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SINTESI IN PRIMO PIANO – 10 marzo 2020

– Covid-19, le nuove misure: tutta l’Italia “zona protetta”;
– Rivolte nelle carceri italiane: evasioni e morti;
– Nuova mossa sul tavolo del CdM: deficit aggiuntivo al 2,9%;
– Effetto virus: caos nei mercati, borse ko;
– L’OMS: Covid-19, è pamdemia ma possiamo controllarla;
– Erdogan va a Bruxelles: l’Ue rifiuta ricatti sui migranti.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Fregonara Gianna – Sarzanini Fiorenza
Titolo: Ora è chiusa tutta l’Italia – Le misure – Stop agli spostamenti Tutte le regioni diventano zona protetta
Tema: Italia “zona protetta”
Adesso tutta l’Italia è «zona di sicurezza». Vietato spostarsi. Rimangono chiuse le scuole, viene sospeso il campionato di calcio, così come tutte le altre gare. Ovunque saranno proibiti gli assembramenti, per «evitare la movida». Bar e ristoranti dovranno chiudere alle 18. La lotta contro il contagio da Covid-19 mira a blindare il Paese, anche se rimane la possibilità di effettuare spostamenti «per comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute». Al momento del controllo basterà esibire un’autocertificazione. Possibile uscire anche per fare la spesa. All’interno del proprio luogo di residenza ci si potrà muovere, anche se la raccomandazione è sempre la stessa: «Restate a casa». E in serata in molte città, tra cui Roma e Napoli, i supermercati vengono presi d’assalto. Prima di annunciare il provvedimento il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il ministro Francesco Boccia incontrano i leader di tutti i partiti e i governatori, ma non ottengono un via libera pieno dall’opposizione. «E’ un primo passo, forte, ma non basta», dichiarano Matteo Salvini e Giorgia Meloni, mentre Mariastella Gelmini chiede «un vademecum». Le nuove misure allungano la sospensione della didattica nelle scuole: resteranno tutte chiuse almeno fino al 3 aprile ma non è escluso che lo stop alle lezioni prosegua fino a dopo Pasqua o addirittura ai primi di maggio.
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Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Guerzoni Monica
Titolo: «Non c’è più tempo, restiamo in casa» Il passo di Conte dopo la chiamata al Colle
Tema: Italia “zona protetta”
«Non c’è più tempo, restiamo in casa», ammette Giuseppe Conte in diretta alle nove e quaranta di sera, con i numeri choc del contagio che rimbalzano dai siti agli smartphone, con i posti in rianimazione che scarseggiano, con il profondo rosso della Borsa. La voce del presidente del Consiglio è ferma, ma tradisce a tratti il nervosismo, il timore, la stanchezza di questi giorni tremendi. «Non c’è più tempo», ammette il capo del governo dopo aver sperato, per giorni, che il Covid-19 allentasse la morsa sul nostro Paese. Adesso l’Italia intera è «zona protetta» e viaggerà con motori al minimo, come se fosse sempre domenica. Pur seguendo alla lettera le indicazioni degli scienziati, Conte ci è arrivato per gradi. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, avrebbe chiuso ogni possibile frontiera già dagli ultimi giorni di febbraio, quando il nemico invisibile arrivato dalla Cina aveva cominciato, da Codogno, a colpire il Nord. Ma a Palazzo Chigi, pur nella convinzione che «la salute viene prima di tutto», la cautela ha inizialmente prevalso. Per tutelare l’immagine dell’Italia all’estero, per scongiurare violenti contraccolpi sull’economia della Nazione. E anche perché, come Conte ha confidato ai ministri, «potremo chiudere tutto quando il Paese sarà pronto a reggere psicologicamente misure così drastiche».
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Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Stefanelli Barbara
Titolo: Cambio di passo necessario – Il cambio di passo necessario per il paese
Tema:  Italia “zona protetta”
Il cambio di passo che era necessario – dopo settimane di spavento, incredulità e tentativi disordinati – è arrivato. A inizio anno guardavamo alla Cina più con diffidenza che con apprensione. Il virus sembrava un fuoco asiatico, lontano. Chi avrebbe mai saputo indicare Wuhan su una mappa? Non avevamo ragione di temere. Almeno non come Paese. Si sarebbe forse infettata una mandata di viaggiatori assidui tra i due continenti, ma niente che riguardasse «il popolo italiano». Era il pregiudizio dell’altrove, ha scritto Paolo Giordano ieri sul Corriere, continuando un ragionamento avviato il 25 febbraio sulla matematica del contagio. In punti diversi, ma assai ravvicinati, Pechino e Milano si sono ritrovate sulla stessa linea temporale. Quel pregiudizio, come succede spesso, era un inganno. L’inganno dell’altrove. estiamo allora su quella linea e andiamo a leggere le notizie che arrivano oggi da Wuhan, capoluogo di una provincia centrale della Repubblica popolare, lo Hubei, dove vive una popolazione che corrisponde nei numeri a quella italiana (oltre 60 milioni di abitanti). E’ fondamentale farlo per riflettere su quanto sta capitando a noi. Ieri i nuovi infetti a Wuhan, città da u milioni di persone, erano 36. Per il secondo giorno consecutivo, invece, nessun nuovo contagiato registrato nel resto della Cina. Con orgoglio, e la volontà di ribaltare in fretta la rappresentazione del Paese da colpevole a virtuoso, il regime mostra le foto degli ospedali d’emergenza mentre vengono smantellati.
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Testata:  Repubblica
Autore:  Cuzzocrea Annalisa
Titolo: Intervista a Matteo Renzi – Renzi “Aiuti economici estesi a tutta l’Italia e supercommissario subito Presto la Ue ci seguirà”
Tema: Aiuti estesi a tutta l’Italia
Senatore Matteo Renzi, la crisi che stiamo affrontando appare la più difficile dal dopoguerra. Perché l’Italia è la più colpita dal Coronavirus dopo la Cina? Cosa ci ha reso cosi esposti? «Qualcosa non ha funzionato, ma è Mutile parlarne adesso. È un evento epocale, ora affrontiamo l’emergenza. Si è fatto un passo in avanti accogliendo le proposte di Italia Viva per estendere a tutto il Paese la zona rossa. Ma il virus non ha confini. Oggi la zona rossa è l’Italia, ma tra qualche giorno le zone rosse saranno a Parigi, Madrid, Berlino. L’Europa è come noi dieci giorni fa ma il coronavirus non si ferma: spero che Bruxelles lo capisca. Noi intanto recuperiamo il terreno perduto e concentriamoci sull’emergenza». Per fare cosa? «Per limitare il contagio. E gestire la macchina del pronto intervento. I medici sono degli eroi e mi commuove l’idea che il paziente 1, Mattia, stia meglio. Però i medici non bastano: bisogna far agire meglio la macchina burocratica. E un super commissario aiuterebbe molto». Guido Bertolaso è un nome che divide per le inchieste che lo hanno riguardato e per il suo lavoro di anni accanto a Silvio Berlusconi. Perché propone proprio lui come supercommissario? «Perché è il migliore, tutto qui. Se dai a lui le chiavi della macchina sa come farla funzionare. Non mi interessano le tessere di partito, conta il merito: per me Bertolaso è il più bravo. Non mi importa di che colore è il gatto, l’importante è che prenda il topo».
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Testata:  Corriere della Sera
Autore:  Di Caro Paola
Titolo: Intervista a Giovanni Toti – «Un errore l’invasione dei lombardi La Liguria non potrebbe assisterli»
Tema: Intervista a Giovanni Toti
Ci sono due emergenze, una da «affrontare immediatamente, con direttive chiare e uguali per tutti, ed è quella sanitaria», l’altra è «quella economica, che oltre agli aiuti immediati richiederà un grande piano di investimenti pubblici, sul modello del Ponte di Genova». Lo dice un preoccupato Giovanni Toti, governatore della Liguria, che un problema nel problema lo sta affrontando in queste ore. E che lancia un appello: «È indispensabile spiegare ai cittadini, con messaggi univoci e non confusi, che non si possono affollare le seconde case arrivando dalle regioni dell’area “arancione” come sta accadendo qui. Non si può vivere questa fase di emergenza come se si fosse in vacanza e riversarsi sulle spiagge, godersi il sole, riempire locali». Spieghi lei il rischio? «Noi vogliamo bene a tutti quelli che arrivano nella nostra regione, per carità, ma ora va evitata il più possibile una rapida propagazione del virus che non sarebbe affrontabile con numeri non proporzionati alle nostre forze. La Liguria ha un sistema sanitario tarato su una popolazione di un milione e seicentomila persone, non duecentomila in più. Non potremmo curare assieme al meglio chi qui arriva e chi risiede».
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Testata:  Giornale
Autore:  Bulian Lodovica
Titolo: La politica invoca Bertolaso «Grazie, ma resto in Africa»
Tema: La politica invoca Bertolaso
«Sarebbe estremamente importante, in un momento così difficile della vita del Paese, che le istituzioni parlassero con una voce unica, autorevole, capace di dare indicazioni coerenti e competenti e quindi di infondere fiducia nei cittadini. Questa figura c’è, il suo nome è Guido Bertolaso: sono certo sia disponibile e ha già dimostrato con i miei governi di essere capace di gestire gravi emergenze in modo esemplare, riconosciuto in tutto il mondo». La voce del leader di Forza Italia Silvio Berlusconi non è l’unica a levarsi per invocare con forza il nome dell’ex capo della Protezione civile per gestire questo momento ricoprendo il ruolo di supercommissario, figura sulla cui istituzione si sta ragionando a Palazzo Chigi. L’idea è di un individuare qualcuno che possa essere il punto di riferimento di tutta la filiera dell’emergenza, dalle decisioni da prendere alle indicazioni da dare fino alla loro comunicazione alle persone che ora più che mai necessitano di coerenza e di fiducia. L’ipotesi di un politico sottosegretario ad hoc che ha guidato per nove anni il cosiddetto «pronto soccorso» del Paese, dove fu chiamato nel 2001 da Berlusconi, circola da giorni nelle stanze di Palazzo Chigi. Il pensiero all’uomo che ha gestito le emergenze terremoto in Abruzzo, che è stato commissario straordinario del governo per la prevenzione da rischi della Sars nel 2003, e commissario per l’emergenza rifiuti in Campania (nel 2006, nominato da Prodi), è bipartisan. Ma il diretto interessato si sfila: «Grazie, ma lavoro in Africa con mia figlia», ha fatto sapere ieri.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Bianconi Giovanni 
Titolo: Evasioni e morti: esplodono le carceri – Il caos nelle carceri – Ancora sommosse nei penitenziari E a Foggia 34 detenuti in fuga
Tema: Il caos nelle carceri

