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SINTESI IN PRIMO PIANO – 2 febbraio 2020

In evidenza sui maggiori quotidiani:

– Il governo dichiara lo stato di emergenza contro il virus per 6 mesi.
– Popolare di Bari, agli arresti Marco Jacobini e il figlio Gianluca.
– Goodbye Londra, il Regno Unito non è più nella Ue.

PRIMO PIANO

Politica interna

Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Piccolillo Virginia 
Titolo: Virus, è stato di emergenza – Fondi, trasporti, turismo Il piano anti-virus
Tema: Coronavirus

Sul coronavirus è «stato di emergenza nazionale». Per fronteggiare il rischio sanitario del virus venuto da Wuhan, il Consiglio dei ministri ieri ha decretato lo stop ai voli per e dalla Cina. Resteranno aperti invece i porti, che dovranno applicare protocolli legati allo stato di emergenza che durerà sei mesi. Il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli, è stato nominato commissario per l’emergenza virus. Potrà contare su uno stanziamento di fondi da cinque milioni di euro. «Sotto controllo» «La situazione è sotto controllo» ha tenuto ad assicurare il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, che ieri, prima del Consiglio dei ministri, ha sentito il capo dello Stato, Sergio Mattarella, che segue con costante attenzione la situazione. Poi Conte ha presieduto una riunione operativa con il ministro della Salute, Roberto Speranza, e tutte le autorità preposte. «L’Italia ha adottato la linea di precauzione con la soglia più alta d’Europa. È l’unico Paese che ha sospeso i voli con la Cina e improntato la sua azione alle direttive dell’Oms che ha decretato lo stato di emergenza globale. Quindi ci sono tutte le condizioni per gestire con trasparenza e sicurezza questa emergenza», ha detto al termine della riunione il ministro Speranza. Il neocommissario Borrelli ha spiegato: «Al nostro tavolo c’erano tutti quelli che hanno autorità sulle infrastrutture di aeroporti e porti. Ciascuno prenderà delle misure opportune».
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Testata:  Giornale 
Autore:  Cottone Sabrina 
Titolo: Italia in emergenza come per il colera: «Contagio solo dopo i primi sintomi» –
Emergenza di 6 mesi come per il colera E scoppia la polemica
Tema: Coronavirus

L’Organizzazione mondiale della Sanità aveva già dichiarato «l’emergenza internazionale di salute pubblica». Il governo aveva comunicato giovedì sera il blocco dei voli con la Cina. Ieri il Consiglio dei ministri ha deliberato lo stato d’emergenza di sei mesi e stanziato cinque milioni di euro. Il capo della Protezione civile, Angelo Borrelli («Non creiamo allarmismi», ha subito detto), è stato nominato commissario all’emergenza: sarà lui a guidare la task force. A proporlo il ministro della Salute, Roberto Speranza. «Siamo assolutamente fiduciosi – ha rassicurato il premier, Giuseppe Conte – Terremo sotto controllo i due casi che abbiamo già accertato». A chi gli ha chiesto se gli italiani possono condurre una vita normale, ha risposto: «Assolutamente sì».
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Livini Ettore 
Titolo: Italia, scudo contro il virus – Voli proibiti
Tema: Coronavirus
I cieli tra Italia e Cina sono ufficialmente chiusi causa coronavirus. Gli ultimi sette aerei in servizio su queste rotte sono atterrati ieri – cinque a Fiumicino e due a Malpensa – consegnando passeggeri ed equipaggio ai medici per un immediato check-up sanitario. E «fino a nuova comunicazione» i 56 collegamenti settimanali tra i due paesi destinati a raddoppiare entro fine anno – sono interrotti. L’ambasciata di Pechino a Roma ha chiesto di «garantire i diritti dei passeggeri» che si ritrovano in tasca biglietti che non possono utilizzare («Assisteremo tutti i cinesi che vogliono rientrare in patria», ha promesso il ministro degli Esteri Luigi Di Maio). E il governo sta studiando altre misure per chiudere tutte le porte “aeree” all’epidemia: «Stiamo monitorando la situazione anche perché il flusso di arrivi cinesi può provenire da altri aeroporti europei», ha confermato la sottosegretaria del Mibact, Lorenza Bonaccorsi.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Guerzoni Monica 
Titolo: Speranza: primi in Europa a fermare i voli dalla Cina Il livello di attenzione è alto
Tema: Intervista a Roberto Speranza – Coronavirus

