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SINTESI IN PRIMO PIANO – 19 aprile 2020

In evidenza sui maggiori quotidiani:

– Riaperture, il governo frena. Divieti fino al 3 maggio;
– Emergenza coronavirus: nuovi contagi, la crescita è del 2%. Meno morti in Lombardia;
– Pmi al tappeto, bomba a tempo d’insolvenze. Rischio tensioni sociali;
– Def, crollo del Pil dell’8%. Altri 40 miliardi di deficit. In arrivo il voucher per i figli;
– In Europa i morti sono oltre 100 mila. Kim riconosce: casi in Nord Corea;
– Usa: proteste contro il lockdown e Trump si schiera con i ribelli.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Piccolillo Virginia 
Titolo: Riaperture, il governo frena – No al pressing per riaprire Divieti fino al 3 maggio
Tema: Emergenza coronavirus, sulle riaperture nessun anticipo.

C’era chi diceva sì e chi no alle riaperture. E Campania, Calabria e Sicilia che temendo una nuova ondata di contagio minacciavano barricate. Ha cercato la sintesi ieri il premier Giuseppe Conte, riunendo in videoconferenza la cabina di regia, Regioni, Comuni e province. E ha subito chiarito che non ci sarà alcun allentamento delle misure restrittive per questa settimana. Restano tutti i divieti attuali fino al 3 maggio. Giacché, «gli effetti di contenimento del virus non sono tali da consentire di venir meno agli obblighi attuali». Si lavora a un piano che consenta la riapertura di buona parte delle attività produttive in sicurezza «integrato con una gestione organizzata delle attività industriali, della logistica e dei trasporti che tenga d’occhio la curva del contagio». Tra i primi a partire ci dovrebbero essere manifatture, costruzioni e relativi fornitori, ma sempre dopo il 3 maggio. Quanto ai timori del Sud, è stata accolta la richiesta portata al tavolo dal presidente della conferenza delle Regioni Bonaccini: per gli spostamenti tra Regioni si dovrà attendere. Saranno consentiti forse più avanti. In ogni caso si tentano linee guida univoche e criteri omogenei. E tra i primi punti da affrontare, come hanno evidenziato i Comuni, rappresentati dal presidente dell’Anci Decaro e dai sindaci Raggi e Pella, ci saranno i trasporti pubblici, da supportare anche incentivando mezzi alternativi. A premere per la ripartenza subito era stato il governatore del Veneto, Luca Zaia: «Il 4 maggio si può aprire con le regole e con le garanzie scientifiche: si volesse fare un passo in più si potrebbe allentare da subito, in modo razionale, prudente e ragionato». Una «ripartenza graduata» era stata auspicata anche dal governatore lombardo, Attilio Fontana.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Galluzzo Marco 
Titolo: Conte alza lo scudo sul governo: ogni altra ipotesi è fantasia
Tema: Emergenza coronavirus, sulle riaperture nessun anticipo.

Un’ennesima lunghissima giornata in cui però supera, anche con un pizzico di orgoglio, le divisioni della maggioranza, incassa un accordo quadro con le Regioni, fa prevalere la sua linea, quella della costruzione di un «piano nazionale omogeneo» per la fase 2 che arriverà nei prossimi giorni. Una giornata in cui difende la scelta di aver nominato Colao a capo della task force per la ricostruzione e ribadisce che «la maggioranza è unita, anche in vista dei negoziati che ancora dobbiamo condurre in Europa, non vedo al momento alcuna alternativa possibile al nostro governo». Per una volta, è il primo dato, si sono trovati d’accordo. Giuseppe Conte e Regioni. Nessuna fuga in avanti, nessuna riapertura a macchia di leopardo come indicava qualcuno, ma intesa di massima su misure coordinate a livello nazionale. La settimana prossima «non ci sarà alcuna riapertura di attività produttive e nessun allentamento delle misure restrittive in vigore sino al 3 maggio», dice Conte ai capi-delegazione della maggioranza nel pomeriggio, in collegamento telefonico anche con Vittorio Colao. Subito dopo il presidente del Consiglio ha un confronto anche con le Regioni, da cui emerge un’intesa di massima. «Non ci deve essere alcuna fuga in avanti, nessuna modifica per il momento ai provvedimenti adottati dal governo, massima prudenza sino alla stesura di un piano nazionale omogeneo per tutto il Paese», è il messaggio del presidente del Consiglio. La conclusione è che ci vorranno ancora giorni per avere informazioni dettagliate e definitive sulla fase 2: «Si lavora a un programma nazionale che integri una gestione organizzata e coordinata delle attività industriali, della logistica, dei trasporti e che tenga sotto controllo la curva epidemiologica nella prospettiva di un controllo della sua risalita senza che si torni ad affrontare situazioni di sovraccarico delle strutture ospedaliere», ha concluso Conte.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Caccia Fabrizio – Massenzio Massimo – Nicolussi Moro Michela 
Titolo: La mappa dei morti nelle case di riposo: 4 su 10 per il virus – Morti in Rsa I lutti in Italia
Tema: Covid-19: i dati
Il bollettino purtroppo si aggiorna di continuo, la strage silenziosa dei nonni d’Italia non si ferma. L’Istituto superiore di sanità ha reso pubblico il terzo rapporto sul contagio da Covid-19 nelle strutture residenziali e sociosanitarie in Italia. I dati si riferiscono a un campione di 1.082 strutture, il 33 per cento di quelle contattate (3.420). Ebbene, l’Iss ha scoperto che dal primo febbraio al 14 aprile 2020 in queste strutture ci sono stati in tutto 6.773 decessi tra i residenti. E nel 40,2 per cento dei casi (2.724 su 6.773), ecco il dato terribile, le morti sono avvenute con infezioni da Covid o con manifestazioni simil-influenzali: più di 1.600 solo in Lombardia (su 3.045 decessi totali), circa 300 (su 520) in Emilia-Romagna. Sono numeri enormi perché stiamo parlando di un campione pari a un terzo delle strutture contattate. I 2.724 decessi con infezioni da Covid «certificate» (364 positivi al tampone) o manifestazioni simil-influenzali (2.36o) sono dunque tantissimi, in rapporto agli oltre 23 mila morti complessivi registrati fin qui in Italia. Tanto lavoro c’è ancora da fare, se si pensa che il rapporto si limita a una porzione del numero completo di Rsa (4.630) e che queste comunque sono strutture dove operano medici. Mancano numeri precisi sull’altro universo, quello delle case di riposo, dove i medici spesso non arrivano e il cui elenco sfugge perfino ai Comuni che devono dare le autorizzazioni
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Iossa Mariolina 
Titolo: Nuovi contagi, la crescita è del 2% Meno morti in Lombardia: ieri 199
Tema: Covid-19: i dati

