Sarà inaugurato l’11 ottobre a Bologna il Centro Arti e Scienze Golinelli, un nuovo spazio di 700 metri quadrati della Fondazione Golinelli per l’innovazione e la ricerca.
Il progetto, affidato a Mario Cucinella Architects, arricchirà l’Opificio Golinelli e sarà costituito da un nuovo edificio strutturato, dal punto di vista architettonico, in un parallelepipedo di 30×20 metri, alto 8, composto da un volume chiuso che costituisce il “cuore” dell’architettura, una geometria pura semi-trasparente, che nelle ore diurne rifletterà ciò che la circonda e nelle ore notturne sarà invece luminosa.
L’edificio sarà privo di partizioni o rigide organizzazioni planimetriche per consentirne la massima flessibilità di utilizzo e sarà avvolto da un involucro esterno leggero e vibrante, una griglia modulare metallica, in alcune sue parti percorribile dai visitatori.
Il Centro di Arti e Scienze non sarà semplicemente uno spazio espositivo ma un luogo di “immaginazione e sperimentazione” che completerà l’offerta formativa di Opificio Golinelli puntando a ricomporre la frattura fra cultura umanistica e scienze.
Il nuovo spazio ospiterà infatti attività a forte carattere educativo, formativo e imprenditoriale, strettamente legate al piano di sviluppo pluriennale della Fondazione Golinelli, Opus 2065, per supportare le giovani e giovanissime generazioni nel loro percorso di crescita, con l’idea che l’educazione è il motore di sviluppo economico e sociale.
L’Opificio Golinelli getta così le fondamenta per diventare una vera e propria infrastruttura per la conoscenza e la cultura, destinata a crescere ancora. A breve, infatti, dopo la realizzazione del Centro Arti e Scienze, la Fondazione – di cui è fondatore e presidente onorario il Cav. Lav. Marino Golinelli – avvierà ulteriori lavori di ampliamento che in un anno porteranno alla creazione di un altro spazio: si raggiungeranno così 14.000 mq complessivi e le superfici utili coperte per le attività saranno di quasi 10.000 mq.
Obiettivo di Opificio Golinelli è diventare una Città per la conoscenza e la cultura, un centro vocato in maniera integrata a educazione, formazione, cultura, ricerca e impresa, prima e unica esperienza di tal genere, nella sua interezza e complessità, in Italia e in Europa.
Sempre l’11 ottobre sarà inaugurata nel nuovo Centro di Arti e Scienze la mostra “IMPREVEDIBILE, essere pronti per il futuro senza sapere come sarà”. Ispirata da un’idea di Marino Golinelli e prodotta dalla Fondazione Golinelli, è l’ultima di sette esposizioni incentrate su temi della contemporaneità indagati attraverso mostre che, a partire dal 2010, hanno messo in dialogo l’arte con la scienza.
Dopo aver esplorato l’antroposfera, il rapporto tra uomo e tecnologia, le nuove età della vita, le energie della mente, la scienza del gusto, la libertà, è ora la volta del futuro.
Il percorso espositivo metterà in dialogo opere di artisti contemporanei italiani e internazionali – scelte per la capacità di attivare connessioni impreviste, chiarire concetti complessi attraverso la loro evidenza visiva, suscitare emozioni in grado di trasmettere, rispetto alla scienza, un diverso tipo di conoscenza e di comprensione – con una serie di exhibit di argomento scientifico, prevalentemente video, lasciando che le suggestioni dell’arte e della scienza aiutino il visitatore a farsi un’idea più ricca e complessa dell’argomento, sviluppando un proprio punto di vista sul futuro che ci aspetta.
Tra le opere in mostra: il disegno murale di Pablo Bronstein (Buenos Aires, Argentina, 1977, vive a Londra); l’installazione multimediale sui Big Data di Ryoji Ikeda (Gifu, Giappone, 1966, vive a Parigi); i video di Christian Jankowski (Gottinga, Germania, 1968, vive a Berlino) e di Elena Mazzi (Reggio Emilia, 1984, vive a Venezia) con la filmaker Sara Tirelli (Gorizia, 1979, vive a Venezia); le sculture di Joep Van Lieshout (Ravenstein, Olanda, 1963, vive a Rotterdam) e di Tomas Saraceno (San Miguel de Tucumán, Argentina, 1973, vive a Berlino); i poster del collettivo danese Superflex (fondato nel 1993 da Jakob Fenger, Rasmus Nielsen e Bjørnstjerne Christiansen); l’installazione di Nasan Tur (Offenbach, Germania, 1974, vive a Berlino); l’installazione Grapes di Ai Weiwei (Pechino, Cina, 1957, vive tra l’America, l’Europa e la Cina).