Ministro Roberto Speranza, il coronavirus fa paura? «L’Italia è un grande e forte Paese, non deve avere paura». Il virus ha varcato le nostre frontiere, ci sono due cittadini cinesi ricoverati. «La situazione è sotto controllo — tranquillizza il responsabile della Salute, 41 anni, unico ministro di Leu nel governo Conte —. Abbiamo il più alto livello di attenzione e prevenzione in Europa. Già dopo il 23 gennaio, quando l’Organizzazione mondiale della sanità ha deciso di non proclamare l’emergenza globale, noi abbiamo costruito risposte che la stessa Oms ha giudicato di massima sorveglianza». Poi però l’Oms ha alzato il livello di allerta, dichiarando l’emergenza globale. «E noi lo abbiamo innalzato ancora, proclamando la stato di emergenza come già nel 2003 per l’infezione Sars. Si tratta di una misura precauzionale, che in caso di bisogno consente l’utilizzo più veloce di uomini, mezzi, strutture».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Polito Antonio 
Titolo: La fiducia come arma – Fiducia e solidarietà per combattere la paura
Tema: Coronavirus

La paura è un sentimento irrazionale quanto gli esseri umani. Insieme con gioia e tristezza, desiderio e disgusto, è il motore profondo di tutti i nostri comportamenti. Non c’è dunque da demonizzarla, magari buttandola in politica, dove sempre più spesso si fantastica di un nuovo bipolarismo, in cui la paura starebbe a destra e la speranza a sinistra. Abbiamo tutti paura. E abbiamo tanta più paura quanto più il «nemico» è esotico e misterioso, viene da lontano, non ha il nostro colore di pelle, in un mondo dove tutto viaggia e si sposta come mai prima nella storia dell’umanità, merci, turisti e virus. Abbiamo paura anche se ci dicono che l’indice di mortalità è basso, e che quello di infettività è di gran lunga inferiore al morbillo. Abbiamo paura perché non ci fidiamo. E anche perché, in definitiva, ci sentiamo impotenti, e non c’è molto altro che possiamo fare se non lavare le mani e tossire nel gomito. Abbiamo paura, e per questo corriamo dalla preside se il compagno di scuola cinese di nostro figlio fa un colpo di tosse, o guardiamo male i turisti che si affollano nella movida romana del quartiere Monti, a due passi dal ground zero del contagio, oppure compriamo la mascherina, magari made in China, come se i contagiosi fossimo noi. Ciò che dobbiamo fare, subito aver provato paura, è ricordarci che viviamo nella parte del mondo meglio attrezzata per fronteggiare una calamita. Che siamo fortunati. Perché è proprio qui da noi, in Europa, che abbiamo inventato tutti gli strumenti che meglio ci possono proteggere. Il primo è la democrazia.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Pagnoncelli Nando 
Titolo: Scenari – M5S ai minimi dal 2013 Cresce il Pd: +2% Sul gradimento match Salvini-Meloni
Tema: Sondaggio preferenze politiche
Domenica le elezioni regionali hanno segnato una doppia difficoltà per Salvini, con la sconfitta in Emilia-Romagna e la prova non esaltante, in termini di voto di lista, in Calabria. Al contrario una vittoria, in misura forse insperata, per Stefano Bonaccini e il Partito democratico. Solitamente, subito dopo elezioni che hanno avuto questo clamore, nei sondaggi sulle intenzioni di voto, si verifica l’effetto band wagon, che potremmo prosaicamente tradurre con la propensione a salire sul carro del vincitore. Questa settimana quindi abbiamo testato, come accade per questa rubrica alla conclusione di ogni mese, gli orientamenti degli elettori italiani. Scoprendo che questo effetto c’è stato in misura molto parziale. Vediamo nel dettaglio i risultati dei principali partiti. Partiamo proprio dalla Lega, che segnala una sostanziale stabilità: si attesta oggi a una stima del 32%. Si consolida quindi la sua posizione di primo partito del Paese. Il Pd ottiene un risultato positivo, attestandosi al 20,3%, due punti in più rispetto alle ultime rilevazioni. In questa crescita conta certo il risultato dell’Emilia e il suo essere stato capace di fermare l’avanzata leghista, ma ancora di più probabilmente contano le difficoltà del M5S. Movimento che si conferma in profonda crisi. Oggi le stime lo collocano al 14%, il punto più basso dalle elezioni dei 2013.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Bianconi Giovanni 
Titolo: Cassazione, i dubbi sulla riforma: senza prescrizione rischio paralisi
Tema: Giustizia
«Da più parti si è rilevato che il blocco della prescrizione prolungherà la durata dei processi e procurerà ulteriore carico per la struttura giudiziaria, di modo che coloro che siano sottoposti a giudizio, dopo la sentenza di primo grado, potrebbero rimanere ancora per lungo tempo in questa condizione». Dalle aule parlamentari il dibattito sulla riforma della prescrizione si sposta nell’aula magna della Corte di cassazione, dove il primo presidente Giovanni Mammone, aprendo l’anno giudiziario, mette in guardia dalle conseguenze della norma entrata in vigore il 1° gennaio: sospensione a tempo indeterminato dopo la sentenza di primo grado. «E dunque auspicabile che intervengano concrete misure legislative in grado di accelerare il processo», prosegue la relazione di Mammone.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Mattioli Alberto 
Titolo: Retroscena – Salvini inaugura il governo ombra leghista E lancia il tour nelle città a caccia di voti
Tema: La Lega

