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«Quote giovani» in Borsa, Sassoli de’ Bianchi: Nei consigli il 20% di posti agli under 40

28.05.2021

Quote millennials nei consigli di amministrazione delle società quotate. Rimpatriare mezzo milione di giovani. Una digital valley, preferibilmente al Sud. Lorenzo Sassoli de Bianchi, vicepresidente della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro e fondatore di Valsoia, lancia tre proposte per dare un futuro al Paese, altrimenti «condannato a morire di vecchiaia precoce».

In altri tempi sarebbero forse state azzardi, provocazioni. Ma oggi siamo in clima “Next generation Eu”…
«Che non per caso si chiama così. Oggi si fa il punto sul futuro. Nei prossimi mesi si decidono i prossimi 20 anni. Dobbiamo sfruttare la competenza e la forza negoziale di Draghi per aprire un nuovo ciclo per il Paese. II punto focale per dare un futuro all’Italia sono i giovani e la loro valorizzazione, anche per vincere la resistenza al cambiamento. Ecco il senso delle proposte».

Comindamo dalle “quote junior”.
«Per legge 20% di under 40 nei consigli delle società quotate in Borsa. Oggi l’età media è intorno ai 6o anni».

Un po’ come le quote rosa. Ma le società non sono in grado di “svecchiarsi” autonomamente?
«Se adesso abbiamo le donne nei board è grazie alla legge. Viviamo in un Paese lento, bloccato da interessi contrastanti e veti incrociati. Ora siamo obbligati a fare le riforme altrimenti rischiamo di non ricevere i soldi del Recovery plan».

Quindi, più giovani per legge.
«Sì, è fattibile. Così rendiamo accessibili alle nuove generazioni le stanze decisionali. Dove porteremo anche una familiarità con la digitalizzazione e intelligenze dall’estero, ragazzi talentuosi che purtroppo se ne sono andati. Stiamo parlando di giovani di valore».

Il problema, su cui si discute da anni, della fuga dei talenti.
«Ne sono usciti milioni: perciò la seconda proposta è darci come obiettivo di farne tornare mezzo milione. Con tutti gli strumenti necessari: politiche retributive incentivanti, salari competitivi con l’Europa e così via».

E veniamo alla digital valley.
«Siamo all’ultimo posto in Europa per la diffusione delle digital skills, con il 58% degli italiani che non possiede ancora un livello di competenze digitale di base. Bisogna tornare a investire nei settori chiave, come il software, che è tutto importato. Occorre mettersi a fianco delle imprese perché si digitalizzino. Ecco dunque la proposta: creare un distretto digitale che sia un polo di attrazione per i giovani, stimolando anche l’imaprire un nuovo ciclo per il Paese. Il punto focale sono i giovani
prenditoria giovanile, le startup. Lo immaginerei al Sud. Anche perché umanamente, culturalmente e climaticamente attraente. Pensiamo alla Silicon Valley. Posti dove i giovani arrivino e si fermino volentieri».

Propone di realizzare un distretto per legge?
«Non può che essere fatto per volontà dello Stato, non nascerà mai in modo spontaneo. Va incentivato, vanno create scuole, università, e tutte le condizioni per la famiglia e la natalità. Se fai tornare i giovani ovviamente aumenti le nascite. Dobbiamo attrarre fertilità, dal punto di vista intellettuale e umano. Bisogna di conseguenza investire in infrastrutture per l’infanzia e sostenere lo sviluppo culturale dei giovani. L’immagine del futuro è una giovane donna in età fertile. Perdiamo 250 mila abitanti all’anno. Ci stiamo svuotando».

Di queste proposte avete discusso nell’ambito dei Cavalieri del Lavoro?
«Le presenterò il 18 settembre, in occasione del nostro convegno annuale che si terrà a Bologna, durante il quale si discuterà della grande transizione in tutte le sue declinazioni: etica, sociale, economica. Una riflessione sullo spirito del tempo, su quanto sta accadendo, che certamente i giovani possono cogliere e interpretare prima e meglio».

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