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Sostenibilità, cambio di paradigma per le imprese. Il caso Dani

11.04.2018

di Giancarlo Dani

Articolo pubblicato su Civiltà del Lavoro 1/2018

Ho vissuto la mia vita professionale interamente in conceria. Un’industria che nel corso degli ultimi 50 anni si è evoluta fino a divenire uno dei simboli del made in Italy. Oggi il settore conciario italiano rappresenta il 65% della produzione europea e il 19% di quella mondiale. La conceria è un compendio di manualità artigianale e tecnologia industriale capace di prendere tra le mani un sottoprodotto dell’industria alimentare e trasformarlo in un prodotto unico, la cui eleganza e duttilità consentono di dare forma alle idee più ardite di stilisti e designer o di abbellire gli interni delle auto più prestigiose.
Le pelli grezze provenienti dai macelli sono infatti tra­sformate in pelli finite che divengono elemento caratte­rizzante di scarpe, borse, divani, giubbotti e interni auto.

L’AZIENDA
Siamo nati quasi 70 anni fa nel sottoscala della casa di famiglia e siamo diventati quella che studiosi ed esperti definiscono una “multinazionale tascabile”: 1.200 dipen­denti, da oltre 20 nazioni, 170.000.000 euro di fatturato, di cui l’80% all’esportazione, così distribuito per destina­zione merceologica delle pelli:

  • Automotive: 45%
  • Arredamento: 35%
  • Calzatura / Pelletteria: 15%
  • Information Technology: 7%

Tre sedi produttive in Italia, ad Arzignano (Vicenza), dove trasformiamo le pelli grezze in pelli finite, tre stabilimenti all’estero per le operazioni di taglio-cucito delle pelli per il settore automotive, due sedi commerciali negli Stati Uni­ti e in Cina e tre showroom a New York, Shanghai e Ar­zignano. Dimensioni che richiedono di adottare una pro­spettiva globale nella gestione d’impresa, di confrontarci quotidianamente con contesti socio-economici e politico-istituzionali complessi e mutevoli, di affrontare consape­volmente il tema della sostenibilità.

LA NOSTRA IDEA DI SOSTENIBILITÀ
La sostenibilità implica un cambio di paradigma, del mo­dello di riferimento in cui si collocano le scelte azienda­li di fondo. Alle imprese è chiesto di essere protagoniste dello svi­luppo sostenibile, vale a dire un modello di crescita in cui coesistono e cercano di alimentarsi reciprocamente red­ditività degli investimenti, inclusione sociale e territoria­le, salvaguardia delle risorse naturali.

Una visione che richiede all’impresa di scoprirsi o, meglio, riscoprirsi attore sociale a tutto tondo. Protagonista dello sviluppo economico, sociale, culturale ed etico di una so­cietà, di un territorio. Non una visione naif della gestione d’impresa, quanto un approccio consapevole e strutturato per favorire la soprav­vivenza e lo sviluppo nel lungo termine. Un’idea di impresa coerente con storia e struttura dell’in­dustria italiana, dei suoi distretti, delle sue piccole e gran­di imprese familiari.

UN VIAGGIO CONDIVISO
La sostenibilità diventa così un viaggio, un percorso da condividere con gli altri. Singole persone, imprese, istitu­zioni pubbliche, i cosiddetti “stakeholder”; vale a dire co­loro che sono in grado di influire sulla capacità della Dani di raggiungere i propri obiettivi e che, a loro volta, pos­sono dipendere dalla Dani nel raggiungimento dei loro.
Identificazione, mappatura strutturata e analisi degli sta­keholder sono state e tuttora sono attività importanti per capire i rapporti di reciproca interdipendenza tra la Da­ni e i suoi interlocutori e, di conseguenza, immaginare e organizzare le iniziative più appropriate. Nel seguito un esempio della nostra prima mappatura degli stakeholder che ci ha aiutato a cogliere l’entità e la varietà del siste­ma di relazioni della Dani.

ASCOLTARE CHI VIAGGIA CON NOI
A una accresciuta capacità di cogliere l’insieme di rela­zioni in cui siamo immersi, abbiamo associato la voglia di comprendere meglio le esigenze dei nostri stakehol­der, cercando di sfruttare tutte le occasioni di interazione. Lo scorso novembre abbiamo ospitato l’evento di aper­tura di “Open Factory” 2017, il più importante evento di turismo industriale delle Venezie, nel corso del quale le aziende raccontano se stesse, la loro storia e i loro segreti. In quell’occasione, mediante un semplice questionario, quasi 250 visitatori ci hanno espresso le loro aspettative nei confronti della conceria. I risultati ci hanno consentito:

  • di ricondurre a sistema una serie di iniziative con il mon­do della scuola e con le pubbliche amministrazioni;
  • di individuare alcune iniziative nei confronti della scuola e delle comunità che vivono nel nostro territorio.