Quasi un gabinetto-ombra, anche se poi i nomi sono quelli di ex ministri o sottosegretari del governo Conte precedente. Dopo la batosta emiliana, Matteo Salvini estrae dal cilindro del Consiglio federale della Lega una nuova organizzazione per dipartimenti, «che serviranno a strutturare e uniformare il nostro messaggio», insomma basta con le dichiarazioni libere e tutti che parlano di tutto. «Mancano ancora tre o quattro caselle – dice il Capitano – ma sostanzialmente ci siamo». Fra quelle già occupate, la nomina più significativa è quella di Giancarlo Giorgetti agli Esteri, settore dal quale negli ultimi mesi sono venuti più dolori, anche giudiziari, che gioie, e che adesso viene affidato alla testa forse più fina e certamente più «moderata» della Lega. Altri nomi e incarichi: l’ex sottosegretario Luca Coletto continuerà a occcuparsi di Sanità; l’ex ministra breve della Famiglia, Alessandra Locatelli, di Disabilità, tema assai caro a Salvini; alle Infrastutture va l’ex sottosegretario ai Trasporti, Edoardo Rixi, peraltro condannato per le spese pazze in Regione Liguria. La mancata governatrice dell’Emilia, Lucia Borgonzoni, si consolerà con la Cultura.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Verderami Francesco 
Titolo: SetteGiorni – La «strambata» di Renzi che adesso sta pensando a dare l’appoggio esterno
Tema: Governo

Scongiurato il rischio di elezioni, nel Palazzo inizia la ricreazione. Di qui in avanti, nella maggioranza come all’opposizione, tutti si sentiranno con le mani più libere: prenderanno corpo le manovre (e i regolamenti di conti) che porteranno al riassetto del sistema, con la prospettiva che fra tre anni la geografia politica sarà cambiata, specie se il Parlamento avrà varato nel frattempo la legge elettorale proporzionale. La stabilità della legislatura non coincide però necessariamente con la stabilità dell’attuale governo, che Conte dovrà conquistarsi giorno per giorno. Perciò, prima di siglare un accordo con i suoi alleati sull’«Agenda 2023», il premier deve cercare un’intesa sul «Milleproroghe 2020», che contiene un paio di emendamenti insidiosi, sulla prescrizione e le concessioni autostradali. Lo scontro sul decreto avvenuto ieri tra i partiti di maggioranza — con Italia viva che ha preso le distanze dal resto della coalizione — è il segnale che qualcosa potrebbe presto succedere. E la natura dei contrasti va oltre i rilievi tecnici. In questo senso è emblematica la foto postata l’altra sera sui social dal presidente del Consiglio, per pubblicizzare il vertice di maggioranza a Palazzo Chigi: si vedono tutti i protagonisti impegnati nella discussione con la penna in mano, circondati da appunti e block notes. Tutti tranne il capo delegazione del Pd, Franceschini, ritratto a braccia conserte e con la sua porzione di tavolo sgombra da fogli: la posa fa intuire che l’origine di ogni problema è (come al solito) politico.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Franco Massimo 
Titolo: La Nota – Un governo spinto all’unità dall’emergenza sanitaria
Tema: Governo

I numeri dell’economia e dell’occupazione non sono buoni. E spunta il timore che la situazione internazionale possa peggiorarli nell’anno appena cominciato. II governo di Giuseppe Conte mostra di volere accelerare dopo un rodaggio lungo e inconcludente, accentuato dalle Regionali del 26 gennaio. Ma non si può ancora dire che la maggioranza tra Movimento 5 Stelle, Partito democratico, Italia viva e Liberi e uguali abbia imboccato la strada della collaborazione leale. L’incontro di giovedì a Palazzo Chigi ha confermato la difficoltà di trovare accordi sulle questioni più spinose. E le convulsioni dei Cinque Stelle sono un ostacolo oggettivo. Non solo mostrano un Movimento diviso sull’alleanza col partito di Nicola Zingaretti e sui rapporti con Conte. Armano anche la polemica di quanti, nel governo, utilizzano questa confusione per proporre un’agenda alternativa e impedire che la coalizione decolli davvero. L’opposizione impugna i dati dell’Istat e le previsioni dell’Ocse sull’Italia, e li sventola davanti al governo, come conferma di una politica sbagliata. «Sono i dati peggiori degli ultimi sette anni. Chi avvisa Conte, Renzi e Zingaretti?», ironizza il capo della Lega, Matteo Salvini.
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Testata:  Foglio 
Autore:  Cerasa Claudio 
Titolo: La differenza tra essere una calamita e una calamità. Renzi e la fase Lego.
Tre idee per dettare l’agenda e spezzare le catene del populismo
Tema: Governo

