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SINTESI IN PRIMO PIANO – 10 febbraio 2020

In evidenza sui maggiori quotidiani:

– Virus, più vittime della Sars. Controlli sui voli nazionali. La Cina contro l’Italia sulle misure anti-virus;
– Più sanzioni ai magistrati per accelerare i processi;
– Stranieri, in gioco 1,2 miliardi di gettito;
– Motovedette e radar, accordo con la Libia per fermare i migranti;
– Egitto, lo studente arrestato: «Zaki, torture e cavi elettrici». La Ue controllerà il processo.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Maglione Valentina 
Titolo: Più sanzioni ai magistrati per accelerare i processi – Giudici sotto tiro per i processi lunghi
Tema: Riforma della giustizia

Se ritardi, ti sanziono. È il mantra ripetuto nello schema di disegno di legge delega che riforma il processo penale e l’ordinamento della magistratura e che dovrebbe essere esaminato oggi dal Consiglio dei ministri. Il testo introduce infatti nuove ipotesi di illeciti disciplinari per spingere i magistrati ad accelerare i tempi dei processi. Oggi i ritardi procedurali rappresentano circa un sesto delle contestazioni disciplinari mosse ai magistrati: nel 2019, sono stati 43 gli illeciti contestati per lungaggini su 254 totali, come emerge dalla relazione del Procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi, presentata in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, lo scorso 30 gennaio. Nel 2019 le denunce di illeciti disciplinari a carico dei magistrati arrivate alla Procura generale della Cassazione sono aumentate, seguendo il trend avviato l’anno prima. Fino al 2017 sono infatti rimaste stabili intorno alle 1.350 l’anno, nel 2018 sono salite a 1637 e nel 2019 a 1898: il 44% in più rispetto al 2012. Un aumento dovuto, secondo la relazione del Procuratore generale, soprattutto a «un’erronea concezione della responsabilità disciplinare»: perché i denuncianti, quasi tutti privati, anziché attenersi agli illeciti individuati dal decreto legislativo 109 del 2006, utilizzano la responsabilità disciplinare per rimediare agli errori del processo, chiedere il risarcimento di danni o riversare sui magistrati il malfunzionamento del servizio giustizia. Tanto che la stragrande maggioranza delle notizie di illecito (il 90% l’anno scorso) viene archiviato dalla Procura generale della Cassazione.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Marino Giuseppe 
Titolo: Renzi prescritto – Renzi ingoia il compromesso Mini rinvio per la prescrizione
Tema: Prescrizione

C’è un unico punto su cui sembrano tutti d’accordo: la maggioranza non cadrà sulla giustizia, come sintetizza Silvio Berlusconi: «Purtroppo per tenere in piedi il governo questa riforma peggiorativa passerà ugualmente: tutti i partiti che compongono la maggioranza saranno ugualmente corresponsabili». Eppure, non manca tra i giallorossi qualche ansia sul caso prescrizione. Perché la coalizione resta fragile ed esposta al tira e molla di ricatti incrociati. E, a forza di strattoni, ragionano dalle parti di Giuseppe Conte, non si sa mai che si spezzi la corda. Ecco perché il premier continua a tenere bassi i toni e a cercare la mediazione, attento anche a evitare forzature che irritino il Quirinale. Si fa strada perciò una mediazione nella mediazione. La maggioranza ha rinunciato a un decreto per blindare la riforma Bonafede approvando il lodo Conte bis (prescrizione dopo il primo grado solo per chi viene assolto). La scelta è caduta su un emendamento al Milleproroghe, che avrebbe due vantaggi: è in dirittura d’arrivo alla Camera e annullerebbe l’emendamento Annibali presentato da Italia viva che fa slittare di un anno la Bonafede. C’è però un problema che il leghista Claudio Borghi, presidente della commissione Bilancio, mette bene a fuoco: «Nel Milleproroghe ci vanno proroghe di leggi non modifiche a leggi: vediamo se arriva il testo, poi ne giudichiamo l’ammissibilità. Di stratagemmi ne abbiamo visti tanti e ne abbiamo già scartati mille». Certo, alla fine risulterà decisivo il giudizio della Commissione Affari costituzionali, alla cui guida c’è un grillino, Giuseppe Brescia. Ma la maggioranza sta cercando un compromesso che possa evitare un muro contro muro con i renziani. «Sulla prescrizione contrasteremo qualsiasi forzatura istituzionale -, avverte il vice presidente della Camera Ettore Rosato a nome di Italia viva – usare il Milleproroghe per modificare il diritto penale sarebbe uno scandalo».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Panebianco Angelo 
Titolo: Prescrizione qualcosa è cambiato – Prescrizione, qualcosa è cambiato
Tema: Prescrizione