Sotto i 500 il numero dei morti in tutto il Paese, meno di 200 in Lombardia. Comincia finalmente a scendere il dato più drammatico di questa emergenza sanitaria che attanaglia l’Italia dal 21 febbraio, quello delle vittime. Sono 482 i decessi registrati ieri (venerdì erano stati 575) nel bollettino della Protezione civile, per la prima volta solo online e senza conferenza stampa, adesso che il capo Angelo Borrelli ha deciso di limitare a due a settimana (il lunedì e il giovedì) gli incontri con i giornalisti in diretta tv. Ed è un dato molto importante che va letto assieme a quello del totale degli italiani positivi al coronavirus, che è di 175.925 dall’inizio dell’epidemia, con un incremento giornaliero di 3.491 (+2%), in linea con l’incremento del giorno prima che era di 3.493. E questo, su un numero di tamponi eseguiti sempre molto alto, come lo è stato costantemente negli ultimi dieci giorni: ieri 61.725. I guariti sono 2.200, meno del record di venerdì di 2.563. Per effetto del doppio dato, numero di morti e di guariti, gli attualmente malati aumentano di 809 (il 9496 in Lombardia), contro i 355 di venerdì, portando il totale a 107.771. Diminuisce ancora e in mondo sempre più sostenuto il numero dei ricoverati: sono 779 in meno nei reparti ordinari e 79 in meno nelle terapie intensive, in calo costante da 12 giorni (restano al momento 2.733 persone). In Lombardia, i casi positivi in più sono stati 1.246, lievemente in rialzo rispetto ai 1.041 di venerdì: i deceduti sono 199, mentre venerdì erano stati 243, 585 in meno sono i ricoveri e 24 in meno i posti occupati in terapia intensiva. I numeri della Lombardia incidono molto sulle medie nazionali. C’è un rialzo dei malati ma il trend è comunque in discesa.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Magri Ugo 
Titolo: Retroscena – Il Colle teme che dopo l’emergenza possa aprirsi una crisi al buio
Tema: Governo Conte bis
Anche per i politici si avvicina la «fase 2», che nel loro caso significa tornare alle vecchie abitudini: liberi tutti e fine della tregua più o meno ipocrita imposta dall’emergenza. Non a caso le manovre di palazzo sono già ricominciate. Nella maggioranza, Cinque stelle e Pd litigano sul Mes; l’opposizione ritira la mano tesa al governo; tra gli ottimati della Repubblica (tecnici, banchieri, super-manager e grand commis) si aggira inquieto il fantasma del governo di salute pubblica che subentrerebbe qualora quello in carica dovesse collassare. Insomma, non è ancora finito il lockdown e già tornano a circolare i soliti scenari di crisi. Al Quirinale ovviamente lo sanno, anche perché i segnali di scollamento sono sotto gli occhi di tutti: lo scontro Stato-Regioni, i soldi a famiglie e imprese che arrivano col contagocce, una trattativa europea dall’esito molto dubbio. Si aggiungano i passi falsi del governo e gli eccessi televisivi del premier: figurarsi se Sergio Mattarella non nota tutte queste sbavature. Ma chi lo frequenta esclude che, per quanto Giuseppe Conte possa sembrare in bilico, il presidente arrivi al punto da incoraggiare le congiure ai suoi danni. Anzi, è sicuro che i tentativi di mettere in piedi un «governissimo» vengono seguiti con scetticismo e una buona dose di apprensione. Sul Colle c’è enorme stima per Mario Draghi, che la Lega prima detestava e invece adesso invoca come salvatore della patria. Ma davvero si metterebbe in gioco? E se non lui, quale altro jolly pescare dal mazzo? I nomi che circolano sono tutti apprezzati, ma non vengono da lassù. Tra l’altro un governo esiste già, è quello di Giuseppe Conte, forse l’unico che i Cinque stelle sarebbero disposti a sostenere.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Macioce Vittorio 
Titolo: Il retroscena – Quelle voci in Parlamento: il governo non vedrà l’estate
Tema: Governo Conte bis

Quanto tempo resta al Conte bis? Non è per portare sfiga. E che ormai ovunque ti giri trovi qualcuno con il calendario in mano che fa i conti sulla data, sfogliando ogni giorno la margherita del cade o non cade. La sfiducia, in attesa di quella parlamentare, si respira nell’aria. E una voce che corre, un sussurro, un sentimento. E come se a un certo punto questo premier nella tempesta si fosse ritrovato senza appoggi. Scarnificata. Ma c’è l’emergenza coronavirus? Appunto. La figura di Conte si è consumata in questi mesi di quarantena. E l’immagine di un’Italia che è stata colpita all’improvviso, sorpresa, inerme e alle corde, che sta ancora cercando di sopravvivere, un po’ improvvisando, un po’ trovando le ultime energie nei nervi e nelle ossa. Prima o poi bisognerà però pure uscire, lasciare casa e vedere fuori cosa è rimasto. E la stracitata «fase due», quella del dopo, della ricostruzione. Molti, fuori e dentro la maggioranza di governo, si sono convinti che non può essere Conte l’uomo di domani. Ma i sondaggi dicono che è popolare? Non abbastanza, e comunque mica si vota. Pierferdinando Casini confessa a Francesco Verderami, sul Corriere della Sera, che è questione di poco, «un mese o due al massimo». Non arriva all’estate. Non è una profezia. E più un rumore di fondo, come quando senti scricchiolare qualcosa. Solo che le crepe si vedono e ci sono. Guardate la questione nomine: Eni, Enel, Leonardo, Ferrovie e compagnia bella. E lì che il potere si pesa e si conta. Il Conte bis nasce anche per giocare al risiko delle partecipate di Stato. Era, prima della pandemia, il primo test di galleggiamento per il governo nato dopo l’estate del Papeete. Ecco, il premier non sta toccando palla. E, dicono, un segno di debolezza, non incide, non ha alleati, non ha una rete in grado di pescare in profondità.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Sallusti Alessandro – Signore Adalberto 
Titolo: Intervista a Giuseppe Conte – Conte: «Io non mollo» – «No a governi tecnici ora decida la politica Resto aperto al dialogo: Forza Italia è costruttiva e Draghi è autorevole»
Tema: Governo Conte bis

