Menu

“FOCCHI, LA SOLIDARIETÀ è contagiosa” di Silvia Tartamella | Civiltà del Lavoro 1/2024

11.06.2024

Articolo pubblicato nella rivista n.1/2024 di Civiltà del Lavoro

 

La solidarietà può germogliare dove meno te lo aspetti. Anche in luoghi che sembrano dimenticati e dove gli “ultimi” non sono soltanto più poveri, ma sono anche disabili oppure soffrono di problemi di salute mentale. È questa l’esperienza che può raccontare Maurizio Focchi, Cavaliere del Lavoro, alla guida dell’omonimo gruppo con sede a Rimini specializzato nella progettazione e realizzazione di soluzioni di facciata personalizzate per il settore edilizio. Nel 1999 ha fondato Cittadinanza Onlus, un’associazione che sostiene progetti di cooperazione internazionale, formazione e sensibilizzazione a favore delle persone affette da patologie mentali e dei minori con disabilità nei paesi a basso reddito. Dopo alcuni progetti nei Balcani e a Panama, oggi sono India, Kenya ed Etiopia i paesi nei quali la squadra di esperti, medici e professionisti della riabilitazione dell’associazione riminese si prodiga in diverse iniziative, che hanno portato beneficio alla popolazione locale contribuendo ad abbattere – o quanto meno a mitigare – il pregiudizio che condiziona la vita di chi è colpito da queste patologie. In India attualmente Cittadinanza Onlus sostiene il Best New Life Schelter, un centro diurno nella periferia di Vellore, a sud del paese, mentre in Etiopia è impegnata nella città di Wolisso, dove collabora con il Saint Luke Catholic Hospital e con un’associazione locale per offrire servizi di salute mentale, fisioterapia e riabilitazione, portando avanti anche progetti per l’inserimento scolastico. In Kenya sono le aree di Kibera e Riruta ad essere interessate dalle attività dell’associazione riminese, che attraverso il centro di Paolo’s Home ha messo in piedi una serie di servizi che vanno dall’assistenza sanitaria all’inclusione scolastica, dalla logopedia alla promozione di opportunità di lavoro per le madri. Oggi, a distanza di 25 anni da quando tutto è cominciato, è possibile fare un primo bilancio e Maurizio Focchi non nasconde l’emozione. “Innanzitutto, provo uno stupore per dei risultati che non mi sarei aspettato – ammette-.

Un esempio è lo slum di Nairobi, nel quale non avrei mai immaginato di poter seguire, come abbiamo fatto, oltre mille bambi­ni. In un luogo dove eravamo visti con sospetto, siamo riusciti a coinvolgere i familiari dei bambini, soprattut­to le madri, che hanno superato lo stigma di avere un figlio disabile e, con il loro passaparola, sono diventate il grande motore per riuscire a curare questi bambini”. “Un’altra cosa che mi stupisce – aggiunge l’imprendito­re – è l’arricchimento che si può avere in questi paesi: in certi casi il fatto di avere poche risorse stimola, come ho toccato con mano in India, la ricerca di soluzioni alternative, che consentono comunque di seguire questi pazienti. Non ci sentiamo affatto come dei portatori di una verità assoluta, anzi apprezziamo molto lo scambio di esperienze che riceviamo da queste realtà”. Il gruppo di medici e professionisti che lavora con Cittadinanza Onlus è scelto con molta attenzione. “Il criterio è prima di tutto quello delle competenze professionali – spiega Focchi – ma c’è anche l’importante aspetto del desiderio, la curiosità e l’apertura mentale per comprendere i risvolti culturali del posto in cui si opera. Se pretendiamo di applicare automaticamente i metodi utilizzati nei paesi occidentali, non otterremo risultati – sottolinea-. Bisogna adeguarsi alla cultura, ai tempi e alla mentalità del luogo”. Generalmente si tratta di medici giovani, ma ci sono anche psichiatri e specialisti in pensione che operano come volontari. La prossima sfida riguarda ancora l’area di Riruta e la costruzione di un nuovo centro destinato a 130 famiglie con bambini disabili. La struttura dovrebbe garantire i consueti servizi (supporto psicologico, fisioterapia, logopedia, visite domiciliari, etc.) e rispondere al fabbisogno crescente che spinge sempre più famiglie a chiedere aiuto. Un elemento, questo, da vedere positivamente perché è indice anche di un cambiamento culturale in corso. “L’elemento trasversale che accomuna tutti i paesi è quello dell’emarginazione – spiega ancora Focchi -. Spesso si crede che queste malattie siano dovute al demonio, i malati vengono isolati per evitare il contat­to del demonio con altre persone. Fondamentale quin­di per l’evoluzione di queste patologie è la sensibilizza­zione culturale, e anche la spinta politica per fare sì che la malattia mentale non sia sempre l’ultima priorità in agenda in termini di sanità pubblica”.

Benché sotto il profilo farmacologico la cura di queste patologie non abbia registrato grandi progressi, sul re­sto Focchi resta ottimista. “In questi paesi ho osservato, in alcuni casi, approcci molto originali, che hanno arricchito anche noi in termini di scambio di esperienze. Ad esempio, in India, in Kenya o in Serbia, a fronte di uno scarso numero di operatori sanitari, si sono riuscite a mettere in moto soluzioni creative, che coinvolgono la popolazione civile a vari livelli”.
Curare la malattia mentale in paesi dove si muore di fa­me o di guerra potrebbe sembrare a prima vista non prioritario e lo stesso Focchi ammette di averlo pen­sato all’inizio di questa esperienza. Ma poi grazie ad al­cuni progetti in America centrale e America Latina rea­lizzati con l’Istituto Mario Negri di Milano ha cambiato idea. “A poco a poco mi sono reso conto che era invece una sfida molto importante e generava anche un senso di solidarietà verso le persone più emarginate della so­cietà”, conclude.

Maurizio Focchi è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2022. È presidente dell’omonima azienda, fondata dal nonno a Rimini come carpenteria metallica, oggi leader a livello internazionale nella progettazione, produzione e posa in opera di facciate continue in vetro per grandi edifici e grattacieli. La società fattura per il 90% all’estero, ha due stabilimenti in Italia e conta 425 dipendenti.

Sfoglia l’articolo

Scarica la rivista completa

SCARICA L'APP