I penitenziari devastati all’interno dal detenuti e assediati all’esterno da parenti e manifestanti sono la rappresentazione di una polveriera che ha preso fuoco e rischia di esplodere. Il «bollettino di guerra» emesso ieri sera dal ministero della Giustizia riferisce di 22 istituti coinvolti in altrettante sommosse che si aggiungono a quelli di domenica, come Modena – dove due sezioni risultano ancora occupate dai rivoltosi – dove si contano sette morti: l’ultimo ieri, dopo il trasferimento in un’altra prigione. A Foggia sono riusciti a scappare in 75, a fine giornata ne erano stati ripresi 41, se ne cercano ancora 34; a Melfi sono stati sequestrati quattro agenti penitenziari; gli incendi appiccati a Roma-Rebibbia «hanno gravemente danneggiato» un intero padiglione; a Rieti e Velletri ci sono stati disordini come a Milano-San Vittore, Palermo, Prato, Santa Maria Capua Vetere, Matera, Chieti e altrove. Materia incandescente di cui s’è discusso al Comitato nazionale per l’ordine pubblico e la sicurezza convocato al Viminale, al quale ha partecipato il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ma non il Guardasigilli Alfonso Bonafede, che ha inviato il capo dell’Amministrazione penitenziaria Francesco Basentini. Per tutto il giorno si sono susseguiti gli appelli ai detenuti di chi lavora quotidianamente nelle carceri: il Garante nazionale Mauro Palma, il presidente dell’Associazione Antigone Patrizio Gonnella, la leader radicale di Nessuno tocchi Caino Rita Bernardini; tutti intenti a placare le rivolte spiegando che la sospensione delle visite dei familiari è una misura temporanea.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Milella Liana 
Titolo: Il retroscena – Linea dura di Bonafede no a indulto e amnistia Ma il Pd vuole lievi sconti a fine pena
Tema: Il caos nelle carceri

Un no, netto e deciso, a qualsiasi ipotesi di indulto o amnistia. Né adesso, né in futuro. No anche, soprattutto subito dopo le rivolte, ad allargare i cordoni della detenzione domiciliare e a concedere la libertà a chi ha quasi finito di scontare la pena. Nei prossimi mesi un margine per queste due misure potrà anche esserci, ma solo quando gli italiani, che stanno soffrendo per il Coronavirus al pari dei detenuti, avranno cancellato dalla mente le terribili immagini dei penitenziari in fiamme. È una linea dura quella che, a sera, esce da via Arenula e dalla stanza del Guardasigilli Alfonso Bonafede che affida a Facebook un messaggio diretto, assieme, ai carcerati ma anche agli italiani. La frase chiave è questa: «Dev’essere chiaro che ogni protesta attraverso la violenza è solo da condannare e non porterà ad alcun buon risultato». Il ministro della Giustizia è irremovibile anche con il Pd che per tutta la giornata – con l’ex Guardasigilli Andrea Orlando, con il sottosegretario alla Giustizia Andrea Giorgis, con Walter Verini, con Franco Mirabelli – cerca di spuntare più blande misure svuota carceri. Una risposta, secondo i Dem, a un sovraffollamento innegabile, che è nei numeri e nei fatti. Sono le stesse misure che sollecitano anche i Radicali e la dissidente grillina Paola Nugnes. Come concedere a chi già si trova in condizione di semilibertà la possibilità di restare a dormire a casa invece di tornare in cella, come avviene oggi. O ancora, dare la definitiva libertà a chi ha da scontare solo tre mesi di prigione.
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Testata:  Foglio 
Autore:  Cerasa Claudio 
Titolo: Si scrive carcere, si legge democrazia
Tema: Il caos nelle carceri

