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INNOVAZIONE IN NATURA | Civiltà del Lavoro 4-5/2024

02.02.2025

Il settore agricolo è uno di quelli maggiormente interessati dal cambiamento climatico e al tempo stesso dall’innovazione, che dovrà soddisfare la domanda di una popolazione mondiale crescente in un regime di risorse probabilmente più scarse. Per fare il punto sulla situazione, abbiamo intervistato Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura ed eletto alla guida del Copa, ovvero il Comitato delle organizzazioni professionali agricole della Comunità europea.

 

Lei è diventato presidente dell’associazione europea che raccoglie 22 milioni di imprenditori. Quali sono gli obiettivi della sua presidenza?

L’elezione a presidente del Copa mi investe di una grande responsabilità. Il mio primo obiettivo è quello di rappresentare tutti gli agricoltori europei. Solo agendo come una realtà coesa, infatti, l’agricoltura dell’Unione potrà tornare ad essere forte e a competere con le grandi potenze mondiali, come gli Stati Uniti e la Repubblica Popolare Cinese. Le sfide che ci attendono sono importantissime: l’allargamento dell’Unione a nuovi Stati membri e la conseguente necessità di un budget più ampio per il comparto; una riforma della Pac (Politica agricola comune) che sia profonda e urgente, per difendere la sostenibilità non solo ambientale ma anche economica del settore; la tutela del reddito degli agricoltori e della reciprocità degli standard di qualità e sicurezza (quelli europei sono tra i migliori al mondo); azioni di contrasto sempre più efficaci al cambiamento climatico; una comunicazione basata sulle evidenze scientifiche e sulla corretta e trasparente informazione ai consumatori.

Questo è il momento per costruire l’agricoltura del futuro e noi non possiamo tirarci indietro perché la posta in gioco è molto alta: ne va della sicurezza alimentare di una popolazione mondiale che raggiungerà la quota di dieci miliardi di persone.

 

L’agricoltura ha di fronte diverse sfide: continuare ad aumentare la produzione in quantità e qualità, partecipare alla lotta al cambiamento climatico e utilizzare le nuove tecnologie. Sono sfide che si possono vincere insieme? Come far sì che anche le piccole aziende agricole siano in grado di utilizzare le innovazioni?

Certamente. Al nostro fianco abbiamo un grande alleato: la digitalizzazione. Confagricoltura, già prima promotrice della riforma dell’agricoltura 4.0, oggi è in prima linea per arrivare a informatizzare un terzo del territo rio agricolo italiano.

La digital transformation, infatti, rappresenta la prima rivoluzione totalmente green del mondo agricolo, non inquinando e supportando il settore nel raggiungimento degli obiettivi di carbon neutrality. Abbiamo ideato uno strumento per supportare gli agricoltori in questa transizione, ormai non più rimandabile: Hubfarm. Si tratta di una piattaforma, facilmente accessibile da smartphone, che, avvalendosi dell’Intelligenza artificiale, analizza i dati raccolti dai sensori installati nei campi, fornendo previsioni meteorologiche sempre aggiornate, mappe di prescrizione, allarmi tempestivi nel caso qualcosa non vada secondo i piani, e contribuendo così a migliorare la capacità di risposta ad eventi critici.

Il nostro auspicio è che, oltre a uno strumento di accesso immediato ai servizi della Pubblica amministrazione, Hubfarm diventi un requisito per l’accesso alla finanza agevolata. Gli incentivi economici, infatti, rappresenta no un aspetto fondamentale, dal momento che le aziende investono molto in tecnologia e innovazioni. A nostro avviso, gli strumenti innovativi devono diventare accessibili per sempre più aziende e per questo gli imprendi tori devono essere supportati.

 

Che cosa chiedete alla nuova Commissione e al nuovo Parlamento europeo?

Chiediamo che l’agricoltura, uno dei pilastri sui quali è stata fondata l’Europa, torni ad essere centrale e strategica. Oggi meno dell’1% della somma dei Pil degli Stati membri viene destinato al settore primario. È evidente che serva un cambio di passo per riuscire ad affrontare le sfide che interessano il comparto con riflessi sull’intera società.

Come lei ha già sottolineato, l’agricoltura è diventato un terreno di sperimentazione di innumerevoli innovazioni, dalla genomica all’Intelligenza artificiale, dai droni alle tecniche di risparmio idrico, dall’agrivoltaico ai bio carburanti. Quali sono le innovazioni più promettenti? Tutte le innovazioni menzionate hanno un potenziale significativo per ridurre l’impronta ecologica del settore, mantenendo alti i livelli di produttività e la competitività nei mercati internazionali. Le Tea (tecniche di evoluzione assistita) rappresentano un valido alleato per rispondere al cambiamento climatico, riducendo l’uso di fitofarmaci e potenziando la resilienza delle colture.

Contemporaneamente le agroenergie sono un asset fondamentale per la circolarità dell’agricoltura. Le imprese agricole italiane, grazie al biogas e al fotovoltaico, contribuiscono per l’8,5% alla produzione di energia elettrica rinnovabile. Tuttavia abbiamo bisogno di norme snelle e chiare per sviluppare ulteriormente questo percorso.

 

In Italia c’è una certa diffidenza verso innovazioni come gli Ogm o la carne coltivata, che in altri paesi sono accettate e sviluppate: non corriamo il rischio di perde re delle opportunità?

Confagricoltura ha nel suo dna un’attitudine all’innova zione, puntando su scienza e ricerca. Continuiamo a sostenere l’importanza di ampliare gli orizzonti, con l’obiettivo di accelerare la transizione ecologica e di continuare a produrre cibo di qualità in quantità adeguate a una popolazione in crescita. Ci sono, però, dei valori sui quali non transigiamo: la sicurezza alimentare e la valorizza zione delle eccellenze dei nostri territori. Il nostro impegno, dunque, sta proprio nella salvaguardia di un giusto equilibrio tra tradizione e innovazione.

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