Coordinato dal Centro di eccellenza di logistica e infrastrutture dell’Università di Genova, UniWeLab studierà, tra le altre cose, modelli di mobilità sostenibile e di sviluppo delle infrastrutture logistiche di città e porto.
La collaborazione tra la WeBuild del Cavaliere del Lavoro Pietro Salini e l’Università di Genova, siglata ieri nell’aula magna di via Balbi 5, partirà da uno studio sull’attuabilità del tunnel sub portuale: «Prima che diventi letteratura», chiosa il professor Enrico Musso che, dal centro di eccellenza Celi di Unige, coordinerà i lavori del laboratorio “UniWeLab”. Il progetto, che si prefigge di fare ricerca e formazione nel campo delle infrastrutture e della mobilità sostenibile, è stato battezzato con un acronimo che accorpa l’Università e il gruppo industriale che ha costruito il nuovo ponte di Genova. «Abbiamo ricevuto una donazione da WeBuild che ci consentirà di strutturare un laboratorio triennale in cui saranno coinvolti professori, ricercatori e studenti, in un percorso che sia da una parte di studio e ricerca dall’altra di formazione e tirocinio degli studenti in un’azienda come WeBuild, un’eccellenza mondiale», spiega il rettore, Federico Delfino.
L’orientamento, anche attraverso l’incontro con i professionisti che lavorano per WeBuild, è una parte centrale del progetto che parte con un finanziamento di 150 mila euro e sarà strutturato sui prossimi tre anni. Il progetto sarà articolato in quattro temi: «Costruzioni, logistica, pianificazione dei trasporti e mobilità sostenibile», spiega ancora il rettore Delfino. A coordinare il progetto sarà il Celi, il Centro di eccellenza per la logistica e le infrastrutture diretto da Musso in cui lavora un team di esperti economisti, ingegneri, urbanisti e giuristi in cerca di soluzioni nuove per la città.
Salini, che ha partecipato alla presentazione, è tornato a parlare del modello Genova, quello che ha permesso la costruzione del ponte Genova San Giorgio in tempi record. «Il modello Genova non ha variato nessuna norma – ha detto Salini -. C’è l’impressione che il sindaco avesse poteri straordinari e che li abbia utilizzati violando tutte le normative. In realtà ha applicato una direttiva europea e la legge nazionale sugli appalti, decidendo che c’era un’urgenza, ed evidentemente nel caso del Ponte Morandi questa urgenza c’era. Non ci sono state violazioni, semplicemente tutte le mattine si sono prese delle decisioni e si sono assunte delle responsabilità». «A fianco – prosegue l’amministratore delegato di WeBuild – aveva però un’impresa come la nostra che sapeva fare questo mestiere. Questa sembra una cosa scontata, ma non lo è. Noi purtroppo per legge ci siamo dati un codice degli appalti che va oltre le richieste della normativa europea, e che consente alla gente che non sa fare questo mestiere di competere con chilo sa fare. Il modello Genova ha funzionato perché non si potevano far ricorsi, è molto semplice»