni e impatti ambientali. A sottoscrivere l’iniezione di risorse è stata NovaCapital, la holding di investimento presieduta da Merloni ed entrata nel capitale nel 2021. «Grazie all’aumento di capitale approvato», spiega il presidente e ceo Daniele Basso, «HBI accelererà nell’esecuzione del suo piano di sviluppo che prevede sia la realizzazione, l’installazione e la gestione di impianti di taglia industriale, grazie ai quali realizzare gli obiettivi di sostenibilità, come quelli previsti dalla Missione 2 del PNRR, sia di consolidare il proprio vantaggio competitivo co-finanziando importanti progetti di ricerca e sviluppo relativi ad ulteriori upgrade tecnologici del sistema HBI».
L’aumento di capitale è stato deciso dopo avercertificato l’ulteriore step di maturità tecnologica degli impianti HBI per il trattamento dei fanghi di depurazione, in modo sostenibile e circolare. Nel marzo del 2021 HBI ha installato nel depuratore di Bolzano il suo primo modulo industriale per la valorizzazione dei fanghi di depurazione. La tecnologia sviluppata e brevettata da HBI è un esempio di economia circolare e sostenibile caratterizzato da due processi innovativi per il trattamento di residui biodegradabili, altrimenti destinati a discarica o incenerimento. Consente, quindi, di trasformare un comune depuratore delle acque in una bioraffineria poligenerativa, generando importanti benefici quali l’estrazione di acqua pulita, produzione di energia rinnovabile, recupero di «chemicals», riduzione degli scarti finali del 90 per cento.
Fondata da Daniele Basso e Renato Pavanetto nell’ottobre 2016, HBI ha sviluppato e brevettato una tecnologia che consente di recuperare materiali di interesse strategico, quali ammoniaca, fosforo e nutrienti, producendo contestualmente energia rinnovabile utilizzata direttamente dall’impianto stesso, rendendolo così energeticamente autosufficiente. I benefici sono evidenti: riduzione dei costi economici ed ambientali legati allo smaltimento dei fanghi, recupero di materiali ad alto valore aggiunto, produzione di energia pulita.
Articolo pubblicato il 24 febbraio da Nuova Venezia – Mattino di Padova – Tribuna di Treviso