Articolo pubblicato nella rivista n.6/2023 di Civiltà del Lavoro
Entra nell’azienda di famiglia nel 1999, per assumernene le redini nel 2002. Oggi Enercom serve oltre 185.000 utenze, rispetto alle 100.000 del 2002, e conta 35 punti vendita a marchio nel Nord Italia e otto centrali idroelettriche. Ci racconta i suoi primi passi e le tappe principali del suo percorso imprenditoriale?
Il mio ingresso in azienda è stato graduale. Non mi è stato possibile, in quel momento, vivere esperienze in realtà diverse per una pura questione di tempo, perciò ho ricoperto, certamente con tempistiche accelerate, ruoli diversi nell’ambito amministrativo e operativo. Ciò mi ha permesso da un lato di capire cosa significasse l’impegno costante in mansioni talvolta ripetitive, dall’altro di comprendere il “mestiere” e di riuscire successivamente a relazionarmi con i collaboratori avendo ben presente la quotidianità di ciascuno. Al tempo stesso, ho continuato a seguire mio padre sia nelle sue attività all’interno dell’azienda sia nei momenti di relazione con l’esterno, così da iniziare a comprendere tutte le diverse prospettive.
Il suo settore è quello che ha più risentito della recente crisi energetica e del cambio delle abitudini di consumo. Dal suo osservatorio privilegiato, che idea si è fatta?
Come Paese, abbiamo trascorso momenti davvero delicati, che forse non tutti sono riusciti a percepire. Ciò non solo per la difficoltà di approvvigionamento delle commodity, legata alle vicende belliche in Russia e Ucraina, ma anche per scelte operate dal Governo centrale, forse senza che vi fosse una conoscenza approfondita delle regole e delle relazioni alla base del sistema energetico del Paese. A mio avviso manca da tempo, del resto, un piano energetico, una politica energetica con una visione di medio e lungo periodo, necessari per un mercato come il nostro, nel quale gli investimenti per le infrastrutture evidentemente sono ingenti e richiedono certezze e stabilità. Non possiamo dire oggi che tutto sia superato. È cambiato lo scenario, certamente, ma la vulnerabilità resta, pur legata a fattori diversi.
La sua attenzione al capitale umano è testimoniata dalla nascita di Enercom Academy. Quali i percorsi di formazione attivati e quante le ore di aula erogate?
Crediamo molto nella formazione, nella crescita nostra e dei nostri collaboratori come persone e come professionisti. Questo ci ha portati a individuare uno strumento come la Academy, dove le persone possano ritrovare e scegliere percorsi formativi pensati su misura. Nell’ultimo triennio, per esempio, abbiamo erogato 16.200 ore di formazione, con un numero di ore medie per genere di 20 per le donne e di 18,9 per gli uomini. Gli ambiti formativi sono stati diversi: manageriale (8,2%), specialistica (47,5%), salute e sicurezza (7,2%), lingue (17,8%), soft skills (19,4%). In media, sono state dedicate alla formazione obbligatoria 14 ore, cui occorre aggiungere 1,08 ore medie di formazione non obbligatoria.
Quali aspetti le piacciono maggiormente del suo lavoro?
Apprezzo molto il lavoro di squadra, il confronto costante tra persone con profili diversi. Lavorare per il raggiungimento di un obiettivo comune e crescere insieme è ciò che più mi appaga. Vedere riconosciuti sia il nostro pragmatismo sia il rispetto totale per gli altri è la mia soddisfazione principale. Anche nell’impegno in questo lavoro quotidiano si concretizza la crescita individuale di ciascuno.
Può descriverci l’emozione che ha provato quando è stata insignita dell’onorificenza di Cavaliere del Lavoro?
Quando sono venuta a conoscenza della nomina, ero incredula. Mi sono presa qualche minuto per riflettere. Ho ripensato a tutto il percorso compiuto, che rimane troppo spesso un bagaglio personale e silenzioso che non sempre ho riconsiderato nella giusta prospettiva. Subito dopo ho voluto condividere questa emozione con la mia famiglia, con mia mamma e mia sorella e con mio marito e i miei figli. È, in tutti sensi, un riconoscimento “collettivo”. È stato ottenuto anche grazie al lavoro di tutti i miei collaboratori e della mia famiglia, che ha sempre creduto in me, mi ha sempre sostenuta e ha condiviso le mie scelte.
Da ultimo, ho capito che non è un traguardo, ma è una responsabilità. Noi Cavalieri del Lavoro abbiamo il compito di divulgare e sostenere valori importanti di impegno, responsabilità ed etica tanto nel lavoro quanto nella società tutta.