Tra sabato e lunedì ci sono state molte proteste nelle prigioni italiane, per via del timore delle restrizioni legate al coronavirus, e a Modena sono morti sette detenuti. L’immagine delle carceri in fiamme, con le misure di protesta andate in scena ieri in mezza Italia – con proteste che, come si può vedere sul sito del Foglio, si sono verificate tra domenica e lunedì anche nelle carceri di Poggioreale (Napoli), Frosinone, Vercelli, Alessandria, Palermo, Bari, Foggia, Pavia, Milano, Roma, Trani, Secondigliano, Rieti e Bologna, con picchi di tensione ulteriore registrati domenica sera nella Casa circondariale di Torre del Gallo, a Pavia, dove alcuni detenuti hanno sequestrato per un’ora due agenti della polizia penitenziaria – è un’immagine più calda, più profonda, forse persino più importante, perché le carceri non sono solo il luogo della detenzione, ma sono il luogo in cui si vanno a incrociare alcuni valori non negoziabili della nostra democrazia. Nel rapporto che ciascun cittadino ha con la parola “carcere” c’è il confine della nostra idea di libertà, c’è il confine della nostra idea di diritto, c’è il confine della nostra idea di garantismo, c’è il confine della nostra idea di rieducazione, c’è il confine della nostra capacità di volere giustizia senza volerci fare giustizia. Mauro Palma, garante per i diritti dei detenuti, dice che “in troppi istituti sta passando un messaggio che non corrisponde alla realtà dei provvedimenti presi, perché si parla di blocco dei colloqui mentre nel decreto sono solo sospesi i colloqui diretti fino al 22 marzo, sostituiti se possibile dai colloqui via Skype e dall’aumento delle telefonate”, e ha ovviamente ragione.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Lopapa Carmelo 
Titolo: Il Parlamento – Stretta anche sul Palazzo solo la metà in aula Col virus un clima da unità nazionale
Tema: Parlamento a ranghi ridotti

Metà deputati e senatori a casa, perché il contagio non fa sconti agli onorevoli. Il Parlamento resta aperto solo un giorno a settimana, riapre domani, ma a ranghi ridotti e per una seduta blitz. II tempo necessario all’approvazione – all’unanimità – del decreto varato dal governo per stanziare i primi 7,5 miliardi necessari a far fronte all’emergenza. Così anche tra otto giorni: in agenda c’è solo lo tsunami che ci ha travolto. Lo stesso che ha portato Matteo Salvini a chiamare ieri mattina il premier Conte per chiedere un incontro urgente, che si terra oggi a mezzogiorno alla presenza di Giorgia Meloni e Antonio Tgjani. Non c’è più spazio per la politica degli schieramenti. Un clima con pochi precedenti nella storia repubblicana, come la svolta che compiono Montecitorio e Palazzo Madama. Per approvare il decreto, domani in aula ci sarà solo la metà dei parlamentari, ovvero, poco più del necessario per garantire il numero legale. Sono 161 al Senato e 350 alla Camera. Provenienti per lo più dal Centro e dal Sud, con poche eccezioni dalle zone più colpite dal contagio. «Ogni gruppo in proporzione alla propria composizione garantirà la presenza di una sua rappresentanza, possibilmente da zone non interessate dall’emergenza», racconta alla vigilia il deputato questore Gregorio Fontana, che ha coordinato le misure coi colleghi dei due rami delle Camere. Buvette e ristoranti chiusi, servizi interni ridotti, ingressi ai palazzi contingentati.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Palmerini Lina 
Titolo: Politica 2.0 – Il premier alla prova dell’unità nazionale
Tema: Governo

Anche se è stato Salvini a chiamare Conte e offrire una collaborazione istituzionale, il punto è come si costruirà questa nuova forma di dialogo tra Governo e opposizione che verrà inaugurata con l’incontro di oggi. Se infatti collaborare è un obbligo per entrambi visto quello che è accaduto tra numero di contagi in aumento, crollo della Borsa, impennata dello spread e rivolta delle carceri, è altrettanto vero che ci si muove su una linea sottile. Qual è il nodo? Che quanto più sarà coinvolto il centro-destra, quanto più il leader della Lega acquisirà un ruolo, tanto più prenderà forma e sostanza una sorta di Esecutivo di unità nazionale. Che è quello che l’attuale premier teme perché sa che potrebbe essere la strada per esautorarlo lentamente. Non è un caso se già ieri, prima ancora dell’incontro a Palazzo Chigi con i leader dell’opposizione, Conte ha annunciato le misure restrittive su tutto il territorio nazionale come avevano chiesto anche loro. Un modo per anticipare e intestarsi una decisione che ha il via libera di tutti mantenendo così distinti i ruoli. Più controversa la decisione su un commissario-perfetto che ha tenuto banco per tutta la giornata di ieri e che il leader reggente dei 5 Stelle ha respinto dando voce a tutte le ostilità e resistenze. “A che serve?” ha detto ricordando che c’è un Esecutivo, la Protezione civile e la cabina di regia.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Sorgi Marcello 
Titolo: A chi tocca la guida della crisi
Tema: Governo

Presa all’unanimità da tutte le forze politiche di maggioranza e opposizione, in circostanze eccezionali, la decisione di allargare a tutta l’Italia la zona rossa è stata annunciata da Conte in diretta tv. divieti di spostamento, di assembramento anche all’aperto, di qualsiasi spettacolo o attività sportiva, e il prolungamento della chiusura di scuole e università fino al 3 aprile, segnano l’estremo passo avanti della strategia governativa, motivato dall’aumento dei contagi e dei morti, oltre che dal rischio di collasso degli ospedali. Resta però da decidere – e su questo l’unanimità appena ritrovata non c’è – chi si troverà a gestire in prima linea questa fase assai complicata dell’emergenza: lo stesso Conte, coadiuvato dalla Protezione civile, o un supercommissario dotato di pieni poteri, per porre fine all’anarchia dei diversi poteri territoriali e all’innata leggerezza degli italiani. L’elenco delle disobbedienze che ha reso impossibile il lavoro del premier, pur blindato a Palazzo Chigi dalla mattina a notte fonda, parte dai governatori, in prima linea quelli di Lombardia e Veneto Fontana e Zaia, che vanno ognuno per conto proprio. Di qui l’idea del commissario. Avanzata da Renzi, condivisa da Zingaretti, tra l’altro vittima del Covid 19, e contrastata invece da Conte e dai Cinque Stelle, in un’ennesima quanto improvvida divisione della maggioranza giallo-rossa, alla vigilia dell’estensione del massimo livello d’allarme a tutto il territorio italiano.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Rogari Marco – Trovati Gianni 
Titolo: Deficit fino a 2,9% nel piano del governo La nuova mossa oggi sul tavolo del Cdm
Tema: Deficit aggiuntivo