Ad agosto Matteo Renzi in fondo l’ha azzeccata e la decisione di spingere il Pd a lasciare Matteo Salvini al Papeete a chiedere pieni poteri in mutande e con un mojito in mano ha portato più frutti del previsto: l’Italia poteva essere un passo fuori dall’Europa, e invece non lo è; il governo poteva essere nelle mani di Borghi e Bagnai, e invece non lo è; il grillismo poteva essere ancora tonico, e invece non lo è; e nonostante il più che perfettibile governo guidato da Giuseppe Conte, la popolarità di Salvini non è affatto aumentata, l’Emilia-Romagna non è stata persa e il leader della Lega si ritrova ad avere un competitor persino all’interno della propria coalizione. A settembre, poi, Renzi la mossa l’ha azzeccata di nuovo. E la decisione di creare un movimento alternativo tanto ai partiti al governo quanto a quelli all’opposizione – in un paese destinato per volontà degli elettori, ricordate il referendum 2016?, ad allontanarsi dal sistema maggioritario e ad avvicinarsi al sistema proporzionale avere un soggetto politico capace di arrivare laddove non riesce ad arrivare il Pd può diventare prezioso anche per lo stesso Pd – ha creato una sana competizione all’interno dell’esecutivo e ha permesso ai nemici del populismo di avere un contenitore che alla lunga potrebbe raccogliere i voti di coloro che pur non essendo di sinistra faticano a riconoscersi in una destra a trazione nazionalista.
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Economia e finanza

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Colombo Davide 
Titolo: Pil sotto le attese: -0,3% a fine 2019 La Borsa cede il 2,3%
Tema: Pil

Con una battuta d’arresto che va ben oltre le attese il Pil dell’ultimo trimestre del 2019 ha chiuso con una variazione negativa dello 0,3% in termini congiunturali e nulla nei tendenziali (era 0,5% nel terzo trimestre). La stima preliminare Istat diffusa ieri ritocca di un decimale il dato sul primo trimestre (da +0,1% a +0,2%) con il risultato che sull’anno la variazione nei dati grezzi si mantiene positiva per lo 0,2%. Il Pil acquisito per il 2020 parte a questo punto con un segno negativo: -0,2%. Difficile dire che cosa sia successo sulla base delle poche indicazioni che sempre accompagnano le stime provvisorie, chiuse a trenta giorni dal termine del trimestre su un insieme ridotto di indicatori congiunturali. Istat nella breve nota a commento parla di «calo marcato del valore aggiunto dell’industria e dell’agricoltura», a fronte di un sostanziale «ristagno del terziario». Mentre dal lato degli impieghi la domanda interna ha dato uncontributo negativo (al lordo delle variazioni dei magazzini) mentre quella estera netta è stata positiva.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  G.Tr. 
Titolo: Gualtieri fiducioso: «Rimbalzo nel primo trimestre del 2020»
Tema: Pil

La flessione da tre decimali uscita dai calcolatori del Pil ha stupito un po’ tutti. Ma non blocca l’ottimismo sui saldi di finanza pubblica mostrato negli ultimi giorni dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. Per due ragioni. La prima è legata al fatto che gli andamenti del deficit pubblico sono già collegati alle stime prudenti indicate già nella fase finale del governo Conte-1 dopo che lo scontro con la commissione europea aveva imposto di abbandonare l’ottimismo contabile degli inizi. E anche i dati diffusi ieri dall’Istat confermano per il 2019 la crescita da +0,2% scritta come obiettivo fin dal Def di aprile. Ad aiutare è anche il fatto che gli ultimi calcoli Istat hanno rivisto al rialzo di un decimale l’andamento del primo trimestre dell’anno, limitando quindi l’impatto della gelata di ottobre dicembre. A inizio marzo si vedrà se lo 0,2% resisterà ai ricalcoli e al gioco dei decimali. Il rischio di un’altra limatura nel dato definitivo esiste, ma in ogni caso i suoi effetti sarebbero limitati su una linea del deficit che può contare per altro verso su un andamento delle entrate fiscali un po’ più brillante del previsto.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Fortis Marco 
Titolo: L’analisi – Dietro la stagnazione del Pil italiano la manifattura del territorio resta viva
Tema: Pil

