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SINTESI IN PRIMO PAINO – 29 gennaio 2020

In evidenza sui maggiori quotidiani:

– Prescrizione: il testo torna in Commissione;
– Il Premier Conte apre al Pd: caos nel M5S;
– Pagamenti PA: la Corte di Giustizia Ue boccia l’Italia;
– Fusioni bancarie: le regole della Bce;
– Palestina: la soluzione di Trump e Netanyahu;
– Virus cinese: pronto il piano di rientro per gli italiani.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Palmerini Lina 
Titolo: Politica 2.0 – Come cambia il ruolo del premier dopo l’emilia
Tema: Prescrizione

La «fase 2» del Governo annunciata due giorni fa da Conte dopo la vittoria del Pd in Emilia-Romagna, a quanto pare, comincia con un rinvio. L’ennesimo sulla prescrizione. È successo che la proposta di legge di Enrico Costa, in esame all’Aula della Camera, poneva problemi di tenuta della maggioranza per lo schieramento di Italia Viva contro la riforma Bonafede e soprattutto perché si sarebbero dovuti votare 4 emendamenti a scrutinio segreto con il rischio – per i 5 Stelle – di andare sotto. La “trovata” è stata quella solita: è stato votato non il testo ma il rinvio del testo in Commissione in attesa dell’ennesima riunione per trovare una mediazione finale. In effetti, i vari partiti, anche quelli che hanno ingaggiato il braccio di ferro, sono alla ricerca di una via d’uscita visto che la rottura porterebbe alla crisi di Governo e alla fine della legislatura. Scenario al quale nessuno è pronto, tantomeno renziani e grillini. Si parla di un possibile compromesso fondato sulla retroattività della prescrizione qualora vi fosse una sentenza – in secondo grado – di innocenza ma il terreno resta scivoloso. Insomma, ora la parola tocca a Conte. Ma questa volta, proprio perchè i due litiganti sono alla ricerca di un compromesso onorevole, invece di convocare un nuovo vertice di maggioranza al “buio” dovrebbe cercare – con loro – un punto di incontro sulla legge.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Bianconi Giovanni 
Titolo: Prescrizione, salta il blitz di Forza Italia Ma Renzi lancia un nuovo ultimatum
Tema: Prescrizione

Arrivata alla scadenza parlamentare che avrebbe fatto deflagrare le divisioni sulla prescrizione, la maggioranza prende tempo e decide un rinvio. Lasciando a bocca asciutta l’opposizione che oggi stesso chiederà di rimettere all’ordine del giorno, a febbraio, la proposta di legge del forzista Enrico Costa che abolisce la sospensione della prescrizione dopo le sentenze di primo grado. Dunque lo scontro è solo slittato di qualche settimana, se nel frattempo il ministro grillino della Giustizia Alfonso Bonafede farà altre concessioni per chiudere un accordo con Pd, Leu e i renziani di Italia viva. La decisione presa ieri alla Camera di far tornare la proposta Costa in commissione Giustizia ha evitato il voto che avrebbe visto i partiti che sostengono il governo schierati su fronti opposti: da un lato i Cinque Stelle insieme al Pd e Leu (con qualche rischiosa defezione); dall’altra Iv con l’opposizione, compresa la Lega che un anno fa votò la riforma inserita nella legge «Spazzacorrotti». Un guazzabuglio difficile da districare per il premier Conte, dalle conseguenze imprevedibili. I 29 deputati renziani non hanno partecipato al voto per rimarcare fermezza contro la riforma Bonafede (e scetticismo verso la disponibilità del ministro a tomare sui propri passi), ma non sarebbero stati determinanti giacché il rinvio è stato approvato con 72 voti di scarto.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Gressi Roberto 
Titolo: L’editoriale – La vittoria (da sola) non basta – La vittoria che non basta
Tema: Tenuta del Governo

Forse una sconfitta in Emilia-Romagna non sarebbe stata sufficiente per far cadere il governo Conte. Certo la vittoria non garantisce da sola un passaporto per rimanere in sella. La tregua pre-elettorale nella maggioranza già vacilla ed era comunque stata siglata al prezzo di non fare nulla. Se non il taglio delle tasse sugli stipendi, di per sé scelta apprezzabile offuscata però dal vizio tutto italiano di offrire vantaggi a un passo dal voto. Nel Pd emergono voglie di riequilibrio e di rimpasto, tra i Cinque Stelle si sgomita per stabilire chi comanda davvero, Italia viva, per convinzione e necessità di visibilità, avverte che non farà sconti. Dimenticando che a fronte del successo di Stefano Bonaccini c’è stata la sconfitta in Calabria, quasi imbarazzante per le proporzioni. Il centrodestra aveva già vinto in Sardegna, Basilicata, Molise, Friuli Venezia Giulia, Trentino Alto Adige, Abruzzo, Umbria. E sono in arrivo le elezioni in Liguria, Puglia, Veneto, Toscana, Marche e Campania. Si dimentica soprattutto che non è di duelli da un voto all’altro che il Paese ha bisogno. Attende la riforma delle tasse, scelte sulle pensioni appena si chiuderà la finestra di quota cento, sostegno all’impresa, al lavoro, risposte per Ilva, Autostrade, Alitalia, decisioni sulla Giustizia.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Bertini Carlo 
Titolo: Intervista a Stefano Bonaccini – “Ora basta liti nel governo E i grillini si rendano conto che sbagliano a correre soli”
Tema: Bonaccini su Governo

