“Sono serviti 84 lunghi giorni per mettere insieme un programma avventuristico, pieno di contraddizioni e chiaramente non sostenibile, il cui unico filo conduttore era ed è il populismo e la demagogia che hanno contraddistinto il crescendo delle dichiarazioni di questi ultimi giorni. La forzatura istituzionale che ha portato alla rottura del percorso di formazione del governo – ha osservato il presidente dei Cavalieri del Lavoro, Antonio D’Amato – è del tutto fuori luogo sul piano sia politico sia istituzionale. Chi l`ha praticata, al di là dell`arroganza e della provocazione istituzionale, non poteva non sapere quale sarebbe stato l`esito e dimostra la chiara intenzione di voler tornare alle urne nel tentativo del tutto egoistico, e non certo per il bene del Paese, di cercare di rafforzare le recenti affermazioni elettorali. Dimostrando così di avere in ben poco conto non solo gli interessi ma anche l`intelligenza degli italiani”.
Secondo D’Amato “bene ha fatto quindi il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, a cui va il nostro convinto apprezzamento, a difendere le prerogative costituzionali con grande e ineccepibile rigore istituzionale. Dopo aver dato tutto il tempo necessario alla definizione di una squadra di governo, non poteva piegare l`Istituzione e la Costituzione alla forzatura del tutto strumentale fatta da Lega e Movimento 5 stelle. Non possono esserci incertezze ed esitazioni sulla collocazione internazionale del Paese e sulla nostra appartenenza all`area Euro. L`Europa va riformata e rafforzata con il metodo della trattativa tra partners e non con decisioni unilaterali. Quanto più radicali vogliono essere le riforme da portare avanti, tanto più responsabili, autorevoli e coerenti devono essere sia i contenuti sia i comportamenti istituzionali”.
Ora occorre “evitare gravi danni ai cittadini, ai piccoli risparmiatori e alle imprese. La coalizione giallo-verde, nel tentativo di giustificare il suo piano di riforme economiche, ha dichiarato di voler tutelare l`interesse dei piccoli risparmiatori, delle imprese e degli imprenditori italiani. In realtà, nel mondo intero nessuna impresa può essere valutata e considerata migliore del proprio Paese. La credibilità e l`immagine dell`Italia quindi hanno un impatto determinate sulla credibilità e l`immagine delle imprese italiane nel mondo. La scompostezza delle dichiarazioni e dei comportamenti, la contraddittorietà dei programmi, l`indeterminatezza delle coperture di bilancio per riforme non sostenibili, stanno generando sgomento e preoccupazioni non solo negli investitori istituzionali e nei nostri partners internazionali, ma anche nei clienti e nei compratori dei prodotti delle imprese italiane”.