Dopo un lungo periodo di congiuntura economica particolarmente debole, per l’Italia possiamo finalmente parlare di ripresa. I principali indicatori economici concordemente indicano l’inversione di tendenza e, tra questi, in particolare il progressivo aumento degli investimenti privati a testimonianza della rinnovata fiducia delle imprese per il nostro Paese, che va oltre la positiva contingenza della politica monetaria espansiva della Banca centrale europea.
La crescita dell’economia in Italia è sostenuta dalle banche. I prestiti a famiglie e imprese sono in crescita costantemente da due anni. Con impegno le banche stanno gestendo la questione dei crediti inesigibili o difficilmente esigibili, conseguenti alla recessione. In un solo anno le sofferenze nette sono diminuite di oltre 20 miliardi, scendendo a 64,4 miliardi di euro, registrando una riduzione del 26%. una riduzione del 26%. Questo trend positivo continuerà anche nel 2018 con le operazioni di cessione di portafogli crediti annunciate e l’accelerazione delle procedure di recupero da parte delle banche. Anche i flussi dei nuovi crediti deteriorati rallentano sensibilmente: in rapporto al totale dei finanziamenti scendono all’1,7% a fronte di un valore intorno al 4% nel 2015.
La crisi finanziaria ha tuttavia prodotto l’inasprimento delle regole di vigilanza in materia di requisiti minimi di capitale per le banche, per cui oggi alle banche è chiesto dalle competenti autorità, a parità di condizioni, un accantonamento di capitale per il rischio di credito molto superiore rispetto a quanto accadeva prima della crisi finanziaria, iniziata nel 2008. Per le banche c’è, quindi, l’esigenza di gestire con ancor maggiore attenzione le proprie esposizioni creditizie attraverso una ancor più attenta selezione dei soggetti finanziati e/o un migliore o più ampio impiego di strumenti di mitigazione del rischio, coerenti con la disciplina di vigilanza.
In questo senso, una corretta politica in favore dell’accesso al credito deve dunque considerare la necessità di rafforzare la valenza economica delle garanzie per i creditori, in particolare attraverso il miglioramento dell’efficacia e della rapidità dell’azione di recupero. Si tratta di un tema di particolare rilievo per il nostro Paese dove, secondo il Rapporto Doing Business 2017, la durata delle procedure di recupero del credito per via giudiziale è più che doppia di quelle di Germania e Spagna e quasi tripla rispetto a Francia e Regno Unito. Per ridurre la distanza rispetto ai principali paesi europei la Repubblica italiana ha adottato una serie di provvedimenti rilevanti proprio per favorire il recupero dei crediti attraverso l’escussione delle garanzie, che stanno iniziando ad esplicare i loro effetti»
Inoltre, la natura strategica del processo esecutivo trova conferma nella recente pubblicazione della circolare del Consiglio superiore della Magistratura contenente le “Linee guida sulle buone prassi nel settore delle esecuzioni immobiliari”. Le indicazioni operative, frutto della sperimentazione pratica, che le linee guida contengono e che costituiscono possibili soluzioni rimesse all’attenzione dei giudici dell’esecuzione, contribuiranno sicuramente a rendere più efficiente ed efficace il processo esecutivo. La risoluzione, infatti, tocca fasi e snodi del processo esecutivo determinanti al fine di ridurre i tempi dello stesso e di soddisfare nel minor tempo possibile i diritti dei creditori, avute comunque sempre presenti le esigenze di tutela del patrimonio del debitore.
In questo contesto, al fine di rendere maggiormente flessibile il sistema delle garanzie nell’ottica di accelerarne i tempi di escussione, si inserisce il recente decreto-legge 3 maggio 2016, n. 59, convertito nella legge 30 giugno 2016, n. 119, che introduce due nuove forme di garanzia, rappresentate dal “Finanziamento alle imprese garantito da trasferimento di bene immobile sospensivamente condizionato” e dal “Pegno mobiliare non possessorio”. La prima (ovvero il finanziamento alle imprese garantito da trasferimento di bene immobile) ha l’obiettivo di garantire l’efficace escussione in via stragiudiziale della garanzia immobiliare per il recupero del credito, in alternativa alla procedura esecutiva ordinaria.