Cresce il deficit che il governo intende mettere in campo per affrontare l’emergenza sanitaria. Il tema tornerà questa mattina sul tavolo del consiglio dei ministri, che dovrebbe decidere di aggiungere da due a quattro decimali di Pil al finanziamento delle misure anticrisi. La nuova mossa, che potrebbe portare il deficit fino alle soglie del 2,9%, si cumula ai 6,35 miliardi di indebitamento netto già messi a budget la scorsa settimana, farebbe salire la dotazione antivirus vicino a 12-13 miliardi di euro. La cifra sarebbe ancora superiore in termini di saldo netto da finanziare (il deficit da 6,35 miliardi già ne muove 7,5), perché una parte della spesa in assunzioni pubbliche e ammortizzatori sociali si tradurrebbe in un’entrata fiscale e contributiva. Che i 7,5 miliardi fin qui ipotizzati per il prossimo decreto anticrisi non fossero sufficienti ad affrontare le ripercussioni economiche del Coronavirus era chiaro del resto anche nei giorni scorsi. Ma la bufera sui mercati e il rapido peggioramento del quadro, favorito anche dal caos della comunicazione istituzionale del fine settimana, hanno imposto di buttare al macero le agende appena preparate. Al punto che al Mef, in una giornata fitta di contatti con le altre Capitali europee, si è fatta strada la decisione di far salire subito l’asticella del deficit aggiuntivo.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Trovati Gianni 
Titolo: Intervista a Carlo Cottarelli – Cottarelli: serve subito un piano da 35 miliardi (con gli eurobond) – «All’Italia serve piano in deficit da 36 miliardi finanziato con eurobond»
Tema: Deficit aggiuntivo

“Serve subito un intervento in deficit finanziato a livello europeo, perché lo shock economico è continentale. Per evitare una recessione, l’Europa avrebbe bisogno di un’espansione fiscale da almeno due punti di Pil, che sono per l’Italia 36 miliardi di euro”. Carlo Cottarelli non è certo un tifoso dei deficit facile. Come direttore dell’Osservatorio dei conti pubblici della Cattolica promuove o firma analisi serrate che mettono in luce sprechi e occasioni mancate della nostra finanza statale e locale. “Ma il deficit – spiega – va fatto quando il colpo è forte, come accade ora”. Quale risposta dovrebbe arrivare dall’Europa? “Bisogna considerare che anche prima del Coronavirus l’economia europea nel suo complesso stava registrando un rallentamento, e che gli effetti dell’epidemia riguarderanno tutto il continente. In contesti come questi l’unica risposta possibile è un vasto programma di spesa in deficit, finanziato dal bilancio dell’Unione”. Unione che però sul nuovo budget si è incagliata nella consueta battaglia dei decimali. “Infatti sto parlando di ciò che dovrebbe succedere, non dico che sicuramente accadrà. Le cose però cambiano in fretta e la dimostrazione arriva dall’esperienza del 2008-2009. In quell’occasione anche i Paesi che oggi si definiscono frugali, in aggiunta all’aumento automatico del deficit dovuto alla recessione, fecero un’espansione fiscale intorno ai due punti di Pil”.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marro Enrico – Salvia Lorenzo 
Titolo: Gli interventi. Più soldi a ospedali e imprese Aiuti a dipendenti e autonomi
Tema: Deficit aggiuntivo

Più soldi per sanità e protezione civile; molti più sostegni ai lavoratori e alle imprese e alle famiglie. II governo chiederà al Parlamento un’autorizzazione ad aumentare il deficit ben maggiore di quella annunciata solo pochi giorni fa (lo 0,3% del Pil, 6,3 miliardi di euro). Si potrebbe arrivare a una richiesta più che doppia, per spingere il deficit fino al 2,9-3% del Pil. Se il governo chiedesse davvero il massimo consentito per non oltrepassare il tetto del 3% previsto dalle regole europee, potrebbe disporre di un bacino di circa 13 miliardi e mezzo in termini di indebitamento netto che si tradurrebbe in pratica in più di 17 miliardi per finanziare gli interventi. La decisione verrà presa oggi, ma si va in questa direzione, in linea con l’allargamento a tutta Italia della «zona di sicurezza». «Stiamo ragionando – ha detto ieri sera il premier, Giuseppe Conte – di precostituirci una richiesta di deficit più elevata». E quindi anche il decreto legge che si sta mettendo a punto andrà ben oltre i 7,5 miliardi annunciati nei giorni scorsi. Si parla già di 10 miliardi. Decreto al quale poi ne seguirebbero altri, secondo l’evolversi della situazione, attingendo al bacino di deficit autorizzato. Il governo dovrebbe approvare oggi la nuova risoluzione con la quale chiedere l’autorizzazione ad aumentare il deficit, che sarà approvata domani dal Parlamento.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Verderami Francesco 
Titolo: Il retroscena – Il via libera (con riserva) di Salvini
Tema:  Deficit aggiuntivo

II dramma è che nessuno può prevedere quanto sarà lungo il tunnel e cosa ci sarà alla fine. Perciò l’incontro di oggi tra il premier e i leader dell’opposizione sarà un atto dovuto verso il Paese in piena emergenza. Il resto, cioè «il referendum, le Regionali, i tentativi di ribaltone, le elezioni, il Conte-ter è roba evaporata», come dice Casini, secondo cui «il coronavirus segna uno spartiacque»: «II suo impatto sarà peggiore dell’undici settembre e quando ce lo saremo lasciati alle spalle, ci accorgeremo che sarà cambiato tutto, anche nel Palazzo». Sono considerazioni che accomunano i vertici del centrodestra, se è vero che il forzista Tajani riconosce come «alla politica in questo frangente non pensa nessuno», se è vero che la Meloni garantisce «collaborazione e responsabilità», e se è vero che Salvini – dopo le telefonate con Conte e Zingaretti – ha anticipato ai suoi di non voler andare a Palazzo Chigi «per fare il rompiscatole». L’unità nazionale è l’inevitabile conseguenza della crisi sanitaria, che si è portata appresso la crisi economica e gravi tensioni di ordine pubblico, soprattutto nelle carceri. Per molto meno sono caduti governi, in altri casi. Ma non e questo il caso. «Ora il tema non è chi avrebbe potuto fare meglio», sostiene l’ex ministro leghista Centinaio: «Intanto vanno salvate le persone».
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Mancini Umberto 
Titolo: Intervista a Paola De Micheli – «Sblocchiamo 25 opere pubbliche investiremo 6 miliardi in sei mesi»
Tema: Opere pubbliche

Ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli, è in arrivo un nuovo decreto per far fronte all’emergenza coronavirus, i 7,5 miliardi non sembrano bastare? «Stiamo prendendo decisioni coraggiose e senza precedenti. Dobbiamo aiutarci tutti a bloccare il virus. La vittoria sarà possibile solo se trionferà il senso del dovere di 60 milioni di italiani. In questo momento l’affetto si dimostra stando lontani». Ma come vi muoverete? «Il governo ha varato, come noto, un decreto legge che dà maggiori risorse alla sanità per aumentare il numero dei medici e quello degli operatori sanitari. Si tratta di uno sforzo poderoso che consentirà anche di costruire un patrimonio prezioso per il futuro. Nei prossimi giorni ci sarà un provvedimento che incrementerà gli ammortizzatori sociali con la cassa integrazione in deroga a favore di tutte le categorie. Naturalmente l’obiettivo è estendere anche alle piccole e piccolissime imprese la copertura della cassa in deroga. Il terzo fronte è quello del sostegno alle imprese più colpite. Anche qui lo scopo è dare tutta la liquidità necessaria, onde evitare chiusure e licenziamenti. Per questo il Parlamento è chiamato adautorizzarel’utilizzodi 7,5 miliardi come proposto dal governo». Ma avete un’idea di quanti soldi serviranno per contrastare le spinte recessive? «Intantopartiamocon le misure di emergenza, ma cl sarà un piano più vasto e articolato per impedire che l’economia cada. Prima vinciamo questa guerra contro il virus. Poi, insieme, faremo ripartire l’Italia. Le risorse necessarie non mancheranno».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Longo Morya 
Titolo: Effetto virus e petrolio a picco, Borse ko Tutta Italia zona arancione e deficit al 2,9% – Petrolio e virus, panico in Borsa Shock sul debito delle aziende
Tema: Panico sui mercati

È nata come crisi sanitaria. È diventata subito un’emergenza economica. Ora è deflagrata anche quella finanziaria. Le notizie che arrivano dalla Lombardia e da mezzo mondo sull’epidemia di coronavirus, ma soprattutto l’improvvisa guerra del petrolio scoppiata tra Arabia Saudita e Russia, ieri hanno prodotto un mix esplosivo su tutti i mercati finanziari. Non solo le Borse sono cadute in picchiata (Milano -11,17%, Parigi -7,85%, Francoforte -7,42%, Londra -7,69% con New York sulla stessa lunghezza d’onda), non solo il petrolio è tracollato, non solo la corsa ai beni rifugio ha abbassato con violenza i rendimenti dei titoli di Stato più sicuri (il tasso dei decennali Usa ha toccato il minimo storico di 0,32%), ma anche su mercati di confine e illiquidi è arrivata un’ondata di vendite. Lo dimostrano i rendimenti delle obbligazioni aziendali ad alto rischio (high yiled), saliti ai massimi dal 2016 in un colpo solo. La domanda chiave, per leggere e interpretare questo scenario, è una sola: quanto può durare il panico sui mercati prima che la finanza stessa – attualmente ultimo tassello di un domino iniziato dal coronavirus – diventi propulsore e moltiplicatore della crisi economica e sociale? Perché non sono tanto i crolli di Borsa a dover spaventare (del resto fino a poche settimane fa i listini viaggiavano sui massimi storici), quanto tutti i meccanismi dei mercati finanziari che possono diventare amplificatori della crisi economica.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Manca Daniele 
Titolo: Il commento – Battere la paura del caos in Borsa – Il caos in Borsa, una battaglia che si può e si deve vincere
Tema: Caos in Borsa

Questi saranno i giorni della speculazione. Sono lontani i tempi nei quali Flaubert diceva che la Borsa era il termometro dell’opinione pubblica. Dovremo abituarci invece a mercati che sbanderanno sotto la pressione di investitori che guarderanno al loro unico tornaconto, magari sfruttando l’ingenuità dei tanti disorientati da un qualcosa al quale non avevano mai assistito. Ma proprio per questo è ancora più necessario tentare di allungare lo sguardo. Di mantenere la calma. Di non fermarsi a quelle percentuali che ci descriveranno in queste ore e in questi giorni il mondo delle aziende, del risparmio, delle famiglie, come un mondo che sta crollando, in disfacimento. Non è così. Il mondo non sta crollando. A differenza delle altre crisi, questa volta abbiamo un nemico preciso, il coronavirus, un qualcosa che sappiamo che può essere sconfitto. Non significa che non soffriremo, che non ci saranno conseguenze. Ma a differenza delle altre crisi, non ci sono stati segnali (come nel 2008 quando fallì Lehman Brothers), che se fossero stati colti per tempo ci avrebbero risparmiato brutali crolli e recessioni. O come nel 2010, quando alla crisi dei debiti sovrani la politica rispose esitante e senza direzione allungando così i tempi della ripresa.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fubini Federico 
Titolo: Intervista a Sylvain Broyer – «L’epidemia è l’innesco La Bce reagirà con forza perché va fermata una recessione globale»
Tema: Mercati finanziari

Sylvain Broyer, capoeconomista per l’Europa di SeP Global Ratings, non ha dubbi: «Ci aspettiamo che la Banca centrale europea tagli i tassi d’interesse». Giovedì la Bce conclude il suo Consiglio dei governatori più difficile da quando Christine Lagarde ha preso la guida da Mario Draghi. Non tanto perché il Vix, l’«indice della paura» che misura la volatilità sui mercati, ieri ha toccato il punto più alto dal 2008. Gli effetti a catena, dice, possono farsi sentire con una recessione globale. Molti economisti dicono che sarebbe sbagliato per la Bce tagliare i tassi: sono già fra zero e negativi. «L’asticella è alta per un taglio, siamo già vicini al punto in cui ridurre ancora i tassi può portare più danni che benefici all’economia dell’area euro. Ma non credo che ci siamo già. Sono invece d’accordo nel dire che non è per stabilizzare i listini azionari che vanno tagliati». Va fatto per spingere le banche a prestare di più alle imprese anziché tenerlo fermo a rendimenti negativi? «Vedo due ragioni. Un taglio dei tassi facilita il credito perché dà più incentivi alle banche a prestare. La Bce potrebbe affinare la mira e migliorare aste di liquidità come la Tltro, per garantirsi che il credito vada alle piccole e medie imprese, soprattutto quelle che ora soffrono a causa della caduta della domanda. Ma la principale ragione per tagliare è la moneta».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bellomo Sissi 
Titolo: Petrolio, la guerra dei prezzi causa il maggior crollo dal 1991
Tema: Petrolio