Elogia Mario Draghi e Vittorio Colao, anche se non pensa di nominarlo ministro. Apre a Forza Italia. E a tutti quelli che ipotizzano la nascita di un governo “diverso” per la ricostruzione, Giuseppe Conte dice chiaramente che la soluzione, a suo giudizio, non è quella di rivolgersi ai tecnici perché «serve la politica con la “P” maiuscola». Presidente, al di là delle valutazioni tecniche, politicamente non teme che il suo approccio possa avere compromesso i rapporti con le opposizioni? Non pensa che dipenda anche da lei il fatto che l’invito di Mattarella al dialogo e alla coesione sia caduto nel vuoto? «Il mio approccio è sempre stato trasparente e corretto con tutti. Il governo ha sinceramente aperto al confronto con le opposizioni e questo confronto rimane aperto anche adesso, confidando che ci sia la effettiva disponibilità delle opposizioni di raccogliere questo invito e di offrire il proprio contributo al Paese impegnato in questa difficilissima prova. Capisco che per una forza di opposizione questa sfida al confronto non sia semplice, ma esso può dare frutti utili nel comune interesse se si ha il coraggio di mettere da parte ambiguità e rinunciando ad alimentare il malcontento sociale. Quanto a me, non mi impressionano neppure gli insulti. Intervengo solo quando, come è successo da ultimo, vedo che alcuni esponenti delle opposizioni lanciano una campagna di false accuse che rischia di dividere l’Italia tra opposte tifoserie, danneggiando pericolosamente la credibilità del nostro Paese in Europa in una fase così drammatica. Il presidente Mattarella, nella sua saggezza, ha invitato tutti ad orientare il dialogo verso la coesione e la solidarietà nazionale, mettendo da parte in questa fase lo scontro politico. Continuerò, da parte mia, a offrire la massima disponibilità per confrontarmi su tutti i temi e su tutte le misure concrete, privilegiando le migliori strategie per risollevare il nostro Paese».
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Serafini Laura 
Titolo: Pmi, la mina delle insolvenze Banche, rischio tensioni sociali – I sindacati dei bancari al Viminale: ci sono rischi per la sicurezza
Tema: Fondo per le Pmi

Le organizzazioni sindacali del settore bancario lanciano un nuovo appello al ministro Lamorgese, affinché venga garantita la sicurezza presso le filiali bancarie la prossima settimana, quando è atteso l’avvio in massa da parte delle banche delle richieste al Fondo per le Pmi per le garanzie al 100% sui prestiti fino a 25 mila euro. «Chiediamo, di nuovo, al suo ufficio e alle forze dell’ordine un intervento volto a rafforzare la sicurezza sociale, a tutela della sicurezza di chi si trova sui posti di lavoro e della clientela bancaria tutta». È quanto hanno scritto i segretari generali dei sindacati bancari Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin, spiegando che domani mattina partiranno le procedure per erogare i finanziamenti garantiti dallo Stato, per poter aiutare imprese e professionisti in difficoltà economica a causa dell’emergenza Covid-19. «Secondo le informazioni in nostro possesso, – spiegano – alcune banche non sono ancora pronte, poiché non hanno predisposto le circolari interne né hanno modificato le procedure per poter accogliere le richieste da parte della clientela. Tale situazione potrebbe generare tensione fra i clienti che si recheranno nelle filiali bancari, sfociando in fenomeni di violenza che già sono stati registrati, a danno delle lavoratrici e dei lavoratori bancari, in queste ultime settimane». La risposta del Viminale non si è fatta attendere, assicurando «massima attenzione sui rischi di violenze» segnalati dai sindacati dei bancari per lunedì. Ieri intanto il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, ha ricordato il «lavoro gigantesco» che è stato scaricato sulle banche a seguito della «strategia della Repubblica di appoggiarsi molto al credito bancario dando solo alcune garanzie al 100% per le piccole imprese, e al 90, 80 e al 70% per quelle medie e grandi» per l’emergenza coronavirus.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Elli Stefano 
Titolo: Pmi, la mina delle insolvenze Banche, rischio tensioni sociali – Pmi al tappeto, bomba a tempo d’insolvenze
Tema: Pmi
I mancati incassi e l’impossibilità di fare fronte a obblighi contratti in tempi di normalità rappresentano una bomba a scoppio ritardato per le piccole e medie imprese. La moratoria informale su chi non paga, infatti, non durerà a lungo. Sul fronte immobiliare inizia a delinearsi il problema del mancato pagamento degli affitti, con in prima linea gli immobili accatastati come negozi. I sindacati dei bancari, intanto, segnalano possibili criticità di ordine pubblico agli sportelli. Il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli: l’Italia rischia un doppio cataclisma. A oggi continuano a giungere al Sole 24 Ore centinaia di lettere dal mondo delle piccole e piccolissime imprese che segnalano criticità talora molto specifiche e lamentano inadeguatezze e lacune del sistema bancario ad adempiere alle disposizioni del Dl 18/2020 (decreto cura Italia) e del successivo Dl 23/2020 (decreto liquidità). Nei giorni scorsi l’Abi si è attivata inviando alle banche una circolare. Ieri a farsi carico del problema è stata la Banca d’Italia che ha annunciato di avere avviato di un tavolo di consultazione con le associazioni dei consumatori recependo le loro istanze e garantendo il proprio impegno a «monitorare l’allineamento degli istituti bancari» alle indicazioni normative. E che non tutto sembri funzionare a dovere lo dimostrerebbe anche il comunicato stampa divulgato ieri da Banca d’Italia in cui si ribadiscono le linee operative per le segnalazioni in Centrale rischi. Se tutto funzionasse la rete di sicurezza pubblica offerta dallo Stato al sistema del credito di persone fisiche e giuridiche potrebbe reggere. Almeno sino al 30 settembre 2020, data indicata nel decreto “Cura Italia” come limite alle tutele dei forzati insolventi.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Conte Valentina 
Titolo: Un lavoratore su due chiede aiuti subito – Il lavoro fermo 11,5 milioni di persone chiedono Cassa e bonus Stanziati 8 miliardi
Tema: Lavoro – Ammortizzatori sociali