La legge Bonafede sulla prescrizione, espressione di una concezione illiberale dei rapporti fra i cittadini e lo Stato, ha messo in moto un’imprevedibile dinamica, sia fra i magistrati che fra le forze politiche. Fino a ieri e per tanti anni, in materia di giustizia si recitava sempre il medesimo copione. Sia gli attori che gli spettatori conoscevano ogni battuta a memoria. C’era di qua un gruppo di magistrati, più o meno compatto, e più o meno sempre gli stessi, che pretendeva di parlare a nome dell’intero ordine giudiziario e che recitava sempre lo stesso mantra: guai a voi se «delegittimate» la magistratura. Non c’erano (o per lo meno non c’erano pubblicamente) voci togate dissenzienti. Apparentemente, la magistratura sembrava muoversi come un solo uomo (pronta certo a dividersi, e anche a dilaniarsi, nelle lotte fra le correnti ma compatta e unita contro il «nemico esterno», ossia la politica). C’era poi la politica, appunto: anche qui sempre lo stesso copione. La divisione era (rigidamente) per schieramenti. Grazie al ministro Bonafede e alla sua legge ci sono novità. Qualcosa è cambiato, soprattutto si sentono battute mai udite in precedenza. La cosa certamente più importante, la vera novità, è che l’apparente (solo apparente, ovviamente) compattezza della magistratura è saltata: sulla prescrizione il disaccordo fra i magistrati è ora alla luce del sole. E’ come se un ambiente chiuso si fosse aperto improvvisamente al mondo. Pur con la necessaria cautela, possiamo dire che si tratta di un passo avanti, una buona cosa per la nostra vita democratica.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Casadio Giovanna 
Titolo: Intervista a Andrea Orlando – Orlando “Renzi? Sulla prescrizione aiuta Bonafede”
Tema: Prescrizione

A Renzi: «Votare contro la mediazione del governo sulla prescrizione significherebbe difendere la norma Bonafede. L’ultimo accordo in maggioranza depotenzia gli effetti negativi della riforma dei 5Stelle». Andrea Orlando, vice segretario del Pd, ex Guardasigilli, è il più rimpianto da molti di quei politici che ebbero da ridire sulle sue proposte sulla giustizia e ora le rivogliono. Orlando non ci sta al «gioco delle verginelle», come se fosse lui a non difendere la sua legge. Nel fine settimana, mentre scontri e polemiche sulla giustizia infuriavano, era alle prese con le assemblee dem nelle regioni in cui si voterà in primavera: ha proposto il «patto civico» con i 5Stelle. E sul governo avverte: «È il momento della verità». Orlando, se I renziani presentano una legge sulla prescrizione che ripropone la sua riforma, non potrà non votarla. «Chiariamo, in vigore c’è la riforma Bonafede non la mia riforma. E il punto non è quello che voto io o vota Renzi, l’importante è quello che riusciamo a fare votare a tutta la maggioranza. L’ultimo accordo raggiunto depotenzia gli effetti negativi della riforma Bonafede. Votare contro la mediazione significherebbe questo sì, difendere la norma dei 5Stelle. Facciamo questo primo passo insieme per farne poi altri e soprattutto per occuparci degli altri punti dell’agenda». Ma chi ha vinto e chi ha perso in questo compromesso? E il disegno di legge renziano rimetterebbe di nuovo tutto in discussione? «Non è un derby. Mi auguro che senza strappi o ultimatum possiamo spostare il punto di equilibrio nei passaggi parlamentari e nella riforma del processo penale».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Lopapa Carmelo 
Titolo: Gregoretti, Salvini ci ripensa La Lega diserterà il voto in Senato
Tema: Caso Gregoretti

Questa volta l’ha spuntata Giulia Bongiorno. È riuscita quantomeno a far ragionare Matteo Salvini, raccontano nella Lega, convincendolo a non fare altri colpi di testa sul caso Gregoretti, dopo quello di venti giorni fa in giunta per le autorizzazioni. L’avvocato e senatrice che allora aveva perso le stalle per le bizze del capo, sembra sia riuscita a far capire nelle ultime ore che un voto favorevole dei leghisti anche in aula per il processo per sequestro di persona chiesto dal Tribunale dei ministri di Catania nella seduta decisiva di mercoledì a Palazzo Madama – equivarrebbe a un’ammissione di responsabilità o quasi. E così, il segretario ha già comunicato il dietrofront al capogruppo Massimiliano Romeo: i loro 60 parlamentari lasceranno l’emiciclo (più improbabile l’astensione): ai colleghi di Pd, Italia Viva, M5S e Leu la responsabilità del disco verde al giudizio a carico dell’ex ministro dell’Interno. Non usciranno subito, tuttavia, i leghisti. Ad apertura dei lavori, alle 9,30, spetterà a Erika Stefani il compito di riferire all’aula sull’esito del voto in giunta del 20 gennaio. Allora i senatori del gruppo avevano votato a favore, adeguandosi al diktat del capo che – in piena campagna elettorale in Emilia Romagna – voleva immolarsi mediaticamente da “vittima” della giustizia per la difesa dei confini nazionali
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Testata:  Stampa 
Autore:  Lombardo Ilario 
Titolo: Retroscena – I grillini: no alla candidatura a punti Pronto documento anti-Casaleggio
Tema: M5S

