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SINTESI IN PRIMO PIANO – 15 febbraio 2020

In evidenza sui maggiori quotidiani:

– Governo: segnali di tregua fra Conte e Renzi;
– Sardine: è polemica con i 5 Stelle;
– Piano per il Sud: fino a 21 miliardi nel triennio 2020-2022;
– Produzione industriale: in calo in Italia e in molti Paesi Ue;
– Coronavirus: primo caso anche in Africa;
– Francia: si dimette il candidato sindaco di Macron.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Sole 24 Ore
Autore:  Palmerini Lina
Titolo: Politica 2.0 – La sponda del Quirinale a Conte per la tregua – La sponda del colle a conte e la spinta per la tregua
Tema: Governo
«Faccia come si sente». Così avrebbe detto Sergio Mattarella quando la scorsa sera Conte lo ha chiamato. E da Palazzo Chigi hanno tradotto questa frase come una sponda, un sostegno incondizionato al premier. In realtà dal Quirinale è arrivata una spinta a uscire dai giochi tattici e creare le condizioni di una tregua. E, in fondo, la scelta del Governo di abbandonare la via del decreto e inserire il lodo sulla prescrizione in un disegno di legge – da esaminare e discutere in Parlamento – è stato un primo passo per un disarmo bilaterale. Tant’è che ieri da un lato i renziani hanno annunciato il voto di fiducia sul Milleproroghe e dall’altro Conte ha smussato i toni con Renzi dicendo di non ragionare sulla base di «personalismi». Una tregua, di certo temporanea, ma l’esigenza che si fa presente al Colle è di un Esecutivo che lavori sui fronti più urgenti dell’economia e non si paralizzi sulle liti. Tant’è che si parla di un incontro – oggi – al Quirinale con il premier perché il quadro politico, a questo punto, va monitorato con scrupolo. L’impressione, infatti, è che quello che è accaduto sulla prescrizione non sia solo un episodio ma che faccia parte di una strategia di Italia Viva.
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Testata:  Sole 24 Ore
Autore:  Patta Emilia
Titolo: Tregua armata tra Conte e Renzi Italia viva voterà la fiducia sui decreti
Tema: Governo
Dopo la tempesta delle ultime ore, ieri è stato il giorno della tregua. Toni più bassi da parte di tutti, a cominciare dallo stesso premier Giuseppe Conte. Che già dalla tarda serata di giovedì – durante la conferenza stampa seguita al Cdm disertato dalle ministre di Italia Viva che ha approvato íl Ddl sul processo penale con all’interno il lodo Conte sulla prescrizione – ha fatto proprio l’invito di Sergio Mattarella di cercare di sminare il campo. Il Capo dello Stato e il premier, dopo essersi sentiti al telefono, forse si incontreranno oggi al Quirinale per fare il punto sull’agenda di governo e naturalmente sullo scontro in atto nella maggioranza. Intanto Conte ribadisce la richiesta di chiarimento rivolta a Matteo Renzi ma senza scivolare in accuse «Oggettivamente negli ultimi giorni Italia Viva ha votato spesso con le opposizioni. Il fatto che ogni giorno propongono la formulazione di una mozione di sfiducia nei confronti del ministro della Giustizia richiede un chiarimento da parte loro. Ci devono dire cosa vogliono fare: se vogliono correre insieme a noi e se si sentono confortevoli in questa maggioranza».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  M.Gal. 
Titolo: Governo, segnali di tregua – Conte e Renzi provano a ricucire
Tema: Governo

Prosegue a distanza lo scontro fra Giuseppe Conte e Matteo Renzi, anche se il clima, decisamente meno incandescente di due giorni fa, sembra quello di una tregua. Il capo del governo risponde alle accuse di Italia viva dicendo che non sta affatto lavorando ad un Conte ter. «Secondo voi sarebbe normale? Io sono qui a realizzare un programma, sono qui e fino all’ultima ora utile lavorerò sul programma su cui ho chiesto fiducia. Orizzonti futuri non mi appartengono». Poi Conte cerca anche di smorzare il tono della polemica: «Non personalizziamo, non ho problemi con Renzi come con altri leader. Se devo lavorare per realizzare un programma di governo è una sfida così importante, una tale responsabilità politica e morale che lo realizzerei mettendo da parte personalismi, simpatie e antipatie. Con chiunque. Sono loro a dover dire se vogliono correre insieme a noi». Mentre Matteo Renzi, pur ribadendo che «la nostra posizione non cambierà mai» e che cercheranno di cambiare la norma sulla prescrizione in Parlamento, dice che è ora di parlare d’altro, e che non farà nessun altro post sull’argomento d’ora in poi.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Meli Maria_Teresa 
Titolo: Intervista a Teresa Bellanova – «I responsabili? Solo trasformismo Ma i punti di crisi aperti sono tanti»
Tema: Governo

Siamo sull’orlo di una crisi di nervi o di governo? «Lei mi sente nervosa? Sono appena tornata da Mosca dove ho incontrato il ministro dell’agricoltura sulle relazioni tra i nostri due Paesi e la necessità di rivedere le misure stabilite nel aoizt superando l’embargo sui prodotti agroalimentari. Nessuna crisi di nervi: non è un problema nostro se qualcuno confonde l’avere a cuore l’interesse nazionale con la maleducazione. Non c’è stato da parte di Iv un solo gesto in più di quanto annunciavamo da mesi» Secondo Conte le vostre assenze In Consiglio dei ministri erano ingiustificate. «Piuttosto che usare il registro dei buoni e dei cattivi, sarebbe meglio spiegare come mai il ddl con la riforma del processo penale sia arrivato giovedì sera mezz’ora dopo l’inizio del Consiglio. Ancora una volta un provvedimento delicato viene catapultato in Cdm senza passare dal preConsiglio. La maleducazione sostanziale è questa. Delle due l’una: o alcune forze di maggioranza lo avevano condiviso prima, ed è grave, o la trattazione è stata per tutti superficiale, ed è gravissimo».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Trocino Alessandro 
Titolo: Intervista a Francesco Boccia – «La nostra reazione a schiena dritta perché rischiamo di schiantarci»
Tema: Governo

