“Non tutti hanno la fortuna di avere una storia, la nostra è articolata, anche divertente. Una storia di crescita che dura da quattro generazioni”. Diana Bracco, 81 anni portati con invidiabile piglio da combattimento, presidente e ad dell’azienda farmaceutica (3.600 dipendenti, presente in 100 Paesi, nove stabilimenti, 1.800 brevetti, sette centri di ricerca, ricavi per 1,4 miliardi di euro nel 2020) fondata dal nonno Elio a Milano nel 1927, trasmette fin dal tono di voce l’orgoglio industriale di una grande famiglia.
“Per il traguardo dei nostri 95 anni abbiamo digitalizzato archivio, foto, documenti e video, ora disponibili a chiunque voglia conoscerli. E l’anno prossimo faremo il primo lancio mondiale in contemporanea di un prodotto. Il successo si ottiene lavorando giorno dopo giorno, con tenacia e obiettivi chiari. Sono sempre stata contro le scorciatoie. Nessuno ti regala niente”. L’etica del lavoro l’ha respirata fin da bambina, con le sorelle Adriana e Gemma. “Papà era un uomo all’antica e allo stesso tempo pioniere del futuro. Usciva la mattina presto per andare in azienda, il suo grande amore, e tornava tardi. Il sabato sera si portava a casa le borse da lavoro con pratiche da sbrigare e andava avanti nel suo studio, spiato da me e dalle mie sorelle”.
Il padre, nato a Lussino in Istria nel 1909 e scomparso nel 2007 a quasi 98 anni, si chiamava Fulvio, ed era figlio del fondatore Elio, irredentista che trascorse due anni nelle prigioni di Graz, in Austria. Alla fine della Grande guerra, durante la quale egli stesso venne internato con la mamma nel campo di concentramento austriaco di Feldbach (Stiria), Fulvio visse alcuni anni di formazione a Trieste, ormai italiana. Poi con la famiglia tutto ripartì da Milano, esattamente da piazzale Susa, dove nonno Elio aveva aperto la Società italiana prodotti E. Merck, consociata di un marchio tedesco. Nel 1930 venne inaugurato lo stabilimento pentagonale (figura geometrica tuttora nel logo aziendale) in via Renato Fucini. L’azienda diventò Bracco nel 1936, quando il padre di Diana, chimico, era dirigente e da due anni veniva venduto un farmaco che fece la fortuna del marchio: il Cebion. “La mia strada era segnata”, dice Diana Bracco.
Articolo pubblicato il 1 novembre da Prima