Un rebus, con lettere colorate e immagini stilizzate, sulla facciata principale della scuola. Risolvendolo, il significato è: «Umanità aperta». È l’installazione inaugurata ieri all’istituto comprensivo Gaetano Salvemini, in via Negarville 30, quartiere Mirafiori Sud. Un’opera realizzata negli ultimi sette mesi dagli alunni della scuola, con l’aiuto dei docenti e dell’artista Elena Mazzi. Un’operazione realizzata nell’ambito del progetto «Facciamo pArte», percorso educativo scattato a maggio, voluto da Fondazione Agnelli e dallo stesso istituto, in collaborazione con la Pinacoteca Agnelli. Il sostantivo «umanità» (in azzurro) e l’aggettivo «aperta» (in giallo), dunque: queste le parole emerse dal dialogo tra l’artista e gli alunni, legate alla dimensione dell’inclusività:
«L’opera – spiega Sarah Cosulich, direttrice della Pinacoteca Agnelli – è un contenitore di messaggi potenti e attuali, in grado di unire la comunità e di rappresentarla nel presente e nel futuro». L’istituto Salvemini è articolato in sette plessi, con scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado. Gli allievi sono in tutto 998, di cui 310 con cittadinanza straniera, in arrivo soprattutto da Romania, Marocco, Perù ed Egitto. «Con questa iniziativa abbiamo dato un messaggio di impegno e attenzione, nel segno dell’arte e della partecipazione, in un quartiere cui siamo legati da sempre e che continua a essere per noi centrale – spiega John Elkann, presidente della Fondazione Agnelli – Voglio ringraziare il sindaco per il lavoro importante fatto con lui e con il presidente della Regione. Stellantis è presente a Mirafiori con tutta una serie di iniziative sul futuro della mobilità. Qui è nata l’ultima generazione della 500 elettrica, l’auto più premiata del gruppo».
Alla presentazione dell’opera, con la dirigente scolastica Barbara Floris, sono intervenuti il sindaco Stefano Lo Russo, l’assessora all’Istruzione Carlotta Salerno, la coordinatrice alla Cultura della Circoscrizione 2, Rita Anastasia Guarna, e per l’Ufficio scolastico regionale la dirigente Elena Cappai. «Questo è un quartiere simbolo della nostra città e il suo nome è conosciuto in tutto il mondo: abbiamo il compito di renderlo sempre più accogliente e aperto», sottolinea Lo Russo. Il progetto ha coinvolto inizialmente due classi, per poi estendersi all’intero istituto. «Portare questo linguaggio in codice a scuola – dice Elena Mazzi, riferendosi al rebus – è un modo per confrontarsi, con delicatezza e gioco, su un tema stringente: il riconoscimento dei diritti di bambini e adolescenti».
Articolo pubblicato il 26 novembre La Stampa