Come ripartire dopo la pandemia. E’ il tema al centro dell’intervento del Cavaliere del Lavoro Marco Zigon, presidente di Matching Energies Foundation, ospitato sulle colonne della Repubblica nell’edizione dell’11 gennaio.
Zigon, dopo un analisi degli effetti del Covid-19 sulle economie mondiali, prende in esame l’inizio della campagna di vaccinazione e il programma Next Generation EU per tracciare una panoramica sugli scenari che attendono la società e le imprese.
Covid, le sfide del Mezzogiorno
II 2020 verrà ricordato come l’anno più drammatico dalla fine della seconda guerra mondiale. La pandemia da Covid 19, diversamente da quell’evento bellico, non ha risparmiato nessun paese del nostro pianeta, causando ovunque un numero enorme dì vittime, una gravissima crisi economica ed un grande disagio sociale. E tuttavia va detto che il 2020 è stato anche l’anno in cui si sono realizzati due straordinari risultati: la realizzazione dei primi vaccini e il grande progetto europeo “Next Generation EU”.
In un tempo imprevedibilmente breve, grazie alla collaborazione sinergica di centri di ricerca e di comunità scientifiche dislocate nei diversi continenti, sono stati scoperti e resi disponibili vaccini che, se tempestivamente diffusi, consentiranno di debellare il virus Covid 19 entro l’anno in corso. Contemporaneamente in Europa, davanti al profilarsi di una crisi economica e sociale senza precedenti dovuta agli effetti della pandemia, si è trovata quella risolutiva coesione che non fu possibile perseguire nel 2008, durante la crisi dei debiti sovrani. È stato varato un grande progetto di sviluppo europeo (il Next Generation EU) per sostenere ed accompagnare il rilancio dei singoli paesi e dell’intero continente negli scenari globali dei prossimi decenni. Quanto all’Italia va rimarcato che siamo stati il primo paese in Europa ad essere aggredito dalla pandemia. Eravamo certamente impreparati, come tutti d’altronde, ad un simile evento e abbiamo subito effetti devastanti pagando un prezzo altissimo in termini di vite umane e di disagio sociale. Eppure oggi abbiamo davanti a noi le “soluzioni” per fronteggiare adeguatamente le due emergenze, quella sanitaria e quella economica. Il nostro compito è quello di rendere concrete queste due grandi opportunità e “mettere a terra”, in maniera efficace e nel più breve tempo possibile, la vaccinazione dell’intera popolazione ed il progetto di ammodernamento economico e sociale del nostro paese: un “Italian Next Generation” che, intercettando i fondi europei, ci consenta di riprendere un percorso di crescita che renda il nostro debito sostenibile.
Parliamo di due sfide – ciò è assolutamente chiaro – per cui il tempo è elemento dirimente. Lo è per le vite umane da salvare, lo è per l’equilibrio economico e sociale da ripristinare. Torna alla mente la famosa esortazione lanciata dal presidente della Repubblica Sandro Pertini in occasione del drammatico terremoto dell’Irpinia del 1980: “Fate Presto!”.”Fate Presto!” è oggi un monito adeguato ad esprimere, nondimeno, l’esigenza dì rimettere in corsa il Paese, a partire dalle zone che più hanno subito le conseguenze economiche e sociali della pandemia. A cominciare quindi dal Mezzogiorno, dove il tessuto produttivo è più fragile, più ridotta è la base industriale, più profondo il gap infrastrutturale con il resto dell’Italia e con l’Europa. Ma fare presto (e bene} è una missione impossibile se non si agisce rapidamente sulle cause che frenano lo sviluppo, tra le quali figurano le cosiddette “riforme che non costano” e che tuttavia sono difficili da realizzare perché implicano un cambiamento nel modus operandi – e talvolta persino negli stili di vita – che ci distinguono come nazione e come popolo. Bisogna agire subito, con urgenza e scrupolo estremi, sui vincoli che rendono debole la competitività del nostro sistema Paese: burocrazia asfissiante, lentezza di una pubblica amministrazione ben lontana dall’aver incamerato benefici e mentalità 4.0, lungaggini e distorsioni del contenzioso giudiziario.
Già nel 2103, proprio dalle colonne di Repubblica Napoli, in un articolo firmato da Fondazione Matching Energies e Svimez, lanciammo congiuntamente l’appello per un Forum volto a promuovere un confronto istituzionale, in vista di un progetto di rilancio del Sud che fosse basato su strategie condivise dai governi regionali. Abbiamo constatato con piacere che dopo sette anni – anche questa è una novità del 2020 da rimarcare · i presidenti delle Regioni del Mezzogiorno hanno concretizzato la proposta, decidendo di pervenire a posizioni concordi e condivise sull’utilizzo del Recovery Fund. È una iniziativa che va salutata con pieno apprezzamento e da non confondere con un rivendicazionismo territoriale povero di visione. Avere obiettivi condivisi su come utilizzare le risorse per ridurre la distanza tra Mezzogiorno e il Nord è cruciale per l’avvenire dei nostri territori, ed è al tempo stesso una priorità proprio in tema di semplificazione e sveltimento istituzionale. Contare, in futuro, su un Mezzogiorno non più diviso e frazionato, ma capace di presentarsi come un sistema coeso su materie fondamentali è unica via percorribile per interagire proficuamente con il governo nazionale. Porti, logistica, energia e digitalizzazione, legalità: sono tutte questioni che possono essere efficacemente affrontate in un’ottica di respiro meridionale. Solo con politiche di sistema è possibile recuperare il divario interno, che impedisce al Mezzogiorno d dispiegare le sue potenzialità e ostacola l’intero Paese nel raggiungere tassi di crescita del Pil tali da mettere al riparo le future generazioni dal gravame di un debito non sostenibile. Infine un richiamo a Napoli. L’anno appena cominciato ci presenta l’occasione per dare alla nostra città, che resta un riferimento determinante di un progetto di rilancio del Mezzogiorno, una guida autorevole. Una personalità che abbia visione e strategia, capace di restituire a Napoli il profilo di capitale, vale a dire il suo adeguato posizionamento negli scenari europei e globali delle competizioni più sfidanti.