La politica ridotta a gioco, con punti, livelli, classifiche, ansia da prestazione. In inglese, la lingua madre di molti neologismi della modernità, si chiama «gamification». L’ultima trovata di Davide Casaleggio, padrone a oggi ancora assoluto dell’Associazione Rousseau e dunque dei meccanismi procedurali e di controllo del M5S, è in realtà un sistema pienamente funzionante da qualche mese, avviato dopo la sconfitta alle Europee e finito tra le contestazioni che una fetta importante di parlamentari inserirà in un documento da presentare agli Stati generali di aprile. Si tratta di un sistema a punteggi al quale è appeso il destino dei singoli candidati e che dimostra ancora una volta di più quanto un partito politico (M5S) sia subordinato a un’organizzazione (Rousseau) che crea eventi ma che è legata alle logiche aziendali del figlio del fondatore di quel partito (Casaleggio). Loro li chiamano badge. Quanti più badge ottieni, tante più chance hai di scalare la lista delle selezioni interne (in gergo grillino le parlamentarie, le regionarie etc..). Il fatto però è che non acquisti punteggi con la normale attività politica del M5S, dai banchetti sui territori ai convegni o qualsiasi altra iniziativa che normalmente impegna un militante o un eletto. A premiare, invece, è la partecipazione alla piattaforma Rousseau, o direttamente online o agli eventi organizzati da Casaleggio in giro per l’Italia
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Testata:  Stampa 
Autore:  La Mattina Amedeo 
Titolo: Le preoccupazioni di Salvini per l’ascesa della Meloni “Rischia la sindrome Fini”
Tema: Lega – Fdi

Lei lo sa, lui lo teme. Da tempo Giorgia Meloni ha capito che attorno a lei si è messa in moto l’operazione “Fini in gonnella”: essere lusingata in tv e da certi giornali per metterla contro Matteo Salvini. Una storia che dovrebbe ripetersi, come accadde con Gianfranco Fini che ruppe con Silvio Berlusconi con quel famoso «che fai mi cacci?». Allora era il Pdl, oggi è il centrodestra, ma la competizione per la leadership è nella natura delle cose politiche. Lui, il leader leghista, vece il pericolo. «Il rischio c’è», confida Salvini. «Le lusinghe possono fare brutti scherzi, come è successo a Fini, ma qui si tratta di vincere tutti insieme come centrodestra rinnovato e allargato a esperienze civiche. Non è il momento della competizione fine a se stessa». Salvini spera che la “sindrome Fini” non prenda Meloni ma mette in fila gli indizi di un’evoluzione, che alcuni nella Lega chiamano “involuzione”, della leader di Fratelli d’Italia verso forme eccessive di competizione stimolate dal “bono” elettorale. Il partito nato dalle ceneri di An ormai, non solo nei sondaggi, ha recuperato i voti di quel partito della destra che veniva dal Msi. Se va avanti con questo ritmo di crescita, con la legislatura e il governo Conte che dura ancora qualche anno, potrebbe accadere che Fdi si avvicini al 20% in salita e la Lega alla stessa percentuale ma in discesa. Giorgia non si sente più una ruota di scorta. Tutt’altro. Certo, il candidato premier del centrodestra è il leader del partito più forte. «Noi le primarie le facciamo nelle urne», ripete come un mantra la Meloni, che però non molla di un millimetro. In Puglia e nelle Marche i candidati governatori dovranno essere sotto la sua bandiera.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Melis Valentina 
Titolo: Stranieri, in gioco 1,2 miliardi di gettito – Sanatoria, in attesa 600mila stranieri In gioco 1,2 miliardi per le casse statali
Tema: Stranieri, l’ipotesi di sanatoria

Solo nel lavoro domestico i cittadini non comunitari senza permesso di soggiorno sono stimati in circa 200mila. Se poi aggiungiamo che la Fondazione Ismu ha quantificato in 562mila gli stranieri presenti nel nostro Paese senza averne formalmente diritto e consideriamo l’ulteriore crescita del fenomeno attesa per il 2020 e 2021, arriviamo alla stima di 600mila irregolari elaborata dalla Fondazione Leone Moressa. Che, partendo da questi numeri, ipotizza l’eventuale impatto economico di una nuova sanatoria sulla falsariga di quella arrivata nel 2012. In gioco ci sarebbero 1,2 miliardi di euro. Ipotizzando l’emersione di 300mila irregolari, infatti, lo Stato potrebbe incassare 405 milioni di Irpef attualmente non versata e 804 milioni di contributi previdenziali e assistenziali
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Noci Marco 
Titolo: L’emersione è la via d’uscita per molte precarietà
Tema: Stranieri, l’ipotesi di sanatoria

ll Viminale annuncia un provvedimento di regolarizzazione degli stranieri con un contratto di lavoro, dietro il pagamento di una cifra forfettaria. L’eventuale sanatoria sembra però una copia (contratto di lavoro e versamento di una somma una tantum di mille euro) di quella del 2012 in molte sue parti, tanto da autorizzare un parallelismo. Il decreto del 2012 prima di tutto consentiva la regolarizzazione di clandestini già presenti in Italia a fronte dell’immediata disponibilità di un contratto di lavoro prevedendo – all’atto della stipula del contratto – il pagamento di un contributo forfettario da parte del datore di lavoro e il rilascio del permesso di soggiorno per il lavoratore. Come ipotizzato dalla ministra Lamorgese ora. L’articolo 5 del Dlgs 109/2012, inoltre, varava sanzioni nei confronti dei datori di lavoro che impiegavano cittadini stranieri privi del titolo di soggiorno. Come per il passato, è ipotizzabile che la norma di emersione dalla clandestinità, ora allo studio, sia inserita in un intervento di complessiva rivisitazione delle disposizioni che incidono sulle politiche migratorie e sulle condizioni degli stranieri in Italia: intervento che sarebbe necessario anche per sintetizzare la copiosa giurisprudenza dei Tribunali che, fino a oggi, si sono di fatto sostituiti all’inerzia del legislatore. Del resto, sono emerse in questi ultimi tempi le proposte di introdurre canali di ingresso che facilitino l’incontro dei datori di lavoro italiani coni lavoratori stranieri, da selezionare anche attraverso intermediari in base alle richieste di figure professionali dall’Italia (si veda anche l’articolo 23 del Testo unico dell’immigrazione), di reintrodurre il sistema dello sponsor collaudato – per soli due anni, peraltro – con la legge Turco-Napolitano, e di ripensare o abolire il reato di clandestinità.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Finizio Michela 
Titolo: Reddito di cittadinanza: poco lavoro e 5 punti critici – Lotta alla povertà: focus su famiglie con minori e disabili
Tema: Reddito di cittadinanza

