di Cristian Fuschetto
“È una sfida sportiva, sì, ma è anche molto di più”. Il Cavaliere del Lavoro Agostino Randazzo Randazzo, da 11 anni presidente del Circolo Vela Sicilia, è al terzo assalto alla Coppa America al fianco di Luna Rossa. Nata nel 1851, quando la goletta “America” (da cui poi prese il nome la competizione) del New York Yacht Club sconfisse il Royal Yacht Squadron britannico, la regina delle regate travalica i confini dello sport chiamando alla sfida le migliori forze di un intero Paese. Tra esse, per l’Italia, anche le eccellenze espresse dal mondo dei Cavalieri del Lavoro. Oltre al numero uno del Circolo della Vela siciliano, a tradurre in realtà il sogno di essere nel gotha della vela mondiale sono infatti il Cavaliere del Lavoro Pierino Persico, presidente della Cantiere Persico Marine, la fabbrica di Luna Rossa, e il Cavaliere del Lavoro Marco Tronchetti Provera, presidente di Pirelli, che insieme al gruppo Prada guidato da Patrizio Bertelli sostiene un’impresa che vede impegnato giorno dopo giorno da quattro anni un team di 120 persone.
AC 75, “BARCHE VOLANTI”
Tecnologia, innovazione, competenza, senso della tradizione, organizzazione e una passione senza fine fanno della Coppa America l’orgoglio di una nazione anche per il solo fatto di esserci. Del resto anche all’occhio meno esperto basta dare uno sguardo alle barche “volanti” che in questi giorni si stanno sfidando nei mari di Auckland, in Nuova Zelanda, per rendersene conto. In acqua ci sono autentici gioielli ingegneristici, si chiamano AC 75, monoscafi di 75 piedi dotati dei cosiddetti “foils”, profili alari basculanti ai due lati della barca che consentono a questi giganti di 23 metri di planare sull’acqua raggiungendo velocità fino a pochissimi anni fa semplicemente inconcepibili. “Nella Coppa America – spiega Randazzo Randazzo – chi vince stabilisce le regole per l’edizione successiva. La fa con il primo degli sfidanti, il Challenger of record. In questo caso siamo stati noi e si è voluto pensare a una barca mai vista, un monoscafo che vola. Il vento lo può spingere fino a 100 km/ora pari a 54 miglia di velocità, un traguardo che anche per chi fa vela da una vita si stenta tuttora a credere, stiamo entrando in un terreno inesplorato”. L’Ac75 è lungo 22,86 metri, ha un baglio massimo di 5 metri e ne pesca altrettanti. L’albero è alto 26,5 metri e pesa 6.500 chili. Caratterizzato da due ali mobili che spuntano dai lati della carena, i foils regolano la stabilità del monoscafo e gli permettono di “alzarsi in volo” per abbattere la resistenza dell’acqua e spingere la velocità al massimo. A bordo sono previste 11 persone per un peso complessivo di 990 chili. “Fino a due regate fa – precisa il Cavaliere del Lavoro – era previsto che un passeggero potesse essere presente. Ora le barche sono diventate inaccessibili a persone che non siano del team. A noi ‘umani’ il modo migliore di seguirla è in tv”. “Il livello di innovazione portato dall’America’s Cup 2021 – continua Randazzo Randazzo – è rivoluzionario, i monoscafi viaggiano in equilibrio su due appendici asimmetriche e per questo hanno esigenze elettroniche di trasmissione senza precedenti nella storia della vela”. Secondo il regolamento alcune parti delle imbarcazioni, come l’albero e l’impianto idraulico che muove le ali, saranno uguali per tutti, ma nel complesso è stato lasciato molto spazio alla sperimentazione.
LA FABBRICA DI LUNA ROSSA (E NON SOLO)
La fabbrica di Luna Rossa sono i cantieri di Persico Marine. “Ad oggi – afferma il Cavaliere del Lavoro Pierino Persico – abbiamo costruito tutte le Luna Rossa, inclusa l’ultima, avveniristica, che è uscita dal nostro cantiere a ottobre 2020 ed è volata dall’aeroporto di Orio al Serio a Auckland a bordo del più grande aereo cargo del mondo, l’Antonov 124”.
