La terza sessione del Convegno ha visto protagoniste le esperienze di Giuseppe Castagna, Ad Gruppo Banco Bpm, Francesco Cupertino, rettore del Politecnico di Bari e dei Cavalieri del Lavoro Giuseppina Di Foggia, Ad e Dg di Terna, Pierino Persico, presidente di Persico, e Gianfelice Rocca, presidente del Gruppo Techint.
GIUSEPPE CASTAGNA: Per ché sono necessarie le Academy
Le banche hanno avuto una trasformazione enorme negli ulti mi 15 anni: digitale, green, Esg, regolamentazione, fino al fatto di avere una connotazione molto più europea, molto più internazionale, dovuta anche a una regolamentazione centralizzata a Francoforte.
Le esigenze, le richieste di mestieri nuovi quindi le possiamo semplificare, anche per renderle più fruibili a tutti, nella modalità di utilizzo del servizio. Ormai, da qualche anno a questa parte, il numero di filiali si è più che dimezzato, la maggior parte delle transazioni vengono fatte a distanza. In una banca come la nostra (Bpm) più dell’85% delle operazioni viene fatta fuori dalle filiali e, dalla pandemia, anche le persone fisiche ormai utilizza no l’app. Siamo passati da un utilizzo dell’app tra i privati, dal 5% delle transazioni globali della banca fatte a distanza a più del 30%. Le transazioni fatte sull’app superano di un terzo le transazioni in filiale.
Di fronte a questa trasformazione sono fondamentali non solo la formazione ma anche il coinvolgimento, il “people engagement”, perché l’affezione verso l’azienda, la capacità di rendere l’azienda un posto piacevole dove passare la maggior parte della giornata, è diventato strategico. E c’è un problema di ringiovanimento: noi abbiamo un’età media di quasi cinquant’anni. Su una banca come la nostra di 20mila persone, abbiamo solo 2mila persone sotto i trent’anni e il resto nella parte molto alta. Questo crea uno scompenso di conoscenze. Si rischia che quelli che hanno meno interesse alla formazione, all’avanzamento e alla conoscenza, rimangano all’interno della banca e quelli che invece cercano un miglioramento se ne vadano. Ecco perché aziende delle nostre dimensioni devono avere un’Academy, perché devono anche dare la sensazione evidente che la formazione in house li aiuterà a fare carriera. Non è soltanto la formazione che ricevono dalla scuola e università. Tutto ciò ci pone, per la prima volta da decenni, nella situazione in cui non è più l’azienda che sceglie il collaboratore ma è il collaboratore che sceglie l’azienda. Si è un po’ invertita la modalità con la quale gestire il personale. La stessa definizione della gestione del personale, nelle aziende grandi, trova continui riaggiornamenti anche lessicali per far capire che non è più un ufficio nel quale si è giudicati, ma è qualcosa che ti aiuta a programmare il tuo percorso di carriera.
FRANCESCO CUPERTINO: Aziende e università devono collaborare
In territori come il Mezzogiorno, la Puglia, all’università è stato chiesto di essere partecipe dello sviluppo del territorio. L’insegnamento dell’ingegneria arriva in Puglia per accompagnare lo sviluppo di una grande infrastruttura come l’Acquedotto Pugliese. Poi ingegneria si è evoluta accompagnando la meccanizzazione dell’agricoltura, è arrivata la meccanica, che si è poi tra sformata in meccanica di precisione accompagnando lo sviluppo dell’automotive.
Oggi stiamo vivendo la trasformazione verso il digitale, accompagnando l’arrivo in Puglia di tantissimi player digitali. Questo è stato possibile grazie al fatto che nell’università prima, nel Politecnico poi, c’è stata la capacità di anticipare queste tendenze. Oggi siamo chiamati ad immaginare l’impatto dell’Intelligenza artificiale e del quantum computing. In tutto questo percorso, il Politecnico di Bari, di cui sono rettore, è oggi l’università italiana con il più alto tasso di occupazione dei propri laureati. E lo facciamo con il 70% dei nostri laureati che rimangono a lavorare nel Mezzogiorno del Paese. Questo per me è un grande motivo di orgoglio e rappresenta, in forma estremamente sintetica, come l’università, gli studi scientifici e tecnologici, possano avere un ruolo determinante nello sviluppo del territorio che li ospita. Abbiamo sentito parlare molto di Intelligenza artificiale. Penso che siamo in un’impasse perché è tipico dell’umano sopravvalutare quello che sta per succedere nel brevissimo periodo, quello che può succedere in un anno, e sottovalutare quello che può succedere in dieci anni. Faccio un esempio: appena abbiamo visto per la prima volta la posta elettronica, ci è subito sembrata una cosa potente; però per anni abbiamo continuato a usare il fax. Poi, solo dopo anni, sia le università che le imprese sono riuscite a incorporare effettivamente questi sistemi nelle loro attività quotidiane e produttive. Succederà la stessa cosa con l’IA. Ci arriveremo in un tempo che è difficile prevedere. E sta alle università cercare di fare uno sforzo predittivo e far entrare l’Ia nelle modalità quotidiane di lavoro delle università, che sono chiamate ad essere delle teste di ponte che possono aprire delle strade per tutti gli altri, a cominciare dalle imprese.