I dati Istat sul PIL italiano nel quarto trimestre fanno ripiombare l’Italia in stagnazione. Il rallentamento congiunturale dello 0,3% dell’ultimo trimestre dello scorso anno rispetto al trimestre precedente interrompe bruscamente una sequenza di moderati incrementi congiunturali che durava da quattro trimestri, dopo la breve recessione del secondo e terzo trimestre 2018. La crescita zero tendenziale del quarto trimestre 2019 rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente ci dice a sua volta inequivocabilmente che la macchina Italia in questo momento è ferma. Le cause di questa stagnazione in cui si è arenata l’economia del nostro Paese risiedono sia nell’interruzione delle politiche pro crescita avvenuta nel 2018 come scelta (sbagliata) di discontinuità tra il governo giallo-verde e i precedenti governi a guida PD (in particolare lo stop temporaneo agli incentivi per gli investimenti tecnici), sia nel clima di sfiducia e nelle tensioni sullo spread dell’estate 2018 che hanno interrotto il “momento magico” della ripresa italiana, sia, infine, negli elementi di incertezza dell’economia internazionale che hanno ulteriormente ingarbugliato lo scenario (tensioni commerciali, dazi, crisi dell’auto e dell’export tedesco, Brexit).
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Fubini Federico 
Titolo: Dombrovskis: il vostro deficit è più basso delle previsioni – «Il deficit italiano è più basso del previsto»
Tema: Intervista a Valdis Dombrovskis –

Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione europea con un ampio mandato finanziario, è appena uscito dall’ufficio del ministro dell’Economia Roberto Gualtieri. È a Roma per un incontro dell’Aspen Institute Italia e da Gualtieri ha appena avuto indirettamente conferma del subdolo incantesimo che tiene in scacco il Paese: un’amministrazione molto attenta non riesce a migliorare i conti dello Stato insidiati dalle promesse politiche, ma continua a tenerli sotto controllo; nel frattempo il dinamismo dell’economia si spegne sempre di più. Vicepresidente, l’Fmi vede un lieve sforamento degli obiettivi dl deficit dell’Italia nel 2020 e una grave carenza di crescita. Condivide? «In termini della performance dell’Italia, quest’anno ci aspettiamo un po’ di rimbalzo rispetto al 2019. Per quanto riguarda il bilancio, il governo si muove entro gli obiettivi di deficit annunciati. Ne ho appena parlato con Gualtieri, il quale mi ha informato che per i12019le stime del deficit sono leggermente al di sotto di quel che era stato annunciato».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Mobili Marco – Trovati Gianni 
Titolo: Riforme, apre il cantiere fiscale Sotto la lente il modello tedesco – Irpef, sul tavolo del Governo il modello alla tedesca
Tema: Fisco

Semplificazione, alleggerimento della pressione fiscale e progressività. Con un orecchio attento ai contributi tecnici che arriveranno dagli studiosi e dalla società. Così il ministro dell’Economia Gualtieri ha rilanciato giovedì scorso nel suo intervento a Telefisco il cantiere della riforma Irpef che entro aprile dovrebbe produrre la legge delega con l’identikit della nuova tassa sui redditi delle persone. Sul tavolo stanno per arrivare le diverse proposte dei partiti, dalla riforma integrale ipotizzata da Italia Viva al modello a tre aliquote dei Cinque Stelle. Ma nella girandola delle ipotesi sembra trovare uno spazio crescente il modello tedesco della progressività continua. Sul punto si è già spesa pubblicamente Leu, ma l’idea piace anche al Pd e in particolare ai suoi esponenti al ministero dell’Economia.
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Borrillo Michelangelo 
Titolo: Arrestati gli ex re della Popolare – Pop Bari, arrestati gli ex vertici «Controllano ancora la banca»
Tema: Pop Bari

«Governava la banca con lo sguardo». Nelle dichiarazioni rese ai magistrati subito dopo il commissariamento dell’istituto del 13 dicembre scorso, un dipendente della Banca popolare di Bari descrisse così Marco Jacobini, figlio del fondatore Luigi, che nel 1960 mise la prima pietra di un istituto che sarebbe diventato la più grande popolare del Sud. Per 30 anni ai vertici della banca, Marco Jacobini è da ieri agli arresti domiciliari, così come il figlio Gianluca Jacobini (ex condirettore) ed Elia Circelli (responsabile Bilancio e amministrazione) indagati, a vario titolo, per false comunicazioni sociali, falso in prospetto e ostacolo alla vigilanza. Per Vincenzo De Bustis, l’ex amministratore delegato — due volte sull’altare in Puglia (con la Banca del Salento prima e con il ritorno sulla scena a Bari) e due volte nella polvere (con il commissariamento e l’interdizione) —, il gip Francesco Pellecchia del Tribunale di Bari ha invece previsto il divieto di esercitare la professione di dirigente di istituti bancari per 12 mesi.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Paolucci Gianluca 
Titolo: Popolare di Bari, crolla il “sistema Jacobini” Arrestati gli ex vertici
Tema: Pop Bari