Ministro Francesco Boccia, il livello dello scontro con Renzi sale: siete a un passo dalla rottura? «Inutile nascondersi, non presentarsi in Consiglio dei ministri e minacciare la sfiducia di un ministro è fare un passo verso la rottura». E inevitabile? «No, non possiamo consentire al Paese di rivivere l’incubo vissuto per 15 mesi, come dimostra la reazione chiara, con la schiena dritta, di Conte e del Pd». Renzi però difende un principio, che è stato del Pd, e difende il garantismo. «Nessuno di noi ha mai rinunciato a quel principio, ma non si può nemmeno strumentalizzarlo. Ci siamo detti mille volte che puntiamo a un processo che non duri più di cinque-sei anni. I riformisti fanno le riforme, i distruttori rompono le alleanze». Italia viva non accetta la riforma. «Ai tavoli della giustizia, Italia viva ha solo posto aut aut. Ma quello è soltanto un pezzo della riforma». II suo è un atteggiamento volto a lucrare consensi nei sondaggi? «Non so e ci interessa poco. È incomprensibile. Ci sarà un motivo se tre forze su quattro, anche discutendo molto, si trovano sempre d’accordo e una no». C’è chi dice che sia un dato caratteriale: «Renzi è fatto così». «Non so rispondere, ho finito le parole. Vorrei che fosse coerente. Quel che è certo è che non ci faremo trascinare nella guerriglia».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Verderami Francesco 
Titolo: Settegiorni – Le ferie obbligate del Parlamento (e le liti sui posti) – Il Parlamento paralizzato è soltanto spettatore dello scontro sulle nomine
Tema: Attività parlamentare

Mentre Palazzo Chigi brucia, il Pariamento nemmeno discute. Della ripresa del lavori dopo festività natalizie è praticamente immobilizzato dalla (finta) crisi di governo. A Palazzo Madama l’unico brivido l’ha offerto questa settimana iI voto su Salvini. A Montecitorio le riunioni d’Aula sono diventate ormai un evento: da gennaio l’Assemblea ha convertito appena due decreti e un disegno di legge. Il resto delle sedute è stato dedicato a tre informative ministeriali, tre ratifiche di trattati internazionali e una decina di mozioni. Praticamente nulla. Un tempo, dopo la Finanziaria, il Parlamento doveva subito esaminare i disegni di legge «collegati» e non c’era un attimo di tregua. Oggi invece è come se la politica non abitasse più lì. Vive surrettiziamente nei continui vertici di governo, dove la mitica «agenda 2023» è stata sostituita dal «lodo» sulla prescrizione. Le cronache dello scontro tra Renzi e Conte raccontano atti d’eroismo e decisioni irrevocabili, in realtà l’altro ieri il premier era propenso a non varare in Consiglio dei ministri la contestata norma e la riforma del processo penale.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Cremonesi Marco 
Titolo: Da Bongiorno a Garavaglia La squadra dei «moderati» per cambiare volto alla Lega
Tema: Lega

«I parlamentari della Lega informeranno tempestivamente il responsabile del dipartimento Esteri allo scopo di concordare anzitutto l’opportunità di partecipazione ed interazione e poi le norme di linguaggio cui attenersi e l’atteggiamento da assumere anche in relazione a singoli argomenti di particolare rilevanza contingente». La lettera è firmata da Giancarlo Giorgetti, fresco responsabile Esteri della Lega, la data è lo scorso 12 febbraio, i destinatari i parlamentari italiani e europei del partito, oltre che i membri delle assemblee di Nato, Ocse, Consiglio d’Europa, Ince e Upm. Il senso è chiaro: basta con le sortite non concordate, fine delle iniziative estemporanee, stop nell’affrontare alla buona i «temi dell’attualità internazionale, spesso insidiosi e comunque di non facile lettura». Se la svolta annunciata giovedì mattina da Matteo Salvini di fronte alla stampa estera – Italexit giammai, rapporti nel Parlamento europeo anche con i Conservatori di Giorgia Meloni, nuovo corso con il Ppe in vista della fine dell’era Merkel – ha un protagonista è proprio Giorgetti, nella Lega di certo non un homo novus. A lui si deve il convinto atlantismo, spesso ribadito, e la vicinanza agli Stati Uniti, ma anche il continuo ammonimento al suo segretario affinché eviti di sbattere troppe porte in faccia, in Italia e all’estero.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Trocino Alessandro 
Titolo: II M5S (diviso) alla prova della piazza
Tema: M5S

II Movimento torna di lotta e di governo e scende in piazza cavalcando uno dei cavalli di battaglia delle origini, quello del vitalizi. Desiderio neanche troppo nascosto di rinverdire i fasti del passato e rinvigorire gli anemici afflati dei militanti, provati da un’azione di governo sempre più schiacciata sull’egemonia dem e sulle sfuriate di Matteo Renzi. II tutto in un Movimento che litiga su tutto e non ha ancora deciso la data e il luogo degli Stati generali, né tantomeno le regole d’ingaggio. Un Movimento che si presenta, a poche ore da piazza Santi Apostoli, con un fronte di malumori crescenti contro Paola Taverna, che ha organizzato l’evento e sembra voler fare le prove generali per riprendersi II Movimento. Solo a tarda sera arriva l’ok per la scaletta, con la sequenza degli interventi: per frenare lo strapotere della Taverna, scelgono di parlare Crimi e soprattutto Luigi Di Maio, che torna a intervenire in pubblico e, si dice, potrebbe attaccare Renzi. In questi giorni il Movimento sembra più magmatico che mai. Dopo le dimissioni di Di Maio è subentrato automaticamente Vito Crimi. Ma l’uomo è dotato di una sua sobrietà e mancanza di esibizionismo e questo favorisce chi vuole mettersi in mostra e guadagnare terreno. Gli occhi di tutti sono puntati sulla Taverna, che non nasconde ambizioni e spiega: «Io leader? Sono per un board più ampio».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Venturi Daria 
Titolo: Intervista a Mattia Santori – Mattia Santori “Il governo? Troppi bombaroli pensano a interessi elettorali”
Tema: Sardine