La premessa, quando gli si chiede se avrà un ruolo negli organismi del partito, è «non parlo di me». Ma Stefano Bonaccini, il Vincitore, un consiglio per Zingaretti ce l’ha: «Ho già segnalato a Nicola l’esigenza che il Pd tenga più in considerazione la classe di giovani dirigenti nei territori, sindaci e amministratori». Dopo aver ieri ricevuto un sms del ministro dell’economia Gualtieri, con la notizia dello spread calato di venti punti dopo la sua vittoria, Bonaccini ha più di un motivo per essere soddisfatto. E dispensa un consiglio pure al premier: «Il governo amplifica spesso le differenze tra i partiti, mentre se cominciasse ad amplificare le cose buone fatte sarebbe meglio». Per dire, «è l’unico governo che ha concordato con le regioni 4 miliardi in più per la sanità e nessuno lo sa. Basta parlare di liti, serve un segno unitario». E aggiunge: «Io ho vinto senza un accordo con i 5 Stelle, ma a ritrarsi dal confronto sono stati loro. Ho rispettato la loro scelta autonoma ma l’ho considerata un errore. Oggi sono l’unico partito escluso dal governo di tutte e venti le Regioni. Ció detto, il confronto resta aperto: se nell’ultimo anno in Emilia-Romagna abbiamo approvato insieme quasi tutte le scelte più importanti, non vedo ragione per interrompere un confronto sul merito».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Verderami Francesco 
Titolo: Intervista a Dario Franceschini – Franceschini: sarà bipolarismo tra Pd e Lega – Avanti con il proporzionale Ci sarà un bipolarismo Lega-Pd»
Tema: Pd-Lega

«Se tempo fa ci avessero detto che in Emilia-Romagna una coalizione a guida sovranista avrebbe preso il 43% non ci avremmo creduto». L’introduzione di Dario Franceschini è un modo per mettere le cose in chiaro: «il risultato è stato enormemente importante. Insieme al buon governo di Stefano Bonaccini, ha pesato l’eccessiva personalizzazione della sfida fatta da Matteo Salvini: è al suo secondo errore in pochi mesi, e questo fa pensare che ne commetterà altri. Ma non vorrei che da un eccessivo pessimismo passassimo ad un eccessivo ottimismo. Perché la vittoria in Emilia-Romagna non vuol dire aver ancora vinto in Italia. Intanto abbiamo perso in Calabria. E le prossime Regionali non saranno facili: il centrodestra è molto forte e pericoloso». Il ministro della Cultura e capo-delegazione del Pd al governo parla ai compagni di partito, prima di parlare agli alleati dell’esecutivo: «Il risultato dei 5 Stelle sgombra il campo da un dubbio, e cioè che in Umbria fossero andati male perché si erano coalizzati con noi. Ora hanno corso da soli e l’esito è stato peggiore. E in questa fase il Pd non deve avere tentazioni egemoniche né l’istinto dell’auto-sufficienza: in tal senso l’operato inclusivo di Nicola Zingaretti è intelligente».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Trocino Alessandro 
Titolo: Caos 5 Stelle, lite sull’alleanza alle Regionali – 5 Stelle, si litiga sulle Regionali Bonafede alla guida dei ministri
Tema: Caos nel M5S

L’assemblea congiunta è stata aperta da Vito Crimi, il reggente. E per quanto rivendichi i «pieni poteri», per usare un’espressione cara a Matteo Salvini, i pensieri di tutti erano per Luigi Di Maio, assente. Perché la sensazione diffusa è che a comandare sia ancora lui. Dietro le quinte, dalla Farnesina, sarebbe Di Maio a muovere i fili del Movimento. Il sospetto è sulla bocca di tutti: sta un passo indietro, perché vuole tornare come salvatore della patria, ricandidandosi dopo gli Stati Generali. Crimi apre l’assemblea caricando i gruppi: «Non siamo finiti, dobbiamo riaccendere la scintilla». Il governo, nel frattempo, si blinda nominando capo delegazione Alfonso Bonafede, uomo vicino a Di Maio, ma che ha un rapporto strettissimo con il premier. Del resto è stato il suo «sponsor», visto che ne è stato l’assistente all’università di Firenze. Bonafede annuncia «determinazione» e «confronto». Scartato Stefano Patuanelli, anche a causa delle sue simpatie per il Pd. No anche a Vincenzo Spada fora, non amato da una parte del gruppo e da Vito Crimi. il ministro dello Sport ieri è finito nel mirino anche per le nomine, tra le quali quella di Vito Cozzoli, designato come presidente e ad di Sport e Salute. «L’ha nominato Di Maio», spiegano in diversi, segnalando che Cozzoli, uomo molto preparato ma anche discusso, è stato capo di gabinetto del Mise.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Capurso Federico – Lombardo Ilario 
Titolo: Fronte contro Salvini L’idea di Conte che fa infuriare i 5 Stelle – La rabbia dei vertici M5S contro Conte “Non ci può appiattire così sul Pd”
Tema: Caos nel M5S
«Vito Crimi è allineato». Quattro semplici parole, provenienti dalla cerchia ristretta di Luigi Di Maio, mettono in chiaro che il reggente dei 5 Stelle non si scosterà dalla linea politica impostata dal predecessore. «E così deve continuare a fare», aggiungono a denti stretti, coscienti che in Senato in molti stanno cercando di trascinare Crimi sul fronte degli oppositori dell’ex capo politico. L’unica preoccupazione di Di Maio, ormai, è quella di assicurare la propria eredità interna, di tessere le fila per azzoppare aspiranti leader e tenere lontano il partito da Giuseppe Conte e dal centrosinistra. Da Crimi sono già arrivate rassicurazioni durante un vertice riservato tra i due, alla Camera, avvenuto ieri pomeriggio nelle stanze del governo. Il primo passo da compiere è la conferma di Alfonso Bonafede come capo delegazione al governo. E l’indicazione arriva in serata durante la riunione dei membri grillini dell’esecutivo. Sarà il ministro della Giustizia dunque a partecipare al primo vertice in vista della verifica sull’agenda, previsto perdomani. Così, Di Maio rinsalda la linea politica impostata prima dell’addio: «Nessun progetto di alleanza strutturale con il centrosinistra, né a livello nazionale né alle prossime Regionali».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Di Caro Paola 
Titolo: Intervista a Silvio Berlusconi – «Il centro è indispensabile Salvini non si suiciderà» – «Al Sud Lega più che doppiata La destra da sola non può vincere»
Tema: Berlusconi