In particolare, essa prevede che le parti possano stringere un patto in base al quale, in caso di inadempimento del debitore, è traferita al soggetto creditore la proprietà di un immobile o di altro diritto immobiliare posto a garanzia del finanziamento, sulla base di un prezzo stimato dal tribunale, purché al debitore sia corrisposta l’eventuale differenza tra il valore di stima dell’immobile e l’ammontare del debito. La condizione sospensiva di inadempimento si considera avverata al momento della comunicazione al creditore del valore di stima dell’immobile da parte del perito nominato dal tribunale ovvero al momento dell’avvenuto versamento all’imprenditore della citata differenza positiva.
Il pegno mobiliare non possessorio consente, invece, alle imprese di conferire in garanzia beni mobili, anche immateriali, destinati all’esercizio dell’impresa e crediti derivanti da o inerenti a tale esercizio, con il vantaggio per il debitore di continuare a utilizzarli per l’esercizio dell’impresa. Al fine di favorire l’utilizzo dei due strumenti di garanzia in discorso, l’Abi e la Confindustria hanno sottoscritto il 12 febbraio scorso uno specifico accordo che contiene, nella prima parte, alcune previsioni specifiche all’istituto del finanziamento garantito da trasferimento di bene immobile; nella seconda, una serie di impegni per le due associazioni in termini di valorizzazione delle nuove forme di garanzia.
Sul nuovo istituto del finanziamento garantito da trasferimento di bene immobile, l’accordo prevede che, qualora le parti decidano di avvalersene e lo stesso consenta una più certa, rapida ed efficiente escussione della garanzia per la banca, quest’ultimo sia accompagnato dal riconoscimento di condizioni di finanziamento più favorevoli per l’impresa (ad esempio, in termini di ammontare, durata o riduzione del costo). La previsione della garanzia in parola può peraltro essere associata ad una contestuale concessione di ipoteca per permettere il ricorso alle procedure esecutive ordinarie.
Ferma restando l’autonomia negoziale delle parti, l’accordo propone anche una serie di previsioni che possono essere utilizzate per una migliore implementazione dell’istituto. Tali previsioni sono state elaborate anche sulla base degli approfondimenti svolti in materia dal Consiglio nazionale del Notariato nello studio “Recenti riforme in tema di garanzie del credito bancario”. In particolare, l’accordo prevede che nell’ambito dei singoli contratti di finanziamento, qualora il valore di stima dell’immobile determinato dal tribunale non sia soddisfacente per le parti (in quanto si discosti da una determinata soglia rispetto al valore del bene stimato all’atto del finanziamento, ovvero ad altri parametri contrattualmente individuati), sia possibile per i contraenti interrompere unilateralmente l’esecuzione del patto.
Peraltro, in presenza di una stima dell’immobile superiore all’ammontare del debito inadempiuto, si afferma la possibilità che i contraenti procedano alla vendita dell’immobile dato in garanzia avvalendosi di un soggetto specializzato, ad un prezzo non inferiore al valore di stima effettuata dal perito del tribunale; ciò consente all’impresa di massimizzare il ricavo dalla vendita, limitando al tempo stesso per la banca il rischio di acquisire un immobile difficilmente rivendibile al prezzo di acquisizione.
Abi e Confindustria sono impegnate a istituire uno specifico gruppo di lavoro che approfondisca gli aspetti tecnici delle possibili previsioni in discorso, nel pieno rispetto della normativa sulla tutela della concorrenza. Lo stesso gruppo di lavoro provvederà ad approfondire le tematiche affrontate dall’accordo anche al fine di promuovere linee guida per la valorizzazione di tale strumento. Nella seconda parte dell’accordo, sono previsti una serie di impegni per Abi e Confindustria volti, tra l’altro, a favorire l’ottimizzazione della regolamentazione di vigilanza relativa ai due nuovi strumenti di garanzia e l’adozione di nuove misure organizzative che intervengano sulle attuali procedure di escussione delle garanzie. Infine, le due associazioni si impegnano a promuovere l’istituzione del registro informatico dei pegni non possessori, secondo quanto previsto dal citato decreto legge n. 59 del 2016.
Antonio Patuelli è stato nominato Cavaliere del Lavoro nel 2009 per il forte sviluppo dato alla Cassa di Risparmio di Ravenna, capogruppo dell’omonimo Gruppo Bancario, di cui è presidente. Dal 2013 ricopre la carica di presidente dell’Associazione Bancaria Italiana.