Erano a un passo dall’incontro con il premier Giuseppe Conte, poi il governo entrato in fibrillazione ha frenato il primo faccia a faccia tra le Sardine e il capo del governo. «La priorità ora è il Paese». Mattia Santoni, voce e volto del movimento, intanto gira l’Italia tra assemblee nei territori e ministeri, domani sarà in piazza Santi Apostoli per un bis della piazza grande di San Giovanni, il ritorno delle Sardine a Roma. Si è sentito con Conte la scorsa settimana. Ora pensa che l’incontro ci sarà ancora? «Siamo in contatto, ma chiaramente osservando l’andamento di questi giorni l’incontro con le Sardine non è certo una priorità, valuteremo nei prossimi giorni». Cosa vi siete detti nella telefonata? «È stata una chiacchierata amichevole, l’idea era di fare un incontro diverso dal solito, non con una delegazione a palazzo Chigi: magari quello lo visiteremo, ma poi vogliamo uscire. E abbiamo chiesto di essere più numerosi di un gruppetto di tre o quattro. Non vogliamo passi un messaggio sbagliato. In questo momento non abbiamo organi eletti né rappresentativi di tutto il movimento, per questo non cerchiamo un incontro formale». Renzi ha acceso la miccia, cosa ne pensa? «Noi vogliamo parlare di sistema sanitario, di asili nido, di uguaglianza, non di giochini di Palazzo e di un teatrino della politica che rende le persone sempre più distanti».
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore
Autore:  C.Fo.
Titolo: Piano Sud per spendere 21 miliardi in tre anni – Per il Sud previsti 21 miliardi di spesa in tre anni
Tema: Piano per il Sud
Per il Mezzogiorno il governo si impegna ad accelerare la spesa di risorse già esistenti, fino a 21 miliardi nel triennio 2020-2022. È l’effetto di una serie di interventi descritti nel programma presentato ieri a Gioia Tauro dal premier Giuseppe Conte e dal ministro per il Sud Giuseppe Provenzano, in larga parte un’operazione di riorganizzazione amministrativa e di attuazione di norme inserite nell’ultima legge di bilancio. Il documento del governo mette in evidenza cinque temi che con un orizzonte al 2030 dovrebbero assorbire la maggior parte delle risorse: giovani (istruzione e lavoro), infrastrutture materiali e sociali, investimenti ecosostenibili, innovazione, apertura al Mediterraneo (export, zone economiche speciali). Entrando nel dettaglio, le principali novità preannunciate sono il rafforzamento del bonus fiscale sulla ricerca per investimenti al Sud (100% per la ricerca fondamentale, 50% per quella industriale, 25% per lo sviluppo sperimentale); il rifinanziamento del piano Export Sud; per l’occupazione femminile la trasformazione in triennale dell’attuale bonus Sud (sgravio contributivo al 100% fino a 8.060 euro annui) che invece rimarrebbe annuale per gli uomini.
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Testata:  Messaggero
Autore:  Viesti Gianfranco
Titolo: Il commento – Avanza il piano Sud. Con due rischi: il libro dei sogni e l’effetto Autonomia – Il piano Sud con due rischi
Tema: Piano per il Sud
Ieri ha visto la luce il Piano per il Sud del Ministro Provenzano. Contiene molte indicazioni opportune; stimola alcuni interrogativi e preoccupazioni. Partiamo dalle prime. Sembra corretta l’indicazione politica di fondo: il Piano Sud è un progetto per l’Italia. Per ripartire il paese deve valorizzare tutte le risorse disponibili, a partire da quelle umane; rivitalizzare la capacità di produrre beni e servizi; e quindi rilanciare anche la domanda interna, con una stagione di ripresa dei consumi e soprattutto degli investimenti interni. È assai opportuno il richiamo alle interdipendenze fra i territori: l’economia non è un gioco a somma zero; la crescita delle regioni più deboli aiuta quella delle aree più forti. Condivisibili, nelle linee generali, appaiono anche le cinque grandi priorità: la preoccupazione per i più giovani, l’inclusione sociale, le compatibilità ecologiche, l’apertura internazionale al Mediterraneo, l’enfasi sull’innovazione. Opportuna l’indicazione delle risorse disponibili. Non deve suscitare facili critiche anche l’ottica decennale: per trasformare davvero la situazione, dopo un ventennio di forte rallentamento e l’ultima decade con la persistente depressione dell’economia, non bastano certo pochi mesi o anni. Sono proprio questi aspetti condivisibili che fanno sorgere interrogativi e qualche preoccupazione.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Bufacchi Isabella 
Titolo: Germania in stallo, effetto freno sull’Eurozona – Germania ferma, nell’Eurozona crescita ai minimi da sette anni
Tema: Germania in stallo

II Dax, l’indice delle 30 blue chip tedesche, ieri ha messo a segno un record, toccando quota 13.788 a metà seduta. La Borsa ha preferito puntare sul calo ipotizzato dei contagiati da coronavirus piuttosto che vendere sulla stagnazione del Pil tedesco, fermo allo 0% nell’ultimo trimestre del 2019 come reso noto dall’ufficio di statistica Destatis. Neppure il brutto dato sulla fragile crescita europea sulla stima flash di Eurostat ha scoraggiato chi vede a breve il Dax a quota 14.000, prima di una sonora correzione. Nel quarto trimestre 2019 il Pil nell’area dell’euro e nella Ue è cresciuto dello 0,1% rispetto al trimestre precedente, quando era salito dello 0,3%. Italia e Finlandia sono risultati gli unici Paesi dei 19 con segno negativo, rispettivamente -0,3% e -0,4%. Destatis ha confermato ieri per l’intero anno quel che si sapeva già, il magro +0,6% del Pil tedesco per il 2019, il livello più basso dallo 0,4% della crisi 2012-2013 e sul quale hanno pesato numerosi fattori, soprattutto i rischi geopolitici come la guerra dei ciani Usa-Cina e Brexit, ma anche problemi strutturali dell’industria manifatturiera come il cambiamento epocale del settore automotive.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  t.ma. 
Titolo: Intervista a Giorgio Barba Navaretti – Barba Navaretti “Per l’Italia sono in gioco 60 miliardi di export”
Tema: Germania-Italia