Più di un tonico, più di una semplice vittoria. La conquista della Calabria restituisce al centrodestra una Forza Italia che si sente di nuovo essenziale elemento della coalizione. E’ un Silvio Berlusconi che promette di battersi in prima persona nelle prossime campagne elettorali: «Ci sarò». Con un occhio ai movimenti dei delusi del M5S in Parlamento per i quali si candida a essere polo d’attrazione, uno critico sugli errori commessi dagli alleati («Non si doveva fare dell’Emilia un sondaggio politico nazionale») e uno all’alleanza da rinsaldare perché Salvini non può avere «istinti suicidi». Vittoria netta in Calabria, sconfitta chiara in Emilia-Romagna: il bicchiere è mezzo vuoto o mezzo pieno? «Beh, i due risultati non mi sembrano paragonabili: in Calabria c’è stata una vittoria clamorosa di una bravissima candidata espressa da Forza Italia, che rappresenta un segnale di svolta e di riscossa non solo per la sua regione ma per l’intero Mezzogiorno; in Emilia-Romagna si trattava di una sfida antica e difficile combattuta con impegno fino all’ultimo momento».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Franco Massimo 
Titolo: La Nota – L’anomala reazione del carroccio alla sconfitta
Tema: Lega

C”è qualcosa di anomalo, nelle reazioni di una parte della Lega alla sconfitta di domenica scorsa in Emilia-Romagna. Si ha la sensazione che H colpo sia stato più duro di quanto si voglia far credere. E porta a commenti che aggravano il significato di una sconfitta da rivendicare invece come vittoria del Cantuccio come partito: almeno a Nord. La gaffe del governatore leghista della regione Lombardia, Attilio Fontana, su un Pd che avrebbe mobilitato centenari e disabili pur di vincere, ha creato un putiferio. E Matteo Salvini risponde agli alleati che hanno criticato la sua corsa solitaria: «Adoro il gioco di squadra ma ci metto la faccia». Sembra dunque di capire che il leader della Lega continuerà sulla strada delle scorse settimane: a partire dal Campidoglio, dove pure si vota nel 2021, per proseguire nelle altre sei regioni alle urne a primavera. Vuole dire anche che non si rassegna all’idea del governo di Giuseppe Conte avviato a sopravvivere a lungo. Eppure, perfino nella Lega qualcuno ammette che in Emilia-Romagna la linea salviniana è stata sconfitta. E il risultato calabrese, dove ha vinto un centrodestra berlusconiano, ridimensiona il progetto di una «Lega nazionale».
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Testata:  Giornale 
Autore:  Minzolini Augusto 
Titolo: L’analisi – Il piano della fronda contro Conte – Il governo non vuole schiodarsi L’opposizione cerca un piano B
Tema: Lega

Mentre si avvia verso l’aula di Montecitorio con gli inconfondibili passi lunghi tipici dei giganti del basket, Giancarlo Giorgetti, l’unico leghista che alla possibilità delle urne anticipate in Primavera non ha mai creduto, commenta con il distacco dell’ironia la «spallata» mancata di Salvini: «Se è fallita la spallata?! Vorrà dire che ci accontenteremo dello sgambetto». Tutto da rifare: ormai con la fissazione del referendum sulla diminuzione dei parlamentari il 29 marzo la finestra elettorale si è chiusa e la Lega, come tutto il centrodestra, ha bisogno come il pane di un’altra linea, di un piano B che sollevi il morale delle truppe deluse. Solo che è difficile inventare un progetto alternativo per far fuori l’attuale governo. Intanto perché il Capitano è monocorde; in secondo luogo perché i tempi rischiano di essere lunghi e l’approdo ad una le b: e elettorale proporzionale potrebbe rivoluzionare strategie e riferimenti.
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Testata:  Foglio 
Autore:  Cerasa Claudio 
Titolo: Niente alleanze con il M5s, listone dei centristi, creare la torta prima di redistribuirla. L’Emilia-Romagna spiegata a chi non la vuole capire – L’Emilia-Romagna può insegnare molto al governo anche dopo le elezioni
Tema: Listone dei centristi

Dal punto di vista politico, le elezioni in Emilia-Romagna hanno dimostrato una verità difficile da negare e la vittoria di Stefano Bonaccini su Lucia Borgonzoni ha rappresentato la prova provata della non invincibilità dell’invincibile Salvini. Il modello dell’Emilia-Romagna meriterebbe però di essere approfondito da parte di coloro che sognano di creare un’alternativa credibile al modello del nazionalismo salviniano. E se si ha la pazienza di concentrarsi meno sui dettagli e più sulla ciccia del modello emiliano (e minuscola) si avrà la capacità di comprendere che per ripetere su scala nazionale quello che è successo su scala regionale occorre imparare rapidamente alcune lezioni offerte dalla campagna elettorale appena conclusa. Dal punto di vista politico, il segretario del Pd Nicola Zingaretti, che ha avuto il merito di rivitalizzare un Pd sulla cui vitalità in pochi avrebbero scommesso fino a pochi giorni fa, dovrebbe valutare con attenzione se sia opportuno o no replicare su scala regionale un modello opposto rispetto a quello vincente osservato in Emilia-Romagna (alleanza con il M5s dove si vuoi).
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Santilli Giorgio 
Titolo: La Corte Ue boccia l’Italia: pagamenti ancora in ritardo – Corte Ue boccia l’Italia: lo Stato paga in ritardo
Tema: Debiti Pa

Lo Stato italiano ha violato le direttive Ue 2011/7 sul tempi di pagamento delleimprese e ora rischia il pagamento di una maximulta. La Corte di giustizia Ue ha infatti affermato, in una sentenza pubblicata ieri, che l’Italia avrebbe dovuto assicurare il rispetto «effettivo» da parte delle pubbliche amministrazioni, nelle loro transazioni commerciali con le imprese private, di termini di pagamento non superiori a 30 o 60 giorni. La pronuncia costituisce più che un cartellino giallo per l’Italia, in una vicenda che va avanti da anni, perché se lo Stato italiano non provvede rapidamente a mettere fine alla violazione potrà essere condannato al pagamento di una maximulta come quella che fu comminata per le quote latte. Per la Corte Ue l’Italia deve assicurare che le sue amministrazioni pubbliche rispettino effettivamente i termini di pagamento stabiliti all’articolo 4 della direttiva 2011/7, relativa alla lotta contro i ritardi di pagamento nelle transazioni commerciali. La prima reazione è arrivata dai costruttori dell’Ance, l’associazione che per prima avevano denunciato a Bruxelles lo Stato italiano per i suoi ritardi. «Non fa piacere vedere il proprio Paese condannato – dice il presidente Gabriele Buia – per inadempienza rispetto agli obblighi comunitari, ma era inevitabile.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ducci Andrea 
Titolo: Pagamenti lenti dagli enti pubblici La Corte europea condanna l’Italia
Tema: Debiti Pa