L’integrazione fra università e azienda non serve ad aziendalizzare l’università, che deve mantenere il proprio ruolo di essere costruttore di consapevolezza e di coscienza, ma dobbiamo far vedere da subito ai giovani a che cosa serviranno quella consapevolezza e quella coscienza che noi vogliamo far costruire loro studiando sui libri. E abbiamo la necessità comune di attrarre più talenti verso le università e non lo possiamo fare attraverso il racconto, bisogna mostrare il punto di arrivo, spiegare perché. E lo possiamo fare soltanto insieme, università e azienda, andando a parlare con i ragazzi, proponendo loro modelli formativi innovativi.
GIUSEPPINA DI FOGGIA: Non lasciare indietro nessuno
Qui a Bari abbiamo uno dei nostri siti industriali e nel piano di sviluppo decennale di Terna prevediamo un investimento di circa due miliardi di euro, prevalentemente per la realizzazione di una nuova stazione elettrica ma anche per raddoppiare il collegamento tra l’Italia e la Grecia. Nel piano quinquennale 24/28, prevediamo di assumere 1.400 nuovi di pendenti, di cui mille nel 2024 e nel 2025. Ci sta a cuore quindi il tema della mancanza di alcune skills, alcuni tipi di risorse molto pregiate. Cito gli ingegneri elettronici ed elettrici, ma anche esperti di cyber, data scientist, tecnici specializzati. È fondamentale la vicinanza delle aziende agli studenti, che sin dai primi anni di scuola dovrebbero essere messi a contatto con le aziende e capire, con certi studi, che cosa potranno fare in futuro. Lo dico anche per esperienza personale. Ho scelto ingegneria elettronica non perché sapevo con precisione quale sarebbe stata la mia occupazione, l’ho fatto per curiosità, ma amavo la letteratura, l’arte ed altri interessi. Quando poi ho avuto l’opportunità di lavorare ai Bell Labs, dove hanno inventato il transistor, dove hanno lavorato nove Premi Nobel, mi sono sentita fortunatissima, ma è stato qualcosa che ho capito dopo. Se l’avessi saputo prima di un’opportunità del genere …
La formazione continua è ormai è una necessità perché il digitale c’è, non si può prescindere, e questo ha stravolto il modo di lavorare, ma è un processo continuo. Tanti mestieri cambieranno, tanti non ci saranno più, al tri nuovi ne verranno. È fondamentale quindi assicurare che i dipendenti abbiano culturalmente la predisposizione ad acquisire nuove competenze.
Con tre università del Sud abbiamo creato un master di secondo livello che riguarda la digitalizzazione del sistema elettrico e gli studenti che conseguiranno questo master verranno automaticamente impiegati, su tutto il territorio nazionale, e soprattutto al Sud.
Con il piano strategico 24/28 abbiamo annunciato una fondazione che ha lo scopo di combattere la povertà energetica in Africa e di abilitare al mondo del lavoro. A Tunisi abbiamo creato un Innovation Hub perché realizzeremo il primo collegamento Terna tra l’Africa e l’Europa, vogliamo quindi che le persone in Tunisia, che non hanno l’esperienza dei colleghi in Terna, siano abilitate per fare parte del progetto e di altri analoghi. Per tutti i nostri dipendenti abbiamo creato un piano di People Strategy.
Come operatore nazionale, sentiamo la responsabilità di far sì che la doppia transizione ambientale-digitale sia giusta, non lasci nessuno indietro: siamo molto impegnati nella formazione perché riteniamo che sia un mezzo efficace per far sì che le persone che potenzialmente possono rimanere indietro, abbiano accesso a questi nuovi lavori.
