di Catia Bastioli, pubblicato sul Corriere Economia del 7.06.2021
La rotta della transizione ecologica è stata ben delineata dal Green Deal, e dalle diverse strategie correlate, per affrontare la sfida della neutralità climatica al 2050 e l’aumento del target di riduzione dei gas serra del 55% al 2030.
II PNRR è quindi un’occasione imperdibile per decarbonizzare l’economia, rafforzare la competitività, e rigenerare il tessuto sociale e produttivo del Piemonte. Come riportato da Intesa Sanpaolo, la bioeconomia, cioè il gruppo di settori che trattano materie prime rinnovabili di origine biologica, per l’Italia vale il 10% del valore delle sue produzioni. Si tratta di uno dei settori più resilienti, capace di competere ai massimi livelli nell’UE, ed uno dei pochi che negli ultimi io anni ha registrato un incremento in termini assoluti e percentuali rispetto al totale dell’output dell’economia italiana. II Piemonte ha tutte le carte in regola per puntare su un futuro a basse emissioni attraverso il potenziamento del settore della bioeconomia verso una sua crescente circolarità.
Il comparto vede la Regione spiccare grazie all’industria bio-based, con i principali leader e i maggiori investimenti effettuati con 5 tra impianti pilota e siti produttivi all’avanguardia, 38 start-up innovative, 14 realtà industriali attive all’interno del Cluster Tecnologico Nazionale per la bioeconomia circolare SPRING, ma anche centri di ricerca, università, associazioni, come l’Università degli studi di Torino, il Politecnico di Torino, l’Università delle Scienze Gastronomiche di Pollenzo, l’Università del Piemonte Orientale, Re Soil Foundation, che sempre di più indirizzano la ricerca, l’innovazione e la formazione nella bioeconomia circolare, creando connessioni tra processi innovativi, bioprodotti, cibo e rigenerazione del suolo. Novara è tra le prime io province italiane specializzate nella bioeconomia circolare, grazie allo storico Polo Chimico e al lavoro pionieristico portato avanti da Novamont nello sviluppo di bioplastiche e biochemicals a partire dall’integrazione tra chimica e agricoltura. In questa direzione sarebbe essenziale un progetto territoriale tra centri di ricerca, imprese, Pa e e università.
Un progetto necessario per rilanciare il ruolo di Novara anche come punto di riferimento per la ReI nel mondo, con forti opportunità di espansione. Importanti sinergie con l’agricoltura e le filiere agroalimentari, che in Piemonte valgono complessivamente 5 miliardi di euro, sarebbero un’occasione imperdibile per dare un ulteriore slancio alle eccellenze alimentari. Penso per esempio alla possibilità di sperimentare l’utilizzo di bioprodotti come bioplastiche biodegradabili per la pacciamatura di colture tipiche locali, o bioerbicidi rispettosi della biodiversità e utilizzabili anche come regolatori di crescita. Le connessioni con il mondo agricolo potrebbero poi essere il volano per posizionare il Piemonte come driver nello sviluppo di bioprodotti a partire da scarti. II settore del trattamento del rifiuto organico potrà fare da capofila, con realtà come Iren che stanno già sviluppando progetti specifici per la gestione ottimizzata di manufatti compostabili, il loro recupero e la loro valorizzazione. In questo contesto, puntare a progetti di territorio che utilizzano la chimica verde come strumento per la transizione verso la bioeconomia circolare e la conservazione del capitale naturale potrà rappresentare un fattore abilitante per la transizione ecologica della Regione. In questa direzione il PNRR non può essere una serie di progetti slegati, ma deve essere espressione di una visione sistemica dove le risorse naturali, i servizi per le persone e la coesione sociale tornino ad essere il centro, i problemi e le specificità locali il punto da cui partire.