“Prendete la mappa dell’Europa, aggiungeteci il Mar Mediterraneo, e guardate al centro. C’è Genova, che grazie a questo megaprogetto potrà diventare il nuovo terminale d’Europa”. Il sindaco del capoluogo ligure Marco Bucci prende in prestito un’immagine di Renzo Piano per illustrare gli scenari aperti dalla “Belt and Road Initiative” (Bri), il più grande programma al mondo in termini di infrastrutture. Lanciata nell’autunno del 2013 dal presidente della Repubblica Popolare cinese Xi Jinping, l’iniziativa coinvolge 64 Paesi oltre alla Cina (circa 4,5 miliardi di persone), quasi 1.000 miliardi di dollari di investimenti per più di 900 progetti di nuove infrastrutture che promettono di ridefinire gli snodi dei traffici commerciali globali dei prossimi decenni. Una trasformazione che valorizzerà gli scali italiani e, in particolare, il porto di Genova come snodo strategico verso tutti i Paesi del nord Europa. E’ quanto è emerso dal convegno “The New Silk Road for Italy”, organizzato nel capoluogo ligure mercoledì 24 gennaio dal Comune in collaborazione con il Rina, la Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro, lo studio legale Baker McKenzie e il think tank Eastarnational.
Salerno: La più grande infrastruttura della storia moderna
Prima di tutto i numeri. La via della seta del XXI secolo serve a dare sfogo a una potenza economica, quella della Repubblica Popolare, che solo lo scorso anno ha fatto registrare un’ulteriore crescita del Pil del 6,9% toccando quota 13.000 miliardi di dollari, con un volume complessivo di import/export pari a 4.280 miliardi di dollari, di cui 2.360 miliardi in export e 1.920 miliardi in import. Una dinamica che coinvolge in modo sempre più sostanziale l’Italia, tanto che nei primi 10 mesi del 2017 gli scambi commerciali Italia-Cina hanno raggiunto il miliardo di dollari, con una crescita del 24% rispetto al 2016.
“La Belt&Road Initiative – spiega il Cavaliere del Lavoro Ugo Salerno, amministratore delegato del Rina – rappresenta un’opportunità irrinunciabile per il nostro paese e per Genova e porta con sé una forte spinta per la ripresa economica. Genova può dare molto come punto di snodo tra il Mediterraneo e l’Europa centrale, non solo per la posizione geografica favorevole, ma anche per l’impegno già in atto nel costruire nuove infrastrutture strategiche e implementare tecnologie che rafforzino e accrescano il traffico del porto più attrezzato d’Italia. Gli imprenditori italiani devono essere protagonisti di questa iniziativa che rappresenterà il più grande progetto infrastrutturale globale della storia moderna”.
Novi: Non solo commercio, ma incontro tra culture
“Ma non siamo di fronte a una trasformazione solo materiale – sottolinea nell’introdurre i lavori il Presidente del Gruppo Ligure dei Cavalieri del Lavoro, Giovanni Novi – si profilano piuttosto opportunità enormi anche dal punto di vista sociale, culturale e umano”. Nella storia dell’umanità dove c’è stato il commercio c’è stata cultura, scambio di persone, esperienze e visioni del mondo.
Tra Terzo valico e Nodo ferroviario, Genova cambia volto
Parole riprese dal primo cittadino Marco Bucci, che elenca una serie di “lavori in corso” in grado di restituire alla città il nuovo ruolo di ingresso verso l’Europa. Terzo valico ferroviario, nodo ferroviario cittadino, la Gronda autostradale di Ponente, le opere di San Benigno, Lungomare Canepa e l’aeroporto per un totale di 12 miliardi di euro già investiti. “Genova si farà trovare pronta – afferma il sindaco – è in grado di stare al passo con i tempi e l’amministrazione comunale sarà un facilitatore per chi investe qui”.
Bri, già creati 180mila posti di lavoro
A rinforzare, se mai ce ne fosse bisogno, la sensazione che non solo Genova, la Liguria o il Nord Ovest, ma l’Italia intera si trovi ora nelle condizioni di giocare una partita fondamentale per il suo immediato futuro è Zhang Gang, del China Council for the Promotion of International Trade, delegato del Governo cinese per il progetto, che ricorda come parallelamente agli scambi commerciali, crescono anche gli investimenti cinesi all’estero, che lo scorso anno sono stati pari a 120 miliardi, mentre gli investimenti stranieri in Cina hanno raggiunto quota 135 miliardi di dollari. “Gli interscambi cinesi con i 60 Paesi coinvolti dalla nuova Via della Seta – aggiunge Gang – nel 2017 hanno raggiunto i 780 miliardi di dollari, e in quegli stessi paesi la Cina ha già investito 50 miliardi in nuove opere, tramite cui verranno creati 180.000 posti di lavoro”. Tra le numerosissime iniziative che compongono il macro-programma della Bri tra Asia, Africa ed Europa ce n’è già una che riguarda l’Italia e, sottolinea Gang, “è già diventata realtà”. “Lo scorso novembre è partito da Mortara il primo treno merci diretto in Cina, composto da 17 carri e 40 container, un collegamento destinato a svilupparsi e rafforzarsi nel tempo”.