Un anno di reddito di cittadinanza sta per passare e sono diverse le dichiarazioni politiche nelle ultime ore sull’efficacia della prestazione, attualmente erogata a milioni di nuclei familiari, per un totale di 2,5 milioni di beneficiari. Era il 6 marzo 2019 quando è iniziata la raccolta delle prime domande (1,6 milioni quelle pervenute in questi mesi tramite Inps, Caf e Poste Italiane). Da allora, le procedure di erogazione del contributo sono state affinate e la misura è stata attuata quasi integralmente. Eppure, restano evidenti alcune “storture” nell’applicazione: sono cinque le criticità su cui, da più parti, arriva la richiesta di correttivi. Lo ha dichiarato anche il premier Giuseppe Conte, rispondendo giovedì scorso al question time in Senato: nell’Agenda 2020-2023, che il governo sta mettendo a punto con le prossime linee di intervento, verrà inserita anche l’implementazione del reddito di cittadinanza «nella sua massima potenzialità, al fine di migliorarne la capacità di contrasto alla povertà e di incentivare il reinserimento socio-economico». Lo aveva già anticipato qualche giorno prima anche il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, dicendo che «quello che non funziona bene è la parte delle politiche attive del lavoro». Premessa, quindi, la volontà politica di apporre alcuni correttivi, gli uffici si sono messi all’opera per capire come aumentare l’efficacia del contributo, senza intaccare le risorse impegnate e, magari, riutilizzando quelle risparmiate (il Def e la Nadef stimano complessivamente circa 900 milioni nel 2019).
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Testata:  Repubblica 
Autore:  v.co. 
Titolo: Pensione anticipata, nuova proposta Assegno tagliato fino al 6 per cento
Tema: Quota 100

Andare in pensione prima, ma ricalcolando l’assegno in base ai contributi versati, comporterebbe un taglio di un terzo della pensione lorda, un quinto di quella netta. In soldi, il pensionato potrebbe perdere un importo che va da 50 mila a 80 mila euro netti – a seconda dei casi – con un’attesa di vita media a 82 anni. E scivolare, dopo anche 36 anni di lavoro, sotto i 780 euro mensili della pensione di cittadinanza. Inaccettabile per i sindacati, attesi oggi al terzo cruciale tavolo con il governo sulla flessibilità in uscita. Tradotto: superare Quota 100 e riscrivere la legge Fornero. Ecco perché l’esecutivo medita una controproposta: sostituire il ricalcolo contributivo con una penalizzazione per ciascun anno di anticipo dell’uscita. Potrebbe essere il 2% all’anno ipotizzato anni fa dall’ex deputato pd Cesare Damiano. L’asticella non è stata fissata, ma è chiaro che il governo non intende riformare la Fornero spendendo più di quanto impegnato per Quota 100: circa 28 miliardi in dieci anni. «Potrebbe essere una strada», ragiona il sottosegretario pd all’Economia Pier Paolo Baretta.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Conte Valentina 
Titolo: Intervista ad Antonio Misiani – “Con il sì dei sindacati togliamo Quota 100” – Misiani “Via Quota 100 ma con l’accordo sindacale Meno Irpef sul ceto medio”
Tema: Quota 100

«Dal primo gennaio 2021 gli italiani pagheranno meno tasse grazie alla riforma Irpef. E se troveremo l’accordo con i sindacati, Quota 100 sarà sostituita da un meccanismo più equo e meno costoso». È l’auspicio di Antonio Misiani, viceministro pd dell’Economia. «Non sottovalutiamo i segnali preoccupanti di inizio anno, ma non lo diamo nemmeno per perso. Il governo farà la sua parte. È essenziale uno sforzo analogo da imprese e sindacati. Per questo dico alla maggioranza che è il momento per costruire, non per picconare. Parliamo meno di prescrizione, più di economia e lavoro». Viceministro, se trovate l’accordo con i sindacati sulla flessibilità in uscita, siete disposti a fermare Quota 100 a fine 2020? «Non abbiamo preclusioni. Importante è dare certezza a chi deve andare in pensione nel 2021. E fare una riforma equa e sostenibile che tuteli i giovani e le categorie più fragili con costi inferiori a quelli di Quota 100».
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Santevecchi Guido 
Titolo: Virus, più vittime della Sars – L’attesa a Wuhan tra febbre e Nutella
Tema: Emergenza Coronavirus

Il coronavirus che sta facendo paura al mondo ha già fatto più vittime della Sars, l’infezione che tra il 2002 e 2003 provocò la morte a 774 malati. Intanto sono atterrati nell’aeroporto militare di Pratica di Mare gli otto italiani che erano ancora a Wuhan. Oggi vertice di governo sui danni economici provocati dal nuovo virus.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Livini Ettore 
Titolo: Soffre l’industria del turismo “Una pioggia di disdette rischio di danni miliardari”
Tema: Emergenza Coronavirus