La Corte di giustizia Ue condanna l’Italia per i ritardi degli enti pubblici nel saldare i propri debiti. «L’Italia avrebbe dovuto assicurare il rispetto da parte delle pubbliche amministrazioni, nelle transazioni commerciali con le imprese private, di termini di pagamento non superiori a 30 o 60 giorni», segnalano nella sentenza i giudici del Lussemburgo, constatando la violazione della direttiva europea del 2011. Lo Stato italiano non è, insomma, in grado di assicurare il rispetto dei tempi per il pagamento delle fatture ai fornitori di beni e servizi. Tanto che in assenza di un adeguamento da parte delle amministrazioni italiane la Commissione Ue potrebbe avviare un ricorso alla Corte di giustizia e chiedere di sanzionare il governo di Roma. La sentenza di ieri è l’esito delle numerose denunce presentate da imprese e associazioni di categoria italiane. Nel 2014 la Ue ha aperto una procedura di infrazione contro l’Italia sfociata in un ricorso alla Corte di Giustizia. A poco sono servite le argomentazioni italiane nel sostenere che la direttiva prevede solo l’impegno a garantire per legge dei tempi conformi per i pagamenti, una tesi respinta dalla Corte. Secondo i giudici, infatti, la direttiva impone di assicurare l’effettiva osservanza delle scadenze.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Onado Marco 
Titolo: L’analisi – Aggregare non è l’unica soluzione – Per risolvere i problemi aggregare non è l’unica soluzione
Tema: Fusioni bancarie

Il sistema bancario europeo è sempre più robusto patrimonialmente, ma stenta ancora a trovare l’equilibrio dopo la crisi. Questo sembra essere il messaggio fondamentale dei risultati aggregati della procedura Srep, che è ormai diventata lo strumento fondamentale della vigilanza odierna. La grande novità di questa tornata di giudizi, la prima dall’insediamento di Andrea Enria, è la pubblicazione dei risultati banca per banca. Un passo avanti fondamentale nella trasparenza, che premierà le banche che già ritenevano di dover comunicare al mercato un’informazione così importante. Ma anche i risultati aggregati forniscono indicazioni utili per capire il momento non facile attraversato dalle banche europee. La buona notizia è data dalla robustezza patrimoniale: alla fine del 2018, il capitale di miglior qualità era ormai arrivato all’11,7%del totale attivo ponderato per il rischio, con un aumento di un intero punto percentuale rispetto a due anni prima. Inoltre, migliora la calibrazione dei requisiti in base al grado di rischiosità complessiva accertato dall’azione di vigilanza (il cosiddetto secondo pilastro, che era stato praticamente ignorato prima della crisi): c’è uno scalino di un punto percentuale ad ogni passaggio dalla seconda categoria alla quarta.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bufacchi Isabella 
Titolo: Fusioni bancarie: la Bce detta le regole – La Bce detta la linea per le fusioni
Tema: Fusioni bancarie

Le banche europee significative sono solide, nel complesso «soddisfano i requisiti e gli orientamenti di capitale» e sono «adeguatamente patrimonializzate», hanno fatto progressi significativi nella qualità degli attivi e in cinque anni hanno pressochè dimezzato 1000 miliardi di NPls e hanno anche raggiunto «unabuona posizione di liquidità». Ma a livello aggregato i 109 enti creditizi vigilati direttamente dalla Bce ed esaminati dallo Srep 2019 soffrono per il «deterioramento della governance interna», dato dall’aumento di «rischi operativi, di condotta, informatici e abemetid» mentre la redditività resta bassa. Queste carenze sono tali da «preoccupare» l’Ssm che quest’anno si è dato la priorità «di valutare la futura capacità di tenuta dellebanche e lasostenibilitàdei loro modelli imprenditoriali», «intensificando la pressione – sul management – per attuare le misure correttive». Cosa fare? Management e board ora più competenti, più capaci e con più lungimiranza, modelli di business migliori, efficienza nei costi, investimenti adeguati in IT e digitalizzazione.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Massaro Fabrizio 
Titolo: La vigilanza Bce: banche promosse, i banchieri no
Tema: Banche

Le banche europee sono ormai solide ma i banchieri devono mettersi in linea con le regole: come ha sottolineato ieri il presidente del Consiglio di Vigilanza Unica Bce, Andrea Enria, nelle banche dell’eurozona si registra un «deterioramento» relativamente ai controlli e alla gestione. C’è soprattutto un tema di «condotta» da parte dei banchieri, di non efficaci controlli antiriciclaggio e di regole ancora troppo lasche sulle caratteristiche dei manager bancari (il cosiddetto «fit and proper»). Enria non fa nomi ma hanno destato scandalo le vicende anche penali che hanno riguardato in Europa colossi come Ing, Deutsche Bank e Danske Bank, a Malta e in Lettonia. E se le banche sono condotte male, spiega Enria, ci sono troppi rischi in più e questo allontana gli investitori. Inoltre c’è il tema di redditività: gli utili sono inferiori al costo del capitale e quindi gli istituti devono spingere sull’adeguamento dei modelli di business, sul miglioramento dei criteri di concessione dei crediti e sul taglio dei costi. In quest’ottica la Bce non ostacola le «aggregazioni». Enria ha anzi specificato che la Vigilanza spiegherà i suoi orientamenti sul tema. Molte fusioni sono infatti frenate dal timore dei banchieri di una richiesta di ulteriore capitale da parte della Vigilanza.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Rogari Marco 
Titolo: Gualtieri: calo dello spread, 400 milioni risparmiati
Tema: Calo dello spread