Le condizioni: Portacontainer da 20mila Teus e treni da 750 metri
A indicare le condizioni sine qua non per assicurare allo scalo genovese un ruolo decisivo per l’ingresso delle merci in arrivo dal Far East e dirette nell’Europa centrale è il presidente dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale Paolo Emilio Signorini. Detta in soldoni: servono portacontainer e treni più grandi. “Oggi – spiega con franchezza Signorini – la rotta principale passa dal Nord Europa. E’ possibile riuscire a modificarla? Secondo me lo è, ma solo a determinate condizioni. Il nostro porto deve essere in grado di operare sulle portacontainer di ultima generazione da oltre 20.000 Teus e il sistema ferroviario deve poter far viaggiare treni lunghi 750 metri”.
Anche Marco Donati, General Manager di Cosco Shipping Lines Italy, joint-venture tra la genovese Cosulich e il gruppo marittimo cinese Cosco, è convinto che Genova possa diventare uno snodo della One Belt One Road: “Cosco ha investito nel porto del Pireo, dove il traffico è passato dai 600.000 Teus del 2010, anno del nostro ingresso, agli attuali 3,6 milioni di Teus, e da dove oggi partono 10 treni alla settimana per l’Europa centrale”. Se lo hanno fatto i greci, sostiene Donati, possiamo farlo anche in Italia, “a patto di completare gli investimenti infrastrutturali in corso senza ritardi, di ridurre l’impatto della burocrazia e di rendere più veloci ed efficienti le operazioni portuali”.
Gosso (Mercitalia): Puntiamo a raddoppiare il volume di affari
Se le opportunità sono epocali, non mancano tuttavia le criticità. Lo segnala nel suo intervento Marco Gosso, Ceo di Mercitalia, la divisione cargo del gruppo Ferrovie dello Stato. “La nuova Via della Seta può essere una grande opportunità, ma senza una strategia precisa potrebbe anche trasformarsi in una trappola”. “Siamo il primo operatore ferroviario italiano nel settore merci, il primo sulle direttrici transalpine e anche leader nel traffico da e per i porti italiani, con una quota dell’80%”. Da questa posizione di forza – sottolinea Gosso – Mercitalia intende partire per crescere ancora. Abbiamo un piano a lungo termine che punta a raddoppiare il nostro volume d’affari in 10 anni, passando da 1 a 2 miliardi di euro, e a consolidare una situazione strutturale di creazione di valore per il nostro azionista”. A testimoniare la grande fiducia nella Bri sono gli investimenti già in atto. “Abbiamo stanziato 1 miliardo di euro, di cui 400 milioni già spesi, per l’acquisto di nuovi carri, vagoni e per lo sviluppo dei terminal”, proprio in previsione delle nuove opportunità offerte dalla One Belt One Road. “Ma – avverte – dobbiamo stare attenti e definire bene il nostro ruolo. Il trasporto di container via treno tra Europa e Cina oggi costa ancora il doppio rispetto alla modalità marittima, nonostante le significative sovvenzioni pubbliche, e ci sono oggettive difficoltà operative”. Consapevole di questi ostacoli, Mercitalia punta comunque sulla Via della Seta e sul porto di Genova come gate di accesso. “Non vogliamo farlo da soli. Cerchiamo partner che condividano la nostra visione, che ci aiutino a equilibrare il traffico, oggi molto più sbilanciato verso l’export, e a migliorare i passaggi intermodali. L’operatore svizzero Hupac è certamente uno di questi”.
La sfida di Toti: Liguria porto speciale d’Italia
A chiudere i lavori il Presidente della Regione Lombardia Giovanni Toti, che partendo dalla prospettive aperte dalla Bri al sistema portuale ligure, lancia una sfida al Governo che verrà. “La prossima legislatura – dice – vari una legge speciale che riconosca la Liguria come porto d’Italia, con un’Autorità portuale unica da La Spezia a Savona, l’unico sistema portuale che può essere l’interfaccia della Via della Seta”.