Sempre per l’America’s Cup attualmente in corso in Nuova Zelanda, la Persico ha inoltre prodotto per tutti i team, neozelandesi inclusi, i bracci mobili in carbonio che uniscono lo scafo ai foil permettendo così alla barca di sollevarsi sull’acqua. Ne sono stati realizzati 2 coppie per ogni team, quindi in tutto 16 arm. Si è trattato di una sfida ingegneristica impegnativa, i progettisti di tutti i team sono venuti da noi per presenziare ai test del carico di rottura, resi possibili da un macchinario unico da noi sviluppato”. Il fatto che i cantieri dell’azienda italiana siano stati la fucina di soluzioni applicate a tutte le barche in competizione è un ulteriore motivo di orgoglio per il Paese. “In Persico Marine siamo proiettati alla fine del 2021 e oltre. Stiamo lavorando a barche che vedranno il mare solo tra alcuni mesi: noi facciamo parte dei sogni dei nostri armatori, diamo forma ai loro progetti”, aggiunge Persico.
SOLUZIONI PER LA NAUTICA DEL FUTURO
A sfidare il “Defender”, ovvero il detentore del titolo, i neozelandesi del Royal New Zealand Yacht Squadron, sarà il vincitore tra i tre “Challenger”, gli sfidanti ora in competizione per la Prada Cup sempre al largo di Auckland: il Royal Yacht Squadron con la “Ineos Uk”, il New York Yacht Club con “American Magic” e il Circolo della vela Sicilia di Palermo con “Luna Rossa Prada Pirelli”. Sono i club a competere e questo restituisce la magia davvero unica della competizione. In 170 anni di vita della Coppa America mai una barca italiana l’ha vinta, una sola volta è stata portata in Europa, per 132 anni è stata vinta dal New York Yacht Club.
“Io faccio vela da quando avevo 7 anni – spiega Randazzo Randazzo – e quello che ho vedo in questa edizione non lo avrei mai sognato. C’è chi ha sottolineato che la tecnologia è stata forse eccessiva, tuttavia va detto che molte delle innovazioni che ora sono sulle imbarcazioni in gara le vedremo tra qualche anno nella nautica comune, dai materiali alle soluzioni elettroniche alle vele. Su Luna Rossa, c’è l’ingegno italiano e per questo possiamo dire a tutti gli effetti che Luna Rossa è la barca degli italiani”. “La Prada Cup e poi la Coppa America sono indispensabili per l’industria della vela” aggiunge Persico. “Permettono a chi lavora e investe ogni giorno di crescere, progredire. Quando ciò avviene in un contesto in cui ci si sente parte di una grande famiglia si pongono le basi per un grande futuro. È bellissimo per tutti noi essere qui, e ora.
UN TEAM NON SI INVENTA
Era il 2001 quando Luna Rossa, alla sua prima partecipazione, arrivò a contendersi la Coppa America contro la Nuova Zelanda risvegliando l’interesse per la vela italiana e conquistando nuovi appassionati. Quella di quest’anno è la sesta campagna in America’s Cup per la squadra dell’armatore Patrizio Bertelli. “Solo Lipton e Bic erano arrivati a tanto”, ricorda Randazzo Randazzo. Nell’equipaggio italiano si trovano alcuni dei migliori velisti in circolazione. Lo skipper è Max Sirena, alla sua settima partecipazione all’America’s Cup: ha già fatto parte di Luna Rossa nel 2000 — vincendo la Louis Vuitton Cup — nel 2003 e nel 2007, e ha vinto la coppa con Oracle ed Emirates Team New Zealand. I timonieri sono due: l’australiano James Spithill, già vincitore di due America’s Cup, e Francesco Bruni, olimpionico nel 1996, 2000 e 2004. Tra i marinai di Luna Rossa trova spazio anche Romano Battisti, medaglia d’argento nel canottaggio alle Olimpiadi del 2012. “Un team non si inventa – dice Randazzo Randazzo – così come la tecnologia per fare una barca del genere non si va a comprare al supermercato, i soldi degli possono non bastare, se c’è un quinto team che vuole correre lo può fare, il problema è capire se abbia il konw-how per poterlo fare. Si tratta di inventare una barca e, cosa altrettanto complessa, creare e gestire una squadra. Il nostro team è fatto da 120 persone, tra progettisti, allenatori, esperti meteo, ingegneri, cuochi”. Il budget messo a disposizione del team da Pirelli e Prada è di 90 milioni di euro.
“È bellissimo essere qui – conclude Persico – una grande squadra di appassionati visionari, artigiani e tecnologi, persone che credono, prima di tutto, che il futuro è adesso e che si vince migliorando assieme”.