Articolo pubblicato nella rivista n.3/2024 di Civiltà del Lavoro
Una strategia per il rilancio della competitività dell’economia europea, da realizzare anche grazie alle proposte contenute nei rapporti di Enrico Letta, sul rilancio del mercato interno, e di Mario Draghi, sul rafforzamento della stessa competitività – sono le priorità che dovranno figurare nell’agenda della Ue per la prossima legislatura per l’Ambasciatore Ferdinando Nelli Feroci, presidente dell’Istituto Affari Internazionali, che sottolinea: “Si dovranno anche confermare gli obiettivi adottati in materia di transizione energetica e digitale in un contesto che tenga maggiormente conto della necessità di compensare i costi, economici e sociali, di queste transizioni”.
Presidente, il G7 si è appena concluso. Quali sono i risultati raggiunti?
Il Vertice del G7 sotto presidenza italiana si è svolto in circostanze particolarmente complicate. Due conflitti in corso da tempo, e per ora senza prospettive di una soluzione politica, e numerose sfide globali che richiederebbero maggiore e migliore cooperazione internazionale in una congiuntura in cui le istituzioni internazionali che dovrebbero garantire una governance globale efficace sono in crisi. Il Vertice ha confermato la compattezza dei maggiori paesi cosiddetti occidentali su alcuni punti qualificanti dell’agenda internazionale. Vorrei ricordare in particolare la conferma del sostegno all’Ucraina, con la decisione di utilizzare i profitti generati dagli “assets” russi congelati per garantire un prestito all’Ucraina di 50 miliardi di dollari; l’impegno alla ricerca di una soluzione del conflitto israelo-palestinese secondo le linee del piano elaborato dall’Amministrazione americana. E ancora: un messaggio chiaro alla Cina perché si impegni in maniera più costruttiva nella gestione di sfide condivise; un’evidente manifestazione di interesse nei confronti dell’Africa e una serie di raccomandazioni sulla gestione dell’Intelligenza artificiale, sulla finanza per lo sviluppo, sulla sicurezza alimentare, sulla salute per tutti.
Era lecito aspettarsi di più?
Non era facile ottenere di più date le circostanze, anche perché onestamente il G7, per quanto costituisca un foro importante di consultazione fra un gruppo di paesi che condividono principi, valori e obiettivi, ha un evidente problema di rappresentatività. Questo gruppo di paesi, infatti, nel corso degli anni, e cioè dal lontano 1975 quando fu originariamente creato, ha perso di peso specifico in termini di quota della popolazione mondiale, di contributo al PIL mondiale, di quota di partecipazione al commercio internazionale. Sotto questo profilo va valutata positivamente la decisione della Presidenza italiana di invitare a Borgo Egnazia alcuni leader di paesi che non fanno parte del G7 ma che sono rappresentativi di quella parte del mondo che non si riconosce nell’Occidente.
Ritiene che l’instabilità politica di paesi come la Francia e la Germania abbia un conseguente impatto sulla solidità dell’Ue?
Le recenti elezioni del Parlamento europeo hanno fatto segnare un certo progresso di formazioni politiche di destra, spesso caratterizzate da piattaforme politiche non omogenee. Ma hanno confermato una sostanziale tenuta dei partiti tradizionali: i popolari, i socialisti e i liberali. Non dovrebbero quindi esserci drammatiche soluzioni di continuità nell’agenda della Ue. Hanno però anche evidenziato una caduta di consensi per gli esecutivi in carica in Francia e in Germania. L’indebolimento di questi due paesi potrebbe effettivamente produrre un vuoto di leadership nella Ue.
Quali sono le azioni da mettere immediatamente in campo?
Nell’immediato la Commissione dovrà dare attuazione pratica alle nuove regole in materia di disciplina di bilancio definendo, in un rapporto di interlocuzione con i paesi membri, percorsi di riduzione del debito, che siano compatibili con l’esigenza di sostenere una crescita sostenibile e inclusiva. Sotto questo profilo appaiono particolarmente rilevanti le richieste che la Commissione farà ai paesi per i quali è stata avviata la procedura di infrazione per deficit eccessivo. Nei prossimi due anni si dovrà poi completare l’attuazione dei Piani Nazionali di Ricostruzione e Resilienza adottati nell’ambito del NGEU. Il successo di questi Piani è la pre-condizione necessaria se si vorrà riproporre l’utilizzo di fondi europei con ricorso a debito comune per il finanziamento di altri beni pubblici europei.
Cosa serve per garantire una maggiore sicurezza europea?
L’Europa dovrebbe essere in grado di garantire meglio e in modo più efficace la propria sicurezza, sia economica che militare. Sotto il primo profilo la Ue dovrebbe proseguire e rafforzare la politica già avviata che mira a ridurre le dipendenze strategiche (sulle tecnologie abilitanti, sulle materie prime rare e su minerali critici, sull’energia, ecc.) e a rafforzare le proprie capacità produttive in questi stessi settori. Sul fronte della sicurezza militare, la Ue e i suoi paesi membri dovranno porre la questione della difesa europea al centro dell’agenda per la prossima legislatura, con maggiori investimenti, più collaborazione fra le industrie nazionali della difesa, più cooperazione e interoperabilità fra forze armate nazionali al servizio di missioni comuni. E in un rapporto di collaborazione e complementarietà con la Nato, per rafforzare la componente europea dell’Alleanza Atlantica. In sintesi si tratta di dare concreta attuazione all’obiettivo dell’autonomia strategica per l’Europa.
Guardando, più in generale, alla situazione geopolitica internazionale, quali sono i pericoli più imminenti?
Nell’immediato i pericoli maggiori per l’Europa vengono dai due conflitti in corso ai propri confini perché entrambi costituiscono una minaccia per la sicurezza. Sullo sfondo resta la questione di come gestire un rapporto complicato ma irrinunciabile con la Cina. E, in prospettiva, di come garantire la tenuta e la saldezza del partenariato transatlantico nel caso di un ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Infine, l’Europa dovrebbe contribuire a recuperare un rapporto dell’Occidente con il Sud del mondo, messo alla prova dalle divergenze registrate proprio sui due conflitti.