L’esito delle elezioni regionali in Emilia Romagna sta producendo effetti positivi, seppure indiretti, anche sui conti pubblici. Almeno secondo il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, che è intervenuto ieri alla presentazione del libro di Carlo Cottarelli “Pachidermi e pappagalli” al Centro studi americani di Roma. «Ho mandato un sms a Bonaccini con la foto del monitor che ho sulla mia scrivania: in soli due giorni lo spread è sceso di 20 punti e – ha detto il ministro – secondo i calcoli dei miei tecnici questo produrrà 400 milioni di risparmi quest’anno, 1,2 miliardi nel 2021 e oltre 2 miliardi nel 2022». Gualtieri ha insomma voluto sottolineare come la solidità del Governo favorisca la riduzione della spesa per interessi sul debito. E questo non è l’unico fattore incoraggiante su cui si è soffermato il ministro: «molto probabilmente – ha evidenziato – chiuderemo il 2019 con un deficit più basso del previsto e i nostri obiettivi per il zozo diventeranno più facilmente raggiungibili». Un risultato favorito dal buon andamento delle entrate e soprattutto della fatturazione elettronica.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  M.Mo. – G.Tr. 
Titolo: Riforma fiscale, obiettivo semplificazione – Irpef più semplice e formato famiglia
Tema: Riforma fiscale

Al tavolo della riforma Irpef chiamata a costruire la delega governativa annunciata per aprile, ogni partito della maggioranza arriva con una proposta propria. Alcune ipotesi sono a uno stadio più avanzato, in altri casi le carte restano ancora coperte, ma nelle prossime settimane saranno le prospettive del nuovo fisco uno dei terreni chiave su cui si dovrà giocare la tenuta della maggioranza alla vigilia di una fase due tutta da inventare. Il metodo, già sperimentato senza troppo successo nel caldo autunno della manovra, rischia di non essere dei più promettenti. Ma tra le proposte che stanno prendendo forma possono trovare punti di incontro anche sorprendenti. È il caso, ad esempio, della convergenza inedita, e per ora spontanea, tra Italia Viva e Leu sull’idea di togliere alle regole Irpef il compito di sostenere fiscalmente famiglia e figli. L’idea, che per Italia Viva vede in prima fila la ministra per la Famiglia , Elena Bonetti, è quella di rafforzare e concentrare in uno strumento unico, da disegnare nelle prossime settimane nel cosiddetto Family Act, le varie forme di aiuto che oggi si trovano sparse fra regole fiscali, welfare e interventi più o meno sporadici disseminati tra le varie manovre.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco 
Titolo: Intervista a Cecilia Guerra – Fuori dall’Irpef gli sconti per i familiari
Tema: Riforma fiscale

Riscrivere la curva della progressività ma definendo numero degli scaglioni e delle aliquote in stretta connessione con una rimodulazione delle detrazioni e delle deduzioni che variano al variare del reddito. Sotto osservazione anche la base imponibile e i diversi regimi di esenzione, speciali o sostitutivi che ormai caratterizzano l’Imposta sul reddito delle persone fisiche. Così come bisogna decidere quali sono le agevolazioni (tax expenditures) che si intendono mantenere e quali no. Per il sottosegretario all’Economia Maria Cecilia Guerra (Leu) sono certamente questi i tre punti da cui partire per rivedere la tassazione sulle persone fisiche, a cui va aggiunto un quarto aspetto imprescindibile: «il gettito fiscale va presidiato per sostenere il welfare e pagare gli interessi del debito pubblico. E per questo occorre essere tenaci sulla legalità e rigorosi nel contrasto all’evasione». In fondo, aggiunge ancora la Guerra, «se non ci fosse evasione non ci sarebbero neanche gli abusi di trasferimenti sociali, tra cui non solo quelli legati al reddito di cittadinanza, ma anche quelli per l’accesso ai servizi e agli sconti sulle rette degli asili e dei nidi».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Borrillo Michelangelo 
Titolo: Redditi Istat. Il divario Nord-Sud? 8 mila euro
Tema: Redditi Istat

Lo si sa da sempre. Ma ogni anno arriva la conferma del divario tra il Nord e il Sud. «Le famiglie residenti nel Nord Ovest dispongono del livello di reddito per abitante più elevato a livello nazionale (oltre 22 mila e 300 euro), contro i 14 mila euro del Sud», che rappresentano il 60% dei redditi del Nord (con un differenziale sulla media nazionale del 26%). A certificarlo è l’Istat che ha diffuso i dati 2018. Dai quali emerge anche che le famiglie residenti nel Nord Est possono contare su un reddito medio di 21 mila e goo euro e quelle del Centro di 19 mila e goo euro. In testa alla graduatoria dei redditi si conferma la Provincia di Bolzano, con 26 mila euro correnti, seguita da Emilia Romagna e Lombardia (22 mila e goo euro). La Calabria chiude la graduatoria con 12 mila e 700 euro. Anche sul Pil emergono le differenze tra Nord e Sud. Con 36 mila e 200 euro nel 2018 (35 mila e 70o euro nel 2017)11 Nord Ovest resta l’area geografica con il Pil per abitante più elevato. Seguono il Nord Est, con 35 mila e loo euro, il Centro, con 3 unila e 60o euro e il Mezzogiorno, con 1g mila euro, poco più della metà di quello del Nord Ovest).
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Querzè Rita 
Titolo: Intervista a Carlo Bonomi – «Sfida globale dell’industria: il governo lascia sole le imprese»
Tema: Industria

«L’Italia è tagliata fuori dalla grande partita internazionale che sta ridisegnando gli equilibri dell’industria. Le filiere produttive si stanno ricomponendo, il baricentro dell’industria si sposta verso Est, verso la Cina. E il nostro Paese che cosa fa? Sta a bordo campo, non prova nemmeno a entrare in partita. La politica resta concentrata solo sui dividendi elettorali del brevissimo periodo». La sua è una denuncia o un appello? «Entrambe le cose – risponde Carlo Bonomi, presidente di Assolombarda -. II Paese non può più stare alla finestra, pena la marginalizzazione. Ora servono scelte coraggiose». Di chi è la colpa? Un po’ anche delle imprese che hanno smesso di investire. «Smettiamo di pensare che gli investimenti siano un atto dovuto. Se crei un clima di incertezza, poi non ti devi stupire se gli investimenti vengono a mancare. Se introduci tasse come la plastic tax e la sugar tax, non ti puoi sorprendere se imprese italiane che imbottigliano Coca-Cola preferiscono spostare stabilimenti in Albania».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Baroni Paolo 
Titolo: Autostrade, il governo verso lo stop alla revoca
Tema: Autostrade