Un lavoratore su due in Italia è fermo, senza reddito. E chiede aiuto allo Stato. Undici milioni e mezzo tra dipendenti e autonomi su 23 milioni: numeri impressionanti. Destinati a crescere nelle prossime settimane, quando gli effetti economici del lockdown per il Covid 19 diventeranno ancora più chiari. E quando alla schiera si aggiungeranno gli esclusi di oggi da ogni protezione: contratti a termine scaduti, licenziati in barba al divieto di legge, disoccupati che hanno esaurito la Naspi, colf e badanti. La pandemia sta scavando un fossato nel mercato del lavoro italiano. Si salvano i lavoratori pubblici. E quelli del privato che non ha chiuso, ma senza garanzie di conservare il posto quando l’Italia sarà travolta dalla recessione. Le domande di Cig – 5 miliardi stanziati – corrono veloci. L’hanno chiesta già 723 mila imprese, piccole e grandi, per quasi 6,8 milioni di lavoratori. Solo tra Cassa ordinaria e assegno ordinario pagato tramite Fis (Fondo di integrazione salariale) a seconda del settore e della dimensione dell’azienda – siamo a 248 mila imprese per 5,1 milioni di lavoratori. Più complesso ricostruire le richieste di Cig in deroga, perché passano dalle Regioni. La Uil ne ha contate 336 mila per I milione di lavoratori, ma mancano la Sardegna e le province autonome di Trento e Bolzano. Ci sono poi gli autonomi. In 4,2 milioni hanno richiesto all’Inps i 600 euro per i quali il governo ha stanziato 3 miliardi. Già 500 mila tra loro sono in lista d’attesa perché oltre i limiti di spesa del decreto Cura Italia del 17 marzo. Occorre un decreto del ministero dell’Economia per assicurare nuove risorse. O attendere il decreto di aprile.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Marro Enrico 
Titolo: Intervista a Annamaria Furlan – Furlan (Cisl): lavoro, una linea nazionale Più disoccupazione? Va ridotto l’orario
Tema: Lavoro – Ammortizzatori sociali

Lombardia e Veneto vogliono riaprire il prima possibile, il governatore Vincenzo De Luca ribatte che lui piuttosto chiude la Campania. Il sindacato con chi sta? «Ieri – risponde la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan – con Cgil e Uil abbiamo chiesto un incontro urgente al presidente del Consiglio, proprio perché c’è troppa confusione, mentre serve una linea nazionale chiara da parte del governo per dare certezza ai lavoratori. Non può essere che ogni Regione faccia a modo suo. Qui si parla di questioni molto delicate: non solo di riaprire, ma di farlo rendendo sicuri i luoghi di lavoro e i trasporti». La Germania sta già ripartendo. «Purtroppo l’Italia ha pagato e sta pagando il prezzo più alto in Europa. Dovremo ripartire mettendo al centro il lavoro e la produttività, che però non potranno essere secondari rispetto alla sicurezza. Sarà fondamentale sbloccare i 130 miliardi di euro per le infrastrutture già disponibili, garantire la liquidità alle imprese per lungo tempo e rifinanziare gli ammortizzatori, dove certamente non basterà un mese in più: la gente ha paura non solo del coronavirus, ma di perdere il lavoro. Evitiamo il rischio di un disastro sociale. In questi anni sono stati tagliati oltre 50mila posti letto e altrettanti posti di lavoro nella sanità. Lo Stato deve tornare a investire in questi settori come nella scuola, università, ricerca e infrastrutture». Ci saranno tanti disoccupati in più, molti dei quali difficili da ricollocare. «Ci vuole un grande piano Marshall, come proposto dalla Cisl, e che vedo con piacere è stato annunciato dalla presidente della commissione Ue, Ursula von der Leyen. E poi dovremo essere innovativi. Puntare su nuove tecnologie, nuova organizzazione del lavoro e discutere anche di orari».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Rogari Marco – Trovati Gianni 
Titolo: Il 22 nuovo deficit Arriva il Def che archivierà le clausole Iva – Dl aprile: il 22 deficit e Def Nel piano via le clausole Iva
Tema: Il Def di aprile