PIERINO PERSICO: Il potere del cervello e delle mani
Quando ho cominciato a fare il lavoro di modellista per l’auto motive, realizzavamo a mano i modelli prima dell’avvento del computer, dei modelli matematici, delle frese a controllo numerico. Era un lavoro anche da artista, che prende in mano un blocco di legno o di marmo e ne ricava una scultura. Oggi siamo mille dipendenti, realizziamo nel settore barche, racing, tra le quali Luna Rossa. Il grosso business è il settore automotive. Realizziamo impianti automatici per la sellatura interna dell’auto. Quindi c’è la robotizzazione, l’automazione, impianti che poi devono lavorare 24 ore al giorno negli Stati Uniti, in Messico, all’Est e devono essere collegati e non si devono fermare. Però nella nostra azienda non abbiamo macchine che producono, non abbiamo impianti, abbiamo delle belle teste con la passione delle belle mani. La prima invenzione dobbiamo farla al momento dell’offerta, dobbiamo dire al cliente dell’automotive quanta energia, quante persone mettono. Studiamo i materiali del cliente per andare a proporre, quindi abbiamo il reparto di ricerca e sviluppo che studia, non quello che facciamo noi, ma quello che fa il cliente, per proporre soluzioni per poter poi gareggiare. Perché il mondo cammina, non è che stanno aspettando noi. Ci sono i cinesi dietro, quindi dobbiamo pedalare e non si finisce mai di investire nella formazione. Se prima si imparava gomito a gomito, oggi prendiamo sia diplomati che laureati e per tre anni gli insegniamo quello che il rettore non gli ha insegnato. Stiamo collaborando con l’Its della nostra zona, siamo stati lo sponsor del settore formazione della plastica e poi dei composti, adesso della meccatronica. Dal Politecnico di Milano sono arrivati i ragazzi che fanno Ingegneria tecnica, Scienza aerospaziale, che realizzano un razzo con una ventina di università europee e poi c’è il lancio del razzo in una base militare in Portogallo. Abbiamo fatto un progetto con il Politecnico di Padova. Erano venuti da noi per il cerchione in carbonio che poi non siamo riusciti a realizzare, parlo di dieci anni fa. Il responsabile di questo progetto che era uno studente, è oggi il nostro responsabile di Detroit.
GIANFELICE ROCCA: La scuola ha bisogno di autonomia
Noi abbiamo circa 90mila persone nel mondo e come siderurgici che lavorano per l’industria petrolifera siamo sulla frontiera della transizione ambientale con un’evoluzione geopolitica fortissima dominata dalla crescita economica della Cina. Quando ci svegliamo la mattina, il nostro problema è capire come difendere l’industria, importantissima per la tenuta sociale dei nostri paesi. Quindi dobbiamo estrarre il massimo del potenziale che abbiamo all’interno del nostro gruppo cercando di ridurre le differenze tra i diversi Stati in cui operiamo. Per questo abbiamo creato una piattaforma di insegnamento a distanza per tutti i nostri corsi interni.
Abbiamo poi molti studenti che frequentano scuole tecniche fondate da noi in Messico, Argentina e Brasile. Investiamo in education circa 60 milioni di dollari all’anno e collaboriamo con i sistemi scolastici dei paesi dove lavoriamo. Questo ci ha insegnato che la scuola ha bisogno di autonomia, di competere, di essere valutata. Abbiamo poi una serie di programmi Stem che arrivano ai bambini. Siamo presenti anche nella salute, dove mancano molti addetti come medici e infermieri, così come in settori come costruzioni, leisure e hospitality. Occorre pensare anche a questi lavori “fisici” oltre a quelli digitali, perché la crescita di un paese è fatta da ore totali lavorate e da produttività.
Noi abbiamo il tasso di partecipazione dei giovani sotto il 20% con gli altri paesi al 40, 50, 60% dai quindici ai ventiquattro anni e siamo in diminuzione. Abbiamo un tasso di occupazione degli anziani che è cresciuto del 17% in Giappone e da noi è cresciuto del 2%, allargare la base occupazionale è essenziale.
In sanità, dove ci sono grandi quantità di dati da gestire, l’Intelligenza artificiale è essenziale per arrivare alla medicina personalizzata e di precisione. Sull’Ia con la Bocconi stiamo realizzando un master tra le università di medicina, e con il Politecnico un Phd.
Per concludere voglio sottolineare che da tutte le analisi sui divari di qualità nell’istruzione, emerge che la scuola ha bisogno di valutazione, flessibilità, autonomia, competizione. Ho sempre parlato di “autonomia assistita”; il male dell’Italia è invece l’autonomia negata, per cui do al Politecnico una certa autonomia, ma siccome qualcun altro l’ha usata male, la tolgo anche al Politecnico. Così si arriva all’autonomia sfiduciata.