Sfuma la revoca della concessione ad Autostrade per l’Italia? Mentre governo e gruppo Benetton si mandano messaggi più o meno velati la Borsa sembra credere a questa possibilità. Ieri il titolo Aspi, spinto dall’esito delle regionali e dall’evidente rafforzamento del Pd a scapito dell’MSs, ha fatto faville arrivando a guadagnare il 6,3% (a 22,33 euro), recuperando così in un solo giorno ben 1,1 miliardi di euro di capitalizzazione. Il governo sta raccogliendo gli ultimi pareri, e come ha spiegato lunedì sera Conte in tv, «siamo lì ll» per decidere. Il premier – che ancora non si sbilancia, come non si sbilancia il ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli – vuole però avere ogni possibile pezza di appoggio per evitare di infilarsi in quella che rischia di trasformarsi in una disputa legale infinita. E così, in attesa delle ultime carte, si ragiona di revoca totale della concessione chiesta a gran vice dai 5 Stelle, a fronte della «gravi inadempienze» riscontrate dai tecnici del Mit, anche solo come mossa per esercitare ulteriore pressione sui Benetton. Si studia la revoca parziale limitata alle tratte liguri, e si valutano ipotesi di nullità contrattuale e rescissione.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Valsania Marco 
Titolo: Trump: Israele e Palestina due Stati Gerusalemme sarà la capitale – Trump e Netanyahu presentano la soluzione per la Palestina
Tema: Palestina

Fianco a fianco, Donald Trump e Benjamin Netanyahu hanno delineato la loro visione per la pace in Medio Oriente. Un piano che Trump, dalla East Room della Casa Bianca, ha definito «il più dettagliato» di sempre, corredato di inedite mappe sul futuro della regione. Forte d’un obiettivo sulla carta ambizioso, avviare a soluzione il conflitto finora intrattabile tra israeliani e palestinesi con la nascita di due stati. Ma è un progetto che appare destinato a muovere a fatica anche solo i primi passi: è stato presentato da due leader sempre più sotto accusa, uno per abuso di potere, Trump, l’altro per corruzione, Netanyahu. E grandi assenti sono rimasti i palestinesi, che avevano respinto preventivamente il piano come pro-Israele. Il disegno – 80 pagine, di cui 30 di allegato economico – prospetta di garantire sicurezza a Israele e, ai palestinesi, un cammino verso un proprio stato. Nei dettagli sembra però rispondere oggi anzitutto alle preoccupazioni del governo israeliano. Se nelle parole di Trump offre la «realistica» nascita d’una nazione palestinese, di fatto questa avrebbe sovranità limitata, «demilitarizzata» e frutto di significative concessioni territoriali.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarcina Giuseppe 
Titolo: Medio Oriente Trump, un piano di pace che soddisfa Israele – Trump presenta il «piano del secolo» Ma la sua pace accontenta solo Israele
Tema: Palestina
Per Benjamin Netanyahu il «piano di pace» di Donald Trump sarà destinato a essere ricordato «negli anni, se non nei secoli». Ma sono bastati pochi minuti per azzopparlo, se non per affossarlo completamente. Il presidente americano propone «una soluzione con due Stati indipendenti», il cardine essenziale di un qualsiasi negoziato tra Israele e Autorità palestinese. Ma subito dopo annuncia che verrà riconosciuta la sovranità israeliana «sulla valle del Giordano», il pieno controllo di Gerusalemme, compresa la zona del Muro del Pianto e la sovrastante Spianata delle Moschee. Resterebbero ai palestinesi «alcuni quartieri della zona Est, dove insediare la loro capitale». Inoltre la mappa mostra che verranno tutelati 15 insediamenti ebraici nella Cisgiordania palestinese che, a sua volta, sarà collegata con un tunnel alla Striscia di Gaza. Il team guidato dal genero consigliere Jared Kushner immagina uno Stato palestinese demilitarizzato, sganciato dall’influenza «estremista» di Hamas. Un’entità di fatto dipendente dai finanziamenti in arrivo dagli Usa e dai Paesi del Golfo. Il leader americano promette: «Raddoppierà l’estensione del territorio palestinese e noi vi apriremo una nostra ambasciata. Ci saranno investimenti per 50 miliardi di dollari, verrà creato un milione di posti di lavoro».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Nigro Vincenzo 
Titolo: Gerusalemme e coloni Il piano di Trump piace solo a Israele
Tema: Palestina
Il gennaio del 2017, la sera prima di giurare come presidente degli Stati Uniti, Donald Trump presentò al pubblico suo genero Jared Kushner, e fece capire che per lui aveva un piano: «Se non riuscirai tu a costruire un accordo per la pace fra Israele e i palestinesi, non potrà farlo nessuno!». Trump annunciava così il ruolo decisivo che avrebbe assegnato al giovane Jared. Da ieri il “piano di Jared” è pubblico: dopo averlo presentato riservatamente lunedì al premier di Israele Benjamin Netanyahu eal suo rivale politico Benny Gantz, il “piano del secolo” è stato annunciato alla Casa Bianca. Le indiscrezioni della vigilia più o meno sono state rispettate: il piano prevede due Stati, uno israeliano e uno palestinese, ma quest’ultimo con notevoli limitazioni. La Palestina non potrà avere un esercito, non potrà firmare accordi di difesa con altri Stati, non controllerà i suoi confini esterni e il suo spazio aereo. Gerusalemme unita rimane la capitale di Israele, e solo in uno dei sobborghi della città (Abu Dis) potrebbe sorgere la capitale dello Stato palestinese. Ancora: in Cisgiordania quasi tutti gli insediamenti ebraici legali diventeranno Stato di Israele, mentre alcune colonie considerate illegali dallo stesso governo Netanyahu dovrebbero essere evacuate.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  S.Car. 
Titolo: Hong Kong blocca traghetti e treni ad alta velocità
Tema: Virus cinese
Un Paese, due sistemi e territori sempre meno collegati e accessibili: dalla mezzanotte di martedì viene sospeso il servizio di alta velocità ferroviariae di traghetti tra Hong Kong e il resto della Cina, mentre il numero di voli è dimezzato ed è interrotta la concessione di permessi personali per l’ingresso nell’ex colonia britannica di cittadini della Cina continentale. In attesa della riapertura di oggi della Borsa di Hong Kong dopo la pausa per il Capodanno lunare, la governatrice Carrie Lam – maschera verde a coprirle metà del viso – ha annunciato le misure restrittive e invitato i cittadini a tornare il prima possibile e mettersi in quarantena per almeno due settimane, respingendo però le sollecitazioni a sbarrare totalmente gli accessi. Otto i casi accertati di infezione a Hong Kong, con un centinaio di persone in quarantena, mentre il numero totale di casi confermati è balzato in un giorno da 2.835 a 4.515 (con io6 decessi, per ora tutti in Cina).
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Testata:  Corriere della Sera 
Titolo: Virus, la corsa ai rimpatri – Italiani «in quarantena» a Wuhan La Farnesina: pronto il piano di rientro
Tema: Italiani in Cina