«Quando abbiamo venduto le azioni abbiamo fottuto i clienti», dice un ex direttore di filiale della Popolare di Bari, intercettato mentre si sfoga con un manager dell’istituto. E’ uno dei passaggi dell’ordinanza del gip di Bari di 402 pagine, nonché sintesi estrema del dissesto dell’istituto. Sulla base di questa ordinanza, ieri mattina è finito agli arresti domiciliari Marco Jacobini, ex presidente, «padrone» dell’istituto che, dice un ex manager ai magistrati, «governava la banca con lo sguardo». E che anche dopo la sua uscita faceva sentire tutto il suo peso. «Amministratore di fatto», secondo il gip: «La struttura della banca è ancora sottoposta al controllo di fatto della famiglia Jacobini (…) Appare pertanto necessario e urgente impedire che tale potere illecito impedisca il risanamento della banca con i devastanti effetti sull’economia meridionale».
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Castronovo Valerio 
Titolo: Quel gruppo d’imprenditori che portò l’Italia nella modernità
Tema: Confindustria

Appena in tempo perché l’Italia non restasse nel limbo dei Paesi sottosviluppati. Quel nucleo di imprenditori che diedero vita 110 anni fa alla Confindustria s’inserirono, per lo più, sulla scia della seconda rivoluzione industriale: acciaio, elettricità, motore a scoppio. Torino, con l’automobile e l’America per riferimento, Sesto San Giovanni con l’occhio alla siderurgia tedesca; Genova con la cantieristica inglese per modello. Milano, capitale della Edison e della Montecatini. E a sostegno della nascente grande imprenditoria due banche di deposito e d’investimento, la Commerciale e il Credito Italiano. La svolta industrialista coincise, nell’Italia di Giovanni Giolitti, con una svolta liberale e riformista nonché con la nazionalizzazione delle ferrovie e l’intervento dello Stato per l’impianto siderurgico di Napoli. Il contratto collettivo di lavoro e le Commissioni interne operaie per la regolazione delle vertenze fra capitale e lavoro vennero considerate da Luigi Einaudi basilari per un’Italia che «lavora e che produce».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Gaggi Massimo 
Titolo: Il commento -Economia e ricadute – Perché aspettative e timori modificano consumi e export
Tema: L’effetto coronavirus sull’economia globale

La Cina potrebbe perdere affari per 60 miliardi di dollari in tre mesi e vedere il suo Pil 2020 ridursi dell’1 per cento rispetto all’atteso 5,9. Le difficoltà del gigante asiatico (l’economia cinese vale il 19 per cento del Pil mondiale) si ripercuoteranno anche sugli altri Paesi: secondo gli economisti il minor sviluppo, a livello planetario, potrebbe collocarsi tra lo 0,15 e lo 0,30 per cento. I numeri delle possibili conseguenze economiche dell’epidemia cinese di coronavirus sono aridi e, a dire il vero, anche un po’ velleitari: li hanno elaborati istituti di ricerca seri, ma nessuno è in grado di sapere come evolverà la malattia, fin dove si espanderà e quando verrà trovato un vaccino. Si fanno ipotesi basandosi, essenzialmente, sul precedente della Sars: l’epidemia del 2003 che costò a una Cina meno sviluppata perdite economiche per 33 miliardi di dollari. Come sempre in questi casi, a contare sono soprattutto le reazioni psicologiche: quelle della Borsa che, sempre ipersensibile, dopo una fase di ottimismo giudicato da molti eccessivo, ora potrebbe avere una reazione esagerata di segno opposto, passando dall’euforia al panico.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Masciandaro Donato 
Titolo: Falchi & Colombe – La mossa della Fed che fa tutti contenti – La scommessa della Fed che piace a tutti
Tema: La Fed

«Continuo a stampare moneta, e spiego il meno possibile, così siete tutti contenti». Questo sembra oggi il motto della Fed. È la scommessa di una politica monetaria ultraespansiva nella sostanza e opaca nei modi, che però appare soddisfare tutti: l’economia, Wall Street e anche il presidente Trump. Quindi la scommessa va avanti. Anche perché è la scelta meno rischiosa e più conveniente. Almeno per il numero uno della Fed Jerome Powell e i suoi colleghi. Per capire come sia nata la “strategia della scommessa” della Banca centrale americana occorre ritornare a poco più di 13 mesi fa: era dicembre del 2018, la Fed aumentava di 25 punti base il corridoio di riferimento dei suoi tassi di interesse, portando il livello massimo a 250 punti base. Quell’aumento era peraltro l’ennesimo passo di una salita dei tassi che il presidente Powell aveva portato avanti fin dal suo insediamento, quando aveva trovato il livello massimo – definito nel dicembre 2017- a 150 punti base. Cento punti base in 12 mesi, e la salita sarebbe dovuta continuare, per tornare a un livello normale, se per normale si intende coerente coni target della Fed prima della Grande crisi. Per semplificare: assumendo il 2% come valore auspicabile sia per la crescita economica che per l’inflazione, i tassi della Fed sarebbero dovuti salire almeno fino ai 400 punti base. In parallelo, era stata annunziata anche una normalizzazione della liquidità, riassunta dalla dimensione del bilancio della Fed, che nel dicembre 2018 superava i 4mila miliardi di dollari.
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Societa’, istituzioni, esteri

Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Degli Innocenti Nicol 
Titolo: Brexit day, l’Europa è più piccola e ora il Regno Unito resta solo –
Tema: Brexit day

Tre anni, sette mesi e otto giorni dopo il referendum che ha portato a Brexit, la Gran Bretagna ha formalmente lasciato l’Unione Europea. Ne aveva fatto parte per 47 anni. Un evento di grande importanza storica, politica, costituzionale e simbolica che cambia il destino del Paese, apre una lunga serie di incognite sul suo futuro e lascia un vuoto difficile da colmare nella Ue. «La cosa più importante da dire è che questa non è una fine ma un inizio -, ha detto il premier Boris Johnson nel suo discorso alla nazione poco prima dell’ora fatidica -. Questo è il momento in cui arriva l’alba e il sipario si alza su un nuovo atto, un momento di vero cambiamento e rinnovamento nazionale». In tutto il Paese l’arrivo del Brexit Day è stato festeggiato da molti e accolto con mestizia da molti. Ci sono state manifestazioni pro-Ue con lacrime e grande sventolio di bandiere stellate e d sono state celebrazioni anti-Ue con canti di gioia e tante Union Jack. Un Paese spaccato Ieri, come ai tempi del referendum nel 2016, la Gran Bretagna resta divisa, spaccata quasi esattamente a metà tra chi vede l’uscita dalla Ue come una liberazione che aprirà il Paese al mondo intero e chi la considera una mossa autolesionistica e controproducente che porterà a un isolamento e impoverimento del Regno Unito.
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Testata:  Foglio 
Autore:  Padoan Pier_Carlo 
Titolo: Questo lo dice lei – Partita a tre
Tema: Brexit day
La Brexit è partita. Siamo entrati nella fase del negoziato tra Regno Unito e Unione europea che dovrà definire i futuri rapporti tra i due giocatori. E in tempi molto ristretti. Non si tratterà di una partita a due ma (almeno) di una partita a tre. Il terzo giocatore sono naturalmente gli Stati Uniti. Si possono immaginare diversi scenari, a cominciare dal più semplice e lineare. Quello che prevede una sostanziale conferma dei rapporti commerciali tra le due parti, Ue e Regno Unito e di cui si conoscono pregi e difetti per l’esperienza accumulata. Ma su questo aspetto già emergono differenze importanti. L’Unione europea richiede convergenza normativa mentre il Regno Unito anche su questo vuole mani libere, anche tenendo conto dei rapporti con paesi terzi. Qui entra in gioco il rapporto con gli Usa, che Londra vuole utilizzare sia per allargare l’orizzonte negoziale, sia come elemento di disturbo nel negoziato con Bruxelles.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  D’Argenio Alberto 
Titolo: Si ammaina l’Union Jack Bruxelles pensa al bilancio
Tema: Brexit day

Nella cittadina di Waterloo i residenti britannici sono merce sempre più rara, scesi ormai a quota 249. Anche il luogo trasformato dal Duca di Wellington nel simbolo della potenza inglese in Europa soffre di Brexit. Intanto a una trentina di chilometri di distanza, nel quartiere comunitario di Bruxelles, è tutto un ammainare di bandiere. In serata dall’Europa Building, il trasparente palazzo del Consiglio europeo, viene abbassata la Union Jack. Un centinaio di metri più su, lungo l’Avenue d’Auderghem, il capo missione Sir Tim Barrow rimuove la bandiera a dodici stelle dalla facciata dell’elegante edificio che ospita la Rappresentanza permanente britannica presso l’Unione. Che a mezzanotte diventa Ambasciata britannica presso l’Unione. Gli adempimenti burocratici questa volta non sono capaci di livellare le emozioni, non riescono a coprire la malinconia della capitale europea. Nel 31 gennaio 2020 di Bruxelles non c’è nulla di allegro o folkioristico, sebbene una quindicina di deputati del Brexit Party di Nigel Farage provi a scaldare il giorno della grande vittoria marciando fuori dal Parlamento europeo ostentando gonnellino e cornamuse.
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Testata:  Sole 24 Ore 
Autore:  Ludovico Marco 
Titolo: Accordo Italia-Libia: «Garantire il rispetto per i diritti umani»
Tema: Libia