Per Giorgio Barba Navaretti il rallentamento della Germania «non è certamente una huona notizia per l’Italia». E non tanto per i fattori congiunturali, argomenta l’economista della Statale di Milano e direttore del Centro Studi Luca d’Agliano. A la transizione strutturale dell’industria tedesca verso le nuove tecnologie e l’energia pulita che terrà l’Italia con il fiato sospeso. Professore, quanto è grave per noi la notizia della frenata tedesca? «Non è certamente una buona notizia, anche se la Germania non è sola: è tutta l’eurozona che sta rallentando». Quanto è dipendente l’Italia dalla Germania? «Molto. E’ una delle destinazioni principali delle nostre esportazioni: 60 miliardi di euro di merci viaggiano verso la Germania. E sono soprattutto macchinari, medicinali, e molti prodotti legati all’industria dell’auto. Di quei 60 miliardi il 5% sono parti di autoveicoli e un altro 5% autoveicoli. Bisogna anche ricordare che la composizione dell’export verso la Germania è molto più orientato verso l’alta tecnologia rispetto alla Francia, e dunque più dipendente dalle oscillazioni dell’industria ad alta tecnologia. La Francia è un’altra grande destinazione dei nostri flussi, circa 50 miliardi, ma c’è molto abbigliamento, scarpe, eccetera. Dunque il rallentamento della Germania pesa di più sull’export di qualità e su quello ad alto contenuto di tecnologia».
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Testata:  Foglio 
Autore:  Padoan Pier_Carlo 
Titolo: Questo lo dice lei – Caduta e rimbalzo – Il rischio italiano è nel suo sistema rigido
Tema: Industria italiana

I dati sulla caduta della produzione industriale, in Italia ma anche nella maggior parte dei paesi Ue, segnalano un preoccupante peggioramento del quadro economico. Peggioramento che ha di molto superato, in negativo, le attese dei previsori, pubblici e privati. Molte delle previsioni sono già state riviste verso il basso. E si ricomincia a parlare, per l’Italia, di rischio di recessione tecnica (due trimestri consecutivi di crescita negativa). Le guerre commerciali tra i big player che, al di là della effettiva implementazione delle misure restrittive, creano incertezza sullo stato di salute del sistema multilaterale e quindi frenano investimenti e pongono in discussione il futuro delle catene globali del valore. La Brexit, che promette un negoziato frenetico e dagli esiti assai incerti. Le difficoltà strutturali in settori strategici come quello dell’automobile. In questo quadro globale si aggiungono le incertezze specifiche del caso italiano. L’incertezza economica è aumentata nel nostro paese da quando, nell’estate del 2018, si è formato il governo gialloverde, incertezza derivata sia dai dubbi sulla efficacia e adeguatezza delle “misure bandiera” che dalla mai definitivamente scomparsa considerazione di ipotesi di uscita dall’euro. L’incertezza si è tradotta sia nel peggioramento del grado di fiducia che dall’aumento dello spread. Con il cambiamento di governo lo spread è tornato su valori più contenuti ma non si è assistito a una ripresa significativa della spesa.
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Testata:  Repubblica
Autore:  Penati Alessandro 
Titolo: L’analisi – La nostra decrescita infelice – La decrescita infelice
Tema: Declino italiano

Apple vale oggi 1.400 miliardi di dollari: quanto tutte le società dell’indice di Borsa tedesco Dax. E Tesla 138: quanto Volkswagen e Bmw insieme. Saranno anche valutazioni da bolla, ma dovrebbero far riflettere. Nell’ultimo ventennio abbiamo vissuto una rapida rivoluzione tecnologica che ha cambiato i prodotti e i servizi che consumiamo: un’auto, un intervento chirurgico, un telefono, una pubblicità, un pagamento, sono solo apparentemente gli stessi beni di una volta. Fu una rivoluzione che ha anche modificato l’uso che facciamo del tempo libero, le interazioni con i nostri simili, e perfino gli strumenti della politica. E già si intravede un futuro in cui intelligenza artificiale, robot, 5G e stampanti 3D rivoluzioneranno anche il modo di produrre i beni. Una rivoluzione dominata dall’industria tecnologica americana, ora sfidata dalla Cina, che ha visto le imprese reinventarsi continuamente: Amazon, nata per vendere libri, è diventata un mercato virtuale per prodotti di terzi, ha innovato la logistica, è entrata nell’intrattenimento e si sta lanciando nel credito alle imprese. Non sappiamo se Tesla diventerà un colosso dell’auto o se sparirà: ma già dimostra che la tanto celebrata industria automobilistica tedesca non è stata capace di prevedere la discontinuità che sta mandando in pensione l’invenzione di Rudolf Diesel, vecchia di 125 anni, su cui aveva costruito la sua fortuna.
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Testata:  Sole 24 Ore
Autore:  D.Col.
Titolo: Gualtieri: il debito 2019 più basso aiuta i conti Quota 100 rimane
Tema: Mef
La buona notizia sui conti pubblici è arrivata ieri dalla Banca d’Italia e riguarda i saldi dell’anno passato: fabbisogno in discesa rispetto al 2018 e un debito/Pil al di sotto di quanto previsto dal governo. In particolare, l’anno ha chiuso su un livello del debito di 2.409,2 miliardi, con un incremento (28,7 miliardi) inferiore ai 35,2 miliardi del fabbisogno delle amministrazioni centrali, dato a sua volta al di sotto delle stime della scorsa primavera. Numeri che il ministero dell’Economia associa a quelli sulle entrate tributarie di competenza affluite al bilancio dello Stato, anche in questo caso sensibilmente migliori di quelle del 2018 e di quelle indicate nella Nadef 2019. Si tratta di due piccolissimi segnali positivi all’interno di un quadro plumbeo, quello della congiuntura di inizio anno, che potrebbe mettere in discussione i piani annunciati dal governo di riduzione delle tasse e di conferma (almeno per il momento) della sperimentazione di Quota 100 sul fronte delle pensioni. Ieri il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, lo ha ripetuto prima di arrivare al tavolo di maggioranza su fisco e semplificazioni: «Non siamo in recessione ma siamo fermi. La bacchetta magica non ce l’ha nessuno ma sono fiducioso delle misure che stiamo prendendo».
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Testata:  Sole 24 Ore
Titolo: Il pacchetto crescita punta su edilizia, ricerca e un ecobonus più elevato – Edilizia, ricerca, rilocalizzazione nel piano Mise per la crescita
Tema: Decreto-crescita
Ritorno in Italia di produzioni che erano state delocalizzate, edilizia, ricerca e innovazione sono al centro del piano dello Sviluppo economico per la crescita. Si studia una nuova destinazione per fondi non utilizzati: 100 milioni andrebbero alla patrimonializzazione delle imprese edili e 50 milioni al trasferimento tecnologico sotto la guida di Enea. Richiesto al Mef un finanziamento di 600 milioni per Accordi di innovazione e contratti di sviluppo. Per il ritorno in Italia di produzioni che erano state delocalizzate all’estero si studiano una mini-Ires per 5 anni e incentivi per i lavoratori rimpatriati, ma resta il nodo degli auti di Stato. Il nuovo decreto crescita è un cantiere appena aperto e sull’opportunità di vararlo, e sui tempi, ci sarebbero ancora riflessioni in corso al ministero dell’economia. Intanto però lo Sviluppo economico ha già elaborato le prime idee concrete: alcune entrerebbero nel possibile decreto d’urgenza, insieme a eventuali aiuti alle imprese danneggiate dall’emergenza economica legata al coronavirus, altre viaggeranno invece verso la prossima legge di bilancio.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Fossati Saverio – Latour Giuseppe 
Titolo: Bonus facciate, maxi sconto sul risparmio energetico – Facciate, sconto del 90% sul risparmio energetico
Tema: Ecobonus

