23 anni Ernesto Pellegrini è il capocontabile della Edoardo Bianchi Au Biciclette, stabilimento di Via Fantoli. Proviene da una famiglia di ortolani, da na Milano del dopoguerra in cui, da Corvetto a Linate, è tutto un susseguirsi di cascine e campi coltivati. «All’ora di pranzo avevo assolto a tutti i miei compiti”, ricorda Pellegrini. “Chiesi altro da fare al pomeriggio. I miei capi mi dissero: “Ili che sai parlare con gli altri e sai risolvere problemi, perché non dai una mano al capo della Commissione Interna?’. Era il leader del sindacato, che un giorno mi fece una proposta: `In questo stabilimento manca la mensa. Perché non prendi tu la gestione? Io ho una amica, Maria, che fa la cuoca”‘. Ernesto non sapeva nulla di cucina né tantomeno di mense. Ma sapeva di avere sempre desiderato di diventare imprenditore. Decide di licenziarsi, riceve un assegno di 150mi1a lire dalla Edoardo Bianchi, che diventa il tesoretto con cui iniziare la nuova attività. E, così, con la cuoca Maria detta Mariuccia e altri sei dipendenti, si butta.
Oggi la Pellegrini è il partner di riferimento italiano nel mercato dei servizi di ristorazione aziendali, forniture alimentari, buoni pasto e welfare aziendale. Nel gennaio 1984 Ernesto Pellegrini ha anche acquistato l’Inter da Ivanoe Fraizzoli per una decina di miliardi di lire, diventandone il diciassettesimo presidente. Un uomo attento al business ma non solo. Tra le ultime idee di Ernesto Pellegrini anche quella del ristorante Ruben (nome scelto in onore di un clochard che Pellegrini ha conosciuto da giovane, quando anche lui attraversava una fase critica, e che morirà assiderato): un luogo che permette a coloro che si trovano in una situazione di temporanea difficoltà di usufruire di un pasto completo in un ambiente che preservi la loro dignità pagando il prezzo simbolico di un euro.