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Innovazione 4.0, sfida per l’Italia
D’Amato: Servono fiducia e competitività

29.09.2018

Convegno nazionale - Torino, 29 settembre 2018

La trasformazione della società e del lavoro va avanti con o senza di noi, chi fa impresa sa che non può permettersi errori o fermarsi per guardare indietro. Ma se intorno si alimenta un clima fatto di immobilismo e miope rispetto alla crescita, ogni iniziativa si vanifica e pagarne le conseguenze saranno i più giovani”. Interpreta e da voce ai pensieri di una platea composta dall’eccellenza dell’industria e dell’imprenditoria italiana, il presidente della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro Antonio D’Amato nel chiudere i lavori del convegno nazionale dedicato al tema “La rivoluzione digitale. Un’opportunità per le imprese, una sfida per l’Italia” tenuto oggi 29 settembre a Torino. Circa duecento cavalieri del lavoro riuniti nell’Auditorium del Grattacielo di Intesa Sanpaolo si confrontano su interrogativi centrali per il futuro dell’Italia in un contesto globale trainato da una nuova ondata tecnologica.

Gros-Pietro e Sella, perché essere ottimisti
Dopo i saluti di Sergio Chiamparino, presidente della Regione Piemonte, della sindaca Chiara Appendino è il “padrone di casa” Gian Maria Gros-Pietro, presidente Intesa Sanpaolo, a scaldare la sala. “I cavalieri del Lavoro – dice – creano occupazione e sanno che l’innovazione è un’onda che va cavalcata. Ma, come dicono i surfisti, per fare ciò bisogna sempre stare davanti, non seguire né stare in cima”. Parole confermate da Maurizio Sella, presidente del Gruppo Piemontese dei Cavalieri del Lavoro (sono sessantasei i piemontesi insigniti dell’onorificenza), che a dispetto di pessimisti e tecnofobi spiega che “I timori di fronte ai cambiamenti dettati da nuove tecnologia sono comprensibili, ma sono cose con cui conviviamo da sempre. Piloti automatici, smartphone con cui parlare o anche un banale telepass sono oggi per noi cose normali eppure sono il segno di un cambiamento che va veloce e che investe tutti gli aspetti della nostra vita”. Verranno meno alcune tipologie di lavoro, ma una società che saprà specializzarsi sarà una società con più ricchezza e benessere.

Schmidhuber: l’intelligenza Artificiale conquisterà il mondo
A tracciare lo scenario della quarta rivoluzione industriale è Jürgen Schmidhuber, direttore dell’Istituto di Intelligenza Artificiale (Idsia) di Lugano e del Laboratorio di Robotica Cognitiva dell’Università di Monaco di Baviera, scienziato capo di Nnaisense. È considerato il padre dell’Intelligenza Artificiale, ha inventato l’algoritmo della “Memoria a breve termine” (Long Short Term Memory – Lstm), un dispositivo che si ispira al cervello umano e che tutti usciamo anche se a nostra insaputa. Oggi l’Lstm funziona su tre miliardi di smartphone e le cinque aziende più importanti al mondo,  Apple, Google, Microsoft, Facebook e Amazon, utilizzano l’LSTM miliardi di volte al giorno per la traduzione di testi, il riconoscimento vocale e la produzione di lingue. Lo scienziato illustra le traiettorie delle tecnologie esponenziali per cui la potenza di calcolo tende a diventare sempre più grande a costi sempre più contenuti, per poi restituire una visione che sa di fantascientifico.  “Attualmente – spiega Schmidhuber – quasi tutte le ricerche sull’IA si concentrano sul prolungamento e sulla facilitazione della vita umana. A lungo termine, tuttavia, le intelligenze artificiali veramente intelligenti si sganceranno dagli esseri umani. I robot intelligenti si diffonderanno laddove sarà disponibile la maggior parte delle risorse sotto forma di materia ed energia, cioè nello spazio, lontano dalla Terra. Là fuori, ad esempio, ci sono miliardi di volte più luce solare che sulla nostra terra. L’IA colonizzerà prima il sistema solare poi, nel giro di pochi milioni di anni, l’intera Via Lattea”.