Da un lato il coronavirus, che fa crollare la domanda di petrolio come non era mai accaduto prima nella storia. Dall’altro una guerra dei prezzi all’ultimo sangue fra i tre giganti dell’oro nero, Arabia Saudita, Russia e Stati Uniti, che finirà per coinvolgere ogni altro produttore. Fiumi di greggio si stanno riversando su un mercato che per il momento non è in grado di consumarlo se non in minima parte, visto che gli aerei restano a terra, le fabbriche lavorano a rilento (quando riescono a farlo) e milioni di persone restano chiuse in casa per evitare il contagio. Inevitabile che le quotazioni del barile vadano a picco, con una rapidità che non si era vista neanche dopo l’attacco alle Toni gemelle dell’u settembre 2001, né tanto meno all’epoca del collasso di Lehman Brothers. Per ritrovare una seduta altrettanto nera bisogna risalire al 1991. Il petrolio, che aveva già perso un terzo dall’inizio dell’anno a venerdì scorso, nella giornata di ieri ha registrato punte di ribasso del 30%: una caduta vertiginosa, che ha provocato violente reazioni a catena su tutti i mercati finanziari. Il Brent è arrivato a scambiare a 31 dollari al barile, prima di un parziale recupero, il Wti ha segnato un minimo di 27,34 dollari, livelli che non rivisitavano da febbraio 2016.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Barbera Alessandro – Bresolin Marco 
Titolo: L’Ue abbandona il rigore e preme sulla Bce Verso l’aumento del piano di acquisto titoli
Tema: Ue, allentamento vincoli su aiuti di Stato

Un piano di investimenti massicci. Misure per garantire liquidità ai settori più in difficoltà – in particolare turismo e trasporti – e favorire l’accesso al credito. Allentamento dei vincoli europei sugli aiuti di Stato, massima flessibilità per le regole di bilancio, nuove misure straordinarie di politica monetaria. L’aggravarsi dell’emergenza coronavirus ha convinto anche i più scettici: i governi, la Commissione europea e la Banca centrale di Francoforte stanno cercando di mettere a punto una strategia comune. «C’è la necessità di farlo e lo faremo», fa sapere il commissario all’Economia Paolo Gentiloni. Oggi per la prima volta nella storia il Consiglio dei capi di Stato si riunirà in teleconferenza. La riunione è stata convocata d’urgenza dal presidente Charles Michel dopo una lunga telefonata con Emmanuel Macron. Da quanto risulta, sarebbe stato proprio il presidente francese ad aver convinto i colleghi ad affrontare la questione al massimo livello: si presenterà con una serie di proposte concrete. In Francia si contano ad oggi milleduecento contagi e ventuno morti: numeri decisamente inferiori all’Italia, ma abbastanza per convincere Macron a mettere il suo peso politico su un piano coordinato. «Questo vertice – spiega una fonte europea – servirà per favorire il coordinamento economico-sanitario, mettere a punto le misure da adottare, ma soprattutto fare pressing sulla Banca centrale europea perché faccia la sua parte».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Tamburini Fabio 
Titolo: Terapie d’emergenza per l’economia delle imprese – Terapie d’emergenza per le imprese
Tema: Economia delle imprese

La premessa è scontata, ma vale la pena ripeterla. La salute, nostra e di tutti, compresi gli anziani, è il valore prioritario e irrinunciabile. E’ però necessario essere consapevoli che stiamo attraversando una crisi molto diversa da quelle che hanno messo a dura prova il mondo. La ragione è semplice. Il terrorismo, nelle sue diverse varianti, ha destabilizzato i vertici del potere e anche la società civile. Ugualmente la bolla dei derivati e il crollo della banca d’affari Lehman brothers hanno innescato una crisi formidabile della finanza internazionale. Ma ora la grande diversità, e i pericoli derivanti, è dovuta al fatto che il dilagare del coronavirus sta attaccando il cuore del sistema, della sua struttura, mettendo sotto scacco l’economia reale, l’economia delle imprese, in una spirale che il crollo delle quotazioni del petrolio rende ancora più preoccupante. Non solo. Il coronavirus non ha frontiere. Ciò annulla la possibilità per le aziende di puntare sulla diversificazione dei mercati e le mette spalle al muro. per questo le conseguenze, che certamente cambieranno la vita di tutti noi, rischiano di risultare molto più pesanti di quanto si potrebbe immaginare. Lo sbandamento collettivo comincia a essere evidente, palpabile. E ci attendono giorni difficili. Alla fine, anche grazie agli scienziati e ai ricercatori che sono a caccia dei vaccini, ne verremo fuori.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Carrer Stefano 
Titolo: La risposta dei cittadini ha frenato i contagi – In Corea frenata dei contagi grazie alla risposta dei cittadini
Tema: Covid-19

Uno dei Paesi più colpiti dall’epidemia da coronavirus – e più apprezzati perla sua reazione alla crisi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità – comincia a intravedere il punto di svolta verso una fase di stabilizzazione dell’epidemia: la Corea del Sud da alcuni giorni registra un numero decrescente di casi, tanto che da domenica è stata superata dall’Italia al secondo posto al mondo per le infezioni. Uno sviluppo che si inserisce in un trend più generale secondo cui – mentre l’epidemia accelera in Europa e Usa – mostra segnali di contenimento nelle aree asiatiche più interessate (ieri la Cina ha comunicato che per il secondo giorno consecutivo non ci sono stati nuovi casi al di fuori della provincia di Hubei: +4o a un totale cumulativo di 80.735). Nell’esprimere la speranza di riuscire a mantenere il trend di contenimento del virus, ieri il presidente Moon Jae-in ha ringraziato l’intera cittadinanza per essere stata «unita» e aver «cooperato bene» con le autorità.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Sorrentino Riccardo 
Titolo: Francia e Germania, il perché della resilienza
Tema: Covid-19

È un momento difficile, per il nostro Paese. È stato colpito per primo, in Europa, dall’epidemia del coronavirus, un sistema sanitario considerato sano, malgrado diseguaglianze non solo geografiche -perl’Organizzazione mondiale della Sanità esiste una domanda non soddisfatta di cure mediche da parte dei cittadini meno abbienti – e un’economia debole da almeno due decenni devono affrontare una sfida davvero ardua. Ha però dovuto assistere a un confronto a volte tristemente veritiero, avolte ingeneroso, con quanto accadeva con gli altri grandi Paesi europei. Un confronto con le altre due maggiori economie di Eurolandia, che non diventi una gara né acquisti un sapore di revanscismo, ma permetta di contestualizzare la nostra situazione è allora importante. Anche perché il nostro Paese affronta davvero la crisi partendo da una situazione molto peculiare. I sistemi sanitari innanzitutto sono molto diversi: l’Italia ha adottato un modello britannico poi regionalizzato, in Germania vige l’erede del sistema voluto da Otto von Bismarck nel1883, con una parte importante di contributi versati da lavoratori e aziende e la Francia (che solo dal 2000 garantisce una copertura universale) ha un sistema molto complesso, simile nel finanziamento a quello tedesco, dominato da poche grandi mutue. In termini di risorse a disposizione, l’Italia non sempre sfigura.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Caizzi Ivo – Montefiori Stefano 
Titolo: Ministro francese positivo Primi morti in Germania
Tema: Covid-19
Il ministro francese della Cultura, Franck Riester, è risultato positivo al test del coronavirus e si trova confinato nel suo domicilio parigino, «in forma», dicono i suoi collaboratori. Riester si è sottoposto al test dopo che aveva accusato alcuni sintomi e per questo aveva annullato gli impegni del weekend, a Coulommiers, dove la prossima domenica si vota nel primo turno delle elezioni municipali, come nel resto della Francia. E’ possibile che Riester sia stato contagiato all’Assemblea nazionale, dove sono positivi cinque deputati e due membri del personale. La scorsa settimana Riester ha trascorso molto tempo nell’aula parlamentare per presentare il suo progetto di legge sugli audiovisivi. E il primo componente del governo positivo al Covid-19. «Le regole per i ministri sono le stesse che vengono osservate da tutti i francesi – ha detto una fonte del governo -, valgono le stesse misure di prudenza e i “gesti barriera”», come evitare di stringersi la mano o tossire nel gomito. II punto adesso è come affrontare la questione dei contatti che il ministro ha avuto negli ultimi giorni: lo scorso mercoledì 4 marzo ha partedpato al Consiglio dei ministri con tutto il governo e il presidente Macron. In serata l’Eliseo non aveva ancora chiarito se e quali misure di quarantena potrebbero imporsi per i membri del governo francese.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarcina Giuseppe 
Titolo: Negli Stati Uniti allo studio anche misure «all’italiana»
Tema: Covid-19

