Un manifesto per la moda rigenerativa che favorisca un’industria a base biologica e circolare, inclusiva, con effetti positivi sul clima e sulla natura. E questo il next step della Smi-Sustainable markets initiative fashion task force di sua altezza reale il Principe di Galles, presieduta dall’imprenditore Federico Marchetti, che riunisce manager di importanti realtà, da Andrea Camerana, board director di Giorgio Armani, e Giuseppe Marsocci, vicedirettore generale del gruppo, a Gabriele Maggio, ad di Stella McCartney, da Riccardo Bellini, presidente e Ceo di Chloé, a Jonathan Akeroyd, ad di Burberry, fino ad Anne Pitcher, global managing director di Selfridges e ancora Riccardo Stefanelli, ceo di Brunello Cucinelli solo per citarne alcuni.
Dopo la creazione di un passaporto digitale per i prodotti presentato al G20 di Roma (vedere MFF del 2 novembre 2011), oggi la task force muove il next step rivolgendosi alle aziende a monte della catena fashion, avvalendosi del supporto della Circular bioeconomy alliance guidata dallo scienziato Marc Palahi.
La moda rigenerativa consiste nell’affrontare in modo olistico la crisi climatica e la biodiversità generando prosperità equa e inclusiva lungo le sue catene del valore. Allo stesso tempo, si impegna a sostenere le comunità locali e indigene responsabili della creazione di territori rigenerativi. Il primo progetto concreto sarà l’Himalayan regenerative fashion living lab.
L’iniziativa himalayana si basa su un investimento da un milione di euro con l’obiettivo di restaurare i territori degradati, di recupere le competenze tradizionali dell’artigianato tessile al fine di migliorare le economie locali basate su cashmere, cotone e seta. 11 tutto affrontando al contempo le sfide globali legate al cambiamento climatico e alla perdita di biodiversità. Il lavoro inizierà il mese prossimo con l’aiuto sul campo di Reforest’Action e della Fondazione Balipara. In attesa dell’annuncio di nuove iniziative create su misura per i singoli marchi, come ha spiegato a MFF lo stesso Federico Marchetti.
Come nasce il manifesto?
Un anno fa per richiesta del Principe Carlo ho cominciato a mettere insieme e a guidare una task force sul fashion. Ho riunito brand, retailer e società tech con due obiettivi definiti, che derivavano dalla mia visione del futuro della moda. P primo, che si rivolge ai clienti finali, era dare loro più informazioni sui prodotti fornendo un passaporto digitale. 11 secondo obiettivo era abbracciare progressivamente il percorso rigenerativo che si trova a monte della catena. Andando cosi a toccare i due estremi del valore della moda, a monte e a valle. Estremi che nella mia visione probabilmente si potranno integrare in un futuro.
Cosa prevede il progetto?
Un impegno di tutti i brand ad abbracciare progressivamente il percorso rigenerativo dei materiali. Per questo abbiamo coinvolto lo scienziato Marc Palahi, direttore dell’Istituto forestale europeo e presidente della Circular bioeconomy alliance, nell’ottica di creare un percorso innovativo nel settore della moda. E per dimostrare il nostro impegno concreto, il mio molo di imprenditore tech e gestore dell’innovazione mi ha spinto a mettere a terra il primo progetto per rigenerare tutti i territori degradati dell’Himalaya allo scopo di produrre seta, cotone e cashmere in un’ottica rigenerativa e dare alle popolazioni locali un molo e un lavoro, perché saranno parte integrante di questa iniziativa pilota.
Ne arriveranno altre?
Sarà la prima di una lunga serie. A maggio ci saranno comunicazioni su cosa concretamente si sta realizzando con il manifesto, sui progressi che saranno guidati dai marchi che prenderanno in mano tutto. Stiamo cercando di intervenire in maniera tailor made anche in base alle esigenze dei singoli brand, di dove stanno lavorando. Questa è una task force rivolta a ottenere risultati concreti e ciò mi rende felice di esserne a capo. Tutti i membri sono fortemente motivati e sono leader visionari loro stessi. Non dovevo convincere nessuno a tracciare il futuro della moda sostenibile.
Una coesione che avete dimostrato lanciando anche il passaporto digitale…
Se penso che, pochi giorni fa, la Commissione Ue ha lanciato il passaporto digitale per il tessile, siamo stati orgogliosi di aver anticipato i tempi. Siamo in una fase di implementazione attraverso una commi tee guidata da Riccado Bellini di Chloé. Come privati, abbiamo anticipato il pubblico mostrando loro una strada, facendo da apripista.
Come si sta muovendo la moda nell’ambito della sostenibilità?
Sono presidente di questa task force e ne sono onorato perché l’investitura arriva da una persona autentica come il Principe Carlo che da 50 anni parla di sostenibilità. Non avrei mai pensato di diventare il suo consigliere e sono molto onorato di far parte di una task force di visionari. Nella moda questo spirito di innovazione non è così comune e sono felice di far parte di un gruppo che vuole condividere il percorso verso la sostenibilità. Abbiamo raggiunto traguardi oltre ogni più rosea aspettativa . È una fase nuova della mia vita a servizio della moda, con cui ho lavorato tanto, e del pianeta.
Ha ricevuto tanto e sta restituendo molto alla moda…
Ho dato, ricevuto e sto continuando a dare. Nel `99ho iniziato a parlare del digitale. Ora è parte integrante di tutti i brand della moda e la stragrande maggioranza degli italiani ha messo un piede nel settore con me. Ora mi sento di essere di nuovo un qualcuno che sta cercando di dare una mano a tutti, individuando la strada maestra e mettendo a servizio l’innovazione e la tecnologia la differenza è che prima lo facevo per un’ azienda e ora, pro bono, per il bene di tutti e del pianeta.
Articolo pubblicato il 20 Aprile 2022 da MF fashion