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I PREFERITI di “Marino Infinito” | Civiltà del Lavoro 1/2024

11.06.2024

Articolo pubblicato nella rivista n.1/2024 di Civiltà del Lavoro

 

A chiudere il percorso espositivo un ritratto fotografico di Marino Golinelli firmato da Giovanni Bortolani: “2065, il futuro è qui”. Eccolo, il futuro: Marino Golinelli, imprenditore, scienziato, filantropo, collezionista. Anche se il Cavaliere del Lavoro all’appellativo “collezionista” ha sempre preferito quello di “ricercatore”, una parola che meglio mette in luce l’importanza dell’arte come chiave per decifrare il mondo. Quaranta opere della sua collezione sono ora in mostra presso la sua “creatura” più preziosa, la Fondazione Golinelli, che rende omaggio al fondatore offrendo al pubblico la possibilità di ammirare dipinti, serigrafie, installazioni, fotografie di artisti di fama internazionale. Si tratta del “Capitolo I”, in esposizione fino al 2 giugno 2024 al Centro Arti e Scienze di Bologna.
I lavori esposti rispecchiano il dialogo intenso fra arte e scienza che Golinelli ha saputo tenere insieme con uno sguardo sempre rivolto al futuro. La sua personalità po­liedrica, la multiforme curiosità scientifica, la sua instan­cabile passione per l’arte, concepita come uno strumento privilegiato per comprendere la realtà, lo hanno spinto ad acquisire, nell’arco di trent’anni insieme alla moglie Paola, opere in ogni angolo del mondo: dall’Africa all’A­sia, passando per le grandi capitali dell’arte contempo­ranea, da Francoforte a Basilea, da New York a Mumbai. Nominato Cavaliere del Lavoro nel 1979, è stato un con­vinto sostenitore che il binomio tra arte e scienza fosse d’ispirazione per arrivare a una visione olistica dell’es­sere umano, capace di dare una risposta ai perché fon­damentali e universali della nostra vita. Ha sempre cre­duto che il futuro è nelle mani delle nuove generazioni e che gli adulti hanno la responsabilità di preparare i gio­vani ad anticipare e decifrare le sfide che li attendono: “I giovani di oggi, anche quelli che ospitiamo dentro al nostro Opificio – dichiarò in un’intervista – sono gli uo­mini creatori di domani e qui facciamo in modo che lo capiscano presto e che si preparino a diventarlo fin da ora. Il futuro inizia ogni giorno”.

DA MALEVICH A HOCKNEY
Adottando un approccio multidisciplinare e multiculturale Golinelli ha dato vita ad un corpus di oltre 700 opere, ca­pace di coniugare una visione globale e locale del mondo. In mostra dai maestri delle avanguardie del Novecento, Giacomo Balla e Kazimir Malevich, agli artisti più rilevanti dell’arte contemporanea internazionale, come David Hock­ney, Tony Oursler, John Baldessari, Lucy e Jorge Orta, Ro­nald Ventura, Bjarne Melgaard, Warren lsensee, Terence Koh, Chen Ke, Sandeep Mikherjee, Alfred Haberpointner. Da alcuni esponenti di spicco del panorama artistico ita­liano, come Emilio lsgrò, Nicola Samorì, Alberto Di Fabio, Loris Cecchini, Giorgio Celiberti, Davide Nido, Giuseppe Santomaso, alla fotografia, con opere di Candida Hofer, Maurizio Galimberti e Giovanni Bortolani.

40 OPERE IN 5 TAPPE
L’esposizione si articola in cinque tappe: Dall’idea alla materia; Dall’Idea all’oggetto; Da ieri a domani; La fun­zione e la sua negazione; Proiettare il presente nel futu­ro. Dall’idea alla materia.
La prima sezione – una sorta di anticamera che proietta il visitatore nel percorso espositivo – si apre con lnterior Projection #13 (2014) di Paolo Cavinato, artista manto­vano che ha raggiunto la notorietà internazionale grazie a opere (installazioni, dipinti e disegni) incentrate sul ri­gore prospettico, lo scambio di sguardi e di punti di vi­sta, la relazione tra finito e infinito. I suoi progetti ce­lano, al di là di un ordine di stampo classico – derivante dagli studi in architettura, cinema e scenografia – il per­durare di movimenti nascosti. La prospettiva è al centro anche degli scatti di Candida Hofer, una delle maggiori esponenti della fotografia oggettiva tedesca.

DALL’IDEA ALL’OGGETTO
La seconda sezione della mostra, che tiene insieme po­etiche artistiche eterogenee, sfida la definizione di pro­getto, in relazione ai concetti di funzione e funzionalità.
Protagoniste sono le opere di due maestri delle avan­guardie novecentesche: la serigrafia a colori “Progetto per piano da tavolo” (1920) e la scultura di terracotta “Grande linea di velocità” (1922), firmate dal futurista Giacomo Balla, e “Dynamischer Suprematismus n. 57” (1916) opera di Kazimir Malevich padre del Supremati­smo. A queste si affiancano due dipinti di Andreas Hil­debrandt, Materiai e Erzberg (2008): l’artista tedesco, nato a Dresda nel 1973, combina figure umane, archi­tetture e forme geometriche dando vita a paesaggi in cui il segno dell’intervento umano – e il gesto pittorico dell’artista – è sempre evidente. La sezione si chiude con “Senza Titolo” (2003) di John Baldessari, pittore, foto­grafo, architetto e perfomer, scomparso nel 2020. L’o­pera è composta da due moduli di carta da parati che isolano e affiancano elementi apparentemente dissimili (un naso e dei popcorn, delle lampadine e delle patate) per creare inedite relazioni visive formali.

MARINO INFINITO
La terza sezione restituisce la varietà di interessi, l’eclet­ticità e la visione del mondo – perennemente proiettata al futuro – di Marino Golinelli. In mostra due ritratti foto grafici, “Golinelli e Orso Portale” (2015) e “Marino Infini­to” (2018), del fotografo e visual artist Giovanni Bortolani. A Marino e Paola è dedicato il mosaico fotografico rea­lizzato con 40 polaroid a colori di Maurizio Galimberti. I suoi scatti hanno ritratto divi del cinema e famosi perso­naggi del mondo dello spettacolo come Lady Gaga, John­ny Depp, Carla Fracci, e qui rende omaggio, con un’ope­ra tenera e delicata, ai coniugi Golinelli. Il quarto settore della mostra ospita artisti che affrontano e confutano la definizione di funzione. Con “Formiche italiane” (1994) e “Aristotele” (2002), Emilio lsgrò, artista concettuale e pittore. La maestosa installazione Orta Water – Purifica­tion Station (2005) del duo Lucy+Jorge Orta, traghetta i visitatori nel cuore della mostra, in quella che costitui­sce una summa delle ricerche artistiche presentate dalla mostra. Una grande barca, con un sistema simbolico di raccolta, filtraggio e purificazione delle acque, ci ricorda che l’accesso alle fonti di acqua potabile e l’inquinamento dei bacini idrici sono un problema serio: l’acqua è un be­ne primario, che dobbiamo condividere con tutti gli esse­ri umani e con le altre forme di vita. A chiudere la mostra, come dicevamo, il ritratto fotografico di Marino Golinelli, un uomo che abitava il domani.

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