Continuano gli smottamenti nel programma degli interventi anticrisi. La relazione per chiedere al Parlamento il deficit aggiuntivo necessario a finanziare il decreto Aprile arriverà in consiglio dei ministri solo mercoledì, e non domani come da precedente previsione. E ci arriverà insieme al Def, che avrà il compito di offrire la prima radiografia ufficiale della recessione. Sarà con tutta probabilità un Def leggero, limitato cioè al 2020-2021, ma dovrebbe riservare una sorpresa importante: l’archiviazione delle clausole Iva che dal 2011 inchiodano con il loro peso (crescente negli anni) le manovre italiane di finanza pubblica. Solo per l’anno prossimo valgono 20,1 miliardi. In quest’ottica, un documento spesso trascurato dai non addetti ai lavori come il Def di aprile diventa la chiave di volta nella gestione di uno dei passaggi più delicati per i conti dello Stato. Perché mercoledì è la vigilia del Consiglio Europeo che dovrebbe pronunciare una parola definitiva sulle contromisure comunitarie al crollo economico da Coronavirus. Il nuovo Def archivia il fardello delle clausole di salvaguardia per il prossimo anno fissate in 18,4 mld dall’ultima manovra le incertezze sulle declinazioni pratiche del Recovery Fund insieme alle agitazioni italiane sul Mes, fino alle minacce di veto ventilate la settimana scorsa dal premier Conte, complicano i pronostici sull’esito dell’Eurosummit. E l’Italia, ancora una volta al centro della scena per il suo maxidebito in volo verso il 155,5% secondo l’Fmi, punta con il Def a offrire qualche rassicurazione ai mercati anche contando sull’effetto rimbalzo che nel 2021 dovrebbe ridurre il debito dopo l’esplosione di quest’anno.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Barbera Alessandro – Lombardo Ilario 
Titolo: Rivolta tra i grillini sulle nomine “Non riconfermiamo Descalzi”
Tema: Nomine aziende pubbliche

Doveva vincere l’ala governativa dei Cinque Stelle e perdere le donne, che nemmeno questa volta otterrebbero niente più che posti da presidente, quelli spesso definiti i suonatori di campanello. La trattativa andava avanti sottotraccia da settimane, la formalizzazione delle nomine nelle grandi aziende pubbliche va fatta entro lunedì – ultimo giorno utile in vista dell’assemblea di Eni – e i giochi sarebbero fatti. L’emergenza coronavirus aveva derubricato la faccenda a problema minore. Eppure sul filo del traguardo il dossier ha preso una piega delicatissima per i Cinque Stelle: Alessandro Di Battista e un folto gruppo di dissidenti vuol far saltare il compromesso con il Pd e un nuovo mandato per Claudio Descalzi ad ad di Eni. Lo schema discusso a lungo nei palazzi prevede infatti che il Movimento digerisca la conferma in blocco dei 4 amministratori delegati di Eni, Enel, Leonardo e Poste, ovvero Descalzi, Francesco Starace, Alessandro Profumo e Matteo Del Fante. Il compromesso più difficile era appunto quello sul gruppo petrolifero: il numero uno è sotto il tiro per alcune indagini e in particolare quella della Procura di Milano che l’accusa di conflitto di interessi a proposito di una società fornitrice di Eni in Congo riconducibile alla moglie. Se la lista circolata in queste ore venisse confermata, la vendetta del Movimento sarebbe comunque amara: presidente diventerebbe Lucia Calvosa, professore di diritto Commerciale a Pisa, già membro del consiglio di amministrazione di Tim e del Fatto Quotidiano, il giornale che ha fatto una campagna contro Descalzi. Accuse rilanciate ieri sera in un lungo post sulla pagina Facebook di Alessandro Di Battista e – in calce – la firma più di venti fra ex ministri (Barbara Lezzi e Giulia Grillo), parlamentari ed europarlamentari (fra gli altri Maria Edera Spadoni, Massimo Bugani, Ignazio Corrao, Michele Giarrusso, l’espulso Gianluigi Paragone).
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Soave Irene 
Titolo: In Europa i morti sono oltre 100 mila Kim riconosce: casi in Nord Corea
Tema: Coronavirus, i dati mondiali

La Corea del Nord ammette «alcuni casi» di coronavirus: né il numero né le condizioni dei contagiati sono noti, ma è la prima volta che Pyongyang – dove solo giovedì, in occasione delle celebrazioni per il 108esimo compleanno del defunto fondatore Kim II-Sung, un funzionario governativo dichiarava il Paese «del tutto immune» – ammette di essere toccata dalla pandemia. I casi sarebbero stati registrati nella capitale e in due province. Superata la soglia simbolica dei 2 milioni di contagiati, l’attenzione è al conteggio dei morti, che continua a salire: 158 mila circa nel mondo, di cui 100 mila nella sola Europa, con la Spagna, che ha superato ieri le 20 mila vittime, al secondo posto dopo l’Italia. Madrid pensa però alla ripartenza: a dare ottimismo c’è il leggero calo dei morti rispetto ai giorni precedenti, 565 ieri rispetto ai 585 di venerdì, e un generale rallentare dei contagi. Lo stesso in Francia: restano molti i contagi e le vittime (642 solo ieri) ma le curve, dopo una settimana di «plateau», sono in evidente discesa. Tra i Paesi alti nella classifica delle vittime riapre cautamente anche l’Iran, che è tra i primi con circa 5 mila: dopo un mese di decrescita costante delle vittime ieri hanno riaperto «attività a basso rischio» come alcune fabbriche e negozi. Anche il Regno Unito supera la soglia simbolica di 15 mila vittime di Covid-19. Sembra peggiorare rapidamente, invece, la situazione in Russia, dove le stime ufficiali hanno sempre dato conto di numeri relativamente bassi, tra contagi e vittime, e dove invece solo nella notte di ieri sono morte 40 persone, e 4.785 sono state contagiate nelle ultime 24 ore: la sanità pubblica somministra pochi tamponi, ma i dati delle cliniche private, dove va a testarsi chi può permetterselo, lasciano intuire che la penetrazione nella popolazione sia ben più ampia.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Carrer Stefano 
Titolo: Atene contiene il virus, ma l’economia crollerà
Tema: Grecia