Gli stranieri isolati a Wuhan, se fosse per il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, dovrebbero «restare con calma» nella città della quarantena e dell’epicentro del virus. II signor Tedros Adhanom Ghebreyesus è venuto a Pechino a colloquio con le autorità cinesi e secondo la tv statale ha detto che bisogna studiare «soluzioni alternative all’evacuazione». Potrebbe essere l’indicazione ricevuta dal governo cinese. Il direttore riparte oggi per Ginevra e potrà chiarire. Lascia Wuhan con un charter Usa un primo gruppo di diplomatici e familiari americani. Si dicono pronti al ponte aereo Francia, Giappone e Sud Corea. Ma non è un’operazione semplice. Nella città della quarantena e nella provincia industriale dello Hubei ci sono migliaia di tecnici, imprenditori, studenti stranieri con le famiglie. Tra questi, tra 60 e i 70 italiani. All’inizio si era pensato di portarli fuori da Wuhan in pullman, verso un’altra città cinese dove sarebbero stati sottoposti a quarantena per 14 giorni. Disagi e incertezza sulla sistemazione hanno fatto abbandonare il progetto. Anche perché c’era il rischio di prolungare ulteriormente la permanenza in Cina. E così si è deciso di attivare un piano per un ponte aereo con un velivolo militare che provveda al rimpatrio, ma senza tralasciare la possibilità di chiedere collaborazione agli altri Stati europei che hanno centinaia di persone da rimpatriare e dunque hanno già predisposto il piano di rientro.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Paci Francesca – Russo Paolo 
Titolo: Un ponte aereo europeo per evacuare gli italiani bloccati nella città fantasma
Tema: Italiani in Cina

Sarà un trasferimento aereo «europeo» a evacuare i circa 70 italiani che da giorni guardano dalle finestre sbarrate delle loro case le strade spettrali della città di Wuhan, l’epicentro del coronavirus. Solo quelli che decideranno di partire ovviamente, considerando che per ora, al netto della tensione crescente, nessuno accusa sintomi sospetti. L’Unità di crisi della Farnesina ha finito per scartare l’ipotesi di un rimpatrio via terra, che sarebbe stato preceduto da un periodo di quarantena da trascorre in una non precisata località cinese. Molto più accettabile, spiegano, coordinarsi con gli altri Paesi UE facendo perno sulla Francia, l’unico Paese con un console onorario a Wuhan e di conseguenza il più attivo, e far pressione insieme su Pechino affinché apra lo spazio aereo, oggi chiuso. Mentre la Cina aggiorna lo stato dell’epidemia a quota 106 morti e 1300 casi di contagio registrati (4 mila su scala globale), l’Italia si allerta per l’eventuale ritorno dalle zone a rischio dei nostri connazionali (in Cina gli iscritti all’Aire sono 10 mila ma per quelli lontani dall’allarme rosso la questione non si pone). Il piano è articolato sulla triangolazione tra i ministeri degli esteri e della salute e l’istituto Spallanzani di Roma, già pronto per accogliere e trattare gli “evacuati”.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Guasco Claudia 
Titolo: Virus, ponte aereo per gli italiani – Virus, asse con la Francia per il rientro degli italiani Un caso sospetto a Napoli
Tema: Italiani in Cina

L’Organizzazione mondiale della sanità ha ammesso l’errore di sottovalutazione del coronavirus e a misurare la distanza con la realtà sono gli ultimi dati della Commissione sanitaria nazionale cinese: ieri casi d’infezione accertati sono saliti a 4.515 dai 2.744 di lunedì, significa che in ventiquattr’ore sono quasi raddoppiati. ll «demone da battere». come l’ha ribattezzato Xi Jinping, fa paura e il ministero degli Esteri accelera i tempi: è a buon punto l’organizzazione di un volo con cui rimpatriare i settanta italiani bloccati a Wuhan. «L’impegno è massimo per fare il prima possibile», afferma il capo dell’unità di crisi della Farnesina Stefano Verrecchia, precisando che per attivare questo tipo di trasferimento «ci sono ancora procedimenti da attuare che non dipendono interamente da noi». Serve infatti l’autorizzazione delle autorità cinesi. che ancora non è arrivata. Nel caos di timbri e permessi la soluzione potrebbe essere un volo francese, con immediato trasporto da Parigi all’Italia per evitare ai nostri connazionali il periodo di quarantena oltralpe.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarzanini Fiorenza 
Titolo: Migranti, migliaia in fuga dalla Libia E Salvini attacca: «Denuncio Conte»
Tema: Migranti