«Piovono disdette». Bernabò Bocca, numero uno di Federalberghi, non sta tanto a pesare le parole. I voli da e per la Cina sono bloccati. Le immagini di persone sotto il Colosseo o in gondola sul Canal Grande con il volto coperto dalle mascherine rimbalzano sui network internazionali. E il turismo italiano – causa coronavirus – sta vivendo un febbraio da incubo. Il bollettino di questa Caporetto rimbalza sinistro tra tutte le città d’arte nazionali. «Abbiamo avuto mille cancellazioni in sette giorni», è il calcolo di Federico Pieragnoli della Confcommercio di Pisa. «Da qui a maggio rischiamo di perdere 400mila presenze in Toscana», vaticina Daniele Barbetti della Federalberghi regionale. A Venezia, dove l’effetto-virus si somma alla pubblicità negativa dell’acqua alta di novembre, le prenotazioni per il Carnevale sono in calo del 30%. Milano, pragmaticamente, ha già fatto i calcoli delle perdite: quattro milioni al giorno, 120 in un mese. «I cinesi portano in città 300 milioni ogni 30 giorni e oggi come oggi registriamo una contrazione del 40%», ha spiegato il sindaco Giuseppe Sala. Un buco la cui dimensione finale sarà direttamente proporzionale alla “resilienza” e alla durata della pandemia. Il peso del turismo cinese in Italia, ad oggi, è ancora relativamente limitato. Nel 2019 gli arrivi dal paese sono stati 3,5 milioni, «circa l’8% del totale», calcola Bocca
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Santelli Filippo 
Titolo: La Cina si arrabbia con noi – La Cina contro l’Italia sulle misure anti-virus Ora è crisi diplomatica
Tema: Emergenza Coronavirus: rapporti Italia-Cina

Doveva essere un anno speciale nei rapporti tra Italia e Cina, nel 50esimo anniversario delle relazioni diplomatiche. L’anno bilaterale della cultura e del turismo. L’opportunità di incassare i primi risultati concreti lungo la Via della seta. Invece, neppure dodici mesi dopo quella discussa firma, il 2020 rischia di essere l’anno del grande gelo. Le crepe si intravvedevano da tempo, effetto della precipitosa ritirata del governo Conte bis nel campo americano, che ha congelato molti progetti di collaborazione con Pechino. L’epidemia di coronavirus sta facendo il resto: il blocco dei voli introdotto dal nostro esecutivo è stato vissuto come un tradimento dalla Cina. Che qualche giorno fa ha risposto con uno sgarbo uguale e contrario: annunciare al mondo che l’Italia era pronta a riaprire i collegamenti, quando in realtà c’era solo un dialogo in corso. Non è detto sia l’ultima ritorsione, in una schermaglia destinata a lasciare strascichi. Per capire la rabbia cinese bisogna tornare al 31 gennaio, quando alla notizia dei primi due contagi in Italia, Giuseppe Conte e il ministro della Salute Speranza proclamano lo stato di emergenza, senza consultare il titolare degli Esteri Di Maio. Nei giorni precedenti Pechino aveva introdotto misure inedite di quarantena per contenere il virus nello Hubei, ed evitare così che fosse il mondo a contenere la Cina. L’Italia è stato il primo Paese a bloccare tutti i voli, prima ancora che gli Stati Uniti chiudessero le frontiere. Lo ha fatto senza preavviso, isolando centinaia di cittadini del Dragone sul nostro territorio.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  De Marchis Goffredo – Vecchio Concetto 
Titolo: Il retroscena – Mattarella in campo per aiutare il governo a ricucire lo strappo
Tema: Emergenza Coronavirus: rapporti Italia-Cina

Un concerto per ricucire con la Cina. Giovedì sera nella Cappella Paolina, al Quirinale, Sergio Mattarella avrà come ospite accanto a sé l’ambasciatore della Repubblica Popolare cinese a Roma, Li Junhua. Da quando è scoppiata l’emergenza coronavirus questa è la terza iniziativa in dieci giorni assunta dalla Presidenza della Repubblica per rinsaldare la propria solidarietà con Pechino, proprio mentre la Cina non nasconde la sua irritazione verso il governo italiano per come ha gestito la vicenda della chiusura dei voli da e per la Cina. Domenica 2 febbraio Mattarella aveva scritto una lettera aperta al presidente Xi Jinping, per dirgli che «nell’affrontare l’emergenza sanitaria la Repubblica popolare cinese può contare sulla disponibilità della Repubblica italiana per ogni assistenza che venisse ritenuta utile». Giovedì 6 febbraio, a sorpresa, il Capo dello Stato si è presentato nell’istituto comprensivo Daniele Manin, in uno dei quartieri più multietnici di Roma, l’Esquilino, per stringere la mano ai tanti alunni stranieri, cento dei quali sono di nazionalità cinese. Uno schiaffo ai pregiudizi che l’epidemia sta sollevando. In quell’occasione l’ambasciata cinese si era premurata di ringraziare il presidente della Repubblica per il suo gesto. E adesso il terzo atto: un «concerto straordinario», che si terrà nell’ambito dell’Anno della cultura e del turismo Italia-Cina 2020. Un evento che era stato programmato tempo fa, ma senza data, e che il precipitare degli eventi ha indotto ad anticipare. Il Quirinale ovviamente non entra nel merito delle decisioni assunte dal governo per contrastare l’epidemia
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Testata:  Stampa 
Autore:  Longo Grazia 
Titolo: “Virus, il peggio non è passato” – Virus, positivi 4 taiwanesi arrivati in Italia da turisti “Niente rischi di contagio”
Tema: Emergenza Coronavirus