Fitoussi: Puntare sui giovani con migliori retribuzioni
Si torna sulla terra con la tavola rotonda animata da Gianfranco Carbonato – presidente Prima Industrie, Luigi Nicolais, professore emerito della Scuola Politecnica dell’Università degli Studi di Napoli “Federico II” e David Orban, docente e advisor della Singularity University della California e l’intervento di Jean-Paul Fitoussi, emerito di Economia dell’Istituto di Studi Politici di Parigi Sciences Po. “Impieghiamo molto tempo per cogliere i frutti delle rivoluzioni tecnologiche e la rivoluzione 4.0 avrà senz’altro un effetto sulla produttività. Sappiamo anche che dobbiamo sviluppare il capitale umano e su questo siamo in ritardo. Cosa fa l’Italia, cosa fa la Francia? Producono capitale umano a un livello molto alto e lo regalano ai paesi dove si trovano retribuzioni migliori”.

Bianchi: L’assistenzialismo non ha mai prodotto lavoro
Formazione, formazione e ancora formazione. È questo il mantra per rispondere alla sfida posta dalle macchine intelligenti. Con accenti e toni diversi lo ripetono nella seconda tavola rotonda Patrizio Bianchi, professore di Economia applicata all’università degli Studi di Ferrara, Vittorio Colao, (fino a ieri) amministratore delegato Vodafone Group e Mario Deaglio, emerito di Economia Internazionale dell’Università degli Studi di Torino. Ma il futuro si semina oggi e non possono mancare i riferimenti alle misure economiche del governo. “Non ho mai visto creare lavoro con politiche assistenzialistiche. Mai. Servono infrastrutture e investimenti, il resto sono chiacchiere” scandisce Bianchi. Parole riprese dal presidente D’Amato in chiusura dei lavori.

Tecnologie esponenziali, D’Amato: Sfida che non temiamo
Parliamo di rivoluzione digitale e di come affrontare questa grande transizione” esordisce D’Amato nel suo discorso. Ma prima fa una premessa e dice: “La vera distinzione da fare non è tanto quella tra imprese mature e imprese innovative ma tra chi sa innovare il modo in cui fa impresa rispetto a chi rimane fermo a modi di operare destinati a essere spazzai via”. Le tecnologie trasformano processi di produzione e il nostro modo stesso modo di concepire il lavoro ma, avverte D’Amato, “non limitiamoci ora a leggere questa rivoluzione in senso stretto, perché ognuno di noi sa cosa dover fare a casa sua e sa anche il prezzo da pagare se non lo fa”.
La crescita esponenziale della conoscenza e dell’innovazione indicata con una slide particolarmente esemplare da Schmidhuber viene richiamata da D’Amato per rimarcare che di quei ritmi sono ben consapevoli gli imprenditori. “Sappiamo di non poterle resistere. Ma dobbiamo governarla”. Ma come fare? “Come è possibile – si chiede – creare competitività a livello internazionale nel momento in cui abbiamo un Paese non in grado di sostenere con riforme sociali e istituzionali quelle opportunità che pure noi abbiamo davanti?”. Un paese che guarda all’indietro, che fa passi indietro su riforme sociali e istituzionali, un’Europa che non sia in grado di fare policy adeguate a far leva sul grande potenziale che nasce dalla nostra storia e dal nostro capitale umano, corrono il rischio di rimanere fuori dalla creazione di valore e corrono il rischio di vedere impoverire i ceti sociali e creare fratture insostenibili. 

Serve dare fiducia a chi investe in pezzi di Paese
A poche ore dall’approvazione in Consiglio dei Ministri di un Def che prevede lo sforamento del deficit al 2,4 % per tre anni, D’Amato avverte sui rischi cui si sta esponendo il Paese. “Stiamo tornando alla peggiore logica assistenziale. Non si possono fare passi indietro. Fare deroghe per realizzare investimenti misurabili e produttivi sarebbe stata un’azione sostenibile e credo ben accetta anche a livello europeo, ma fare interventi in deroga per continuare a fare politica assistenziale è grave e potrebbe costarci caro”.  La contraddittorietà di chi ha responsabilità di disegnare la politica economica è un ostacolo a chi il lavoro lo crea. “Non c’è niente che cambi la condizione del ceto medio se non la creazione di più posti di lavoro per famiglia.  Possiamo parlare finché vogliamo di salari ma non c’è salario che tenga nel momento in cui le famiglie italiane continuano ad avere un tasso di occupazione così basso o come in alcune aree del Mezzogiorno un tasso di assenza dal lavoro così elevato”.
Tutti parlano dei pericoli rappresentati dallo spread, dalla perdita dei titoli in Borsa, ma questi rischi, seppur gravi, sono agli occhi di D’Amato addirittura secondari rispetto al più serio pericolo rappresentato da una politica capace di rispondere ai cambiamenti solo opponendo rigidità e ostacoli. “Non c’è solo il costo dello spread – spiega – il rischio più elevato è quello di perdere pezzi dell’industria se in noi imprenditori, che dobbiamo investire e attrarre investimenti, crolla la fiducia. Senza riforme adeguate, il rischio è che per quanto competitiva sia un’impresa non potrà mai sopravvivere alla rigidità dei contesti sistemici”.

