“Le montagne nascono da tanti granelli di terra che si accumulano nel tempo”. Con questa metafora l’Ambasciatore cinese in Italia S.E. LI Ruiyu spiega agli studenti del Collegio dei Cavalieri del Lavoro “Lamaro Pozzani” il “miracolo” compiuto dall’economia della Cina dalla fine degli anni ’70 a oggi. Grazie ad una serie di riforme radicali annunciate a partire dal dicembre 1978 da Deng Xiaoping, chiarisce l’Ambasciatore nel corso dell’incontro tenuto nell’Aula Magna del Collegio lunedì 14 maggio, la Cina ha posto le basi di una vera propria trasformazione della sua struttura socio-economica e ha coltivato una crescente apertura verso l’esterno, all’insegna del libero mercato e del dialogo internazionale. Grazie a questo profondo processo di modernizzazione, con un tasso di crescita annuale medio del Pil del 9,5% e massicci investimenti in Ricerca e Sviluppo, la Cina è riuscita a colmare il divario scientifico-tecnologico con gli Stati più avanzati, arrivando a rappresentare circa il 15% dell’economia mondiale. La qualità della vita all’interno del Paese ne ha risentito positivamente: basti pensare al reddito medio pro capite, cresciuto di 76 volte, nonché all’impegno dello Stato nel settore previdenziale e sanitario.
Per quanto riguarda i rapporti tra Cina e Italia, l’Ambasciatore sottolinea la solidità della reciproca collaborazione: la Cina, infatti, rappresenta attualmente il primo partner commerciale italiano in Asia, mentre il nostro Paese è al quinto posto in Europa per gli imprenditori cinesi. Grandi sono, inoltre, le aspettative per futuri contatti strategici, anche in seguito alla realizzazione della Nuova Via della Seta, che offrirà preziose opportunità all’industria 4.0 italiana. Punto di intesa di fondamentale importanza risulta la salvaguardia dell’ambiente, per la quale i due Paesi rappresentano un modello di cooperazione internazionale universalmente riconosciuto.
LI Ruiyu cita più volte l’entità dei vivaci scambi culturali di cui oggi sono protagonisti le giovani generazioni dei due popoli, eredi entrambi di civiltà antichissime: ammontano a circa 20mila gli studenti cinesi nel Belpaese e sono 6mila gli italiani in Cina. E proprio ai giovani in sala ha rivolto un’esortazione finale: la Cina, miniera di immense opportunità per ogni curriculum professionale, ha “i cancelli sempre più aperti” ed è pronta per le sfide di un mondo globalizzato.