«Pieno rispetto dei diritti umani». «Corridoi umanitari». «Progressivo superamento dei centri di accoglienza». «Esclusione del personale che non abbia adeguate credenziali in materia di diritti umani». Il testo del nuovo Memorandum tra l’Italia e la Libia è pronto. Se si confronta con quello del 2 febbraio 2017 è il tema delle garanzie e del rispetto dei diritti umani a integrare, più volte, la versione ormai ultimata dai tecnici dei ministeri interessati. Ieri mattina il punto è stato fatto a palazzao Chigi dal presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, i titolari degli Affari Esteri, Luigi Di Maio, dell’Interno, Luciana Lamorgese, e delle Infrastrutture, Paola De Michell. Per lunedì a Roma è previsto l’arrivo del ministro libico Fathi Bishaga. Il prossimo 2 febbraio il testo attuale del Memorandum tra Roma e Tripoli, se non sopraggiunge l’accordo sul nuovo documento, è rinnovato in automatico. Le pressioni politiche per modificare il Memorandum 2017 sono numerose. Ieri il Consiglio d’Europa ha chiesto all’Italia lo stop a tutte le intese con la Guardia costiera libica finché non saranno garantiti i diritti umani dei migranti. Uno stop molto complicato in un andamento di rialzo incontrollato degli sbarchi: 1.275 migranti dall’inizio dell’anno al 31 gennaio.
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Testata:  Stampa 
Autore:  Mastrolilli Paolo 
Titolo: Guerini: “In Libia l’America fermi le interferenze militari” – “L’America ci aiuti a fermare le interferenze militari in Libia”
Tema: Intervista a Lorenzo Guerini – Libia

L’Italia chiede agli Usa di premere sullaTurchia, affinché blocchi le interferenze in Libia, e si dice pronta a un maggior impegno militare per stabilizzare il Paese. Lo fa con questa intervista il ministro della Difesa Lorenzo Guerini, che ieri a Washington ha incontrato il collega del Pentagono Esper, e poi alla Casa Bianca il consigliere del presidente Trump Jared Kushner. «L’Italia – ha detto Esper – è sempre stata un grande partner. Vorrei ce ne fossero di più come lei nella Nato. Cosa chiedete agli Usa in Libia? «Mettere in campo il loro peso politico, affinché vi sia la possibilità di consolidare gli auspici della conferenza di Berlino, come il mantenimento di un reale cessate il fuoco e le attività di contrasto all’afflusso delle armi. Ciò richiede da un lato una presa di coscienza dell’Europa della sua responsabilità, e la chiarezza che la soluzione non può che essere politica, ma può prevedere anche una dimensione militare a supporto. Dall’altro lato serve un ingaggio politico forte degli Usa, soprattutto perché in Libia stanno giocando una serie di attori internazionali a cui l’amministrazione americana non può essere indifferente». La Turchia ha schierato le navi da guerra. Ha chiesto agli Usa di frenarla? «Lo sforzo da mettere in campo è politico e diplomatico, di dissuasione rispetto alla crescita di interferenze straniere anche militari. Sulla Libia si giocano tanti interessi importanti europei e italiani, legati all’esigenza di avere un quadro di stabilità e pacificazione all’interno di un Paese unito, per il traffico degli esseri umani, le anni da tutela degli interessi energetici nazionali».
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Testata:  Corriere della Sera 
Autore:  Sarcina Giuseppe 
Titolo: Il no del Senato a nuovi testimoni chiude il sipario sull’impeachment
Tema: Trump

L’ultima a sciogliere la riserva è la senatrice dell’Alaska, Lisa Murkowski: annuncia che è contraria alla convocazione di altri testimoni, in particolare dell’ex consigliere per la sicurezza nazionale John Bolton. A Washington sono circa le 13 del 31 gennaio 2020: di fatto il processo a Donald Trump finisce qui. Nella serata il Senato respinge la proposta presentata dai democratici che avrebbero voluto portare Bolton in Aula e ascoltare la sua versione sulle manovre di Trump in Ucraina. Come previsto il leader dei repubblicani, Mitch McConnell riesce a mettere insieme la maggioranza, con 51 voti contro 49. Ininfluente, quindi, la scelta dei parlamentari Mitt Romney e Susan Collins che si sono schierati con i democratici. Poi si passerà al verdetto finale. Trump può essere condannato e rimosso dallo Studio Ovale solo con il «sì» di 67 senatori. Una soglia che non verrà raggiunta; su questo non ci sono mai stati dubbi.
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Testata:  Repubblica 
Autore:  Rampini Federico 
Titolo: Impeachment di Trump, atto finale No ai testimoni. Assoluzione vicina
Tema: Trump

L’impeachment arriva all’ultimo atto: è l’assoluzione di Donald Trump. Come da copione, il Senato a maggioranza repubblicana difende il presidente degli Stati Uniti dai due capi d’accusa sui quali la Camera lo aveva incriminato: abuso di potere e ostruzione al Congresso. È un copione noto fin dall’inizio, non c’è stata la sorpresa finale. I bilanci si faranno il 3 novembre quando si pronunceranno gli elettori e forse si capirà se l’impeachment abbia spostato qualche voto. Per adesso l’unico bilancio critico riguarda la sofferta decisione della leadership democratica d’inseguire una soluzione giudiziaria, pur sapendo in partenza che non sarebbe arrivata alla conclusione.
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