di Cristian Fuschetto
L’ottimismo era tanto, ce lo aveva confessato anche prima di partire per la Nuova Zelanda, eppure quello che è accaduto nelle acque di Auckland è andato al di là di ogni sua aspettativa. “Non me lo sarei mai immaginato, se penso al match vinto contro il team inglese ho ancora adesso una sensazione strana, quasi di incredulità. Non per il risultato, sapevo che eravamo e che siamo molto forti, ma per come lo abbiamo raggiunto”. Il Cavaliere del Lavoro Agostino Randazzo Randazzo, da 11 anni presidente del Circolo Vela Sicilia, è al terzo assalto alla Coppa America al fianco di Luna Rossa, che gareggia sotto il guidone del circolo palermitano. A enfatizzarlo negli schermi di tutto il mondo è stato da par suo il timoniere Checco Bruni con il suo “Forza Palermo” urlato dopo aver conquistato la Prada Cup e quindi il diritto di sfidare i neozelandesi del Royal New Zealand Yacht Squadron nella finalissima dell’America’s Cup in programma dal 6 al 15 marzo.
UNA SFIDA ITALIANA
“Sono siciliano e potrà immaginare il mio orgoglio, ma ci tengo a ribadire che questa è una sfida italiana”, precisa Il Cavaliere del Lavoro. E in effetti, come nel 2000, quando il mare della Coppa America divenne più azzurro grazie alla vittoria della Vuitton Cup contro l’America One di Paul Cayard, Luna Rossa è tornata a essere come la Nazionale. “Quello con gli inglesi è stato un match vinto a piene mani. Loro erano preparatissimi, ma la barca italiana ha dimostrato una superiorità strategica e tecnica enorme. Non ci fosse stato quel piccolo incidente della quinta prova sarebbe stato un dominio. Questo fa ben sperare nella finale”.
TRE PUNTI DI FORZA
Ecco, la finale. Secondo il Cavaliere del Lavoro ci sono tre elementi che possono fare la differenza a favore di Luna Rossa: la partenza, il doppio timoniere e il vento. “Sia chiaro, stiamo parlando di una mission impossible, ma i margini ci sono. Prima tutto noi siamo molto forti nelle partenze, finora sono state decisive. Poi devo dire che la scelta dei due timonieri mi pare vincente. Sono fantastici, hanno l’età giusta, il timoniere neozelandese ha 30 anni, ha dalla sua parte la freschezza della gioventù ma pecca di esperienza”. Non è solo il profilo dei timonieri, l’australiano James Spithill, già vincitore di due America’s Cup, e il siciliano Checco Bruni, e naturalmente il team leader Max Sirena, è piuttosto la scelta strategica di averne due a poter dare una marcia in più. “Nelle strambate e nelle virate rispondiamo meglio, sugli AC75 lasciare il timone anche per pochi secondi può voler dire perdere attimi importanti e poi è complicato recuperarli”. La terza cosa che, a giudizio di Randazzo Randazzo potrebbe favorire Luna Rossa è il vento leggero. “Ho l’impressione che lo scafo sia stato costruito per condizioni di vento leggero. Una scelta andava fatta e confido sia quella giusta”.
BASE ITALIA
Quella di quest’anno è la sesta campagna in America’s Cup per la squadra dell’armatore Patrizio Bertelli. “Solo Lipton e Bic erano arrivati a tanto”, ricorda Randazzo Randazzo. “Un team non si inventa – dice – così come la tecnologia per fare una barca del genere non si va a comprare al supermercato, i soldi possono non bastare. Si tratta di inventare una barca e, cosa altrettanto complessa, creare e gestire una squadra”. Da tre anni in completa sinergia il team di Luna Rossa è composto da 120 persone, tra progettisti, allenatori, esperti meteo, ingegneri, cuochi. Ora sono tutti alla “base”, dove grazie al sostegno dei main sponsor Prada e di Pirelli, del Cavaliere del Lavoro Marco Tronchetti Provera, non solo gli scafi ma ogni cosa parla italiano, a cominciare dal cibo. “Anche se i velisti sono tutti a dieta”.
PERSICO, LA FABBRICA DEL BOLIDE
A dare forma al sogno italiano è stata la Persico Marine, la fabbrica di Luna Rossa. “Vedere la vittoria della Prada cup di luna Rossa contro Ineos – afferma il Cavaliere del Lavoro Pierino Persico – è stata una forte emozione. Ho ripensato agli investimenti fatti negli ultimi anni per aumentare il livello tecnologico che l’azienda può dare al cliente. Abbiamo creato un area ah hoc con due clean rooms, due autoclavi, un robot per tape placement, forni modulari e molto altro. Tutto all’avanguardia raggiungendo un livello degno dell’industria aerospaziale. Abbiamo investito nelle persone grazie alle quali abbiamo raggiunto questo livello di specializzazione. È una vittoria per tutti noi. Ma adesso non dobbiamo mollare, siamo solo al campo base dobbiamo raggiungere la vetta.”
“Ad oggi – continua il Cavaliere del Lavoro – abbiamo costruito tutte le Luna Rossa, inclusa l’ultima, avveniristica, che è uscita dal nostro cantiere a ottobre 2020 ed è volata dall’aeroporto di Orio al Serio a Auckland a bordo del più grande aereo cargo del mondo, l’Antonov 124”.
Gli AC75, gli scafi in competizione, sono gioielli ingegneristici: dotati dei cosiddetti “foils”, profili alari basculanti ai due lati della barca, questi giganti di 23 metri planano sull’acqua raggiungendo i 90 nodi, velocità fino a pochissimi anni fa semplicemente inconcepibili. I foil hanno un profilo simile alle ali degli aerei e, proprio come queste, quando la barca raggiunge una certa velocità, creano portanza e producono una forza sufficiente a sollevare lo scafo. Il risultato è che navigando “in foiling” le barche raggiungono velocità impressionanti. “Vederle in mare è incredibile. Sembra che volteggino, sembrano danzare. Mi ha poi sorpreso la bellezza di queste barche, anche se Luna Rossa è senz’altro la più elegante”.