Arte, musica, teatro, danza e cinema trasformano il cantiere in un palcoscenico aperto alla città. Uno spettacolo nello spettacolo, dove installazioni, sfilate di moda,
visite didattiche e workshop fotografici diventano un’occasione per seguire lo sviluppo evolutivo dei lavori rendendo il cantiere un innovativo luogo di promozione culturale e di spettacolo. Succede a Milano con “Cantiere-evento”, il progetto ideato e curato dalla Fondazione Gianfranco Dioguardi negli spazi del Teatro Lirico Giorgio Gaber, che dal settembre dello scorso anno è tornato a vivere, sin dalla fase cantieristica e prima ancora della conclusione dei lavori, sviluppando attività di apprendimento e di socialità per i cittadini.
L’iniziativa, avviata sotto la direzione scientifica e culturale di Gianfranco Dioguardi, presidente onorario dell’omonima fondazione e Cavaliere del Lavoro, nasce per contrastare il disagio che un cantiere edile, di restauro o di nuova costruzione comporta, rendendolo un momento di conoscenza, valorizzazione e divulgazione storica, tecnica e artistica di particolare valore culturale, orientato verso la comunità.
“Propongo – spiega Dioguardi – una diversa concezione dei cantieri edili che nella città si aprono per realizzare nuovi fabbricati, nuove infrastrutture. Le imprese modificano il contesto ambientale, creando vere e proprie ferite nel territorio. Tutto ciò va trasformato in un’opportunità da utilizzare per instaurare un processo di comunicazione continua fra impresa, enti, committenti, ambiente circostante,
rendendo il cantiere un evento straordinario, dunque un ‘avvenimento’ grazie al quale far conoscere a tutti coloro che vivono sul territorio interessato ciò che si sta
realizzando e le sue finalità, trasformando il cantiere in uno strumento di comunicazione al servizio dell’ambiente e della collettività”.
Le modalità di intervento traggono ispirazione da un procedimento denominato “Laboratorio Restauro Nuovo Sostenibile”, descritto da Dioguardi nel volume “Nouvelle Alliance pour le Troisieme Millenaire” edito in Francia nel 2016 da Hermann (pubblicato in Italia per FrancoAngeli, Milano, 2014), dove si propone una “Italian way of doing restoration”, nel più generale contesto del made in Italy
esportabile all’estero, caratterizzato da una forte componente culturale.
La peculiarità del processo risiede nell’associare all’azione del costruire una forte attività di comunicazione, di formazione e di integrazione sociale per tutta la sua durata. Per trasformare un evento disagevole per la collettività in opportunità di conoscenza è, infatti, necessario agevolare la comprensione da parte dei cittadini del passaggio dal disegno alla realtà, avvicinandoli alle tecniche costruttive e consentendo loro di visualizzare le operazioni in corso. La prima sperimentazione di questa filosofia imprenditoriale si è avuta in Francia nel 1993, in occasione della realizzazione, da parte del Gruppo Dioguardi Costruzioni, del parcheggio interrato sulla storica piazza dei “Célestins” a Lione.
A questa prima esecuzione ne sono seguite altre, sempre in Francia: nel 1994 è la volta del “Chantier événement pour la Résidence d’Arvigny” dove, in occasione della realizzazione di un nuovo complesso residenziale a Nancy, furono protagoniste le scuole del quartiere e gli studenti vennero invitati a realizzare opere di pittura murale sulla recinzione del cantiere, seguiti da artisti-writer. La recinzione divenne un elemento di unione e non di separazione, nonché elemento temporaneo di riqualificazione ambientale.
Successivamente, nel 1996, il cantiere-evento “Saint-Joseph chantier événement” di Parigi, realizzato in occasione della ristrutturazione di un ospedale, vide il coinvolgimento del personale medico e ospedaliero nel processo di trasformazione del luogo di lavoro. Quindi, un metodo italiano esportato e sperimentato in Francia che adesso sarà presente fino al 30 giugno anche a Milano. “A partire dal Teatro Lirico di Milano – racconta Francesco Maggiore, presidente della Fondazione Dioguardi – il progetto intende elaborare un vasto programma per la rigenerazione
delle aree urbane degradate. Stimolando una nuova partecipazione consapevole dei cittadini, vogliamo instaurare l’antica dignità di ‘quartieri’ per la diffusione di
una cultura urbana tale da valorizzare le periferie come luoghi tipici per un nuovo sviluppo qualitativo delle città”.
Articolo pubblicato su Civiltà del Lavoro n.2/2018