Il governo ellenico ha intensificato i controlli stradali e raddoppiato le multe (da 150 a 300 euro) per chi esce di casa senza motivo, per evitare il rischio di compromettere i successi nel contenimento dell’epidemia da coronavirus che hanno fatto indicare la Grecia, in questo senso, come un Paese-modello. Non era certo scontato che venisse lodata, come ha fatto il think tank The Bridge, come il Paese che in Europa ha reagito meglio alla pandemia: comparando le azioni di io Paesi in riferimento al primo insorgere del contagio e alle prime loo infezioni, The Bridge ha promosso a pieni voti l’approccio di Atene, che «grazie a tempestive e rigide misure di contenimento è riuscita a appiàttire la curva e rallentare la diffusione del virus». Fonti del governo confermano che in questo trend virtuoso ha avuto un ruolo fondamentale l’Italia: è stata forte l’impressione determinata dal primo “lockdown” effettuato in una democrazia europea, senza il cui esempio sarebbe stato più arduo introdurre ad Atene la sospensione di vari diritti costituzionali e la chiusura anche delle chiese. Le stime dell’Fmi fanno precipitare la Grecia, la più virtuosa nella lotta al virus, in fondo all’Europa, con un Pil atteso in calo quest’anno del 10%, più del picco negativo del 9,1% del 2011. Per il capo del dipartimento europeo Poul Thomsen, l’impatto sarà più pesante che altrove per la dipendenza da settori come turismo e shipping, R e per la debolezza di Pmi e settore bancario: il debito salirà in un anno dal 179,2 al 200,8% del Pil, con un deficit primario al 5,1%, e la disoccupazione balzerà di tre punti al 22,3%. In compenso, il nuovo Qe della Bce concede l’eleggibilità per l’acquisto ai bond greci, ora ammessi anche come strumenti di garanzia per le banche che bussano a liquidità
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Barlaam Riccardo 
Titolo: Usa: proteste contro il lockdown e Trump si schiera con i ribelli
Tema: Usa

Qualcuno li ha soprannominati «gli zombie». L’immagine è diventata virale e finirà di sicuro in qualche film di Hollywood per raccontare la crisi del Covid-19 negli Usa: mostra le proteste di un gruppo di persone che si spingono contro il portone del palazzo del governatore dell’Ohio, a Columbus, per chiedere la fine del lockdown con i visi attaccati al vetro, tutti vicini, uno accanto all’altro senza il rispetto delle distanze di sicurezza. Il governatore dell’Ohio, Mike DeWine, dopo le proteste DeWine ieri ha deciso di riaprire dal primo maggio. Proteste contro il lockdown negli ultimi giorni si sono svolte in diversi stati: Virginia, Minnesota e ultime in Texas. In Michigan addirittura i manifestanti sono scesi in strada armati. Trump accogliendo le indicazioni degli scienziati ha emesso le linee guida federali per la “fase due”, che rimandano ai governatori la decisione del quando e come far ripartire i vari Stati, come previsto dal decimo emendamento della Costituzione. Ma il giorno dopo ha pubblicato tre tweet inneggianti ai manifestanti che ha definito «cittadini responsabili»: «Liberate Michigan!», «Liberate Minnesota!», «Liberate Virginia!», ha scritto il presidente in tre post successivi. Negli Stati Uniti i morti per coronavirus hanno superato quota 37mila e i casi postivi sono oltre 700mila. Nel Paese dove la pandemia è più forte le polemiche per la riapertura sono diventate terreno di campagna elettorale. I tweet di Trump – scrive la giurista Mary McCord dell’Istituto per la difesa della Costituzione – sono contro la legge perché rappresentano un chiaro invito all’insurrezione: i governatori hanno il diritto di decidere quando riaprire i loro stati nel mezzo di una pandemia che sta uccidendo migliaia di americani. L’invito all’insurrezione e le minacce contro il governatore sono un crimine in questo Paese, così come lo sono le proteste armate».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarcina Giuseppe 
Titolo: L’America – «Riaprire ora». Trump incita alla rivolta
Tema: Usa

«Riaprite l’America». L’onda è partita mercoledì i5 aprile dal Michigan, nel nord industriale del Paese. Poi, negli ultimi 3-4 giorni le proteste si sono moltiplicate in diversi Stati: Ohio, California, Kentucky, Virginia, North Carolina. Ieri altre due manifestazioni, ad Austin, in Texas, e ad Annapolis, nel Maryland, poco lontano da Washington. I numeri sono ancora relativamente contenuti: qualche centinaia, in alcuni casi poche migliaia di persone. Ma il movimento degli «aperturisti» si sta organizzando e, quindi, può crescere. La legittimazione politica, per altro, arriva dal vertice del Paese. Venerdì 17 aprile Donald Trump ha twittato: «Liberate il Michigan, Liberate la Virginia, Liberate il Minnesota». L’ultima settimana del presidente è stata rocambolesca. Lunedì 13 aveva annunciato in conferenza stampa: «Tocca a me decidere se e quando far ripartire il Paese». Mercoledì 15, invece, aveva cambiato idea: «La responsabilità è dei governatori». E infine venerdì, eccolo incitare, di fatto, alla rivolta contro le decisioni prese dalle autorità locali. L’Ohio è guidato da un conservatore tetragono, Michael DeWine, che ha promosso una delle leggi più restrittive d’America in materia di aborto. Così come è repubblicano Larry Hogan che oltre a governare il Maryland presiede l’Associazione dei governatori con la piena fiducia dei colleghi. DeWine e Hogan hanno adottato gli stessi provvedimenti restrittivi della democratica Gretchen Whitmer (Michigan). Trump, più semplicemente, sta fomentando l’abbozzo di un movimento che può dilagare perché fa presa sulla stanchezza, sulle ansie e sulle preoccupazioni di larghe fasce di americani.
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Testata:  Giornale 
Titolo: Usa, ora è guerra fra Trump e i governatori Manifestazioni anti-lockdown in dieci Stati
Tema: Usa