Ecobonus per le facciate attratto nella detrazione a190 per cento, così come perizie, progetti e ponteggi, ma cortili interni esclusi dall’agevolazione. Questi alcuni dei principali chiarimenti diffusi ieri dall’agenzia delle Entrate con la circolare 2/E, che vede la luce dopo un mese e mezzo dall’entrata in vigore della norma (legge 160/2019). I tempi restano quindi piuttosto stretti e, soprattutto se si tratta di lavori su facciate condominiali, occorre partire subito. Le facciate Il bonus facciate, spiega la circolare, riguardai lavori di recupero su tutto il «perimetro esterno» dell’edificio, esclusi i cortili, a meno che non siano visibili dalla strada». Possono usufruire del bonus facciate i proprietari o i «detentori» dell’immobile oggetto dell’intervento (unica unità immobiliare come ville, villette o casali, purché in zone A e B, oppure condòmini), quindi: proprietari, usufruttuari, nudi proprietari, titolari di uso o abitazione. Beneficiari possono anche essere i titolari ci un contratto (registrato) di locazione, leasing o comodato (purché in possesso del permesso del proprietario). Anche i familiari conviventi (e conviventi di fatto) di possessori e detentori possono usufruire del bonus facciate.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  D’Argenio Alberto 
Titolo: Via alla battaglia sul bilancio Ue Si tratta su 1.100 miliardi
Tema: Bilancio Ue

Charles Michel è pronto a tenere ventisette capi di Stato e di governo in una stanza per quattro giorni e quattro notti di fila. In gioco c’è il bilancio dell’Unione per il periodo 2021-2027, gli oltre mille miliardi per finanziare le nuove priorità continentali come Green deal, rivoluzione digitale, gestione dei flussi migratori e difesa, oltre alle tradizionali politiche comuni come fondi strutturali e agricoltura. E il presidente del Consiglio europeo vuole arrivare all’intesa nel vertice che si aprirà giovedì prossimo a Bruxelles. Per questo l’ex premier belga ha avvisato i leader: liberate le vostre agende e prenotate almeno due notti di albergo, che potrebbero raddoppiare. Ieri infine ha messo sul tavolo la sua proposta per sbloccare i negoziati, fermi da oltre un anno. Compito tutt’altro che facile considerando che le trattative sul bilancio da sempre si trasformano in un suq tra premier e che oltretutto con la Brexit vengono a mancare alle casse Ue 75 miliardi di contributo di Londra. Nel 2018 la Commissione aveva proposto un bilancio pari all’1,114% del Pil t;e, ovvero 1134 miliardi. Il governo finlandese negli scorsi mesi aveva confezionato una proposta di compromesso al ribasso. Ora Michel l’ha migliorata portandola all’1,074 del Pil, ovvero 1094 miliardi. Il Parlamento europeo, che dovrà votare l’accordo, chiede molto di più. Ma i governi sono spaccati.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Madeddu Davide 
Titolo: Air Italy, via al confronto per evitare i licenziamenti – Air Italy, a rischio 1.450 posti Scontro sul salvataggio sardo
Tema: Air Italy

Una corsa contro il tempo per provare a bloccare la procedura di liquidazione e scongiurare lo spettro del licenziamento per i 1.450 lavoratori Air Italy. A sollecitarla, un fronte comune che parte dalla ministra dei trasporti Paola De Micheli e arriva sino alla Regione Sardegna passando per le organizzazioni sindacali. Ultimi scampoli di una giornata campale (quella di ieri) per i lavoratori della compagnia aerea sardo qatarota con base a Olbia e a Malpensa in liquidazione da alcuni giorni. Ieri mattina la conferenza telefonica tra Olbia (dove sono impiegate 55o persone) e Malpensa (dove è presente la restante parte dei lavoratori) con i liquidatori. L’azienda, che annuncia «nessuna lettera di licenziamento è stata inviata e ancora nessun licenziamento di massa è stato annunciato», affida a un comunicato l’esito dell’incontro. «I liquidatori hanno illustrato ai dipendenti la possibile evoluzione della procedura di liquidazione, confermando l’intenzione di adottare tutte le misure possibili di sostegno al reddito, compatibili a norma di legge con la procedura di liquidazione stessa – si legge -. Verranno prese in considerazione tutte le possibilità di cessione di rami d’azienda, che comprendano il possibile mantenimento di tutti odi parte dei posti di lavoro».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Berberi Leonard – Savelli Fabio 
Titolo: Air Italy, a rischio in 1.500 – Piloti e hostess di Air Italy, rischio licenziamento per 1.500
Tema: Air Italy

