Il discorso tenuto il 1 maggio 2021 dal Presidente Maurizio Sella
in occasione della cerimonia in Quirinale per la celebrazione della Festa del Lavoro
Signor Presidente della Repubblica, Signor Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Signore e Signori,
Buongiorno.
Le celebrazioni della Festa del Lavoro si svolgono in un momento molto particolare. Ma nonostante le difficoltà e il dolore causato dalla pandemia, il Paese è desideroso di ridisegnare il proprio futuro ed è fortemente impegnato a ottenere questo risultato.
Anche questa cerimonia ne è un segno, che contribuisce a generare attese e di conseguenza fatti positivi. Ed è per questo che rivolgo a Lei, signor Presidente, un sentito ringraziamento per averla voluta celebrare in presenza, dimostrando ancora una volta, oltre alla solennità della ricorrenza del 1° maggio, anche la partecipazione e la vicinanza ai Cavalieri del Lavoro e ai Maestri del Lavoro, donne e uomini che credono nel lavoro come momento essenziale per contribuire al progresso sociale, civile ed economico del Paese. Nel lavoro, cioè, come strumento imprescindibile per la solidità e la crescita del sistema produttivo e il benessere dell’intera società, in cui viviamo e operiamo.
La complessità del momento e la portata delle questioni da affrontare e risolvere è evidente. Ma non è di questo che voglio parlare.
Personalmente – e come me tanti colleghe e colleghi, a nome dei quali sono certo di poter parlare – sono ottimista per natura e credo che il nostro primo dovere sia di vedere nei momenti di crisi e di discontinuità le opportunità da cogliere per cambiare in meglio, per progredire e per contribuire a un nuovo sviluppo su basi più solide, sostenibili, inclusive e con pari opportunità. Ed è questo il momento storico in cui siamo, che ci fa guardare al futuro con fiducia.
A questa fiducia contribuisce anche l’Europa, alla quale è e deve continuare ad essere legato il nostro futuro. Come Lei stesso Signor Presidente ha ricordato nel Suo discorso di fine anno: “L’Unione Europea è stata capace di compiere un balzo in avanti. Ha prevalso l’Europa dei valori comuni e dei cittadini. Non era scontato”.
Oggi, il piano europeo Next Generation EU e la sua declinazione italiana, rappresentano un’opportunità di sviluppo irripetibile e possono permetterci di incidere sulle fragilità strutturali che in passato hanno impedito all’Italia di crescere come avrebbe potuto.
Per questo siamo molto soddisfatti che il Piano nazionale di ripresa e resilienza, messo a punto dal Governo, sia stato approvato in Parlamento e che una parte importante di risorse sia dedicata alla crescita del Mezzogiorno.
Le risorse ora ci sono. Nel complesso il Paese potrà disporre nei prossimi 6 anni di circa 248 miliardi. Una cifra molto rilevante che l’Italia è chiamata a utilizzare assumendosi una precisa responsabilità di fronte alle nuove generazioni, al pari di quanto devono fare gli altri paesi europei con i fondi loro destinati. È l’occasione per innescare un nuovo “miracolo economico”, sorretto dalle leve dell’innovazione, della trasformazione digitale, della sostenibilità, dell’inclusività e della parità di genere.
Più volte nel corso dell’ultimo anno abbiamo sottolineato la necessità di provvedere alle riforme, che da tempo anche l’Europa giudica necessarie.
Il Governo si è impegnato in un progetto ambizioso di riforme che riguardano la Pubblica amministrazione, la Giustizia, il Fisco, la semplificazione e la promozione della concorrenza. Esse sono essenziali per dare piena efficacia alle misure previste dal Piano e ci metteranno nella condizione di operare al meglio per renderlo effettivamente praticabile, dando risposte concrete ai bisogni di oggi e, soprattutto, di domani.
Questo processo di riforme avviato dal Governo, dunque, deve andare avanti senza indugi, con l’obiettivo prioritario di restituire competitività all’Italia e rimettere in moto la crescita e creare nuova occupazione.
