Pubblichiamo l’intervista di Paolo Giacomin al Cav. Lav. Lorenzo Sassoli de’ Bianchi pubblicata su QN – Economia del 13 settembre 2021
Lorenzo Sassoli de Bianchi è molte cose: imprenditore con Valsoia, presidente dell’Upa (Utenti di Pubblicità Associati), Cavaliere del Lavoro (guida la rappresentanza emiliano romagnola) voluto da Sergio Mattarella, scrittore (è appena uscito l’ultimo libro, ‘La luna bianca’) critico d’arte e conoscitore curioso dell’arte contemporanea chiamata a cogliere lo spirito dei tempi. «Che oggi, forse, è l’espressione di un bisogno di leggerezza, di lirismo, di un po’ di serenità dopo i tempi della pandemia», ragiona Sassoli pensando alle ‘Cerisier en fleur’ di Damien Hirst, l’artista degli animali imbalsamati e dei teschi con i diamanti, tornato oggi alla pittura e attentissimo all’innovazione. Al punto di avere varato il progetto ‘The Currency”, 10mila opere simili ma non uguali che tra un anno esisteranno solo come opere d’arte fisiche, oppure solo come NFT, i certificati di autenticità digitale usati per garantire la proprietà di qualcosa. «Probabilmente è il più importante artista contemporaneo – ragiona Sassoli – proprio per la capacità di interpretare un’epoca. La nostra, oggi, chiede una trasformazione, un cambio». Una ‘grande transizione’, come il tema al quale i Cavalieri del Lavoro italiani hanno dedicato una giornata di studi di altissimo livello, sabato 18 settembre, al teatro Manzoni di Bologna.
Presidente, una grande transizione da dove e verso cosa?
«La grande transizione non è solo il titolo del nostro convegno, è un vero e proprio progetto che come Cavalieri del Lavoro per interpretare il nostro momento storico, un momento che vede vacillare le nostre certezze proprio mentre cerchiamo di uscire da una malattia tremenda. Un’epoca nella quale abbiamo una necessità irrinunciabile: dobbiamo difendere l’ambiente, ora più che mai».
Come si concilia la sostenibilità sociale, ambientale e di governance, con le esigenze di una società industriale avanzata?
«La sostenibilità è un imperativo. Non possiamo permetterci di giocarci il pianeta. C’è una parola che lega la pandemia, alla società, al mondo del lavoro e dell’impresa: compassione. Abbiamo sofferto tutti insieme, ne dobbiamo uscire tutti insieme, questa è la strada».
Compassione è pietà per le disgrazie altrui.
«Non è pietà per gli altri, in questo caso. Abbiamo avuto tutti lo stesso problema, affrontare il Coronavirus, assieme lo stiamo combattendo, assieme stiamo affrontando la ripartenza, ma dobbiamo farlo riflettendo su alcuni temi fondamentali: il rispetto delle persone e il rispetto per l’ambiente. Sono i principi ai quali abbiamo fatto riferimento dedicando il nostro appuntamento ai giovani, non solo perché il futuro è loro per definizione, ma anche perché mai come ora dobbiamo dargli spazio e tempo perché loro sono la nostra energia».
Coltivare il talento. È fiducioso che stavolta possa essere diverso da tante altre volte?
«Sono fiducioso, molto fiducioso. Come Cavalieri del Lavoro ci occupiamo tanto di formazione, con il Collegio universitario Lamaro Pozzani, per esempio, ogni anno sosteniamo i migliori studenti nei loro percorsi universitari, ma dobbiamo fare di più: deve accadere che l’Italia diventi il Paese del merito e della trasparenza, dire ai giovani che passa chi è valido non chi è raccomandato. Che la meritocrazia conta».
Vasto programma.
«Vasto programma, anche per questo lanceremo, come Cavalieri del Lavoro, un progetto di Distretti incubatori per attrarre i talenti del futuro».
Torniamo alla giornata bolognese. Annunciate un ‘parterre de roi’.
«Ci sarà il contributo di tanti Cavalieri del Lavoro e di figure di riferimento del mondo dell’impresa e delle istituzioni. Ci tengo a citare Andrea Riffeser Monti, presidente della Fieg, Ugo Salerno, amministratore delegato di Rina e Davide Dattoli, il fondatore di Talent Garden, un bell’esempio di giovane imprenditore che ha realizzato un’impresa proprio per coltivare i talenti. Parleremo di innovazione con il ministro Vittorio Colao e con il ministro della transizione ecologica, Roberto Cingolani. L’economista Michael Spence, premio Nobel 2001, ci aiuterà a capire quale direzione è quella giusta. Le conclusioni saranno del nostro presidente Maurizio Sella».
Il convegno è a Bologna, la sua città. Centro che ha nel Dna innovazione digitale e sostenibilità. Concidenza?
«No, non è una coincidenza ma una scelta. Bologna è un crocevia di conoscenze fin dal Medioevo. Le biblioteche della nostra Università hanno costruito la comunità europea della scienza e degli studi. È la città di Galvani e di Marconi e oggi, quasi in continuità con quella tradizione, si ripropone per mettersi al centro dell’innovazione con il Tecnopolo. Qui avremo il quinto supercalcolatore più potente del mondo, capace di svolgere un miliardo di miliardi di operazioni al secondo. Sarà il cuore di una Data Valley europea dalla quale passerà ogni tipo di applicazione e ricerca legata ai big data. Una città che potrà essere protagonista della grande transizione».
Big data e clima sono legati legati.
«Sì, certo. Al Tecnopolo va aggiunto, sempre a Bologna, il Centro europeo per la meteorologia. Rendiamoci conto che qualsiasi transizione energetica non può e non potrà prescindere dallo studio dei cambiamenti climatici. Anche in questo caso, quindi, la città sarà crocevia di conoscenza».
Sostenibilità e innovazione sono due cardini del Recovery fund. Cosa vi attendete?
«Il Recovery fund è la benzina del nostro motore. Un motore italiano che dovrà velocemente mettersi in moto».
Il ‘capo officina’ è Mario Draghi. Le dà sicurezza?
«Assoluta, è una garanzia. è una persona di grandissimo livello e lo sta dimostrando».
Se diventasse Presidente della Repubblica perderemmo il garante?
«Vorrà dire che avremo un super garante. Di qua o di là, sarà comunque una garanzia perché è la persona che fa il ruolo. Rimanga a Palazzo Chigi o salga al Quirinale, darà un servizio altrettanto utile al Paese, in un momento magico».
Momento magico?
«L’Italia sta vivendo un momento magico. L’economia sta andando bene, stiamo vincendo di tutto: dagli europei agli ori delle Olimpiadi. C’è un’energia palpabile. È un momento che, personalmente, non ho mai vissuto. Forse era così nel Dopoguerra, ma io non c’ero».
Un momento magico, virus permettendo. Cosa pensa dell’obbligo vaccinale?
«Sono per l’obbligo vaccinale. Anzi, per il vaccino obbligatorio nel mondo intero». La grande transizione è anche quella che tutti ci auguriamo dagli anni della pandemia agli anni della sicurezza.
Come sarà il ‘new normal’, la nuova normalità?
«Con la pandemia è come se il cuore del mondo si fosse fermato un millisecondo, se avesse saltato un battito, si fosse preso una pausa. Dovremo essere capaci di capire cosa ci dice questa pausa, infilarsi in questa sorta di rallentamento, per ridisegnare il nostro mondo e i nostri ruoli, per riflettere, confrontarci e confidare nel futuro».