Il coronavirus ha colpito quattro turisti di Taiwan mentre erano in volo per l’Italia, ma dai primi controlli non risulta che abbiano contagiato coloro che hanno incontrato durante il viaggio nel nostro Paese. Intanto arriva la conferma che è negativo il test dei due bambini ospiti in quarantena al centro militare della Cecchignola, portati ieri mattina al centro nazionale per le malattie infettive Spallanzani. Mentre una nuova quarantena è stata predisposta, all’ospedale militare Celio, per gli otto nostri connazionali arrivati ieri da Wuhan via Gran Bretagna (tra cui anche due neonati), un Falcon dell’aeronautica militare partirà oggi per la Cina per recuperare Niccolò, lo studente diciassettenne di Grado che non è potuto rientrare prima a causa della febbre, estranea comunque al coronavirus. Ma l’allarme sull’emergenza resta alto, tanto che stamani, alle 10.30, si svolgerà un tavolo interministeriale a Palazzo Chigi. Alla riunione, presieduta dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte, parteciperanno anche i ministri degli Esteri Luigi Di Maio e quello della Salute Roberto Speranza: all’ordine del giorno anche una valutazione dell’impatto economico dell’emergenza. «Il virus non circola in Italia – afferma il direttore scientifico dell’Istituto Spallanzani, Giuseppe Ippolito – Noi non abbiamo casi acquisiti sul territorio nazionale. I 2.922 II totale delle persone ricoverate e poi guarite tempi della coppia di Taiwan ci fanno ben sperare ma i controlli verranno ugualmente effettuati».
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Evangelisti Mauro – Scarpa Giuseppe 
Titolo: Virus, controlli sui voli nazionali – Stretta anche sui voli nazionali Aerei per la Cina, verso l’ok
Tema: Emergenza Coronavirus

II tema, su cui è in corso una riflessione è come aiutare l’economia che sta vacillando per le conseguenze dell’epidemia del coronavirus partita da Wuhan, ma anche valutare se non sia il caso di riattivare gradualmente i voli diretti Italia-Cina, potenziando semmai altri tipi di controlli. Di questo si parlerà questa mattina, nel vertice a Palazzo Chigi, al quale parteciperanno il premier Giuseppe Conte, i ministri degli Esteri Luigi Di Maio e della Salute, Roberto Speranza. Ma proprio perché bisogna anche comprendere come tutelare le imprese italiane in questa crisi, magari con aiuti e sgravi, al summit andrà anche il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri. Fanno filtrare dalla Presidenza del Consiglio: la riunione del tavolo interministeriale si concentrerà sulle valutazioni dell’impatto economico derivanti dall’eventuale rallentamento dell’economia cinese. Ma effetti sull’economia passano anche dai collegamenti tra Italia e Cina, tenendo sempre conto che ad oggi sono bloccati i voli diretti per i passeggeri, ma non quelli cargo, cioè le merci Ripartiamo dagli aeroporti e dalla rete di controlli su cui lavora la Protezione civile in realtà al di fuori dall’ordine del giorno del vertice di questa mattina. La novità: termoscanner, vale a dire la misurazione automatica di tutti i passeggeri che arrivano negli aeroporti, anche per i voli nazionali.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Bonarrigo Marco 
Titolo: Tokyo: «Preoccupati per le Olimpiadi»
Tema: Tokyo, giochi a rischio
In 124 anni di onorato servizio, le Olimpiadi hanno marcato visita solo tre volte (1916, 1940 e 1944) e per giustificati motivi: guerre mondiali in corso. Ora sono loro a combattere un nemico subdolo e invisibile: il coronavirus. Venerdì scorso l’allarme di Toshiro Muto, Ceo di Tokyo 2020: «Siamo preoccupati per il diffondersi dell’infezione». In Giappone è allarme rosso: una trentina i casi conclamati e al largo di Yokohama una nave da crociera bloccata con 60 passeggeri contagiati. Le connessioni con la Cina, già numerose, tra luglio e agosto si moltiplicheranno: le compagnie aeree cinesi (con i prezzi migliori sulle tratte da Europa, Australia e parte degli Usa) hanno staccato migliaia di biglietti ad atleti e tecnici con scali a Shanghai, Xianyang e Pechino. Tremano i probabili olimpici cinesi, oltre 400, che puntano a 70/80 medaglie e a quel podio per nazioni dove salgono ininterrottamente dal 2000. ll Cio ostenta calma olimpica: «Tutto procede come previsto – spiegano da Losanna – lavoriamo a contatto con l’Oms». La certezza, però, è che non esiste e non potrà mai esistere un «piano B» e la cancellazione dei Giochi, con oltre tre milioni di biglietti ancora in vendita, sarebbe anche un salasso economico epocale.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Battistini Francesco 
Titolo: «Zaki torturato per sette ore L’accusa? I suoi post su Fb contro Al Sisi» – «Zaki, torture e cavi elettrici» Al Cairo interrogato per 7 ore
Tema: Egitto – Ricercatore di Bologna arrestato