Col senno del poi quell’emendamento prima inserito e poi cancellato nel decreto Milleproroghe poteva risultare ora molto utile. Prevedeva il rifinanziamento del fondo di solidarietà del trasporto aereo che serve a gestire le crisi del comparto. il governo, alla fine dell’anno, non ritenne necessario inserire altre risorse perché alle prese con i difficili equilibrismi di finanza pubblica. Quel fondo gestito dall’Inps avrebbe ora in cassa meno di 500 milioni senza aver incorporato il conto sociale di Air Italy e nemmeno gli esuberi strutturali che potrebbero arrivare dal possibile spezzatino di Alitalia. Sembra profetico l’allarme lanciato dai sindacati, Fit Cisl in testa, che avevano posto l’accento sulle crisi «che potrebbero aprirsi nel 2020». Ieri i rappresentanti dei lavoratori di Air Italy sono piombati nell’angoscia dopo l’incontro con il liquidatore Maurizio Lagro (non era presente Enrico Laghi ma i due sono in stretto contatto) quando è stato spiegato loro che la procedura di liquidazione di una compagnia prevede soltanto l’erogazione della Naspi, che per legge copre fino a due anni di stipendio. Non sarebbe possibile alcun ricorso alla cassa integrazione. La ministra dei Trasporti, Paola De Micheli, ha pensato subito di correggere il tiro scrivendo ai liquidatori per «formalizzare l’urgente richiesta di cambio della procedura».
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Santevecchi Guido 
Titolo: Il virus avanza: primo caso anche in Africa – Allarme tra i medici cinesi: 1.700 contagi E arriva il primo caso di virus in Africa
Tema: Coronavirus

I cinesi li hanno visti prima in camice, indifesi di fronte a un virus ancora sconosciuto. Poi chiusi in tute scafandro in corsia, quando è ne stata rivelata la pericolosità. Li hanno ammirati mentre marciavano in ordine verso gli aerei militari che li hanno portati a Wuhan e nello Hubei da tutta la Cina. Sono decine di migliaia gli uomini e le donne del servizio sanitario, civile e militare, impegnati nella prima linea della guerra contro l’epidemia. E anche loro pagano un prezzo tragico: sono 1.716 i medici cinesi contagiati dai pazienti, 6 sono morti. «Il servizio al fronte dei lavoratori medici è estremamente pesante, lavorano sotto una grande pressione materiale e psicologica», ha detto il viceministro della sanità Zeng Yixin. Non c’è retorica nella frase del politico di Pechino. Gli ospedali di Wuhan e dello Hubei da settimane sono un calderone di angoscia e difficoltà logistiche. II materiale protettivo non basta mai. Neanche la Cina fabbrica del mondo è in grado di produrre attrezzature sufficienti a questo ritmo. Ci sono infermiere che hanno raccontato di avere il volto piagato per le troppe ore passate chiuse nelle maschere e negli occhiali isolanti. E poi, c’è il problema dei pasti, delle mense al collasso per l’ondata di malati e contagiati (60 mila nello Hubei). E c’è l’incertezza su dove andare a riposare tra un turno e l’altro: rientrare a casa esporrebbe i propri cari al rischio d’infezione, restare sempre in ospedale accresce le probabilità di essere attaccati dal virus.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Santelli Filippo 
Titolo: Il Coronavirus arriva in Africa Primo caso – Primo contagio in Africa E in Cina il virus uccide i medici negli ospedali
Tema: Coronavirus

Il primo caso di coronavirus in Africa è arrivato, in Egitto. Ed è quello che l’Organizzazione mondiale della sanità temeva. «Non è una buona notizia perché significa che il virus si è spostato in un continente debole dal punto di vista della sanità pubblica, della capacità diagnostica e della capacità di risposta», dice il professor Walter Ricciardi, rappresentante dell’Italia all’Oms. Il contagio è stato confermato dal ministero della Salute egiziano: il paziente, che è asintomatico, è uno straniero ed è stato ricoverato in isolamento. In Cina invece la nuova emergenza è quella del contagio negli ospedali. Le autorità hanno finalmente diramato un bollettino dal fronte: 1716 tra medici e infermieri sono contagiati, 1502 dei quali nella provincia focolaio dello Hubei. Non possono mangiare, non possono bere, non possono grattarsi. Una volta che indossano la tuta protettiva, la loro armatura, medici e infermieri di Wuhan non se le possono più togliere fino alla fine del turno, o la contaminerebbero. Alcuni di loro portano perfino dei pannoloni, non si pub neppure andare in bagno. Sei, otto, dieci ore consecutive in prima linea nella battaglia contro il coronavirus, tra corsie piene di pazienti, avvolti in quegli involucri di plastica dentro cui la pelle non respira, le mascherine e gli occhialoni che piagano la faccia.
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Testata:  Foglio
Autore:  Pompili Giulia 
Titolo: Il coronavirus è la Chernobyl cinese? Due disastri simili, ma in regimi diversi
Tema: Coronavirus

Chernobyl è l’esempio più evocato in queste settimane di emergenza in Cina. Il caos che è venuto dopo l’incidente nella centrale nucleare di Pripyat, nel 1986, è considerato l’inizio della caduta dell’Unione sovietica. Con il disastro i russi capirono che lo stato non era più quello che salvava i suoi cittadini, piuttosto tentava di nascondergli la verità: si era rotto il patto sociale che teneva in piedi il sistema. Mikhail Gorbaciov, magari non direttamente responsabile ma leader di un’autorità sfiduciata, da quel momento accelerò il processo di riforme, glasnost e perestroika, trasparenza e ricostruzione. Cosi, secondo vari analisti, il contagio da coronavirus di queste settimane, che ha suscitato non solo nell’area dello Hubei, l’epicentro dell’epidemia, ma in tutta la Cina cosi tanta opposizione, potrebbe essere l’inizio della fine del Sogno cinese dell’uomo forte al comando, Xi Jinping. Lo ha scritto per esempio il commentatore del Washington Examiner Tom Rogan: “In entrambi i casi, i due regimi comunisti hanno atteso a lungo prima di ammettere di avere un problema, mettendo l’illusione del controllo e della stabilità del governo davanti alla sicurezza di vite umane. Questo ha provocato l’aumento inutile di rischi e di morti. In entrambi i casi, la mancanza di trasparenza ha aumentato il rischio per il resto del mondo. In entrambi i casi, la leadership non si è assunta le responsabilità”.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Vecchi Gian_Guido 
Titolo: Dopo 70 anni il primo bilaterale tra Cina e Vaticano
Tema: Cina-Vaticano

