L’assemblea generale del Gruppo Centrale e una interessante conversazione sul complesso momento politico attraversato dal nostro paese, impegnato in sfide che lo coinvolgono anche in vitali aspetti del suo patrimonio industriale e dell’economia nazionale, sono stati al centro dell’appuntamento mensile che ha visto i Cavalieri del Lavoro riuniti a Roma il 7 novembre scorso alla Casina Valadier.
L’assemblea, presieduta dal presidente Vittorio Di Paola, è stata aperta con i doverosi saluti al neo eletto presidente nazionale della Federazione, Maurizio Sella, ed i ringraziamenti a quello uscente Antonio D’Amato. La rotazione tra i Gruppi nella guida della Federazione costituisce un presupposto di grande valenza per la vita stessa della Federazione, che vede così alternarsi alla sua guida colleghi con esperienze imprenditoriali diverse maturate in settori disparati, nel rispetto della filosofia che ha ispirato sin dalla sua costituzione l’associazione dei Cavalieri del Lavoro.
Nel ringraziare il collega D’Amato per l’impegno prestato in questi anni, il presidente Di Paola ha assicurato al neo presidente Sella la più ampia e cordiale collaborazione anche in vista dei prossimi importanti appuntamenti, iniziando proprio dalla selezione dei nuovi candidati Cavalieri del Lavoro per il 2020. In tema di candidature si deve registrare anche una raccomandazione del Cavaliere del Lavoro Federico Grazioli che, in quanto presidente del Gruppo Agricolo, ha auspicato che siano tenuti in considerazione i candidati operativi in questo importante settore.
Un altro importante impegno, al quale sarà chiamato prossimamente il Gruppo Centrale, sarà l’organizzazione del convegno nazionale del 2021. Ad un apposito comitato saranno affidati il coordinamento delle attività organizzative ed il reperimento delle risorse relative agli impegni economici.
Il presidente Di Paola ha quindi sintetizzato le iniziative che hanno visto il Gruppo impegnato nel corso dell’anno, tra esse ha ricordato l’incontro dello scorso mese di giugno con i neo Cavalieri del Lavoro entrati nel Gruppo: Matilde Bernabei, Ugo Brachetti Peretti, Aurelio Regina, Carlo Giulietti e Costanza Musso. Il Presidente ha anche sottolineato il successo riscosso dal workshop alla Valagro di Atessa, dove gli studenti delle scuole medie superiori del Lazio, Abruzzo, Umbria e Marche aspiranti candidati Alfieri del Lavoro, sono stati cordialmente accolti nel maggio scorso dal Cavaliere del Lavoro Giuseppe Natale. Un accenno ha rivolto anche all’incontro promosso dal Cavaliere del Lavoro Paolo Pizzarotti, che aderisce al Gruppo Centrale, con i colleghi produttori di pregiate marche di vino provenienti da tutta l’Italia.
Ha concluso l’assemblea la parte dedicata all’esame ed alla approvazione all’unanimità del rendiconto finanziario per il 2018 stilato dal tesoriere Giancarlo Giannini. I Cavalieri del Lavoro hanno apprezzato la puntuale rendicontazione e si sono complimentati con il collega Giannini per il lavoro svolto, che evidenzia un risultato finale positivo per il 2018.
In chiusura l’assemblea ha rinnovato per un triennio il mandato del vice presidente Giampietro Nattino e del consigliere Ercole Pietro Pellicanò, esprimendo apprezzamento per il lavoro svolto.
In apertura dei lavori il Presidente ha chiesto ai colleghi un minuto di raccoglimento in ricordo del collega Paolo Ferrari e del dott. Giandomenico Ghella amico di lunga data dei Cavalieri del Lavoro, scomparsi recentemente.
La stabilità politica è un requisito fondamentale per l’economia di un paese.
Qual è il quadro generale dell’Italia dopo una estate che ha visto un repentino ed imprevedibile cambio di governo? In quale modo il problema Ilva, il più rilevante ma non il solo del sistema industriale italiano considerando l’Alitalia, la prossima fusione FGA/Peugeot, il ruolo dei Concessionari e le implicazioni di Progetto Italia, può impattare sulla stabilità del governo?
È questa la domanda che il presidente Vittorio Di Paola ha posto al giornalista Claudio Cerasa, direttore de Il Foglio, giornale di opinione che ha conquistato autorevolezza crescente tra i quotidiani nazionali, presenti l’Editore nella persona del Cavaliere del Lavoro Valter Mainetti e l’A. D. Ilaria Fasano.
In Italia ed in Europa, ha osservato Cerasa nella sua analisi, oggi il tema di fondo è che i campioni della “chiusura” hanno un volto preciso (vedi Trump negli Usa o Salvini in Europa) mentre “l’apertura” non ha leaders di riferimento, se si esclude forse Macron. In Italia e in Europa non esiste nessuno in grado di contrapporsi al sovranismo anche se in realtà esiste una galassia enorme, ma solo dal punto di vista algebrico. Nel nostro paese permangono evidenti elementi di instabilità, con un governo che pur nato per una causa giusta, per una molteplicità di ragioni, appare inadeguato e talvolta inaffidabile.
In Italia il fatto che un partito come quello dei 5 Stelle continui a cambiare di continuo le proprie idee, prosegue Cerasa, partendo da posizioni estreme, quali quelle anti euro, anti vaccini, anti Europa, anti tutto, dimostra che quando si coltiva un demone poi non si riesce più a dominarlo. Ora sembra che i due presunti leader politici italiani Di Maio e Salvini stiano capendo almeno che il mondo sta cambiando sotto la spinta delle tecnologie e delle nuove tendenze negli Usa e che il mondo ha le sue regole alle quali bisognerà in qualche modo adeguarsi. Di Maio sembra forse averlo in parte capito, Salvini meno. Staremo a vedere.
Dove andrà l’Italia nei prossimi mesi? Difficile a dirsi. Certo che il caso Ilva ha segnato molto questo governo che non sembra avere lunga vita. Forse ci si inventerà qualcosa sull’esempio di quanto avvenuto in passato, per arrivare almeno all’elezione del prossimo Presidente della Repubblica.
Una analoga domanda era stata formulata, prima delle elezioni europee, a Franco Bernabè, presente all’incontro, che ha osservato come, dopo il clamoroso autogol ferragostano, che ci ha fatto passare da un governo giallo verde ad uno come quello attuale rosso giallo, l’attuale situazione presenta certamente caratteristiche di grave instabilità, alle quali si sono aggiunti il ritorno alla ribalta di Matteo Renzi e ora il problema dell’Ilva.
Cogliendo infine una provocazione di Francesco Casoli, che ha posto il dilemma “Non è che, al di la del continuo parlarsi addosso, abbiano ragione Salvini e Farage, gli unici in grado di interpretare il sentire dei cittadini?”, il direttore Cerasa ha replicato che tutto al più forse i due politici si sono posti domande giuste alle quali danno risposte sbagliate.