Cresce la protesta dei cittadini contro le restrizioni imposte dalle autorità locali per cercare di rallentare la diffusione del coronavirus. Al fianco dei manifestanti, un insospettabile alleato, il presidente americano Donald Trump, che a gran voce ha chiesto di «liberare» gli Stati Usa posti in quarantena, attaccando frontalmente i governatori – democratici – di Minnesota, Michigan e Virginia. Una «rivolta» di disobbedienza civile nata dal basso, ma che potrebbe essere sostenuta dall’alto, i circoli conservatori vicini al presidente stesso: nei prossimi giorni sono attese nuove manifestazioni popolari, con migliaia di cittadini che si preparano a scendere in piazza contro l’ordine di «restare a casa» decretato dalle autorità su consiglio di esperti e scienziati. Gli Stati Uniti hanno il più alto numero di contagi e di morti per Covid-19 al mondo, con oltre 700mila casi e poco più di 37mila decessi. E il New York Times parla di circa 7mila vittime nelle case di riposo e strutture di degenza, che sarebbero in tutto oltre 4100. Ad aprire la strada alle proteste anti-lockdown sono stati i manifestanti del Michigan: a migliaia si sono presentati mercoledì, pesantemente armati, sulle scale del Campidoglio locale a Lansing protestando contro la governatrice democratica Gretchen Whitmer che ha imposto il confinamento sociale e ha chiuso negozi e servizi. Una
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Testata:  Corriere della Sera 
Titolo: E Sánchez «libera» prima i bambini
Tema: Spagna

Dal 27 aprile i bambini potranno uscire. Ma se i numeri dovessero peggiorare si torna indietro. E la decisione presa dal presidente del governo spagnolo Pedro Sanchez che oggi si consulterà con i presidenti delle comunità autonome per stabilire le modalità delle libere uscite infantili. Ieri il premier socialista spagnolo ha anche annunciato come il lockdown verrà esteso di due settimane fino al 9 maggio compreso. Niente fase 2 dunque per gli spagnoli: «Non ci sarà un unico stato di allarme, ci saranno vari stati di allarme». Il leader socialista ha anche sottolineato come il 42 per cento dei contagiati abbia già superato il Covid-19.
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Testata:  Giornale 
Titolo: «Bimbi liberi» Spagna divisa Ma Barcellona ha già un piano
Tema: Spagna
I decessi hanno superato quota 20mila. E la Spagna non esclude che il confinamento degli anziani possa andare avanti per tutta l’estate. Ma Madrid potrebbe cominciare invece ad aprire le porte di casa ai bambini, cominciando da una passeggiata di un paio d’ore al massimo, a cominciare dai bimbi sotto i 6 anni, accompagnati da un familiare adulto e convivente, come ha già pianificato la Catalogna e come vorrebbero i Paesi Baschi, la Galizia, l’Aragona e la Comunità di Madrid, già dal 26 aprile, data di scadenza provvisoria dello stato di emergenza. A parlare di possibile apertura per i piccoli e di prolungare il confinamento per i più anziani è stato il direttore del Centro di coordinamento delle emergenze sanitarie, Fernando Simòn, che ha definito entrambe le ipotesi sul tavolo. «Sono opzioni per l’avanzamento verso la fase di transizione che tutti stiamo prendendo in considerazione», ha spiegato Simon sebbene abbia precisato che il problema sta nel coordinamento di tutte le misure, che devono essere applicate «in modo coerente e logico e, soprattutto, essere applicate davvero».
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Testata:  Stampa 
Autore:  Semprini Francesco 
Titolo: Le imprese Usa chiedono a Pechino risarcimenti per i danni del virus
Tema: Usa – Cina

Gli Stati Uniti hanno annunciato formalmente l’avvio di un’imponente indagine per appurare se la nuova piaga pandemica sia stata generata da una «fuga» dal laboratorio di Wuhan in Cina, dove erano in corso studi di vaccini e cure sul Coronavirus. Esperti dei servizi segreti hanno già raccolto un sostanziale quantitativo di informazioni grazie alle quali potranno fornire «una fotografia accurata dei fatti», spiega una fonte di Washington. Una volta che l’indagine sarà completata – non si dovrà attendere molto – i risultati saranno sottoposti all’attenzione di Donald Trump. A quel punto la Casa Bianca deciderà se ritenere Pechino responsabile della devastazione umana ed economica causata dal Covid-19. Sebbene il filone di inchiesta si basi principalmente sulla tesi dell’incidente nell’ambito di sperimentazioni ad uso farmacologico – riferisce Fox – alcuni funzionari americani non escludono l’ipotesi dell’arma batteriologica. Ovvero che nel laboratorio del dottor Shi Zhengli, il quale conduceva sperimentazioni sui pipistrelli, in realtà ci fosse una «task force» speciale dedita allo sviluppo di armi non convenzionali segrete. Non è escluso che alla luce dei risultati gli Usa potrebbero ricorrere ad azioni forti, come quella avviata dall’India che ha depositato presso l’ufficio dei diritti umani delle Nazioni Unite un richiesta di azione legale nei confronti della Cina accusandola per crimini (gravi violazioni) contro l’umanità. Già Human Rights Watch aveva formalizzato serie accuse nei confronti del regime: «Le autorità (cinesi) stanno ora riscrivendo la narrativa sul loro ruolo nella pandemia e persino suggerendo falsamente che il virus non ha avuto origine in Cina».
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Testata:  Messaggero 
Autore:  Malfetano Francesco 
Titolo: Il triste primato dei morti in Belgio – Il virus dilaga in Belgio, record europeo di morti
Tema: Belgio