Il timore di un’ondata di partenze era stato evidenziato nelle scorse settimane, durante i giorni di altissima tensione in Libia. E si è concretizzato nelle ultime ore. Perché gli oltre 400 migranti che sbarcheranno oggi a Taranto dalla Ocean Viking e gli altri 30o che sono stati soccorsi dalla Alan Kurdi – in viaggio verso Malta – e dalla Open Arms, potrebbero essere presto raggiunti da migliaia di altre persone in fuga dal conflitto libico. Ma anche dalla Tunisia. Un flusso che rischia di intensificarsi con la bella stagione. E che potrebbe creare problemi per quanto riguarda l’accoglienza. Dopo la scelta dell’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini di ridurre drasticamente gli stanziamenti per i centri che si occupano dei richiedenti asilo, gli ultimi bandi di gara sono andati deserti. E dunque si dovranno cercare strade alternative, tornando a chiedere all’Europa il rispetto delle intese. Se è vero che al momento la distribuzione continua a funzionare, è pur vero che ci sono state tensioni con Malta. E non è escluso – qualora il numero degli arrivi dovesse aumentare – che anche altri Paesi europei decidano di tirarsi indietro.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ziniti Alessandra 
Titolo: Migranti, la resa sul patto Italia-Libia Sarà prorogato senza modifiche
Tema: Migranti

«La nostra parte l’abbiamo fatta», dice Luciana Lamorgese. Ma – aggiungono dal Viminale – con Tripoli è diventato difficile interloquire, trovare funzionari del governo che si siedano a un tavolo. E il fatto è che i centri di detenzione in Libia non sono stati svuotati, l’Onu ha appena pubblicato un nuovo report sui luoghi di tortura, la guardia costiera appare e scompare a suo piacimento riconsegnando I migranti nelle mani dei trafficanti o lasciandoli senza soccorsi, come è avvenuto nell’ultimo weekend con 1000 persone in mare. E domenica 2 febbraio il Memorandum Italia-Libia si riterrà automaticamente prorogato. Cosi com’è. Perché delle condizioni che l’Italia aveva sollecitato tre mesi fa per rinegoziare gli accordi nulla si è verificato. «Stiamo lavorando a livello di uf fici. Non c’è niente da dire», taglia corto la sottosegretaria agli Esteri del Pd Marina Sereni che tre mesi fa aveva sottolineato l’urgenza di ottenere dal governo di Al Serraji l’impegno a svuotare e chiudere i centri di detenzione dove migliaia di migranti continuano ad essere torturati, abusati, violentati, uccisi. La patata bollente è ferma nelle mani della Farnesina. Lo sottolinea la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Montefiori Stefano 
Titolo: Pompieri in piazza a Parigi È scontro con la polizia – Parigi, in piazza scontro fra divise La polizia usa gli idranti sui pompieri
Tema: Pompieri a Parigi

I caschi dei poliziotti contro i caschi dei pompieri: ieri pomeriggio a Parigi forze dell’ordine e Vigili del fuoco si sono scontrati in un nuovo spettacolare episodio del malcontento di tante categorie contro il governo. Alcuni pompieri si sono dati fuoco e hanno lasciato che per qualche secondo le fiamme si diffondessero sulle tute ignifughe, poi si sono sdraiati a terra facendo intervenire i compagni pronti con gli estintori. Altri si sono arrampicati con le fiaccole sul monumento di place de la République e sulla statua di place de la Nation, altri ancora hanno sfidato i blocchi della polizia e sono stati colpiti dagli idranti e dalle nuove granate GM2L provate contro di loro ieri – per la prima volta – dopo il ritiro delle GLIFO, responsabili di decine di mutilazioni dall’inizio delle rivolte di piazza. II pompiere più pittoresco e rivoluzionario ha aggiunto al casco due corna e o i Vigili dei fuoco francesi. Tra questi circa il 16% sono pompieri professionisti, gli altri sono militari e volontari
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Degli Innocenti Nicol 
Titolo: Londra sfida Trump sul 5G e apre il mercato a Huawei – Londra sfida l’ira di Trump sul 5G e apre (con cautela) a Huawei
Tema: 5G -Tlc

Boris Johnson dovrà essere molto convincente quando incontrerà il segretario di Stato americano Mike Pompeo, che arriva oggi in visita ufficiale nel Regno Unito. Il premier si è messo in rotta di collisione con Washington ieri con la decisione di includere il colosso cinese delle telecomunicazioni Huawei nella creazione di una parte della rete 5G in Gran Bretagna. La partecipazione di Huawei sarà limitata, ha precisato Downing Street al termine di una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale, e la sua quota di mercato non potrà superare il 35 per cento. Il gruppo cinese, che gli Usa accusano di “spiare” per conto di Pechino, sarà inoltre escluso dalle parti “core” della rete ad alta concentrazione di dati e da tutti i siti militari o nucleari. Huawei è stata definita un «venditore ad alto rischio» dal Governo ma potrà partecipare alla creazione delle parti “non-core” della rete 5G, come le antenne. I servizi britannici hanno assicurato al Governo di poter gestire i rischi e controllare l’accesso del gruppo cinese.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Rampini Federico 
Titolo: Così la telefonia ha acceso una nuova Guerra Fredda
Tema: 5G -Tlc

La Grande Muraglia contro lo spionaggio cinese si rompe proprio nel Regno Unito. È Boris Johnson a decidere lo strappo con Donald Trump su una scelta dalle conseguenze tecnologiche ed economiche importanti. Malgrado il pressing massiccio degli americani, Londra comprerà tecnologia cinese per costruirsi l’Internet del futuro, quella rete di telecom di quinta generazione (5G) che promette una miriade di nuove opportunità, applicazioni e usi da fantascienza. Incluso il “dialogo tra macchine” alla velocità della luce o quasi, un balzo in avanti prodigioso nell’intelligenza artificiale e la robotica. Gli americani pensano che lasciare costruire un’infrastruttura così strategica alla Cina significa esporsi a pericoli gravi: Pechino avrà antenne ovunque per spiare l’Occidente; potrà anche usare i suoi tentacoli hi-tech per accecarci o paralizzarci in caso di conflitto. Anzi, il nuovo tipo di guerra potrebbe essere proprio quello: ridurre l’avversario all’impotenza con un blackout di tutte le sue comunicazioni.
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IL SOLE 24 ORE
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