Dai Giochi Olimpici di Torino all’Expo di Milano, i grandi eventi ci insegnano come possano innescarsi potenti circuiti virtuosi, e Matera non sarà da meno. Anzi, sottolinea il Cavaliere del Lavoro Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, “in quest’ultimo anno gli arrivi dei turisti nel materano sono passati da 250mila a 281mila. Se il trend è questo, non è difficile immaginare che potenziale esprima l’appuntamento del prossimo gennaio”. Merito anche degli albergatori, “che hanno rinnovato se non creato ex novo strutture di bellezza incomparabile e persino avveniristiche”, la Città dei Sassi farà da propellente all’intera Basilicata, e non solo. Ma, avverte Bocca, attenzione alla “shadow economy”: in tema di affitti brevi occorre mettere ordine e regolamentare una volta per tutte la giungla del sistema ricettivo.
L’ultima volta di una città italiana capitale europea della cultura è stato con Genova nel 2004. Come è cambiato in questi anni l’impatto di un’investitura del genere per il turismo di una città e di un territorio?
Il principio fondante resta sempre lo stesso: dare solennità al patrimonio ed all’eccellenza di una città investendola di una carica quale quella di capitale europea, è come consegnarle il testimone della cultura, del prestigio e della storia del Paese cui appartiene. Quello che è cambiato dal 2004 ad oggi sono senz’altro gli strumenti che abbiamo a disposizione per valorizzare un evento di questa portata. Il mondo è cambiato. L’universo digitale va sempre più stravolgendo quella che era una consuetudine fatta di pensiero ed azione. Oggi si passa attraverso il virtuale anche nella fase di ideazione e di comunicazione di un evento. Ciò detto, investire una città di questo ruolo significa consegnarle un messaggio importantissimo per lo sviluppo del turismo, non solo a livello locale ma anche nazionale. La cosa a mio avviso più importante è il valore che iniziative del genere rappresentano in termini di investimento per il futuro. E’ come se si accendessero le luci su un territorio che potrà entrare a far parte dell’immaginario e del bagaglio culturale di tutti, fino a stimolare la fidelizzazione di flussi turistici consolidati e continuativi”.
Quali sono le stime di incoming per il prossimo anno? Quali sono le sue personali aspettative? Qual è il limite superato il quale potrà dirsi soddisfatto?
Nel gennaio 2019 la città dei Sassi alzerà il suo vessillo di capitale europea della cultura. Anche solo per la nomina ricevuta, vi sarà un fisiologico riscontro per tutta la Basilicata, una regione straordinaria che tuttavia soffre delle limitazioni e delle difficoltà del nostro Sud. L’evento in sé ha già dato il suo input ad un processo di crescita. E questo è per me già motivo di soddisfazione. Basti pensare che il New York Times ha inserito Matera al terzo posto tra le mete da visitare nel 2018 e sempre in quest’ultimo anno gli arrivi dei turisti nel materano sono passati da 250mila a 281mila. Se il trend è questo, non è difficile immaginare che potenziale esprima l’appuntamento del prossimo gennaio, considerando anche i massicci investimenti pubblicitari che dovranno essere dedicati all’intera operazione. Io ho sempre sostenuto che i grandi eventi sono in grado di imprimere un forte movimento a grandi flussi turistici interni ed internazionali. Ne abbiamo avuto la riprova con i mega concerti di band di portata mondiale, con appuntamenti sportivi come i Giochi olimpici invernali di Torino, o con iniziative di approccio più ecumenico come l’Expo di Milano. Questi appuntamenti hanno attivato un circuito virtuoso fatto di innovazione, di interventi urbanistici eccezionali, di percorsi ed appuntamenti culturali che hanno continuato ad arricchire l’agenda della città e del territorio negli anni successivi. Per fare un esempio, alcune analisi rilevano che la straordinaria performance della Milano di oggi in termini di turismo sia in gran parte frutto del successo dell’Esposizione del 2015. Voglio solo ricordare che in quell’occasione vennero a conoscerci oltre 20 milioni di visitatori in 184 giorni di Expo. Tornando al punto, spesso i risultati superano le aspettative. Lo stesso si verificherà per Matera, ne sono certo.
Per morfologia e storia Matera offre un paesaggio unico al mondo. In che modo le politiche ricettive possono e debbono rispondere a tale peculiarità?
Dialogando con il territorio, adeguandosi alle specificità che la città esprime, puntando all’eccellenza. Molti passi sono già stati fatti: oggi Matera evoca luoghi magici, atmosfere irripetibili, ha turisticamente l’appeal che ha sempre meritato, ma che ora è enfatizzato dall’evento imminente. Su questa scia si sono mossi gli albergatori, che hanno rinnovato se non creato ex novo strutture di bellezza incomparabile e persino avveniristiche. In qualche modo la morfologia del luogo si è compenetrata con le sfide del moderno design. Temo che fino a qualche tempo fa forse non tutti sapessero davvero descrivere che cosa siano i Sassi, dal ’93 patrimonio dell’umanità Unesco, questi due quartieri spettacolari della città, fatti di edifici rupestri che niente meno risalgono al Paleolitico, costruiti nelle cave naturali del luogo”.
Appuntamenti di richiamo fanno quindi bene al turismo e alla conoscenza della storia e della cultura dei territori.
Ripeto: l’ho sempre sostenuto. Ma c’è altro da suggerire. Sa che cosa fa veramente bene al nostro comparto? Sostenere una rigorosissima politica di contrasto al fenomeno della “shadow economy”: in tema di affitti brevi occorre mettere ordine e regolamentare una volta per tutte la giungla del sistema ricettivo, massacrato dal fenomeno dell’abusivismo. Bisogna abolire ogni forma di concorrenza sleale, quella che consente ad alcuni di evadere le tasse alle spalle di chi, come gli albergatori, è da sempre vincolato ad osservare regole ferree. Direi che è arrivato il momento che le regole siano uguali per tutti, questo è l’unico sistema sano per il libero mercato.
Sia nel 2016 sia nel 2017 la Città dei Sassi si è aggiudicata la seconda posizione del Trivago Global Reputation Ranking, ovvero la classifica delle cento mete con la migliore reputazione online. Questa è la dimostrazione che accanto a trend turistici più gettonati c’è spazio per offerte diverse, tagliate su realtà più piccole. L’Italia è ricca di borghi, quali le priorità per valorizzarli su un mercato ormai decisamente globale?
Non vi è centimetro quadrato dell’Italia che non valga la pena visitare. Al di là delle mete più consuete verso le quali si muovono flussi oceanici di turisti tanto da renderne difficile anche la fruizione, bisognerebbe avere il coraggio di rivoluzionare la mappa che abbiamo in testa ed integrarla con luoghi nuovi e meno noti, ma non per questo meno fascinosi. E’ un passo importante, che deve essere accompagnato da interventi legati alle infrastrutture e ai trasporti. Attorno a questa miriade di piccoli grandi gioielli che il territorio offre, va costruito un sistema di interventi per sostenerne l’attrattività, con l’interazione di tutti gli attori della filiera turistica e, soprattutto, con una politica che apra agli investimenti.
Una delle scommesse di Matera 2019 è quella di fare da propellente anche per altre città italiane, a cominciare dai borghi e realtà limitrofe, dalla Puglia alla Calabria fino all’area cilentana. Lei vede le premesse per la nascita di un circuito virtuoso diffuso su un’area più vasta?
Matera 2019 farà sicuramente la sua parte in questo senso. Fermo restando che per noi il Sud è oro.
Articolo pubblicato sul n. 6/2018 di Civiltà del Lavoro