Scoppia il caso Belgio al centro dell’Europa. Da alcuni giorni il piccolo Paese registra non solo il più alto tasso di mortalità da Covid-19 all’interno della Ue, ma anche il lasso di letalità più marcato. In pratica da un lato il numero delle morti rispetto alla popolazione totale di 11,5 milioni di persone è incredibilmente elevato (471 per ogni milione di cittadini, contro i 384 dell’Italia e i 429 della Spagna), dall’altro lo è anche la percentuale di decessi tra chi è risultato positivo al virus. In particolare, secondo gli ultimi dati disponibili, il tasso di letalità è del 14,6 per cento con circa 5.400 morti sugli oltre 37 mila casi positivi rilevati fino a questo momento. Si tratta di un dato superiore a quello di Italia (13,2 per cento), Regno Unito (13,5), Francia (12,6) e Spagna (10,4), vale a dire dei Paesi nei quali, in termini assoluti, si sono registrati più decessi. Percentuali che non potevano non creare polemiche. Stampa e cittadini belgi infatti, hanno attaccato pesantemente il governo guidato da Sophie Wilmes, accusandolo di inefficienza. Tuttavia, secondo le autorità sanitarie del Paese, i dati in questione più che dall’inadeguatezza delle risposte messe in campo sarebbero condizionati dalla «massima trasparenza» con cui sono stati comunicati i dati sin dall’inizio dell’epidemia.
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Testata:  Giornale 
Autore:  Guelpa Luigi 
Titolo: Sudcorea, torna l’incubo: guariti di nuovo positivi «Non sappiamo perché»
Tema: Corea del Sud

Park Neung-hoo, ministro della Sanità della Corea del Sud, ha confermato ieri sera le indiscrezioni rivelate dalla Cnn nella mattinata di sabato: 163 persone che erano riuscite a sconfiggere il coronavirus, guarendo completamente, si sono riammalate di Covid-19. «Stiamo cercando di capire come sia stato possibile, anche perché qualcosa del genere sta accadendo anche in Cina», ha spiegato Park, mostrando alla tv KBS un grafico dello studio elaborato dal Centro sudcoreano per il controllo e la prevenzione delle malattie. Dai dati risulta che la percentuale delle persone nuovamente positive dopo essere guarite è bassa (circa il 2,1%), ma al momento non è chiaro quanti dei 7.829 pazienti usciti dal tunnel dell’infezione siano stati sottoposti nuovamente al test. Park Neung-hoo ha ricordato che per ora i pazienti con nuovi riscontri di positività non sembrano essere contagiosi, anche se circa la metà di loro mostra lievi sintomi della malattia. Secondo la Cnn la spiegazione più plausibile di questo fenomeno è racchiusa in una residua presenza del virus nell’organismo. Tuttavia il governo di Seul ha invitato alla cautela osservando che per la comunità scientifica questo virus ha ancora molti lati oscuri.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Santelli Filippo 
Titolo: Giappone a rischio strage I forzati dell’ufficio non riescono a stare a casa
Tema: Giappone

Finalmente in Giappone è arrivato il weekend. Le metro e le strade del Paese si sono svuotate, i centri commerciali e i quartieri dell’intrattenimento sono semideserti: quasi tutti i cittadini restano diligenti a casa, come il governo ha chiesto loro di fare per bloccare il virus. Ma il problema del Giappone in stato di emergenza “leggero”, cioè senza obblighi di legge né punizioni per i trasgressori, non sono i giorni festivi, bensì quelli feriali: dal lunedì al venerdì i cittadini a casa non ci stanno proprio, continuano ad andare in ufficio. Un po’ perché questa è la loro cultura, che premia più di ogni altra cosa la presenza in ufficio, a oltranza, allo sfinimento, alla morte. Un po’ perché le aziende nipponiche, anche quelle dei servizi piene di colletti bianchi, non sono attrezzate per farli lavorare a distanza. Uovo e gallina di un problema che rischia di precipitare il Sol Levante nel baratro della crisi epidemica. I casi di Covid-19 infatti continuano ad aumentare, hanno superato i 10 mila, gli ospedali cominciano a non avere più letti liberi. Allargando lo stato di emergenza a tutto il territorio nazionale, il premier Shinzo Abe ha detto che per uscirne i contatti sociali dovranno essere ridotti dell’80%. Peccato che i pendolari che prendono auto o mezzi pubblici per recarsi con regolarità in ufficio, secondo un attendibile sondaggio, la scorsa settimana fossero ancora il 60%, mentre un misero 28% faticava da casa.
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Testata:  Stampa 
Autore:  FR.SEM. 
Titolo: Al-Sarraj avanza: col supporto turco ferma la strategia del generale Haftar
Tema: Libia

Il Governo di accordo nazionale di Tripoli ha messo a segno due importanti risultati nella controffensiva per espugnare le roccaforti dell’Esercito nazionale libico di Khalifa Haftar. Le forze di Fayez al-Serraj hanno ottenuto il pieno controllo del distretto di Al Twaisha nelle vicinanze dell’aeroporto internazionale della capitale, uno dei teatri dei più cruenti scontri tra le opposte fazioni. Al contempo sono riusciti a penetrare la prima cintura difensiva di Tarhuna, il più importante feudo delle milizie comandate dal generale in Tripolitania. Secondo fonti militari la caduta della città che «vive sotto il pugno di ferro dei fratelli Mohammed e Muhssen e Al Kani» potrebbe essere questione di giorni. La sua conquista imprimerebbe una svolta nel conflitto che si trascina dal 4 aprile 2019. La reazione delle forze governative, inaugurata poco dopo il primo anniversario delle ostilità grazie all’appoggio delle forze turche, ha già ottenuto la riconquista di quasi tutta la fascia costiera ad ovest di Tripoli. «Le nostre forze hanno ripreso il controllo delle città costiere di Sabratha, Sorman, al Ajilat, al Jameel, Raqdalin e Zliten», ha detto Mohammed Qanunu, portavoce di “Vulcano di Rabbia”, nome in codice delle grandi manovre volute da Serraj. Le unità stanno avanzando ora verso Al Watiya dove ha sede la più grande base militare dalla regione che va dalla capitale Tripoli fino al confine tunisino. Anch’essa è controllata da milizie fedeli a Haftar ed è considerata un centro per la guida delle operazioni dell’Lna nella zona occidentale: la sua conquista, dunque, infliggerebbe un duro colpo all’uomo forte della Cirenaica
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IL SOLE 24 ORE
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CORRIERE DELLA SERA
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LA REPUBBLICA
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LA STAMPA
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IL MESSAGGERO
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IL GIORNALE
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LIBERO QUOTIDIANO
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IL FATTO QUOTIDIANO
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