«L’agente ha guardato il passaporto e ha informato il superiore. E arrivato l’ufficiale e i due hanno parlato per qualche minuto. Poi Patrick è stato tolto dalla fila e portato in una stanza dell’aeroporto del Cairo». È entrato in quella saletta, venerdì mattina alle 4, e per ventisette ore Patrick George Zaki, 27 anni, è quasi sparito agli occhi del mondo. Per riapparire sabato pomeriggio a Mansura, 120 chilometri dalla capitale, in un’aula della Procura generale. «Pieno di segni delle botte ricevute», dice l’avvocato Wael Ghally che l’ha preso in carico: «Ma sono stati attenti. Professionali. Hanno usato cavi elettrici “volanti”, nessuno strumento che lasciasse intravvedere l’utilizzo dell’elettrochoc. Si tratta di vere torture. Cose che in Egitto sono diventate normali, se uno si occupa di diritti e libertà». Quindici giorni in attesa di processo, poi un probabile prolungamento della custodia cautelare, che in Egitto può durare anche due anni. Quel che attende il ricercatore arrestato è solo all’inizio. Il trattamento Regeni era già cominciato e solo il clamore scatenato, forse, ha evitato che la fine fosse la stessa: a dare l’allarme è stato il papà di Patrick, chiamato appena in tempo, poco prima che al fermato venisse sequestrato anche il cellulare. ll ricercatore egiziano, alla sua prima vacanza da quando segue un master all’Alma Mater, partito da Bologna e atterrato per una breve visita alla famiglia che vive a Mansura, «ha mantenuto lucidità e sembra reagire alla situazione – dice l’avvocato -, ma la faccenda è molto complicata».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Giubilei Franco – Paci Francesca 
Titolo: Il Cairo: abbiamo arrestato un egiziano l’Italia ne resti fuori – Patrick, Il Cairo non vuole intrusioni “Lo studente arrestato non è italiano”
Tema: Egitto – Ricercatore di Bologna arrestato

«Patrick George Zaki si trova ancora nella stazione di polizia di Mansoura, sta bene, è contento della mobilitazione in suo favore» racconta l’avvocato che l’ha incontrato ieri per pochi minuti insieme ai genitori. L’attenzione sul caso dello studente dell’università di Bologna bloccato al Cairo all’alba di venerdì non è passata inosservata agli attivisti egiziani ma neppure alle autorità, tanto che ieri sulla pagina Facebook della polizia campeggiava una dichiarazione sibillina: «Non c’è nessun arrestato italiano di nome Patrick, si chiama Patrick George Michel Zaki Salomone ed è egiziano». Nessuna spiegazione sui capi d’accusa, niente sull’attività di Zaki, che invece secondo l’emittente Ten Tv era nel capoluogo emiliano «per promuovere l’omosessualità». Un messaggio invece piuttosto diretto per il nostro Paese, al quale il braccio operativo del ministero dell’interno egiziano fa sapere di non gradire affatto l’intrusione. Il caso dello studente egiziano iscritto da settembre all’università di Bologna è seguito dalla Farnesina tramite l’ambasciata italiana al Cairo, un’attenzione diplomatica ma anche accademica, con il ministro dell’Università Manfredi che ancora ieri ha ripetuto di lavorare «insieme al ministro Di Maio per reperire informazioni certe e trasparenti». Dal canto suo l’ateneo bolognese ha costituito un gruppo di crisi. Il cuore di questa storia italo-egiziana è il capoluogo emiliano, dove ieri si sono mobilitati amici e compagni del 27enne Patrick George, che da sei mesi frequentava il master Gemma, il primo in Europa sugli studi di genere.
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Testata:  Messaggero 
Titolo: Egitto, lo studente arrestato: la Ue controllerà il processo
Tema: Egitto – Ricercatore di Bologna arrestato

Patrick George Zaky, lo studente dell’Università di Bologna arrestato all’aeroporto del Cairo, perché accusato dall’Egitto, il suo paese, di istigazione alle proteste e diffusione di notizie false, è in custodia cautelare per 15 giorni, come fa sapere il ministero dell’interno egiziano. Cresce la preoccupazione: molte ong temono analogie con la vicenda di Giulio Regeni. Il timore è che lo studente sia stato torturato in carcere. Fonti della Farnesina fanno sapere che l’Italia ha chiesto l’inserimento del caso all’interno del meccanismo di monitoraggio processuale coordinato dalla delegazione Ue in Egitto, che consente ai funzionari delle ambasciate Ue di controllare l’evoluzione del processo e presenziare alle udienze. Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, segue da vicino il caso. Si sono mobilitati anche il mondo dell’Università e la città di Bologna. Zaky e iscritto al master Gemma, un progetto internazionale. «Insieme a Di Maio – ha detto il ministro dell’Università Gaetano Manfredi – stiamo operando tramite I canali diplomatici per reperire informazioni certe». L’Ateneo ha intanto costituito un gruppo di crisi per seguire l’evolversi della situazione, anche perché l’Università di Bologna, ricordano dal rettorato, ha nei diritti umani un proprio pilastro.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarzanini Fiorenza 
Titolo: Migranti, l’Italia chiede tutele ma invia navi e jeep alla Libia
Tema: Italia-Libia