Il comunicato della Segreteria di Stato vaticana arriva In serata, e già II titolo non ha precedenti, la novità è storica «Incontro bilaterale Santa Sede – Repubblica Popolare Cinese». Il Vaticano e la Cina non hanno rapporti diplomatici formali da settant’anni, da quando Mao prese il potere e 11 nunzio Antonio Riberi fu costretto a lasciare II Paese due anni più tardi, il 5 settembre 1951. Ma anche prima – le relazioni ufficiali risalivano al 1942 – non c’era mai stato un incontro diplomatico di così alto livello: l’arctvescom Paul Richard Gallagher, segretario per i Rapporti con gli Stati, e il ministro degli Esteri cinese Wang Yi si sono visti a margine della Conferenza sulla sicurezza di Monaco 2020. Il colloquio si è svolto «in un clima cordiale» e «sono stati evocati i contatti fra le due Parti, sviluppatisi positivamente nel tempo», informa il Vaticano. La strategia del dialogo con Pechino, voluta da Papa Francesco, ha già portato all’«accordo provvisorio» del 22 Settembre 2018 sulla nomina dei vescovi dopo decenni di trattative sottotraccia. I due ministri degli Esteri, nel colloquio, ne hanno «evidenziato la particolare importanza».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  R.Es. 
Titolo: Costretto alle dimissioni il candidato di Macron a sindaco di Parigi
Tema: Francia

Un altro colpo per Emmanuel Macron arriva dallo scandalo a sfondo sessuale che ha investito il candidato della République En Marche – la formazione politica del presidente francese – alla poltrona di sindaco di Parigi. Benjamin Griveaux, fedelissimo della prima ora di Macron, ha annunciato ieri il ritiro dalla corsa alle elezioni municipali in calendario a marzo dopo la diffusione sul web di un video di carattere sessuale. In una breve dichiarazione, l’ex portavoce del governo ha denunciato gli «attacchi ignobili» contro di lui. Il filmato è stato pubblicato online dall’artista russo Piotr Pavlenski che, citato da Libération, ha detto di aver voluto così «denunciare l’ipocrisia» del candidato sindaco. L’autore del video sarebbe stato lo stesso Griveaux che lo avrebbe inviato a una donna. Pavineski, in Francia da anni, ha detto di aver avuto quel video da una fonte che aveva una relazione consensuale con il candidato sindaco della République En Marche. «Ho deciso di ritirare la mia candidatura all’elezione municipale parigina» ha dichiarato Griveaux in un video diffuso ieri mattina da BFM-Paris.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Montefiori Stefano 
Titolo: Sexy scandalo per Parigi – Video sexy, ricatti e carriera finita Macron perde il suo candidato sindaco
Tema: Francia

La vita pubblica francese conosce un nuovo, inedito momento di violenza politica dopo la rivolta dei gilet gialli, le distruzioni dei black bloc e i ferimenti provocati dalle forze dell’ordine. Una violenza stavolta non fisica ma legata a due video intimi del candidato di Emmanuel Macron alla carica di sindaco di Parigi, che sono stati divulgati su Internet da un controverso rifugiato politico russo e rilanciati sui social. Benjamin Griveaux, sposato con tre figli di 7 anni, 5 anni e otto mesi, non ha potuto fare altro che abbandonare la corsa elettorale. «Annunciando la mia candidatura al municipio di Parigi conoscevo la durezza della vita politica – ha dichiarato Griveaux in un video diffuso ieri mattina – Ma siamo passati a un livello ulteriore. La mia famiglia non merita questo, nessuno dovrebbe subire una violenza simile. Ecco perché ho deciso di ritirare la mia candidatura». Negli ultimi anni si sono moltiplicate anche in Francia le campagne per mettere in guardia i liceali dai rischi del sexting. Ma a fare le spese della divulgazione di immagini sessuali in questo caso è un 42enne esponente politico di primo piano, già collaboratore di Dominique StraussKahn, poi co-fondatore di En Marche!, portavoce del movimento e poi del governo, dal quale si era dimesso per presentarsi alle elezioni del 15 marzo prossimo.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Ginori Anais 
Titolo: Il candidato di Macron per Parigi spazzato via da un videoporno
Tema: Francia
Un candidato a sindaco di Parigi spazzato via dalla scena dopo la diffusione di video osé. Il passo indietro di Benjamin Griveaux è qualcosa di più del repentino declino di un fedelissimo di Emmanuel Macron. È il primo caso nella politica francese di revenge porn, la vendetta attraverso la pubblicazione online di contenuti sessuali privati. La deflagrazione dello scandalo non è arrivata da un giornale ma dal sito del controverso artista russo Pjotr Pavlenskij che, secondo la sua versione, ha voluto così “denunciare l’ipocrisia” del candidato macronista. Sposato e con figli, Griveaux ha fatto delle misure in favore delle famiglie una delle sue priorità in campagna elettorale. Pavlenskij, noto per le sue performance estreme, ha raccontato di aver ricevuto i contenuti da una donna che ha avuto una relazione con Griveaux. I video e i messaggi compromettenti risalgono, secondo l’artista russo, a due o tre anni fa. E nei giorni scorsi sono stati of ferti da Pavlenskij alle redazioni di alcuni giornali francesi che hanno deciso di non pubblicarli. Il sito Mediapart, che con le sue inchieste ha fatto cadere tanti potenti, ha spiegato in un lungo articolo di aver rifiutato di diffondere contenuti privati nei quali non sussiste alcun reato.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Tramballi Ugo 
Titolo: L’analisi – La credibilità dell’Occidente alla prova della Conferenza di Monaco
Tema: Ue-Usa

L’anno scorso Joe Biden era andato a Monaco per esortare gli alleati ad «avere pazienza torneremo». Non sarà facile quest’anno per Nancy Pelosi fare la stessa promessa, dato l’affollamento di candidati democratici rissosi e i sondaggi in crescita per Donald Trump. Quest’anno più dell’anno scorso, alla Conferenza sulla Sicurezza aperta in Baviera è in gioco la credibilità dell’Occidente: le sue istituzioni, le alleanze, gli ideali. E l’anno prossimo ancor più che in questo, la crisi del sistema liberaldemocratico sarà un’emergenza assoluta se davvero a Washington ci sarà ancora lo stesso presidente. Sembra passata un’era glaciale da quando a Monaco si parlava principalmente di Isis. Di nemici esterni ce ne sono sempre, tuttavia mai come adesso le minacce più insidiose sono interne, al di qua delle nostre linee, fra di noi. Evidentemente Trump, che in questo anno, da conferenza a conferenza di Monaco, ha mostrato più simpatia per Vladimir Putin e il nordcoreano Kim Jong-un che per la Nato e l’Unione Europea. Il segretario generale Jens Stoltenberg sostiene che la Nato è l’alleanza di maggiore successo della storia umana; il presidente francese Emmanuel Macron dice invece che è «in stato di morte cerebrale».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Alesina Alberto 
Titolo: Ma Trump si può fermare – Trump verso la rielezione ma Bloomberg può fermarlo
Tema: Trump

