L’ultimo dei grandi artigiani-costruttori italiani di biciclette è un uomo oggi minuto ma con l’altezza dei suoi 92 anni in perfetta forma. Ricorda ogni data, ogni snodo, ogni fatica e ferita, ogni commozione. «Sono sempre stato un uomo innamorato», mi dice nella sua casa di Cambiago, qualche chilometro da Milano, che basta attraversare la strada e si entra in azienda. Lo dice tra racconti di lavoro, campioni e vittorie – tutti non ci stanno in una pagina di giornale – quando a un certo punto si ferma, mi guarda negli occhi e fa la sua sintesi. «Lavita è passionee amore, continuità e serietà. L’esperienza non ha un prezzo. E i successi arrivano passo dopo passo». Un’oretta prima, Ernesto Colnago stava ancora armeggiando con le chiavi delle porte de «La collezione» – più che un museo, uno spazio dell’anima, la sua, e della storia, di tutti noi – che già gli chiedevo di Tadej Pogacar, che in questi giorni al Giro d’Italia corre forte in sella a una bici con il suo marchio. Mi fa cenno con le mani: «Calma, si deve dare una calmata, sta andando fin troppo bene.