Articolo pubblicato nella rivista n.6/2023 di Civiltà del Lavoro
È presidente e amministratore delegato di Interglobo, azienda di famiglia attiva a livello mondiale nei trasporti e nella logistica. Con 35 società e piattaforme logistiche e un fatturato estero del 65%, ogni anno trasporta via mare 200.000 container e gestisce le spedizioni aeree di oltre 5 milioni di chilogrammi di merci nel mondo. Quali momenti della sua storia imprenditoriale ricorda con maggiore emozione?
Ho iniziato nel 1985 subito dopo la laurea ed i primi anni sono stati molto entusiasmanti ed emozionanti anche perché vivevo tantissimo tempo in una città vibrante come New York ed un paese stimolante come gli Stati Uniti. Debbo dire che tutta la mia vita lavorativa a sviluppare la nostra attività nel mondo è stata emozionante. Nella seconda metà degli anni Ottanta e la prima metà degli anni Novanta mi sono dedicato al mercato Nord Americano. Nel 1994 ci siamo aperti all’Asia con un primo ufficio ad Hong Kong. A quel tempo la Cina era agli albori, ed è stato veramente interessante scoprire quel mondo e viverne in prima persona, come azienda, lo sviluppo degli ultimi trent’anni. Siamo cresciuti tantissimo e essere presenti in quel periodo in Cina e poi in Vietnam, in Tailandia ed in Sud Est Asiatico e pure in India è stato il nostro fiore all’occhiello Nei primi anni Duemila è iniziata la nostra esperienza in Centro e Sud America. In Messico, in Brasile, in Cile, Perù e Ecuador. In questi paesi abbiamo per ora le organizzazioni Interglobo. Il Latam America è un mondo enorme. Personalmente ho imparato meglio lo spagnolo per potermi integrare maggiormente con quella realtà dove si vive molto di relazioni personali. Conoscere come si vive nel mondo mi ha anche fatto crescere personalmente e come mio modo di pensare e nel mio stile di vita.
Importante anche ricordare la nostra esperienza nell’impiantare le nostre piattaforme logistiche nei porti in tante città e paesi del mondo. Mio padre ci raccontava le sue esperienze nel porto di Genova, noi le abbiamo rivissute in porti come New York, Los Angeles, Miami, Houston, Hong Kong e tanti altri. Le realtà portuali ti fanno vivere delle sensazioni molto particolari per gente come noi che ha nel proprio DNA la logistica. Oggi Interglobo è presente con propri magazzini, flotte di camion e special equipment in oltre 30 sedi nel mondo.
Il settore dei trasporti sta conoscendo una profonda trasformazione. Quali sono le prospettive nel medio periodo?
La vera trasformazione del mondo del trasporto internazionale c’è stata agli inizi degli anni Ottanta con l’evento del container. Negli ultimi 30 anni il trasporto containerizzato ha supportato la globalizzazione abbassando fortemente i costi di trasporto con un incremento esponenziale del commercio mondiale. Noi ci siamo inseriti in questo contesto portando un valore aggiunto nella supply chain e nella logistica, e ritengo che lo spedizioniere oggi giorno sia un partner importante all’interno di questi processi internazionali.
Spesso si dice che in Italia manchi un’adeguata cultura dell’impresa. È così?
Assolutamente no. In Italia ci sono distretti che sono in grado di esportare in tutto il mondo i propri prodotti, la loro capacità di innovare e la loro creatività e se ci riusciamo vuol dire che siamo competitivi, bravi, affidabili e seri.
Noi come Interglobo abbiamo esportato a livello globale il know-how dello spedizioniere, della logistica e del trasporto internazionale. Essere spedizionieri è una professione in cui bisogna avere dentro di sé tante competenze e esperienze e in cui occorre saper applicare meccanismi logici e creativi che possano efficientare la supply chain operativamente e assemblare tanti dettagli per renderla la più competitiva possibile. L’uso dell’IA è molto importante essendo oggi di fronte a grossi volumi di merce e di dati, anche se l’uomo è senza dubbio al centro di tutto.
Il nostro top management nel mondo è tutto italiano. I nostri manager vengono formati in Italia e molti di loro sono partiti da Genova. Abbiamo creato una vera e propria Academy per formare professionalità da inviare all’estero presso le nostre strutture oppure ad aprirne delle nuove. Il nostro successo è stata la nostra italianità. Chi va all’estero è perché vuole avere successo, per cui ha una fortissima motivazione e determinazione e la clientela lo capisce e ci premia. Siamo un gruppo molto coeso e siamo orgogliosi di portare nel mondo la nostra italianità che consideriamo un fattore che ci contraddistingue in modo positivo.
La sua società è sempre rimasta ancorata al capoluogo ligure, nonostante il successo internazionale. Quanto conta per lei il legame con il territorio di origine?
Genova è un porto storico. Siamo partiti da lì e ci sentiamo riconoscenti per i valori e il know-how che ci ha insegnato. Pur vivendo poco a Genova, riteniamo di volere mantenere vive le nostre radici. Sia come Interglobo che personalmente ho supportato molto lo sport a Genova. Sono stato presidente della Pro Recco Pallanuoto per cinque anni, nel corso dei quali sono stati vinti uno scudetto ed una Coppa dei Campioni. Sono stato vice presidente dell’Unione Calcio Sampdoria per dodici anni, dal 2002 al 2014. Ci siamo impegnati molto anche nel settore giovanile del basket con squadre di Hong Kong, di Ho Chi Minh in Vietnam e di Genova e inoltre facendo tornei in Asia e a Genova con interscambi culturali di ragazzi tra Italia ed Asia. Riteniamo che lo sport sia molto formativo per i giovani, oltre che cercare di viaggiare e conoscere il mondo. Facciamo loro presente l’importanza della padronanza delle lingue per poter sfruttare la potenzialità del mondo che riteniamo essere molto grande e ricco di opportunità ed Interglobo ogni anno, vuole aprire sempre più nuove sedi allargando sempre di più il suo piano di azione.
Quali emozioni ha provato quando è stato nominato Cavaliere del Lavoro?
Una bella emozione ed al Quirinale una bellissima sensazione di vivere in un gran bel Paese, democratico e con senso civico.