Anche i questionari ai clienti assumono una valenza diversa. Non più un adempimento previsto dai sistemi di gestione, ma un’occasione per indirizzare meglio le nostre iniziative. Dall’ultimo questionario in materia di sostenibilità emer­ge la crescente rilevanza strategica della sostenibilità per i nostri clienti.

AGIRE PER ESSERE CREDIBILI
Guardando alle cose fatte in questi anni, emerge netta­mente il nostro dna, centrato sul fare, senza comunque trascurare la pianificazione e organizzazione aziendale. Abbiamo lavorato con impegno per realizzare, abbiamo imparato dai nostri errori, ci siamo espressi ed esposti in prima persona, siamo cresciuti. Abbiamo investito nelle certificazioni ambientali di pro­dotto (Leather from Italy, Carbon Footprint, Environmen­tal Product Declaration, Blaue Engel, Golden M), quale strumento per una comunicazione trasparente, credibile e verificata da enti terzi indipendenti.
Abbiamo affiancato la realizzazione di sistemi di gestione per la sicurezza dei lavoratori e la protezione dell’ambiente con l’intento di introdurre modelli organizzativi in linea con gli standard internazionali più avanzati (ISO 14001:2015 e BS-OHSAS 18001:2007). La ricerca per ridurre il consu­mo di risorse, valorizzare i sottoprodotti conciari e svilup­pare nuove tecnologie di processo ci ha visti protagonisti nel ruolo di coordinatori del progetto europeo “greenLI­FE”. Progetto che ha coinvolto cinque aziende della filiera della concia, convinte che solo un approccio che traguar­dando i cancelli aziendali consentisse di affrontare le sfi­de poste dal progetto. E infine il codice etico aziendale, il bilancio di sostenibilità che pubblichiamo dal 2015 per dare conto in modo strutturato e trasparente delle nostre iniziative e la formazione del personale, la vera e unica risorsa senza limiti di cui dispone un’azienda.
Nel solo 2017 abbiamo realizzato 7mila ore di formazione in materia di sicurezza e ambiente per trasmettere con­cretamente la volontà aziendale di evolvere.

DOVE MIGLIORARE
Il nostro cammino continua. Tante le cose da fare, tra cui:

  • inserire in modo strutturato tutte e tre le dimensioni del­la sostenibilità nei processi strategici;
  • ampliare la portata dei nostri sistemi di valutazione e sviluppo del personale per considerare non solo aspetti economici, ma anche ambientali e sociali;
  • migliorare la capacità di utilizzare il bilancio di sostenibi­lità ed il sistema informativo ad esso associato nelle atti­vità di pianificazione e organizzazione d’impresa.

Insomma, non c’è da adagiarsi.

ALCUNE RIFLESSIONI FINALI
Sono orgoglioso di quanto la Dani ha fatto in questi anni, siamo stati pionieri. Ce lo riconoscono in tanti. Non so­no mancati dubbi e incertezze sulla validità del percorso intrapreso. Abbiamo tirato dritto e siamo contenti della scelta effettuata. Oggi le multinazionali dell’auto vedono in Dani un’impresa a rischio ridotto, aspetto di estrema rilevanza all’interno di filiere transnazionali estremamen­te articolate e complesse.

Alcuni grandi clienti si stanno avvicinando a Dani parten­do dal nostro impegno in materia di gestione sostenibi­le. Stilisti, designer e architetti sempre più indirizzano le loro scelte sulle linee di prodotto maggiormente attente all’ambiente. Siamo percepiti come un interlocutore credi­bile, affidabile, con cui è possibile impostare una relazione a lungo termine. Questo penso sia il lascito fondamentale della sostenibilità in azienda: la base per costruire e ali­mentare rapporti duraturi con tutti i nostri stakeholder.


Giancarlo Dani è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2014. Ha sviluppato l’azienda di famiglia produttrice di pelli pregiate di alta qualità tutta italiana. Il Gruppo Dani ha circa 1.000 dipendenti ed esporta l’80% della produzione.

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