I cambiamenti imposti dalla globalizzazione e dalla finanziarizzazione, la loro velocità e intensità hanno alterato in maniera strutturale il baricentro del potere politico, economico e industriale nel mondo. Inoltre, al tempo stesso, hanno accresciuto in maniera esponenziale la complessità delle questioni fondamentali con cui dobbiamo fare i conti: la gestione sostenibile delle risorse naturali, la lotta alla fame e la ricerca di una pace duratura.
Di questo si è discusso in occasione del Convegno “La sfida alle democrazie occidentali” promosso dalla Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro in collaborazione con il Gruppo Triveneto dei Cavalieri del Lavoro tenuto a Verona sabato 23 settembre 2017. Una giornata di confronto per riflettere su sfide che richiedono un elevato livello di cooperazione internazionale mentre, al contrario, negli ultimi anni, si registrano una allarmante accentuazione delle tensioni nei rapporti tra le varie aree del mondo e fra gli stessi paesi occidentali.
La rottura dell’ordine post bellico che per oltre cinquant’anni ha determinato l’equilibrio tra le due grandi superpotenze, ha comportato negli ultimi decenni la moltiplicazione dei soggetti attivi sulla scena mondiale.
Il passaggio dal G2 al G20 e il contestuale indebolimento delle organizzazioni sovranazionali hanno reso il quadro della politica internazionale estremamente instabile e incerto.
A loro volta, le grandi democrazie occidentali, di fronte alla forte recessione degli ultimi anni, non hanno saputo fare le riforme necessarie per rendersi competitive e garantire così la propria tenuta economica e sociale. Sempre più tensioni nazionaliste, rigurgiti protezionistici e spinte populiste si diffondono nei vari paesi dell’Europa e negli stessi Stati Uniti.
Tutti impegnati all’inseguimento del consenso interno quotidiano, i governi del mondo occidentale sembrano incapaci di fare le grandi scelte di politica interna e di politica internazionale necessarie e sembrano perdere terreno rispetto a paesi che con regimi autoritari, non distratti dalla necessità del consenso elettorale, sono più efficaci nell’assicurarsi sia quote di mercato sia crescenti spazi di potere.
In questo contesto, un’Europa che continua ad essere paralizzata sul suo percorso di integrazione politico istituzionale, arenata nel dibattito sul falso dilemma tra crescita e rigore, rappresenta un ulteriore elemento di accentuazione della crisi e dell’instabilità internazionale.
Al contrario, un’Europa che recuperi la sua centralità, la sua visione e i suoi valori fondativi, può e deve svolgere un ruolo fondamentale per garantire governabilità, pace e prosperità e per dare una risposta responsabile ai grandi problemi di sostenibilità del mondo.