L’Italia propone alla Libia di modificare il memorandum d’intesa chiedendo «maggiori tutele per migranti e richiedenti asilo e per le persone vulnerabili». Ma in cambio si impegna a consegnare al più presto motovedette, mezzi terrestri e apparecchiature che già nel 2017 aveva promesso di donare al governo di Tripoli. E tanto basta per scatenare nuove polemiche visto che a fronte di una spesa di almeno 800 milioni, non c’è alcuna garanzia che l’accordo possa essere rispettato. Anzi. II conflitto libico è tutt’altro che finito e il negoziato con Sarraj costringe il nostro Paese a mediare in parallelo anche con il generale Khalifa Haftar. E dunque a prevedere altre concessioni. «II nostro obiettivo è valorizzare il lavoro le agenzie dell’Onu, Unhcr e Oim, aiutarle nella loro attività nei campi di detenzione e migliorare la situazione dei diritti umani», assicura la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. Ma le associazioni umanitarie e numerosi parlamentari ribadiscono la necessità di «stracciare un accordo vergognoso». La lista prevede due motovedette da 35 metri che sono state ammodernate in Tunisia e 30 jeep che devono essere invece impiegate per la sorveglianza a terra. La clausola inserita nella proposta di modifica inviata ieri dalla Farnesina a Tripoli vieta che navi e mezzi possano essere armati o utilizzati per operazioni militari.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Guasco Claudia – Mangani Cristiana 
Titolo: Motovedette e radar accordo con la Libia per fermare i migranti – Migranti, motovedette e radar il patto italiano con la Libia
Tema: Italia-Libia

Radar e due motovedette per il controllo dei confini, pulmini per il trasferimento dei migranti «dai punti di sbarco ai luoghi in cui gli stessi saranno successivamente condotti». Ma anche attrezzature sanitarie per effettuare tac e risonanze, strumentazione che è merce rara nel Paese. In sei pagine spedite ieri alle autorità libiche, la Farnesina fissai termini della proposta italiana che rivede e aggiorna il Memorandum bilaterale del 2017 per la cooperazione in campo migratorio. Il testo, afferma il ministero degli Esteri, introduce significative innovazioni per garantire più tutele ai migranti, ai richiedenti asilo e alle persone vulnerabili, vittime dei traffici irregolari che attraversano la Libia. E promuove «una gestione del fenomeno migratorio nel pieno rispetto dei principi della Convenzione di Ginevra e delle norme di diritto internazionale sui diritti umani». Mentre il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese sottolinea che uno degli scopi principali è che le agenzie dell’Onu «vengano valorizzate ed aiutate nella loro attività nei campi di detenzione e migliorare la situazione dei diritti umani».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarcina Giuseppe 
Titolo: Biden attacca il «nuovo Obama»
Tema: USA – Primarie dem

Una risposta spontanea, uno scatto di nervi e finalmente Joe Biden dice che cosa pensa di Pete Buttigieg: «Andiamo… è un bravo ragazzo, un bravo sindaco, ma Pete non è Obama». E sabato pomeriggio: l’ex vicepresidente si è fermato a parlare coni cronisti dopo un comizio a Manchester, nel New Hampshire. Poco prima, sul palco aveva detto: «Non è un rischio se il partito nomina qualcuno come me o qualcuno che non ha ricoperto alcun incarico pubblico se non quello di sindaco a South Bend». E nel corso della giornata la campagna di Biden ha diffuso sul web uno spot velenoso che si conclude così: «Mentre il presidente Obama coinvolgeva Joe Biden nella riforma sanitaria, per dare copertura a 20 milioni di americani, il sindaco Buttigieg era impegnato a installare luci colorate sotto i ponti di South Bend». Fulminante la risposta di Pete: «Io non sarò Obama, ma non lo è neanche lui». Forse per Biden non è ancora «la mossa della disperazione», come ha notato il reporter della Cnn che ha posto la domanda, paragonando il suo atteggiamento a quello che Hillary Clinton aveva nei confronti proprio del semisconosciuto Obama nelle primarie del 2008. Ma è chiaro che a questo punto Biden deva mandare un segnale di vitalità politica.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Guerrera Antonello 
Titolo: La magia di Mary Lou Con lei Sinn Féin ha spiccato il volo
Tema: Irlanda

La prima deputata donna eletta al parlamento britannico fu proprio di Sinn Féin. Si chiamava Constance Markievicz, era il 1918, lei aveva 50 anni, ma non arrive mai a Westminster perché in carcere per la rivolta di Pasqua del 1916 contro gli inglesi. Oggi, se Sinn Féin è il clamoroso vincitore delle elezioni di sabato scorso in Irlanda, lo deve a un’altra donna: Mary Lou McDonald. Cinquant’anni, sposata con due figli, è la prima leader del partito – ex volto politico dell’Ira – a non aver fatto parte dei terroristi repubblicani e l’unica vera protagonista donna della politica irlandese. E pensare che fino a qualche tempo fa Mary Lou era in discussione, dopo la batosta alle europee del 2019. Molti di Sinn Féin credevano che non fosse all’altezza del suo predecessore, il controverso Gerry Adams che fece spazio alla sua decennale vice nel 2018. E invece. Come disse quando si insediò due anni fa: «Non sono arrivata fin qui per usare le scarpe di Gerry. Ho portato le mie!». Aveva ragione Mary Lou. Ora proclama al mondo intero «che da sabato è nata una nuova Irlanda».
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