Flexsecurity e il dovere di non dimenticare
Nel corso dell’intervento D’Amato fa cenno alle polemiche innescate da alcune dichiarazioni del ministro del Lavoro Luigi Di Maio. “Definire ‘assassino politico’ chi ha portato avanti una riforma che magari può  legittimamente non essere condivisa vuol dire creare quella campagna di odio e di veleno che in un paese come il nostro ha una traccia di  sangue che noi abbiamo il dovere di non dimenticare. Le parole sono come un veleno – aggiunge – e quando qualche giorno fa ho letto il ministro Di Maio definire Renzi assassino politico parlando del Jobs Act e mi è venuto un brivido particolarmente forte, perché nel 2002 proprio a Torino come Confindustria avevamo  organizzato un convegno sulle politiche del mercato lavoro dove  cercavamo di portare avanti la flexsecurity. Erano anni durissimi, io giravo con la scorta mentre a a Marco Biagi la tolsero e due settimane dopo fu ucciso“.
Noi – conclude – abbiamo il dovere di non dimenticare”.

John Elkann: Macchine elettriche e guida autonoma, noi ci siamo
Ragionare sulle fisionomie ancora incerte dell’industria che verrà in una città come Torino senza incrociare la storia e il futuro della principale industria automobilistica italiana è semplicemente impossibile. Ospiti del Museo dell’Automobile i cavalieri continuano i lavori della mattinata in un incontro con John Elkann, presidente di Fca. “Abbiamo scelto di essere qui perché gran parte della storia dell’industria di questo paese è legata a Torino e alla Fiat”. Dopo un ricordo alla recente scomparsa di Sergio Marchionne, nominato Cavaliere del Lavoro dall’allora presidente Giorgio Napolitano, Elkann sottolinea come “da ex ufficiale di Cavalleria, anche il fondatore della Fiat, il senatore Agnelli, aveva intuito che l’auto sarebbe stata la cavalleria del Ventesimo secolo. “Sono convinto – dice – che questo settore possa applicare oggi lo stesso spirito coraggioso e visionario per affrontare le sfide del Ventunesimo secolo. Siamo alle soglie di una profonda rivoluzione nel mondo dei trasporti. Forse la più grande, da quando l’automobile ha sostituito cavalli e carrozze“.
E con una metafora “spaziale” aggiunge che “da un punto di vista tecnico, la guida assistita è come andare sulla Luna. La guida autonoma è come andare su Marte. In Fca presidiamo entrambi i campi. Vogliamo andare sulla Luna e su Marte“.
Elkann illustra le linee strategiche di Fca sulle auto del futuro e annuncia il lancio del primo servizio di robot-taxi in collaborazione con Waymo, la società di Google dedicata alle vetture autonome. Secondo il numero uno di Fca le auto che si guidano da sole possono aumentare la sicurezza, ridurre il traffico e potenzialmente azzerare gli incidenti causati da errore umano. E possono anche offrire un nuovo livello di indipendenza e di qualità della vita per le persone anziane e disabili.
In questi scenari sarà centrale il ruolo dell’Italia. “Intendiamo lanciare una famiglia 500 verde, che sia rispettosa dell’ambiente, con motori ibridi ed elettrici. E queste vetture ecologiche saranno immaginate e prodotte proprio qui nel nostro Paese. Il futuro ha in serbo altri cambiamenti e nuove sorprese, ma noi vediamo questi cambiamenti in maniera estremamente positiva”. Come diceva il senatore Agnelli “Bisogna antivedere l’avvenire delle nuove invenzioni, non avere paura del ‘nuovo’, cancellare dal proprio vocabolario la parola ‘impossibile’.”

 

La rivoluzione digitale | Convegno Nazionale dei Cavalieri del Lavoro [Sintesi dei lavori]

L'intervento di Antonio D'Amato

L'intervento di Maurizio Sella

L'Intervento di Gian Maria Gros-Pietro

L'intervento di Jürgen Schmidhuber

Tavola rotonda con Luigi Nicolais, Gianfranco Carbonato e David Orban

L'intervento di Jean-Paul Fitoussi

Tavola rotonda con Patrizio Bianchi, Mario Deaglio, Vittorio Colao

L'intervento di John Elkann

Visita al Museo del Risorgimento e al Castello Cavour di Santena

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