Come diceva Mark Twain è molto difficile fare previsioni, soprattutto sul futuro, ma ío ne azzardo una. Donald Trump vincerà le elezioni di novembre a meno che il partito democratico non nomini l’ex sindaco di New York Mike Bloomberg. Perché? Cominciamo dai motivi per cui Trump ha ottime possibilità di essere rieletto. Tradizionalmente il presidente uscente è avvantaggiato soprattutto quando l’economia va bene, cioè crescita alta e disoccupazione bassa. In questo senso l’economia favorisce Trump, anche deflazionando le mirabolanti descrizioni del presidente secondo cui gli Stati Uniti avrebbero raggiunto una specie di Nirvana. Gli Usa non hanno avuto una recessione per u anni, ma di questi u solo tre erano con un Trump presidente. il tasso di crescita durante la presidenza di Trump è intorno al 2,5 per cento ed è simile a quello degli ultimi anni di Obama e al di sotto di quel 3 per cento che è considerato un po’ a punto che divide crescita alta e modesta per gli Stati Uniti e che è più o meno la media della storia recente americana. Non solo, ma questi tassi di crescita sono per ora relativamente deludenti dato il forte stimolo fiscale di Trump. Siamo ben lontani dal fenomenale 6 per cento che prometteva.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarcina Giuseppe 
Titolo: Trump e il ministro, la crisi dei tweet
Tema: Trump

Il ministro della Giustizia William Barr resta in bilico. A meno che non abbiano ragione I democratici che hanno liquidato la «rivolta» dell’Attorney General come «un trucchetto» per placare la rabbia dei funzionari e dei magistrati del Dipartimento di Giustizia. Il nuovo incidente istituzionale è nato giovedì 13 febbraio, quando Barr ha rilasciato una sorprendente intervista alla Abc: «I tweet del presidente rendono impossibile íl mio lavoro, ma non ho intenzione di farmi intimidire da nessuno». Barr è sotto assedio da martedì n febbraio, quando i suoi uffici sono intervenuti per «correggere» la richiesta di pena a carico di Roger Stone, lobbista, uomo d’affari e sodale di vecchia data di Trump. Nel novembre scorso Stone è stato giudicato colpevole per falsa testimonianza davanti alla commissione Intelligence del Congresso: nelle audizioni negò di aver contattato Wikileaks a proposito delle email sottratte dai server del comitato elettorale di Hillary Clinton.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Valentino Paolo 
Titolo: Intervista a John Kerry – «Ha bruciato il mio accordo con l’Iran Ma ora Donald può essere sconfitto»
Tema: Trump

«Nelle prossime elezioni presi America è in gioco la verità. È un momento cruciale per noi, per la nostra stessa democrazia. Trump adora dire cose non vere, diffondere false notizie, lui è the liar in chief, il bugiardo in capo. Sono 17 mila le bugie di Trump documentate dai quotidiani più autorevoli». John Kerry conosce bene il prezzo delle fake news. L’ex segretario di Stato americano ne fece le spese nel 2004 quando, candidato democratico alla Casa Bianca, una campagna di pura calunnia orchestrata dai repubblicani gettò un’ombra sulla sua impeccabile reputazione di eroe di guerra, danneggiandone irreparabilmente la corsa. Lo abbiamo incontrato alla Conferenza sulla sicurezza apertasi ieri a Monaco. Dopo l’lowa e il New Hampshire, è chiaro che i moderati sono in maggioranza tra gli elettori democratici, ma sono divisi. Chi riuscirà a metterli insieme? «Vediamo cosa succede nelle prossime settimane. Iowa e New Hampshire sono una componente piccolissima del Collegio elettorale».
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Testata:  Il Fatto Quotidiano 
Autore:  Gramaglia Giampiero 
Titolo: Anche il suo fedelissimo ministro della Giustizia critica Trump per i tweet trionfalistici sullo scampato impeachment. Ma forse è solo una lite da Barr – Lite da Barr, Trump prova a far fuori pure il procuratore
Tema: Trump

Adesso che non rischia più nulla, perché i democratici si sono ormai giocati malamente la carta dell’impeachment, Donald Trump non ha più freni inibitori: licenzia gli infedeli del suo staff rei d’avere magari detto il vero; ammette quel che aveva spudoratamente negato durante l’inchiesta, contro ogni evidenza e testimonianza; lascia le briglie sul collo ai fedelissimi che, per difenderlo, hanno mentito e rischiato. Ma questo, forse, è solo un “teatrino della politica”. I tweet del Presidente mi rendono impossibile lavorare. Deve smetterla di twittare sul Dipartimento della Giustizia”, osa dire il segretario alla Giustizia William Barr in una intervista alla Abc, dopo che l’azione combinata sua e di Trump ha innescato dimissioni a catena fra i magistrati occupatisi dell’amico e consigliere e finanziatore del presidente Roger Stone. Indagato e arrestato nell’ambito del Russiagate – sarebbe stato il tramite di Trump con Wikileaks, per la pubblicazione di migliaia di mail trafugate al partito democratico -, Stone è stato rinviato a giudizio con sette capi d’imputazione, tra cui ostruzione alla giustizia. I procuratori hanno chiesto che sia condannato a una pena tra i sette e i nove anni. Ma il presidente è subito intervenuto, definendo la richiesta “orribile e terribilmente iniqua”. E, poi, s’è congratulato con Barr, che interveniva raccomandando una condanna più mite.
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PRIME PAGINE

IL SOLE 24 ORE
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CORRIERE DELLA SERA
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LA REPUBBLICA
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IL MESSAGGERO
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IL GIORNALE
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LIBERO QUOTIDIANO
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IL FATTO QUOTIDIANO
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