Negli Usa solo Donald Trump continua a minimizzare i rischi di una rapida diffusione del coronavirus. In tutto il Paese i casi sono 603. L’infezione è diffusa in 35 Stati. Alcuni hanno già dichiarato l’emergenza: Washington (costa occidentale da non confondere con la capitale); Oregon, California e New York. Negli ultimi tre giorni la progressione del Covid-19 ha cambiato drasticamente passo. Senza fare distinzioni. Alcuni deputati repubblicani hanno scelto di auto-isolarsi dopo aver avuto contatti con una persona contagiata: tra di loro c’è Doug Collins, interlocutore abituale di Trump; venerdì scorso era con il presidente ad Atlanta. A New York gli infetti sono 142, tra cui Rick Cotton, il capo dell’Autorità che gestisce gli aeroporti e i terminal dei bus. I messaggi delle autorità sanitarie sono più pressanti. Antony Fauci, figura chiave della task force istituita dalla Casa Bianca, ora «non esclude» che alcune regioni possano essere chiuse. Nancy Messonnier, direttrice della Cdc, l’agenzia federale che sta coordinando le ricerche e i test, si rivolge così «agli anziani»: «Fate provviste e preparatevi a stare a casa per un lungo periodo». Gli scienziati premono per adottare misure più severe, «all’italiana», dice qualcuno. Ma la spinta si scontra con il blocco della Casa Bianca. Trump, però, potrebbe essere costretto a cambiare presto strategia: l’emergenza potrebbe travolgerlo politicamente.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ginori Anais 
Titolo: Che cosa fa l’Europa – Parigi “Niente panico” Il governo evita le misure drastiche
Tema: Covid-19

La Francia è il Paese più colpito in Europa dal coronavirus dopo l’Italia, l’ultimo conteggio è di 25 vittime e oltre 1.200 contagiati, tra cui cinque deputati e il ministro della Cultura, Franck Riester, messo in quarantena con pochi sintomi. «La nostra situazione è diversa dall’Italia, stiamo riuscendo a ridurre e ritardare il picco dell’epidemia», ripete il ministro della Sanità, Olivier Véran. A torto o a ragione, le autorità d’Oltralpe fanno di tutto per non alimentare psicosi. «Il panico è un fattore che aggrava un’epidemia», spiega il ministro, medico di formazione. Quella che Oltralpe viene presentata come ricerca della normalità, in alcuni casi sconfina con l’incoscienza. Nonostante l’emergenza sanitaria, in un paesino del nord, è stato organizzato domenica un maxi-raduno di 3.500 persone mascherate da Puffi. L’obiettivo era battere il precedente record del mondo. «Pufferemo il virus» è stato il surreale commento dei partecipanti. Fino a ieri erano vietati solo i raduni al chiuso con più di 5mila persone. Sarà un caso, ma qualche ora dopo il ministro della Salute ha annunciato la sospensione di tutte le riunioni pubbliche con più di mille persone; anche all’aperto. Mentre in Italia si parla già di un possibile rinvio di prossime elezioni, la Francia va al voto domenica per le municipali organizzate in 36mila comuni.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Aburrà Alberto 
Titolo: L’Oms: è pandemia ma possiamo ancora controllarla – L’Oms: la minaccia di pandemia è reale
Tema: Covid-19

Dopo due mesi di contagi in tutto il mondo, oltre 113 mila casi confermati e 4 mila morti, il direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Ghebreyesus, ha detto che «la minaccia di una pandemia sta diventando molto reale». Per evitare di scatenare il panico ha aggiunto che, nel caso, si tratterà della «prima pandemia nella storia che potrà essere controllata». L’ultima volta che l’Oms adottò questa definizione fu nel 2009 all’epoca dell’influenza «A/H1N1», la cosiddetta «suina». Ma l’opportunità di quella decisione è ancora oggetto di dibattito. Già il 30 gennaio scorso quando è stata dichiarata «l’emergenza globale» era scattato il livello più alto dei protocolli medici costringendo i Paesi coinvolti a rafforzare il sistema sanitario, adottare sistemi di sorveglianza e misure per contenere la diffusione nonché strumenti per condividere informazioni epidemiologiche e nuovi casi. Il massimo di quanto si può fare. Un ulteriore salto di qualità, la definizione di pandemia appunto, potrebbe avere quindi lo scopo di un richiamo al massimo impegno internazionale per contenere l’espansione del virus. A giudicare dai numeri dell’ultima giornata ce n’è bisogno. La presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen si è detta disponibile a concedere «tutta la flessibilità possibile» agli Stati per fronteggiare le conseguenze del Covid-19. Il prossimo passo potrebbe essere coordinare le misure di contenimento a livello Ue.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Ricci Sargentini Monica 
Titolo: Caos rifugiati, Erdogan a Bruxelles «Dialogo, ma ci sono divergenze»
Tema: Erdogan a Bruxelles

È arrivato a Bruxelles dopo aver invitato provocatoriamente la Grecia, domenica scorsa, durante un comizio a Istanbul, ad aprire le frontiere ai rifugiati perché «questa gente non arriva per restare, vengono da voi per andare negli altri Paesi europei» e così, nonostante le dichiarazioni di apertura al dialogo, sono partiti in salita gli incontri con il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg e con i rappresentanti della Ue, Charles Michel, presidente del Consiglio Europeo e Ursula von der Leyen, a capo della Commissione Ue. Sul piatto la questione siriana e la crisi dei migranti dopo che Ankara, circa dieci giorni fa, aveva deciso di aprire i confini lasciando che una parte dei 3,6 milioni di rifugiati presenti sul suo territorio si ammassasse davanti alla frontiera nonostante l’accordo siglato con la Ue quattro anni fa. Erdogan non ha stretto la mano a Stoltenberg, Michel e von del Leyen ma ha portato la sua al petto esclamando con un sorriso «Corona», un chiaro riferimento all’epidemia che sta affliggendo il mondo. Al segretario generale della Nato il presidente turco ha chiesto un appoggio deciso in Siria: «Nessun Paese in Europa ha il diritto di guardare indifferentemente al dramma umanitario. Noi stiamo andando avanti da soli, la Nato ci deve aiutare».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  D’Argenio Alberto 
Titolo: Erdogan vola a Bruxelles Ma l’Ue rifiuta i ricatti sui migranti
Tema: Erdogan a Bruxelles