L’Italia ha tutte le potenzialità per tornare a intraprendere un percorso di crescita virtuoso e per aumentare produttività e competitività. Si avverte che abbiamo imboccato la strada giusta.
Lo dimostrano e lo favoriscono anche le previsioni e le attese di miglioramento degli indicatori economici, che da più parti vengono evidenziate, anche a livello internazionale.
Sono dati importanti, perché fortificano l’ottimismo verso il futuro e determinano conseguenze pratiche positive, che si verificano già nel presente, contribuendo a fare in modo che ciò accada e si realizzi.
Porto qui la testimonianza di un recente rapporto di un nostro osservatorio su tutte le imprese dei Cavalieri del Lavoro, che anche grazie alla capacità di tradurre in pratica i valori dell’etica di impresa e della sostenibilità, hanno saputo registrare negli ultimi tre anni (2017-2019): un incremento occupazionale annuo medio superiore al 3% rispetto al calo registrato a livello nazionale; una crescita media del fatturato del 3,4% rispetto all’1,9% della media nazionale; investimenti con una incidenza media del 4,7% del fatturato rispetto allo 0,8% della media nazionale.
Sono dati rilevanti perché le aziende sane, che producono utili e creano occupazione, portano valore aggiunto e migliorano la reputazione del Paese. Inoltre dimostrano che il rigore etico e la non corruzione pagano. E molte delle aziende dei Cavalieri del Lavoro hanno una credibilità importante, anche a livello internazionale. Sono perciò un volano di impatto positivo di lungo periodo.
Inoltre – ci tengo a ricordarlo – molte di queste aziende si sono adoperate fattivamente durante l’emergenza Covid-19 per garantire immediatamente la sicurezza sul lavoro e per sostenere le strutture sanitarie e le comunità di riferimento con donazioni, raccolte fondi e campagne di solidarietà. E stanno continuando a farlo anche in questo momento, in cui è fondamentale che la campagna vaccinale acceleri ulteriormente, con la messa a disposizione delle proprie strutture per allestire altri centri sul territorio e far vaccinare i propri dipendenti.
In conclusione, tutti noi avvertiamo con forza l’obiettivo dell’avvio di una nuova fase di crescita economica, che si affianchi al ritorno della vita nella pienezza dei rapporti sociali, arrivando a ricreare quella che nel 1919 Luigi Einaudi chiamava “la gioia del lavoro”, da intendere come patrimonio oltre che produttivo, anche morale di un Paese, e da considerarsi raggiunta “quando il compito giornaliero parrà ad ogni uomo cosa propria, voluta da lui, deliberata col suo consenso” in quanto egli “sa perché produce e come produce”.
Ma, come è stato osservato da più parti, non si tratta di “tornare alla normalità”, bensì di realizzare una “nuova normalità”, colmando le distanze che sono andate aumentando rispetto agli altri paesi europei, beneficiando dei vantaggi della trasformazione digitale e avendo sempre presente la sostenibilità e la ricchezza dell’inclusività, delle pari opportunità e della grande valorizzazione dei giovani.
È una fase di così rapidi e grandi cambiamenti, di fronte ai quali anche l’istruzione e la formazione hanno un ruolo determinante e vanno tenute nella massima considerazione, sia per quanto riguarda la formazione di coloro che già sono inseriti nel mondo del lavoro, che devono rimanere al passo con i tempi, sia per i giovani che a tale mondo guardano per realizzarsi e crescere. Così come è tema centrale la sicurezza sul lavoro.
Su questi temi si apprezza anche la forte attenzione e sensibilità del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali.
Abbiamo l’occasione storica – e la volontà – di cogliere queste opportunità di cambiamento: lavoriamo per ottenere questo risultato, per il bene comune, come è nello spirito di questa Festa del lavoro, che oggi celebriamo con fiducia.
Grazie per l’attenzione.