«Con Erdogan abbiamo opinioni diverse, ma un dialogo franco per superare i problemi è importante». Lo slalom lessicale del presidente del Consiglio europeo, il belga Charles Michel, fa capire il grado di difficoltà con cui Bruxelles si muove nell’escalation nei rapporti tra Europa e Turchia da quando Ankara ha riaperto il flusso di migranti verso la Grecia. Proprio ieri il Sultano è volato nella capitale belga per incontrare i vertici dell’Unione, appunto Michel e la numero uno della Commissione, Ursula von der Leyen. «I canali di comunicazione tra noi restano aperti, ma ora serve altro lavoro», ha commentato la tedesca. Il messaggio recapitato dietro le quinte all’ospite turco è stato chiaro: riceverà altri soldi, ma prima dovrà riportare alla normalità la situazione alle frontiere greche Nel 2016, per chiudere la rotta balcanica e l’afflusso di milioni di rifugiati siriani verso l’Europa centro-orientale, gli europei hanno versato 6 miliardi ad Ankara che da allora ospita 4 milioni di migranti. I finanziamenti sono scaduti a dicembre e la recente riapertura dei confini da parte di Erdogan viene letta come un ricatto alla Ue per ottenere altri soldi. «La Turchia – ha spiegato ieri sera von der Leyen – ha bisogno di sostegno, ma ci vuole reciprocità». Ha aggiunto Michel: «Ankara deve rispettare gli impegni, nei prossimi giorni proseguiranno le discussioni tecniche» per salvare il patto del 2016.
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Pierantozzi Francesca 
Titolo: Putin invia miliziani in Libia Macron riceve Haftar a Parigi
Tema: Libia

Arginare l’internazionalizzazioncdella crisi libica: con questo obiettivo ieri Emmanuel Macron ha abbandonato per circa un’ora il fronte della lotta al Coronavirus per incontrare all’Eliseo Khalifa Haftar, un incontro reso noto soltanto quando il maresciallo aveva già lasciato il palazzo. Il resoconto fornito dall’Eliseo è stato sintetico: «Ilaftar ha assicurato di essere pronto a firmare un cessate il fuoco a condizione che anche le milizie lo rispettino». Nonostante gli sforzi diplomatici sul versante europeo, la terra libica diventa sempre più terra di scontro tra Russia e Turchia. Se Ankara e Mosca sembrano ormai aver trovato un accordo per la spartizione della regione siriana di Idlib, il fronte rischia di spostarsi definitivamente in Libia, usando la spartizione delle forze ormai in atto in Siria. Molte fonti siriane citate ieri dall’Ansa rivelano che nelle città di Horns, Hama, Damasco e Suwayda, tutte In mano al governo centrale di Assad appoggiato dalla Russia, hanno ormai aperto le porte e funzionano a pieno ritmo del veri e propri centri di reclutamento per “civili” da inviare nella Libia orientale contro le milizie di Haftar, appoggiate dalla Turchia. É da gennaio che Ankara invia nella zona combattenti siriani di Idlib. Per l’Osservatorio nazionale per i diritti umani in Siria il governo di Ankara avrebbe inviato soltanto negli ultimi giorni altri 117 miliziani in Libia, facendo salire a 4750 i combattenti avio-trasportati nella zona. Si allarga in questo modo il confronto internazionale sulla terra libica.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Stabile Giordano 
Titolo: Macron riceve il generale Haftar “Rispettare la tregua”
Tema: Libia

Emmanuel Macron riceve Khalifa Haftar all’Eliseo e cerca di convincerlo a ri Jspettare la tregua ma anche a riaprire i rubinetti del petrolio per evitare un collasso totale dello Stato libico. Per il maresciallo, a capo del cosiddetto Esercito nazionale libico, è la prima visita importante in Europa dopo la Conferenza di Berlino. In un mese e mezzo il clima è di nuovo cambiato in peggio. La tregua strappata dalle potenze mondiali è andata in frantumi e oggi Tripoli è sotto il costante bombardamento da parte delle forze di Haftar, che tengono bloccato l’aeroporto di Mitiga con una pioggia di razzi e hanno distrutto parte delle difese anti-aeree installate dalla Turchia a difesa dello scalo. Mala Francia teme anche una ricaduta negativa dalla tregua in Siria, dove Russia e Turchia si sono messe d’accordo per fermare la battaglia di Idlib. Ankara a questo punto pub riprendere il trasferimento di ribelli siriani mercenari verso la Libia. Oltre 3 mila sarebbero arrivati e altri 3500 hanno ricevuto l’addestramento in Turchia. Il rischio della battaglia finale nella capitale è tornato a salire e Parigi aumenterà le pressioni sulle parti per prevenirla. Haftar gode del sostegno di Egitto, Arabia Saudita, Emirati a livello regionale, della Russia e in maniera più defilata della Francia a livello mondiale. Il rivale Fayez al-Sarraj è sostenuto dalla Gran Bretagna e soprattutto dalla Germania in Europa, e da Turchia e Qatar nella regione. A tutto ciò si è aggiunto il caos nel mercato petrolifero.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  … 
Titolo: Si insediano in due: il presidente Ghani e anche il rivale
Tema: Afghanistan

I due pretendenti alla presidenza afghana, Abdullah Abdullah e Ashraf Ghani dopo essersi entrambi dichiarati vincitori delle ultime elezioni, hanno preso parte a due cerimonie parallele e separate di insediamento. Uno scenario di profonda crisi politica in un Paese già pesantemente piegato dalla guerra e che è chiamato a negoziati cruciali con i talebani, i quali invece si mostrano uniti e decisi. Le elezioni presidenziali si sono svolte lo scorso settembre ma solo a febbraio, dopo ritardi e ricorrenti accuse di brogli, il presidente uscente, Ghani, ha dichiarato di essere stato confermato per il secondo mandato, innescando la furiosa reazione del principale oppositore ed ex capo dell’esecutivo, Abdullah, che ha promesso di formare un governo parallelo. I negoziati dell’ultimo minuto si sono protratti fino a tarda notte di domenica, nel tentativo di arrivare a un accordo come avvenuto nella precedente tornata elettorale. Washington aveva già avvertito che la crisi politica rappresenta un rischio per l’accordo di ritiro degli Stati Uniti, che è iniziato ieri – come hanno confermato ieri fonti militari americane – e che impone ai talebani di tenere colloqui con Kabul. L’allargamento delle divisioni tra i politici afghani lascerebbe agli insorti il sopravvento in quei negoziati.
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IL SOLE 24 ORE
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